Palestrina, Cattedrale di Sant’Agapito Martire, Domenica 26 gennaio 2025
Cari amici,
con questa celebrazione dell’Eucaristia concludiamo la Festa della Pace alla quale avete dato il titolo assai significativo: “Orizzonti di speranza”.
È una festa che coincide con una domenica particolare. Una domenica che da alcuni anni il Papa vuole che sia anche la Domenica della Parola di Dio.
Facendomi aiutare dal Vangelo cerco allora di trasmettervi qualche idea.
Il Vangelo di oggi si divide in due parti.
Nella prima parte ci sono riportati i primi versetti del Vangelo scritto da San Luca e indirizzato a un certo Teofilo. Teofilo che vuol dire “Amico di Dio”. Potrebbe essere quindi indirizzato a ciascuno di noi.
Luca racconta che ha raccolto per bene ciò che riporta nel suo Vangelo. Racconta che li ha messi per ordine così come li hanno trasmessi coloro che furono testimoni oculari fin dal principio e divennero ministri della Parola come fu per lui l’Apostolo Paolo. Luca racconta che anche lui ha voluto fare ricerche accurate, direi storiche, affinché Teofilo – questo suo amico, amico di Dio e noi tutti – possiamo renderci conto della solidità degli insegnamenti che abbiamo ricevuto.
La prima parte di questo Vangelo ci aiuta dunque a celebrare la Domenica della Parola, ossia a credere che ciò che viene proclamato ogni domenica a Messa o che leggiamo nel Vangelo o negli altri libri della Bibbia ci indica chi è Gesù, ci invita a credere in Lui, ad ascoltare il suo messaggio che è un invito all’amore, al perdono, alla pace. Che ci fa assaporare quanto Gesù ci abbia e ci voglia bene accettando di farsi uomo, di morire e risorgere per noi.
Concluderei dunque questa prima parte dicendo: che bella la Parola di Dio. Leggendola possiamo incontrare realmente Gesù, il Figlio di Dio, che si è affidato a questa parola perché noi crediamo in Lui e la mettiamo in pratica e mettendola in pratica testimoniamo che Lui è bontà, amore e misericordia.
Il Vangelo poi fa un salto. Dal Capitolo 1 saltiamo al capitolo 4.
Ci viene narrato di Gesù che da buon ebreo tutti i sabati andava alla sinagoga. E qui va alla sinagoga di Nazaret. Gli viene dato il rotolo (allora i libri erano rotoli) del Profeta Isaia e legge il passo che si riferisce al Messia e che dice: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e a proclamare l’anno di grazia del Signore”.
È un annuncio di speranza. Sta per arrivare un Messia che porterà ai poveri un annuncio che la loro situazione sta cambiando, i prigionieri saranno liberati, i ciechi torneranno a vedere, gli oppressi saranno rimessi in libertà e che sta iniziando l’anno di grazia del Signore. Il Giubileo, potremmo dire, dove tutto ai tempi di Gesù veniva condonato, i prigionieri e gli schiavi venivano rimessi in libertà, si restituiva la terra a quanti era stata sottratta …
È un annuncio che piacerebbe anche a noi sentire soprattutto in questi nostri tempi di guerre, divisioni, odii … Sentire qualcuno che viene a dirci sta per arrivare un Messia che porterà la pace!
Ebbene, tutti, nella sinagoga, dice il Vangelo, tenevano fissi gli occhi verso di Lui. Il loro orizzonte verso cui guardare era Gesù.
E Gesù cosa fa? Proclama: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”!
Oggi il Messia che viene a liberare gli oppressi, a proclamare un anno di grazia del Signore, che viene a portare pace, perdono, misericordia … è venuto. Sono Io, dice Gesù.
Cosa dobbiamo fare allora noi?
Il tema della vostra festa è Orizzonti di speranza.
Dobbiamo mettere come meta del nostro orizzonte Gesù, il Messia che è venuto a portare speranza all’umanità che ai suoi tempi come oggi ha bisogno di pace, di libertà, di occhi che sappiano vedere, di uomini liberi, capaci di costruire con Dio un mondo nuovo, bello, ricco di pace e di speranza. Quella speranza che soltanto Lui assicura assicurandoci che soltanto con Lui possiamo sperare che domani sarà diverso e migliore dell’oggi, che la vita terminerà con la partecipazione alla vita eterna, che la pace è possibile, che i vari modi di non vivere la pace potranno terminare.
Per sperare dobbiamo dunque tenere puntati gli occhi del nostro orizzonte su di Lui e fare due cose:
- Imparare chi è Lui. È colui che ci ha dato un comandamento duplice da osservare: ama Dio e ama il prossimo …
È Colui che viene a portare il suo amore e la sua misericordia per tutti: buoni e cattivi, fa sorgere il sole sui giusti e gli ingiusti, e fa piovere su tutti: giusti e ingiusti. È Colui che ci ama tanto da donarci la vita ed il suo Spirito Santo.
- Studiare, approfondire chi è Lui leggendo e approfondendo la sua Parola, il suo Vangelo.
Guardare dunque a questo orizzonte di speranza che è Lui per poi, dopo esserci lasciati amare da Lui, divenire anche noi “orizzonti di speranza” per altri. Ossia persone che guardando come si amano, come costruiscono la pace lasciandosi guidare da Gesù … fanno sperare che allora sarà possibile un mondo migliore, pacifico, sereno, di amore ed armonia.
Per fare questo occorre però la formazione. Leggere la Parola di Dio, accoglierla con un bell’Amen e poi andare senza essere rattristati, pieni di gioia in questo nostro mondo triste perché come disse Neemia al popolo che aveva ascoltato la legge del Signore e aveva aderito ad essa “la gioia del Signore è la vostra forza!”.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina