Omelia alla Santa Messa della Domenica delle Palme

Tivoli, Cattedrale di San Lorenzo Martire, Domenica 5 aprile 2020

Con questa liturgia diamo inizio ad una Settimana Santa inedita.

In pochi … anche se in comunione spirituale con tutti i fedeli delle Diocesi di Tivoli e di Palestrina, a porte chiuse, in tempo di pandemia, nel mezzo di una situazione tragica che vive l’umanità, entriamo anche quest’anno nella Settimana che ci porterà a celebrare la Pasqua del Signore: centro di tutta la nostra fede!

Siamo arrivati a questa Domenica delle Palme dopo una Quaresima durante la quale tutti, ne sono convinto, abbiamo ricontattato noi stessi nel più intimo sperimentando paura, ansia, dolore, fragilità. Abbiamo avuto il tempo per guardare oltre alle cose buone anche ai nostri limiti, ai nostri peccati, ai nostri egoismi. Abbiamo guardato in faccia – me lo auguro – la nostra miseria, e abbiamo scoperto – almeno lo immagino – che nonostante ci diciamo credenti in realtà abbiamo più creduto in noi stessi che in Dio, abbiamo vissuto tanto spesso, anche senza volerlo, “come se Dio non esistesse”.

Abbiamo vissuto e ancora viviamo come dei falliti!

Sì abbiamo scoperto che l’uomo è un progetto fallito se si distacca da Dio per attaccarsi soltanto a se stesso.

Anche nel Vangelo di oggi c’è un sacco di buio.

In questo lungo brano evangelico abbiamo ascoltato la narrazione di un progressivo spegnimento della Luce vera che era venuta nel mondo incarnandosi: Gesù, il Figlio di Dio!

C’è un progressivo e continuo sprofondamento nel buio perché l’uomo alla Luce vera, a Cristo, ha preferito e continua anche oggi, nonostante la lezione che viene da questi giorni difficili sia dura, a preferire ciò che lui pensa essere luce.

Nel brano evangelico c’è la vendita di Gesù per trenta monete. Tutto, anche l’uomo, è monetizzato. La vita ha valore soltanto in soldi … anzi i soldi valgono più della vita … per cui si sono in passato operato tagli alla sanità che ora stiamo pagando. Tutto pare “monetizzabile”. Il denaro sembra che sia l’unico capace di dare la vita mentre vediamo poi come il medesimo denaro conduca l’uomo a togliersi la vita. Giuda getta le monete e si suicida …

Il buio del mondo si esprime anche nel tradimento che è l’esatto contrario dell’amore. L’amicizia è rinnegata, sono infrante le promesse, i giuramenti … Anche chi voleva essere fedele tradisce. Prevale la forza del facciamo come fanno tutti. Pietro tradisce il suo Maestro in questo modo: conformandosi al così fan tutti. Prima si era detto pronto a tutto per Gesù e poi finge di non sapere chi Lui sia …

Anche durante la veglia al Getsemani gli occhi dei discepoli si appesantiscono, gli uomini si addormentano. Addormentati nel vegliare con Gesù, nell’entrare nella Sua Ora, anche noi diveniamo incapaci di ascoltare la voce degli altri, di chi ci chiede aiuto, di vedere la realtà che ci sta intorno, di ascoltare il grido dei poveri pensando che le nostre illusioni siano la realtà.

Gesù è arrestato con violenza: con spade e bastoni. Sulla sua vita si gioca, si ride, si beve come i soldati sotto la croce … così come noi spesso giochiamo con la nostra vita pensando di ottenere da soli la felicità mentre otteniamo soltanto morte, solitudine, ingiustizia, separazione.

E anche il mondo del potere, nel Vangelo ascoltato, appare ingiusto, corrotto. Chi potrebbe fare qualcosa per Gesù è incapace di metterci la faccia per salvare una causa giusta. Proprio come accade anche a noi.

Si rimanda Gesù da un tribunale all’altro, si gioca sull’ipocrisia e così la giustizia umana diventa ingiustizia e sulla croce va a finirci il più debole, Gesù … mentre Barabba, il terrorista che combatte il male con il male, rimane ancora in giro …

Anche oggi, pare che abbia più discepoli Pilato che Gesù Cristo …

Gesù è crocifisso. Su di lui scende il buio, il ridicolo della corona di spine, flagellato e condannato a morte viene presentato così: “Ecco l’uomo!” e viene crocifisso. E anche davanti a quell’immagine di amore sanguinante, donato totalmente c’è chi ancora rimane a ragionare con la logica del “si salvi chi può”: “se sei figlio di Dio salva te stesso e scendi dalla croce” …

Tutto il nostro buio, il buio del mondo diviene il buio di Gesù. Il suo buio è il nostro buio. Il buio di questi giorni, incredibili che se ce li avessero raccontanti soltanto qualche mese fa avremmo pensato fossero la trama di un film dell’orrore …

Ma proprio qui, in questo buio, in questa esperienza di apparente assenza di Dio, di apparente abbandono da parte del Padre del suo Figlio, nel momento in cui Gesù, come forse noi in questi giorni o in altri giorni difficili del nostro esistere, ha gridato al Padre: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” c’è una risposta, una professione di fede.

Viene da un pagano, un centurione romano: “Davvero costui era il figlio di Dio!”.

Sì, in Cristo abbandonato, avvolto nelle tenebre, che viene incoronato di spine, spogliato, inchiodato sulla croce e nel contempo permette che dal suo costato escano sangue ed acqua, anima e divinità, esca lo Spirito Santo. Mentre ci dona sua Madre per amore … ebbene lì c’è la presenza di Dio. Presenza che viene riconosciuta paradossalmente da colui che appariva lontano.

Cari fratelli quest’ora di buio dell’umanità, come l’ora di buio che sta vivendo il mondo è un’ora abitata da Dio! Sì, perché Dio non ci lascia mai soli, Dio – e ce lo fa vedere permettendo al suo Figlio di patire, morire e amare sulla croce – è anche nel buio del dolore e della morte!

Sì, se in questi giorni stiamo facendo l’esperienza della fragilità, del buio e della morte, della morte di chi muore solo – in realtà tutti moriamo soli … – o in altri giorni abbiamo fatto o faremo l’esperienza della notte della vita, lì dobbiamo sapere però che Dio è presente! Per questo dopo essersi incarnato in Gesù è entrato nel nostro dolore, si è fatto peccato, ha preso su di sé tutto il nostro peccato, ha accettato la morte per dirci che Lui non verrà mai meno. Che Lui è fedele all’uomo!

L’essere di Gesù presente pienamente nella nostra esperienza di morte e di peccato – pur senza che Lui abbia mai peccato – ci dice tutto l’amore di Dio per noi. Un amore appassionato, libero, che prende tra le sue mani liberamente la vita e liberamente la dona per noi rimettendosi completamente alla volontà del Padre.

Dio dimentica se stesso per sposare la causa dell’uomo. Gesù sceglie l’amore di Dio fino alla dimenticanza di sé piuttosto che l’amore di sé fino alla dimenticanza di Dio – avrebbe detto Sant’Agostino –. E così porta luce, salva l’uomo entrando nella sua debolezza per tirarlo fuori dal peccato e dalla morte.

Come vorrei che in quest’ora della storia sentissimo più che mai che Dio è con noi, che Gesù – come ha detto Papa Francesco – è sulla “nostra barca” tra la tempesta. Sembra che dorma ma gli interessiamo, si prende cura di noi, non ci abbandona!

Condivide con noi tutto! Soffre come soffriamo noi, muore come moriamo noi, si pone domande come le poniamo noi: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?” e non riceve risposte. Si fida e affida alla volontà del Padre e così diviene il Vivente che ha scelto la via dell’amore e sarà glorificato dal Padre proprio per questo, così come noi saremo giudicati proprio sull’amore: se avremo dato o meno un bicchiere d’acqua fresca a uno dei nostri fratelli più piccoli e in base a questo saremo o meno glorificati con l’Amore per eccellenza, Cristo!

Cari amici abbiamo iniziato questa liturgia ricordando Gesù che fu accolto tra folle festose a Gerusalemme. Poi lo abbiamo visto sprofondare nel buio, il nostro buio di morte per rimanere con noi per sempre. Accogliamolo scegliendo di amare fino a perderci per gli altri e smettendola di continuare a pensare di salvare noi stessi con la triste conseguenza di perdere noi stessi …

In questa Settimana scegliamo da che parte stare.

Gesù è stato riconosciuto Figlio di Dio quando ha dato tutto per amore sulla croce. Ha vinto la morte, è arrivato alla Gloria quando ha dato tutto se stesso per noi entrando nel più buio del nostro buio. La morte!

Facciamo la scelta di stare con Lui nelle nostre esperienze di buio, attacchiamoci a Lui che per questa via è giunto alla Risurrezione, non per altre. E anche noi giungeremo alla Pasqua. Con Gesù percorriamo la via regale della santa croce, la via che conduce alla Pasqua per tutti, la via che ha un nome che dice perseveranza, oblazione, fedeltà … un nome solo: amore! Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina