Omelia alla Santa Messa del Mercoledì delle Ceneri

Tivoli, Cattedrale di San Lorenzo Martire, Mercoledì 17 febbraio 2021

Carissimi fratelli e sorelle,

torna la Quaresima!

Con questa Messa durante la quale lasceremo che vengano imposte sul nostro capo le sacre ceneri in segno di desiderio di conversione e penitenza, cominciamo anche quest’anno il cammino verso la celebrazione della Pasqua.

Un cammino che dovrà essere segnato dai tre elementi essenziali della Quaresima che il Vangelo appena ascoltato mette in questa sequenza: elemosina, preghiera, digiuno.

Un cammino che non si può limitare al “si è sempre fatto così” ma poi non cambia nulla interiormente ed esteriormente ma che, soprattutto in questo tempo di crisi sanitaria, economica, di relazioni tra uomini, popoli e religioni, deve segnare la nostra vita, grazie al quale chiediamo a Dio che cambi la nostra esistenza, la converta per farci divenire più credenti, più aperti con il cuore e con i fatti a vivere il Vangelo.

E con il Vangelo riscoprire – come ci ha invitato a fare il Papa nel suo Messaggio per questa Quaresima 2021 – ciò che dal Vangelo deriva: la fede, la speranza e la carità. La fraternità autentica e profonda tra noi e tramite noi tra tutti.

Iniziamo dunque il cammino quaresimale, alla sequela di Gesù. Con Lui saliamo verso Gerusalemme dove ha compiuto il Mistero Pasquale: è morto, risorto, asceso al Cielo per noi e per la nostra salvezza dalla morte eterna e dal peccato che è sempre esperienza di morte, di fallimento.

Faremo questo cammino con chi si sta preparando a ricevere il Battesimo nella Veglia Pasquale, con chi si sta preparando a celebrare i sacramenti dell’Iniziazione cristiana non ancora ricevuti dopo il Battesimo (Cresima e prima Eucaristia), con chi si sta preparando ad accostarsi per la prima volta alla Confessione e – noi già battezzati, cresimati, comunicati, sempre bisognosi di accostarci a quella tavola di salvezza nel mare del peccato e che è la confessione sacramentale – lungo questo cammino ci lasceremo illuminare sempre più dalla Pasqua che si è già compiuta una volta per tutte a Gerusalemme, Mistero tramite il quale Dio ha voluto e vuole comunicarci lo Spirito Santo, l’amore che unisce il Padre al Figlio, per renderci testimoni credibili di fede, speranza e carità.

Dico pertanto a voi e chi ci ascolta tramite i media diocesani una parola sui tre atteggiamenti tipici della Quaresima che da stasera ci impegniamo a vivere più intensamente del solito.

L’elemosina.

È un atto tipico del cristiano che non deve limitarsi a dare qualche spicciolo per tirarci via d’intorno chi ci viene ogni tanto a chiedere qualcosa.

L’elemosina che è ben di più che dare alla Caritas le cose che non mi servono più, o in “scadenza se addirittura non già scadute” perché le distribuisca a chi per strada fingo di non vedere.

Ma che è carità. È segno di amore al prossimo, condivisione con lui di ciò che ho e che sono. È dargli tempo per essere ascoltato, compreso nei suoi bisogni più veri e profondi e poi esaudito.

Esaudito non con una semplice offerta che – una volta spesa – caso mai pure malamente, lo lasciano come prima. Ma esaudito iniziando a considerarlo come ha fatto e fa con noi Gesù – fino al dono di sé sulla croce – fratello da amare. Non importa il colore, la provenienza, la storia passata … ora lo abbiamo incontrato, ora è nostro fratello e devo amarlo, devo prendermi cura di lui!

Cari amici ogni anno viviamo la Quaresima anche a livello diocesano come tempo di carità.

Quest’anno sappiamo che è diventato molto più ampio il bacino di chi ha necessità di carità. La nostra elemosina non sia episodica, tanto per mettere il cuore in pace. Né sia “carità delegata” che compio con le risorse altrui. Ma sia una carità che ci costa e nello stesso tempo ci libera e ci contagia affinché la rete della carità fraterna si ampli sempre più, la Chiesa diventi sempre più credibile ed altri si aggiungano a noi che già cerchiamo di vivere la carità guardando a Cristo che ha dato se stesso per noi sulla croce, affinché questo cerchio d’onda si allarghi per raggiungere tutti.

La carità, vissuta sulle orme di Cristo, nell’attenzione e compassione verso ciascuno – ha scritto il Papa nel suo Messaggio – è la più alta espressione della nostra fede e della nostra speranza e “rallegra nel veder crescere l’altro”.

Una mamma di famiglia della nostra Diocesi, piena di dignità ma rimasta povera in questo tempo che stiamo vivendo, con tanti problemi famigliari, nelle settimane scorse mi aveva scritto per essere aiutata e lo si è fatto. Poi mi ha chiesto un altro aiuto. Valutata la fondatezza della richiesta lo si è ripetuto … Qualche giorno fa mi ha risposto: “La ringrazio per la gentilezza con la quale tutti mi avete trattato e aiutato. Appena sistemo la casa desidero anche io unirmi ai volontari della Caritas per aiutare altri …”. Questo mi ha rallegrato. La carità rallegra chi la riceve e chi la fa e allarga il cerchio d’onda dell’amore.

Ancora una parola sulla carità quaresimale.

Una parola che rivolgo specialmente alle comunità parrocchiali ma un po’ a tutti in generale: oggi siamo davanti a una sfida epocale di povertà globale. Chiedo a tutte le comunità di imparare a essere creative nella carità. Non so per quanto tempo ancora potremo disporre dell’8 per mille, dei prodotti AGEA che distribuiamo, ecc. Chiedo da qui a tutti, pertanto, di essere comunità cristiane che sanno automantenersi, autocostruirsi nel prestare aiuto – certamente in rete con tutta la Diocesi ma anche con le proprie energie e risorse – a quanti caso mai in silenzio soffrono perché mancano di mezzi ma anche di ascolto e di condivisione.

La preghiera.

È il cuore, la fonte della carità. Preghiera che in questo tempo deve farsi più intensa. Il Papa ci invita prima di tutto, in Quaresima, a lasciarci raggiungere dalla Parola di Dio che ci viene trasmessa, di generazione in generazione, dalla Chiesa. “Questa Verità – scrive il Papa – non è una costruzione dell’intelletto, riservata a poche menti elette, superiori o distinte, ma è un messaggio che riceviamo e possiamo comprendere grazie all’intelligenza del cuore, aperto alla grandezza di Dio che ci ama prima che noi stessi ne prendiamo coscienza. Questa Verità è Cristo stesso, che assumendo fino in fondo la nostra umanità si è fatto Via – esigente ma aperta a tutti – che conduce alla pienezza della Vita”.

Nello scorso anno abbiamo vissuto praticamente tutta la Quaresima in lockdown. La mia esperienza è stata quella, nel silenzio profondo che ci avvolgeva, di sentire le parole che Dio ogni giorno ci rivolgeva e ci rivolge nei Salmi e negli altri testi biblici della liturgia o che leggiamo individualmente come se fossero dette oggi per me e per noi … Rileggiamo la Parola, non limitiamoci a studiarla ma lasciamola risuonare nei nostri cuori. Durante la Quaresima invitiamo tutti – anche gli apparentemente lontani, anche i soli, i depressi, gli stanchi, i giovani, i ragazzi, le famiglie … – a leggere e ascoltare la Parola affinché dai cuori nasca un rapporto amicale, di preghiera, appunto, con Dio. Anche qui, dalla nostra Cattedrale, tramite la nostra Tv web diocesana rivolgo un invito a tutti: fatelo in presenza, fatelo on-line, su piattaforma, attraverso tutti i mezzi che abbiamo escogitato in questo anno per incontrarci. Facciamolo anche da soli o in altri momenti della settimana ma ascoltiamo di più la Parola di Dio da cui può nascere una vera e propria preghiera non fatta di formule e formulette ma di rapporto “cuore a cuore” con Dio! Con Dio che parla a tutti e tutti sono in grado di ascoltarlo e di permettergli di prendere dimora nel cuore. La Chiesa, il suo Magistero deve soltanto aiutarli in questa lettura-ascolto del cuore!

E infine il digiuno.

Non è la dieta ma esperienza di privazione che, come scrive sempre il Papa, “porta quanti lo vivono in semplicità di cuore a riscoprire il dono di Dio e a comprendere la nostra realtà di creature a sua immagine e somiglianza, che in Lui trovano compimento. Facendo esperienza di una povertà accettata, chi digiuna si fa povero con i poveri e “accumula” la ricchezza dell’amore ricevuto e condiviso”. Così inteso e praticato, il digiuno aiuta ad amare Dio e il prossimo in quanto, come insegna San Tommaso d’Aquino e il Papa riprende al n.93 della Fratelli tutti, l’amore è un movimento che pone l’attenzione sull’altro considerandolo come un’unica cosa con se stessi.

Proseguendo ora la nostra celebrazione chiediamo di vivere così la nostra Quaresima. Saremo in questo modo maggiormente capaci, in questo tempo di grande preoccupazione, di vivere con fede, con speranza e con carità.

Che il Risorto verso la cui celebrazione andiamo incontro ci aiuti a dire a tutti parole di fede, parole gentili e di incoraggiamento, a dare speranza a chiunque ce ne chieda ragione perché apprendisti permanenti, in quel tempo nuovo che è il tempo di ogni stagione della vita e della storia, che è il nostro tempo e non quello di ieri né ancora di domani, della visita di Dio che con la morte e risurrezione del suo Figlio “Fa nuove tutte le cose!” (cfr Ap 21,1-6) e mandandoci il suo Spirito rinnova la faccia della terra. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina