Omelia Alla Santa Messa Della Notte Di Natale 2021

Tivoli, Cattedrale di San Lorenzo Martire, Sabato 25 dicembre 2021

“Oggi è nato per noi il Salvatore!”

Così abbiamo cantato come ritornello del Salmo Responsoriale facendo eco all’angelo del Signore, al messaggero di Dio, che apparendo ai pastori, ed avvolgendoli della luce della gloria del Signore, nel mezzo della Notte di Betlemme, ha annunciato loro: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore!”.

Sì anche nel cuore di questa notte noi desideriamo sentirci ripetere dalla liturgia questa verità che duemilaventuno anni fa si è realizzata per sempre nel buio della nostra storia: “Oggi è nato per noi il Salvatore!”.

Nella prima lettura il Profeta Isaia ci ha narrato del popolo che camminava nelle tenebre, che era avvolto nel buio. Proprio come noi che tante volte camminiamo nelle tenebre, nell’oscurità che nelle antiche culture della Mesopotamia e dell’Egitto rappresentavano il caos primordiale, dove si aggiravano potenze ostili all’uomo. E come al popolo che camminava nelle tenebre anche per noi, oggi, viene la Luce. La luce che è un piccolo Bambino che nasce da Maria nella povera stalla di Betlemme.

Camminiamo nel buio. È il buio rappresentato da questa Notte nel cui cuore siamo venuti in Cattedrale e celebriamo il Natale del Signore. È il buio della nostra umanità stanca, in cerca di senso, in cerca di gioia, di salute, di amicizia, di amore, di vita! e che invece è ancora vittima di se stessa, della sua tentazione – la tentazione di sempre dell’uomo – di stare lontano da Dio preferendo la notte: luogo di malaffare, luogo dove si ruba, dove si perde la strada, dove non si vedono gli altri … Ma Dio che aveva già profetizzato tramite la bocca del Isaia l’irrompere della luce nell’oscurità, tramite Gesù che si fa piccolo Bambino, entra nella nostra storia buia, entra nelle nostre notti – ciascuno pensi alle sue … – entra nella notte di quell’umanità senza Dio che si illude di vivere felice ma che proprio perché confida soltanto in se stessa è triste e senza speranza e Dio squarcia il buio con la sua Luce.

E così dalla Notte si passa all’Oggi!

Salutiamo l’alba di un nuovo giorno.

Il giorno in cui non camminiamo più soli ma con il Dio che si fa Bambino per noi, con il Dio “con noi e per noi”!

Anche noi siamo come i pastori: povera gente, che stanno in un dormiveglia che non sa né di riposo né di vita attiva. L’angelo del Signore irrompe e li manda ad incontrarsi con quel Dio che è venuto per la povera gente, per noi che siamo in cerca di senso e di gioia, che vaghiamo nel buio del peccato, che siamo sempre come in dormiveglia: incapaci di deciderci una volta per tutte da che parte stare: se con Dio o contro di Lui.

Ebbene Dio creatore, nonostante noi sue creature lo abbiamo tradito, continuiamo a peccare, a preferire le tenebre alla luce, si fa carne e rompe il buio!

Si fa incontrare dall’uomo, dal suo popolo. Ed inizia per noi – se Lo accogliamo – un giorno nuovo: il giorno della salvezza dal peccato e dalla morte eterna.

La sua nascita portatrice di pace e di gioia, di luce e di vita, è quella grazia che porta la salvezza a tutti gli uomini che Paolo narra a Tito nella seconda lettura.

Grazia vuol dire amore dato gratis!

Sì, il Dio che viene a portarci gioia, pace e serenità non viene ad amarci perché ce lo siamo meritati ma perché vuole recuperare le sue creature che all’inizio della creazione pone al centro di tutto ma che si nascondono da Lui, preferiscono il buio alla luce dove sarebbero sotto l’occhio vigile del loro Creatore e Padre che le ha fatte perché Dio è amore e desidera amarle, dove avrebbero camminato alla presenza del Signore.

Dio non fa i conti con le nostre infedeltà ma viene, nasce, si fa carne, si fa uno di noi affinché ciascuno di noi possa incontrarlo e dall’incontro con Colui che viene a portare salvezza gratuita per tutti, come risposta nasca il rinnegamento dell’empietà, dei desideri conformi a quelli del mondo che allontano da Dio e ci spingono nel vuoto e nella noia esistenziale. La grazia che appare su di noi nel Bambino Gesù ci fa sperare che un giorno parteciperemo alla gloria eterna con Lui che ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare un popolo puro che gli appartenga, che sia riconosciuto da tutti per le opere buone da esso compiute perché amato gratuitamente.

Oggi, dunque, è nato per noi il Salvatore! Ai pastori l’angelo indica dove incontrarlo: Gesù infatti è nato realmente nella storia, al tempo del primo censimento di Quirinio governatore della Siria. E nella storia nasce tra la luce e il canto del gloria degli angeli per portare pace e grazia a tutti gli uomini che Dio ama, a tutti: non soltanto a qualcuno più meritevole e più bravo e buono degli altri.

Nasce con dei segni di riconoscimento: le fasce e una mangiatoia. Ossia nella povertà affinché tutti, a partire dai più poveri e semplici – come erano i rozzi pastori di Betlemme – possano avere accesso a Lui. Le fasce che ci ricordano altre fasce: quelle in cui sarà avvolto per la sepoltura e che Pietro e Giovanni troveranno vuote, dopo la Sua risurrezione, nel sepolcro. La mangiatoia che ci ricorda il legno della croce su cui il suo corpo morto si adagerà nel Venerdì Santo e il trono della sua gloria che è la croce stessa!

Questo suo amore che apre un giorno nuovo nel buio della storia è poi per tutti!

Tutti ne abbiamo bisogno a partire da noi credenti ma affinché poi, anche tramite noi, giunga a tutti l’annuncio dell’epoca nuova che Gesù ha inaugurato e nella quale ci chiama a vivere.

Mi piace ricordare qui una storiella che Papa Francesco raccontò in un Natale di qualche anno fa.

Raccontava come tanti pastori saputo della nascita di Gesù, del Messia che doveva venire, andarono da Lui portando doni. Anche nei nostri presepi rappresentiamo i pastori così: chi con una pecora, chi con altri animali, chi con il vino, chi con un formaggio per i genitori, chi con pelli per scaldare il piccolo nella gelida notte … ma tra i pastori ve ne era uno che non aveva niente. Solo mani vuote e tanta vergogna perché non poteva portare nulla al Messia. Giuseppe e Maria iniziarono a raccogliere i numerosi doni portati dai pastori più ricchi tanto che non sapevano più come fare a tenere in braccio Gesù e così lo diedero al pastore che aveva le mani vuote. Egli lo prese tra le mani e iniziò a mostrarlo a tutti facendo contenti tutti coloro che vedevano il Bambino. Il vero dono non era ciò che gli altri avevano portato ma comprese che era Gesù che lui aveva ricevuto!

Cari amici in questa notte si ripete la stessa cosa. Non so come siamo giunti qui. Se abbiamo opere buone da portare a Gesù o solo mani vuote. Nella Notte del Natale è Lui che si dona a noi, Dio si fa piccolo bambino affinché lo possiamo abbracciare con tutta l’intensità del cuore, sentire che ci ama gratis e non perché siamo più o meno bravi. E ci invita a mostrare questa grazia che è apparsa per noi, che ha rotto il buio della nostra esistenza affinché a nostra volta portiamo a tutti con la testimonianza, con le parole, con la meraviglia, con la gratitudine, l’amore di Dio che dall’inizio del nuovo giorno che Lui inaugura fino al giorno del compimento, quando lo vedremo nella pienezza eterna della Sua gloria, si affida alle nostre povere mani affinché lo mostriamo al mondo.

È la preghiera e l’augurio che ci scambiamo: che la luce vinca le nostre tenebre, che inizi per noi un nuovo oggi, l’oggi della vita con Dio che si pone tra le nostre mani, si lascia abbracciare da noi, dalla nostra preghiera e dalla nostra contemplazione affinché con la gioia che ci dà possiamo mostrarlo al mondo intero, a quel mondo che o per la pandemia, o per situazioni di ingiustizia sociale, di divisioni politiche o di guerre grandi o piccole che siano, cammina ancora nel buio senza aver mai ascoltato l’annuncio di gioia: “Oggi è nato per voi il Salvatore”, sì: Cristo Signore! Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina