Tivoli, Basilica Cattedrale di San Lorenzo Martire, Domenica 10 aprile 2022
Cari amici,
iniziamo la Settimana Santa, la settimana più importante di tutto l’anno per un cristiano perché ci condurrà a celebrare il cuore della nostra fede: la Pasqua. Ossia che Gesù dopo averci amato e dato tutto, dopo l’ultima cena nella quale diede profeticamente se stesso nel pane e nel vino, dopo essere morto sulla croce e dopo essere stato per tre giorni nel sepolcro, il terzo giorno è Risuscitato! Ha vinto la morte e ha reso partecipi della sua Risurrezione anche tutti coloro che crederanno in Lui, che saranno battezzati nella sua Risurrezione. La Pasqua che celebreremo sarà dunque la vittoria di Cristo sulla morte ma anche la sicurezza per noi che uniti a Lui per la fede, nonostante i nostri peccati, le nostre piccinerie, i nostri tradimenti, saremo perdonati e resi partecipi della sua Pasqua, del suo passaggio dalla terra alla grande tavola del Cielo.
La processione che abbiamo fatto prima di questa Messa nella quale ogni anno ascoltiamo il racconto della Passione e Morte di Gesù vuole essere l’espressione del nostro desiderio di accogliere nei nostri cuori Gesù, re e pastore della nuova Gerusalemme, della nuova santa Città di Dio, che siamo noi, la sua Chiesa. Si tratta non tanto di fare una rievocazione storica, un corteo storico ma di rinnovare la nostra disponibilità ad accogliere oggi l’inviato di Dio, colui che viene nel nome del Signore per condurci attraverso il mistero della croce, oltre l’aspro deserto di questo nostro esodo terreno. Sì, noi, anche se viviamo in questo mondo al quale forse diamo troppa importanza, non siamo fatti per questo mondo ma ciò che ci attende è la vita eterna, il Paradiso. L’uomo fin dalle sue origini è stato creato per questo e Gesù, il Dio che facendosi carne si è fatto uno di noi, pur rimanendo “Altro da noi”, passando per la croce si fa ancor più uno di noi – destinati tutti a passare per la croce e la morte – per condurci dalla morte alla vita eterna attraverso la sua Pasqua, il suo passaggio dalla morte alla vita!
E tutta la nostra esistenza terrena deve essere come la processione che abbiamo fatto: segno della nostra vita che deve essere un cammino al seguito di Cristo per giungere all’eterno banchetto del Cielo, di cui l’Eucaristia è segno e caparra.
Dopo la processione nella Messa della Domenica delle Palme ogni anno ci viene proposta la lunga lettura della passione di Cristo. Quest’anno quella scritta dall’evangelista Luca.
È sempre difficile fermarci a commentare tutti i temi del lungo brano evangelico della Domenica delle Palme. Mi limito pertanto soltanto a sottolineare alcuni aspetti che possono aiutarci e che stanno a cuore all’evangelista Luca.
Innanzitutto Luca sottolinea con molta forza l’innocenza di Gesù. Lo afferma per tre volte Pilato, il giudice ufficiale del processo; lo riconosce Erode, lo proclama il buon ladrone e infine, dopo la morte, il centurione pagano.
Luca se insiste così tanto sull’innocenza di Gesù probabilmente lo ha fatto perché ai suoi tempi si doveva mostrare alle autorità che il cristianesimo non era stato fondato da un ribelle alle autorità romane ma da un “salvatore” che non si voleva né si vuole scontrare – almeno direttamente – con le pretese di chi vuole dominare l’uomo (all’epoca l’impero romano, oggi potremmo pensare ad altri tipi di poteri: politici, economici, culturali …) ma Luca si limita a presentarci Gesù. Gesù come l’innocente, il martire che ha combattuto contro le forze di satana e del male ma senza fare guerre bensì mantenendo un atteggiamento di giustizia e di amore. In questo modo Gesù si presenta per tutti noi che desideriamo camminare verso l’eternità come un modello di sopportazione da imitare soprattutto se siamo vittime di ideologie totalitarie e violente o di altre persecuzioni ingiuste. Vedete, tutti viviamo guerre più o meno grandi. Sofferenze, ingiustizie. Il cristiano che vuole seguire Gesù, come Lui è chiamato a sopportare, ad avere pazienza, a rimanere nell’innocenza perfetta come Gesù.
C’è poi una seconda caratteristica che si collega alla prima. Gesù durante la sua agonia invita alla pazienza e alla preghiera: “pregate per non entrare in tentazione” – lo ripete due volte –. La sua preghiera e sottomissione alla volontà del Padre deve diventare modello per ogni credente. Tuttavia Luca non ci presenta un Gesù “solo”. Nel racconto della Passione secondo Luca Gesù non è abbandonato dai discepoli. Ma nel cammino della croce è accompagnato da altri. Sono con Lui i discepoli, lo segue Simone di Cirene che porta la croce “dietro a Gesù”; lo segue una moltitudine di gente che si batte il petto e partecipa alla passione di Gesù con un atteggiamento di dolore e di comprensione che ciò che accade è anche causa delle loro infedeltà … Sono tutte persone che ci rappresentano, che rappresentano la Chiesa che è chiamata proprio a seguire, a imitare il Signore nel cammino della croce.
Quante volte Gesù ci dice di andare dietro a Lui. La Chiesa e noi cristiani siamo chiamati a questo: seguire Gesù che porta la croce per giungere alla Gerusalemme del Cielo e questo vale come decisione che ognuno deve prendere se si vuol dire cristiano. Domandiamoci: io, come seguo Gesù? Per quale via? Sono disposto a seguirlo per la via della croce? Se non accettiamo questa logica non potremo mai dirci ed essere autenticamente cristiani.
E in questa logica di amore donato di Gesù ma non in solitudine dobbiamo ascoltare anche le parole di Gesù in croce. Parla a Dio in favore degli altri, poi parla al buon ladrone e infine parla al Padre affidandosi a Lui.
Da qui deriva per noi un grande insegnamento su come dobbiamo comportarci quando giungono le persecuzioni in famiglia, al lavoro, a scuola, nella società, tra amici che per tanti interessi diventano nemici …, a causa della fede …
Anzitutto il seguace di Gesù deve perdonare: “Padre perdonali perché non sanno quello che fanno” dice Gesù sulla croce mettendo per primo in pratica il suo insegnamento: “Benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano”. E questo atteggiamento di Gesù sarà così efficace che anche i primi cristiani lo ripeteranno così come ogni cristiano deve ripeterlo fino a quando finirà la storia. Il primo – ricorderete – ad imitare questo atteggiamento fu Santo Stefano il cui martirio nell’altro libro biblico scritto da Luca – gli Atti degli Apostoli – viene descritto proprio come è descritta la morte di Gesù. Stefano, infatti, pregherà per i suoi persecutori e giustificherà la loro colpa.
Ed ancora, il seguace di Gesù che vuol giungere alla Pasqua, deve ancora fare come Gesù ha fatto con il buon ladrone che ha perdonato e trattato con bontà. È impressionante vedere come Gesù, nel momento in cui soffriva massimamente sulla croce, era preso in giro dai soldati e da chi lo vedeva morire di questa morte infamante provocandolo a salvarsi, nel momento della sua massima debolezza, Gesù possiede ancora una superiorità regale: perdona ed apre le porte del regno di Dio a un malfattore. E promette il Paradiso non domani … ma “oggi” come a dire che non solo la croce sarà superata dalla risurrezione ma che essa è già fin d’ora un luogo nel quale si fa esperienza di salvezza.
E come si fa tale esperienza?
Lo sa bene chi soffre o ha sofferto. Con la stessa preghiera che Gesù ha pregato sulla croce: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Al traguardo della vita terrena Gesù si affida al Padre con estrema fiducia.\
E tutta questa capacità di amare, perdonare, affidarsi al Padre da parte di Gesù non va tanto cercata nella Sua forza di volontà ma soprattutto nel rapporto di intimità con il Padre, un rapporto che lo libera dal bisogno di ogni autodifesa, di ogni atteggiamento aggressivo verso gli altri.
E qui potremmo riallacciarci alla prima lettura nella quale il servo di JHWH, il servo di Dio che Dio ha preparato per una missione di salvezza per rivolgere una parola di consolazione agli sfiduciati, davanti agli oltraggi e alla persecuzione che tale servo incontra nell’esercizio della sua missione non si spaventa ma ripone la sua fiducia in Dio.
Avrà fatto bene? Ci viene da chiedere … E Gesù sarà stato ascoltato dal Padre nella sua preghiera sulla croce?
La seconda lettura tratta dalla Lettera ai Filippesi ci dice di sì.
Gesù si è abbassato oltre ogni limite umano, pur essendo Dio si è svuotato di tutto ciò che aveva per amore della sua creatura, per perdonarla, ma proprio per questo Dio lo ha sovra-esaltato e lo ha proclamato “Signore” davanti al mondo intero, lo ha posto come immagine perfetta della sua santità.
E da ora in poi chi nel mondo vuole trovare un segno autentico che lo rimandi a Dio non lo dovrà cercare nei simboli che esprimono ricchezza, forza, potere … ma nella croce, là dove il potere viene meno e si manifesta soltanto la forza inerme dell’amore.
Credere che la debolezza dell’amore di Cristo è più forte della forza del mondo è la grande sfida della fede cristiana, quella fede che abbiamo professato dal battesimo ad oggi tante volte e che ci prepariamo a rinnovare nella notte di Pasqua. Quella fede che dobbiamo portare in ogni luogo della nostra esistenza quotidiana per ridare speranza e vita al nostro mondo. Buona Settimana Santa!
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina