Omelia alla Santa Messa della II Domenica per Annum (c) durante la quale viene ammesso tra i candidati agli Ordini del diaconato e del presbiterato fratel Angie Tirelli Fernandez

Palestrina, Santuario della Madonna delle Grazie, Sabato 18 gennaio 2025

Cari fratelli e sorelle,

abbiamo concluso domenica scorsa, con la Festa del Battesimo del Signore, il tempo liturgico del Natale. Oggi riprendiamo il cosiddetto tempo liturgico “ordinario” che tuttavia è sempre “stra-ordinario” perché in ogni domenica, Pasqua della settimana, potremo gustare come Dio in Gesù si sia mostrato e sempre si mostri “amico dell’uomo”, “sposo fedele dell’umanità”.

Sì, la nostra umanità, la nostra povera umanità nella quale ciascuno di noi si riconosce fragile e a volte si sente come fallito.

Se pensiamo a ciò che accade nel mondo, alle famiglie, anche a noi che ci diciamo cristiani … constatiamo che siamo come il matrimonio al quale Gesù, insieme alla Madre e ai suoi discepoli, partecipò. Una festa di matrimonio che stava per fallire ma che Gesù, sposo vero dell’umanità, riuscì a cambiare con la trasformazione dell’acqua in vino; e in vino buono! Dando a quella nuova famiglia una gioia grande mentre rischiava di perdere la gioia annacquandosi, così come perdiamo noi la gioia annacquandoci ossia andando a cercare la gioia e il senso della vita a buon mercato. Adattandoci all’incompletezza, andando dietro alle mode che passano.

Grazie a una Donna: Maria, sede della sapienza, la situazione cambia. Con grande franchezza Ella denuncia che gli sposi non hanno più vino. E dopo che si è presa questa consapevolezza, la consapevolezza che la gioia senza il vino buono, senza lo Spirito Santo, non può esserci; dopo aver preso consapevolezza che la festa rischia di finire, allora ci si apre a quanto sempre questa Donna, Maria, indica per uscire dalla festa fallita della vita e passare a una vera festa che non finisce: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela!”.

È ciò che Maria ha fatto per prima dicendo il suo “sì” a Dio quale umile serva del Signore e da quel sì è stato generato Cristo, lo sposo vero dell’umanità, Colui che ha dato la vita per noi, che è morto e risorto per noi per unirci per sempre a sé in questa vita e per l’eternità.

Ebbene, i servi del Vangelo delle Nozze di Cana obbediscono così come dopo di loro e fino ad oggi altri obbediscono provando a fare ciò che Gesù ha detto e dice loro vedendo così l’acqua tramutarsi in vino buono.

La natura umana se ascolta nella preghiera il suggerimento di Maria, se ascolta la Parola di Gesù e fa quello che Lui dice, viene trasformata dall’amore dello Sposo che dice alla umanità che non è più abbandonata, devastata ma se si apre a Lui, se si mette al suo servizio diviene “Mia delizia e sposata” riceve su di sé “vino abbondante”. I commentatori dicono che la trasformazione dell’acqua in vino riguardò circa 400-700 litri di acqua a simboleggiare la pienezza messianica con il suo futuro di speranza e che Dio riversa sull’umanità per benedirla, per stare con essa per sempre.

Cosa può voler dire tutto ciò per te, caro Fratel Angie che stasera domandi di essere ammesso tra i candidati agli ordini del diaconato e del presbiterato?

Vuol dire che anche tu, caro Angie, come tutti noi se puntiamo tutto sulle nostre sole forze diventiamo come il matrimonio che sta per fallire.

Sei certamente un giovane bravo, che promette bene, hai dato buona testimonianza di te e noi stasera la accogliamo affinché tu compia un ultimo tratto prima di una lunga strada: quella del diaconato e poi del sacerdozio ministeriale. Hai buone qualità umane, di intelligenza, ma se non ti aprirai sempre più e quotidianamente a fare ciò che Maria ha consigliato ai servi rischierai anche tu di rimanere un matrimonio fallito. Fallito come purtroppo oggi falliscono tante vite matrimoniali e non solo …

Come Maria, Madre del Buon Pastore, fatti servo e come i servi del Vangelo accogli l’invito a fare qualunque cosa Gesù ti dica. Porta anche tu a Lui la tua vita che è come quella serie di anfore di acqua che Gesù e solo Lui sa trasformare in vino buono per dare gioia, senso, speranza alla vita.

“Quello che Lui ti dirà, fallo” sia questo il programma della tua vita che da stasera si dirige decisamente verso il sacerdozio. Ascoltalo, ossia obbedisci alla Parola che lui ti rivolge. E trasformato anche tu in vino buono vivi nella gioia di saperti sposato da Dio per sempre e diffondi la gioia a chi ha sete, a chi in questo nostro povero mondo pensa di salvarsi da solo, senza Dio ma rimanendo poi deluso.

Inizi questo ultimo tratto di strada, caro Angie, mentre questa comunità rende grazie a Dio poiché da dieci anni la sua chiesa è stata eretta a Santuario diocesano in onore della Madonna delle Grazie qui tanto venerata. Sii come Lei che per prima ha fatto ciò che Dio le ha detto, si è lasciata sposare da Lui e così ha generato al mondo colui che ben più del vino sa dare gioia alla vita: Gesù Cristo, nostra Pasqua e nostra speranza.

Come Maria abbi sempre quell’attenzione alle persone che ebbe Lei che si accorse che la festa degli sposi di Cana stava per finire male. Quanta necessità c’è oggi più che mai che i diaconi e i presbiteri sappiano guardare a ciò che le persone vivono, sappiano guardare non tanto a se stessi ma agli altri, alle loro necessità, fragilità, ai loro bisogni … ma non per condannarli ma per mettersi dalla parte dei servi e fare ciò che Gesù ci dice per trasformare l’acqua in vino, per annunciare loro con i fatti più che con le parole, con attenzione, con carità, che Dio, sposo dell’umanità, vuole riempirli con il suo Spirito e renderli pieni di gioia, la gioia di sapere che ci ama come uno sposo fedele, ci ama per sempre!

Caro Angie come Maria e con il suo aiuto sii sempre capace di aprire le situazioni di limite al dono di Dio. Potrai essere così se ogni cosa che farai sarà sempre in relazione con il Dio che ti chiama a seguirlo per la via del diaconato e del presbiterato. Nel Vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato – è curioso – ma Maria non viene mai chiamata per nome ma sempre “la madre di Gesù”, ossia è vista sempre in relazione a suo Figlio. Anche sulla croce Gesù la chiamerà “donna”, una donna che sarà grande perché accoglierà anche in quel momento quel “Tutto è compiuto” che Gesù dirà dalla croce riempiendo di un compimento che si apre all’eterno chi come Maria era ai piedi della croce.

Sii dunque sempre come Maria, nel ministero che, a Dio piacendo, un giorno eserciterai, sii sempre in relazione con il suo Figlio Gesù e con coloro che oggi mediano il suo insegnamento nella Chiesa: il Papa e i Vescovi in comunione con lui. In questo modo permetterai anche tu che molte vicende umane possano terminare come è terminato il Vangelo di stasera: “Gesù manifestò – a Cana – la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”. È la degna conclusione di una festa di nozze che si apre alla speranza. E nell’odierno diffondersi delle crisi dell’essere umano alla ricerca di senso, tu, insieme all’umanità redenta, sii sempre capace di generare il Messia, la fonte della gioia e della speranza affinché anche i momenti di crisi e di sofferenza diventino momenti di gioia e speranza, la gioia e la speranza che ci assicura Cristo che, sposo dell’umanità, mai ci abbandona. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina