Palestrina, Basilica Cattedrale di S.Agapito
Carissimi fratelli e sorelle,
all’inizio di un nuovo anno, ci troviamo insieme per implorare sui giorni che Dio vorrà concederci il dono dello Spirito Santo e – a otto giorni dal Natale – per celebrare la Solennità di Maria Santissima Madre di Dio.
Fu il Concilio di Efeso, nel 431 dopo Cristo, a sancire solennemente una verità tanto cara al popolo cristiano ossia che Maria è vera Madre di Cristo, vero uomo, vero Dio, e nostra pace. Per questo, per volontà di Papa Paolo VI, oggi celebriamo anche con tutta la Chiesa la Giornata Mondiale della pace.
Il dono dello Spirito Santo che chiediamo abbondante all’inizio di questo nuovo anno è innanzitutto perché illumini menti e cuori degli uomini: di chi detiene le sorti delle nazioni ma anche dei nostri cuori, di noi gente semplice e di poteri di poco conto, affinchè tutti diveniamo operatori di pace in un mondo che conosce ancora la triste realtà della guerra, la guerra che dallo scorso 7 ottobre tocca ancora una volta anche la Terra dove Gesù è nato e ha portato a compimento il Mistero della sua Pasqua, un mondo che purtroppo conosce anche altre forme di egoismo, guerra, divisioni famigliari, odii, delitti contro la vita, ecc.
Ci pare impresa difficile, pressoché impossibile quella della realizzazione della pace. La Solennità della Madre di Dio ci aiuta però a pensare e credere in maniera diversa.
Se ci pensiamo bene, infatti, pare paradossale pensare che Maria, una creatura umana, abbia potuto generare Dio ma questa è la bellezza del cristianesimo ossia che l’uomo e Dio si sono uniti nel grembo di Maria. Dio e l’uomo, l’uomo e Dio, dopo il peccato di Adamo ed Eva, si ricongiungono grazie alla disponibilità di Maria, fanno pace, si riconciliano grazie a Maria nel cui grembo per iniziativa di Dio, Dio prende la forma umana e l’uomo è invitato a prendere la forma di Dio.
E’ questa la forza del cristianesimo: Dio non rimane distante dall’uomo ma si fa uno di noi, si fa Emmanuele – Dio con noi – pur rimanendo Dio.
Se Gesù fosse solo Dio, allora la sua vita sarebbe distante dalla nostra e l’amore che ci ha mostrato sarebbe per noi impossibile, sovraumano. Ma altrettanto se Gesù fosse soltanto uomo, allora il cristianesimo sarebbe un moralismo orizzontale, dove dovremmo soltanto fare qualcosa di umano e quindi da soli, senza l’aiuto di Dio e probabilmente, quindi, una azione fallimentare.
Maria, dunque, che a otto giorni dal Natale celebriamo oggi come Theotokos ci dice che Gesù è vero Dio e vero uomo.
Maria è una creatura umana nel cui grembo il Figlio di Dio si è veramente generato.
Questo ci fa sperare in un mondo che pare privo di speranza. Ci fa sperare e credere che l’uomo e Dio si possono unire, che la carne umana può accogliere la potenza di Dio. Questo ci fa credere che esiste sinergia tra povertà umana e gloria di Dio.
E proprio oggi, all’inizio del nuovo anno, celebrare la capacità di Maria di generare Dio ci fa comprendere che è una capacità che si estende ad ognuno di noi. Se con l’aiuto dello Spirito Santo lo vogliamo, e permettiamo alla gloria di Dio di emergere dalle nostre opere, anche noi, secondo i piani di Dio, possiamo diventare canali di grazia per il mondo. Accogliendo la volontà di Dio in noi, come la accolse Maria possiamo essere anche noi “fratello, sorella e madre” di Gesù e dei suoi fratelli e delle sue sorelle in umanità.
Possiamo cioè diventare uomini e donne di pace!
Dobbiamo però crederci. In altre parole prima di essere padri, fratelli, sorelle, madri di Gesù… occorre che siamo disponibili, aperti alla paternità, alla maternità, alla fratellanza umana.
Lo Spirito Santo, il Battesimo che abbiamo ricevuto ci dà la possibilità di compiere le opere di Dio, di generare Cristo al mondo. Ma se non abbiamo la volontà di generare, di essere padri e madri, se ci chiudiamo a priori alla fecondità non possiamo certo generare e costruire la pace. Oggi, rifiutando la paternità, la maternità, la fraternità e la sororità, l’uomo diviene sempre più egoista, un solitario, schiavo di se stesso, della sua ragione, della sua sensualità. L’uomo del 2024 è un uomo in cerca dei suoi diritti personali, della sua autogratificazione personale e se non riesce a dire sì al prendersi responsabilità paterne, materne, fraterne verso gli altri come potrà prendersi la responsabilità di generare figli e figlie alla fede e quindi alla possibilità di costruire la vera pace?
Papa Francesco in questa Giornata Mondiale della Pace ha indirizzato al Popolo di Dio, alle nazioni, ai Capi di Stato e di Governo, ai Rappresentanti delle diverse religioni e della società civile, e a tutti gli uomini e le donne del nostro tempo un Messaggio dal titolo: “Intelligenza artificiale e pace” nel quale se da una parte mette in evidenza come le varie forme di intelligenza artificiale possano servire alla causa della fraternità umana e della pace, tuttavia dice che è necessario darci linee guida etiche per la produzione di forme di intelligenza artificiale che non possono prescindere dalla considerazione di questioni più profonde riguardanti il significato dell’esistenza umana, la tutela dei diritti umani fondamentali, il perseguimento della giustizia e della pace. E tutto ciò per evitare che in nome del progresso tecnologico crescano le disuguaglianze e le ingiustizie già presenti nel mondo, ma esso – il progresso tecnologico – aiuti piuttosto a porre fine a guerre e conflitti, ad alleviare molte forme di sofferenza che affliggono la famiglia umana. L’intelligenza artificiale abbraccia una varietà di scienze e teorie tecniche volte a far sì che le macchine riproducano o imitino, nel loro funzionamento, le capacità cognitive degli esseri umani ma dobbiamo porre attenzione perché dato che tali macchine sono sempre nelle mani degli uomini esse potrebbero essere usate contro altri uomini e anziché produrre del bene potrebbero provocare tanto male.
Spinti dalla riflessione del Papa e dai pensieri che ci vengono dalla liturgia odierna chiediamo allora che l’uomo, aperto a Dio che lo ama tanto, non ceda mai alla tentazione dell’egoismo, dell’interesse personale, della brama di profitto e della sete di potere poiché con questi nuovi strumenti tecnologici che chiamiamo intelligenza artificiale anziché partecipare al bene, alla costruzione del bene e della casa comune, non cada nella tentazione di schiacciare l’altro e di fargli guerra. Una possibilità che c’è se l’uomo guarda soltanto a sé, non si apre all’amore di Dio, all’azione dello Spirito Santo.
Cari amici, la scena propostaci dal Vangelo di oggi ci presenta Maria, Giuseppe e il Bambino adagiato nella mangiatoia per offrirsi a noi come pane per il cammino della vita. Maria che custodisce nel silenzio del suo cuore quanto sa del figlio che ha generato, ed i pastori che dopo aver adorato quel Bambino tornano alla ferialità della vita glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano visto e per l’incontro con Lui, ci insegnano come passare da una adolescenza eterna per cui siamo sempre figli e mai padri, madri, uomini e donne che si assumono la responsabilità di generare, di annunciare agli altri ciò che è stato ed è importante per loro ad una adultità di cui il mondo ha bisogno.
Che lo Spirito Santo ci trovi aperti, disponibili, desiderosi di essere come Maria, Giuseppe, i pastori. Desiderosi di vivere appieno le nostre responsabilità di cristiani divenendo ovunque e sempre operatori di pace. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina