Omelia Alla Santa Messa Del Mercoledì Delle Ceneri 2025

Tivoli, Cattedrale di San Lorenzo Martire, Mercoledì 5 marzo 2025

Cari amici,

con la celebrazione del Mercoledì delle Ceneri diamo inizio anche quest’anno ad un cammino di conversione personale e comunitario verso la Pasqua.

Un cammino interiore fatto di pratiche di pietà tipiche della Quaresima e che anche il Vangelo di stasera ci suggerisce: l’elemosina, la preghiera, il digiuno. Pratiche che siamo tutti chiamati a fare personalmente, nel segreto del nostro cuore. Ma un cammino che è anche da fare insieme: in famiglia, in parrocchia, come Chiesa che cammina verso la Pasqua: una meta che ci muove nel cammino perché ci attira, perché è la nostra speranza, ossia è la speranza – che per noi è certezza – che come Cristo dopo la morte è risorto così anche noi, che crediamo in Lui, che abbiamo ricevuto il Battesimo e quindi siamo potenzialmente destinati alla vita eterna, dopo la morte risorgeremo. Il Mistero della Pasqua ci attira e nello stesso tempo, essendo mistero di amore, di dono grande di misericordia da parte di Dio verso di noi, dono perché ci perdona i peccati e ci assicura la vita eterna dopo la morte, ci chiama a conversione, a cambiare vita: atteggiamento tipico della Quaresima.

Sarebbe triste iniziare la Quaresima e poi, al termine di questo pellegrinaggio spirituale, renderci conto che non siamo cambiati in nulla. Che abbiamo anche seguito le pratiche di pietà che la Chiesa ci propone in questo tempo ma noi siamo rimasti quelli di prima …

Ci incamminiamo dunque, con il segno delle ceneri con le quali tra poco saranno cosparsi i nostri capi, verso la Pasqua.

Domandiamoci ancora: chi ci fa muovere in questo cammino?

Noi in genere non facciamo mai nulla senza una ricompensa.

E la ricompensa c’è.

Ma Gesù spiega subito che ci sono due tipi di ricompense: da una parte c’è la ricompensa presso il Padre e dall’altra c’è quella presso gli uomini.

La prima ricompensa, quella presso il Padre, è eterna.

La seconda, invece, quella presso gli uomini, è transitoria, è come un abbaglio a cui tendiamo quando l’ammirazione degli uomini e il successo mondano sono per noi la cosa più importante, la maggiore gratificazione. Ma è una illusione perché una volta raggiunta, lascia a mani vuote. Quando cerchiamo in tutto ciò che facciamo – fosse anche qualcosa di buono e di bello – la gratificazione degli uomini, l’applauso … subito rimaniamo senza ricompensa, vuoti, scontenti. Se cerchiamo la ricompensa del mondo non troveremo mai la pace né sapremo promuoverla perché perdiamo di vista il Padre e i fratelli.

Vedete, siamo in cammino verso la Pasqua, verso la riscoperta del dono di grazia che ci è stato dato con il Battesimo e i sacramenti dell’Iniziazione Cristiana. Siamo in cammino verso la recezione o la riscoperta del dono della vita divina in noi. Siamo in cammino, nonostante ciò che siamo, verso la possibilità di ricevere il grande dono del perdono dei peccati e della vita eterna dopo la morte. Non dobbiamo allora seguire ricompense di poco valore, che scompaiono subito ma dobbiamo puntare a ciò che è fondamento della nostra fede e della nostra autentica speranza.

Il rito delle ceneri vuole proprio farci ricordare che la ricompensa che possono darci gli uomini per qualche opera buona che facciamo è come cenere: vola via … e ci mette in guardia dal non fare anche le opere più belle come sono appunto la preghiera, la carità, il digiuno solo per apparire, solo per sembrare e così rimanere schiavi degli occhi e della mente di chi ci guarda.

La Quaresima è dunque un tempo per camminare non verso ciò che è apparente e passa ma verso ciò che non passa. È – la Quaresima – un tempo per camminare verso la Pasqua, verso ciò che non passa, verso la ricompensa presso il Padre. È un cammino di guarigione. Non per cambiare tutto dall’oggi al domani, ma per vivere ogni giorno con uno spirito nuovo, con uno stile diverso. E la preghiera, l’elemosina, il digiuno se non vengono praticati per apparire sono capaci progressivamente, giorno per giorno, di ricostruire un rapporto vivo con Dio, con i fratelli e con se stessi.

In questo cammino quaresimale lasciamoci conquistare dalla preghiera umile, “fatta nel segreto”, nel nascondimento della propria camera, essa sarà capace di far fiorire la vita all’esterno. Quando la preghiera è un dialogo caldo di affetto e fiducia, essa consola e apre il cuore e così diventeremo segni di speranza anche per il mondo perché nel segreto, senza pretesa di diventare a tutti i costi segni di speranza, fiorirà l’amore di Dio per noi, e pieni di questo amore che nasce dalla preghiera personale, dalla contemplazione silenziosa del crocifisso, allora cambieranno anche i nostri atteggiamenti verso i fratelli.

E se la preghiera sarà vera non potrà non tradursi in carità. La carità che ci libera dalla schiavitù di noi stessi per aprirci agli altri e ci darà come ricompensa quella della gioia che c’è più nel donare che nel ricevere.

E così il digiuno. Che non è una dieta. Ma deve servire per tenere in forma non tanto il corpo quanto lo spirito. Il digiuno che ci porta a dare il giusto valore alle cose. Che ci ricorda che la vita non va sottomessa alla scena passeggera di questo mondo. Che il nostro digiuno sia non solo dal cibo ma da tutto ciò che ci rende dipendenti da cose effimere che incidono sulla nostra vita concreta. Che caso mai pare ci diano un po’ di felicità come i social media ma in realtà ci isolano sempre più tra noi e dal mondo reale.

Preghiera, digiuno, elemosina: da praticare nel segreto ma i cui effetti non saranno segreti perché i loro effetti potranno cambiare la storia. Perché quasi senza accorgercene, se li vivremo e ne proveremo gioia, la stessa vera gioia potremo trasmetterla ai nostri compagni di viaggio nel cammino della vita e così Dio potrà intervenire, anche tramite noi, nella storia.

Iniziamo allora questo pellegrinaggio annuale della Quaresima verso la Pasqua, nella fede e nella speranza.

La Chiesa ci chiama a muoverci verso la verità che celebreremo nella Pasqua: “La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è o morte, la tua vittoria? Dov’è o morte, il tuo pungiglione?”.

Accogliendo l’invito che il Papa ha rivolto a tutti noi in questa Quaresima dell’Anno Santo che ci chiama a peregrinare nella speranza e verso la speranza che è certezza della Pasqua, impegniamoci allora a CAMMINARE. A camminare dalla schiavitù dei nostri peccati, del compiere anche le azioni del cristiano ma solo per una ricompensa umana; verso la libertà. Domandiamoci: ma io sono in cammino o sono come paralizzato, statico, con la paura e la mancanza di speranza, o adagiato nella mia zona di comodità? Cerco percorsi di liberazione da situazioni di peccato e mancanza di dignità per me e per i miei fratelli? Se pensiamo a qualche migrante: quali fatiche compie per passare da situazioni di difficoltà a qualche situazione di miglioramento. E noi: a livello spirituale, ci diamo da fare per fare questo passaggio?

Dobbiamo dunque CAMMINARE e CAMMINARE INSIEME. Il pellegrinaggio che siamo chiamati a compiere non potremo mai farlo da soli anche se l’impegno per convertirci è personale. Tuttavia lo Spirito Santo ci spinge ad uscire da noi stessi e metterci a fianco dei fratelli e delle sorelle in umanità per dirigerci insieme nella stessa direzione ascoltandoci gli uni gli altri con amore e pazienza, somministrandoci a vicenda quanto impariamo dalla preghiera, dal digiuno, dalla carità.

Domandiamoci: ma sappiamo camminare insieme agli altri nelle nostre famiglie, parrocchie, luoghi di studio o di lavoro?

Siamo capaci di lavorare insieme in virtù del Battesimo che tutti abbiamo ricevuto mettendo in comune i doni, le intuizioni, quanto lo Spirito ci suggerisce per edificare una Chiesa sempre più in cammino verso la speranza e capace di coinvolgere altri, tutti, in questo cammino?

Ed infine proprio la speranza! Dobbiamo CAMMINARE INSIEME NELLA SPERANZA.

Tutto sarà possibile se cammineremo nella promessa di questa speranza che non delude e che è la vera ricompensa che smuove il nostro cammino di conversione.

Papa Benedetto XVI, nella Spe salvi, aveva scritto che “l’essere umano ha bisogno dell’amore incondizionato. Ha bisogno di quella certezza che gli fa dire: ‘Né morte, né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezze né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore’ (Rm 8,38-39)”. Gesù, nostro amore e nostra speranza, è risorto e vive e regna glorioso. La morte è stata trasformata in vittoria e qui sta la fede e la grande speranza dei cristiani: nella risurrezione di Cristo!

Ecco, camminare nella speranza significa domandarci in questa Quaresima se ho fiducia in Dio, nella sua grande promessa di vita eterna. Se ho la convinzione che Dio perdona i miei peccati? Oppure se mi comporto come se mi potessi salvare da solo. Se l’ancora della nostra speranza sarà fissa in Dio allora potremo camminare vigilando su noi stessi e amando profondamente il mondo. Tutto, certo, passerà in un soffio, ma alla fine rimarrà l’eternità a cui tendiamo e che lungo il cammino vissuto insieme nella speranza avrà trasformato la nostra vita ma anche la vita del mondo che lasceremo a chi verrà dopo di noi. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina