Palestrina, Basilica Cattedrale di Sant’Agapito Martire, Venerdì 2 febbraio 2024
Carissimi fratelli e sorelle,
celebriamo stasera la solennità della Presentazione di Gesù al Tempio che da vari anni nella Chiesa coincide con la Giornata della Vita Consacrata.
Un saluto speciale, pertanto, giunga a tutte le Consacrate e i Consacrati delle nostre Diocesi qui presenti in questa Cattedrale di Palestrina dove abbiamo desiderato radunarci in preghiera nell’Anno del 1750° del martirio di Sant’Agapito.
Credo sia molto significativo celebrare la Giornata della Vita Consacrata qui poiché c’è infatti un legame profondo tra martirio e vita consacrata. Vita consacrata si dice per comprendere tutte le forme della vita religiosa, secolare, comprese le forme antiche e moderne. Alcune non sono nemmeno presenti qui oggi: mi riferisco a coloro che a Subiaco e a Palestrina vivono la vita contemplativa. È la forma di vita cristiana del monachesimo antico, orientale e occidentale, a cui è seguito, dopo il tempo glorioso ed eroico dei martiri (chiamato “il martirio rosso”) terminato con la pace costantiniana, il tempo che viene denominato del “martirio bianco”. “Martirio” nel senso della testimonianza della vita cristiana senza aggiunte, totalmente, radicalmente.
Cosa è, infatti la vita consacrata, se non la vita cristiana vissuta nella sua radicalità? Pertanto stasera ringraziamo i nostri fratelli e le nostre sorelle consacrate per questo dono totale a Cristo e alla Chiesa, per il loro essere separate o separati tutti dal mondo per appartenere soltanto a Dio. Purtroppo, per il fatto che per il genere maschile quasi tutta la vita consacrata si sovrapponga al ministero sacerdotale, non ha reso trasparente il segno della vita religiosa. Sarebbe stato bello che si fosse mantenuto il segno della vita religiosa per sé anche al maschile, ed è bello che in alcuni ordini si ritorni a vivere la vita monastica, senza diventare preti, cosa che per sé non è richiesta.
Comunque la vita consacrata è la vita cristiana vissuta nella sua radicalità. E quando uno dice radicalità, usa l’immagine della radice, e la radice della vita cristiana è il battesimo. O meglio il percorso dell’Iniziazione Cristiana che dal battesimo attraverso la Cresima, giunge alla pienezza dell’Eucaristia.
Ci fermiamo dunque sulle letture di stasera e sul significato di questa festa che non è soltanto per i consacrati e le consacrate di speciale dedizione a Cristo attraverso la vita religiosa ma anche per tutti i battezzati che dalla vita consacrata devono attingere esempio, testimonianza di vita, per vivere anch’essi il loro battesimo.
La festa odierna, leggendo il Vangelo, è la festa della donazione di quel Bambino che è il figlio di Dio, che è Dio, al Padre e al popolo per cui con il dono del suo Spirito, dono della Pasqua, derivazione della sua offerta sulla croce, riempie i cuori di quanti lo incontrano, lo accolgono e pieni di Lui lo testimoniano, portano la sua luce nel mondo.
Abbiamo benedetto le candele: sono segno di Cristo luce del mondo. Dopo aver camminato processionalmente le abbiamo portate fin davanti all’altare, il luogo in cui Cristo si offre al Padre, nello Spirito, in rendimento di grazie per la salvezza del mondo. E poi, queste candele le riporteremo a casa dove secondo una usanza di un tempo si dovrebbero accendere accanto a coloro che vivranno da qui a un altro anno l’agonia.
Ma quelle candele sono simbolo anche nostro. Mi piacerebbe che fossimo come fusi con esse, come due pezzi di cera si fondono insieme, per dire che anche noi anime consacrate, battezzati e battezzate, desideriamo vivere uniti a Cristo e con Lui offrirci al Padre per poi illuminare quanti attendono da noi luce. Proprio come furono illuminati Simeone e Anna che dopo una lunga attesa accolsero e incontrarono quel Bambino che da una parte ispirò il canto di lode e dall’altro la profezia alla Madre: “anche a te una spada trafiggerà l’anima”. Come a dire che quel bambino diverrà olocausto, sacrificio per salvare l’umanità con la sua morte e risurrezione ma anche la Madre sua, che gli sarà accanto fin sotto la croce, com-patirà con Lui. Sì, proprio come i martiri, proprio come i consacrati e le consacrate, come i veri battezzati che uniti a Cristo, offrendo tutta la vita a Lui divengono segno, luce per il mondo affinché si rischiari la vita di chi li incontrerà, affinché grazie alla loro, anzi alla nostra testimonianza sia illuminata per tutti l’ombra della morte: quella della nostra agonia ma anche delle tante morti che sperimenta oggi lo spirito dell’uomo.
Care consacrate e cari consacrati, cari fratelli e sorelle, la festa di oggi ci conduca sempre, pertanto, a riflettere e rendere grazie a Dio per il nostro primo incontro con il Signore, quell’incontro che ci ha cambiato la vita e l’ha resa significativa per noi e per chi ci guarda e attende luce da noi.
Da pochi giorni il Papa ha aperto l’anno della preghiera in preparazione al Giubileo del 2025 che avrà per tema la speranza cristiana. Siate come luci nella notte, siate segni di speranza cristiana!
E per fare questo non smettete mai di pregare. Pregare, come ebbe a dire Papa Francesco mi pare nel 2017 a un Convegno di religiose, “è tornare sempre alla prima chiamata”, all’incontro con il Signore, che ha invitato il consacrato a lasciare tutto – famiglia, carriera – per stargli vicino. “Ogni preghiera è tornare a quello”, al “sorriso dei primi passi”. “La preghiera, nella vita consacrata, – ebbe a dire il Papa – è l’aria che ci fa respirare quella chiamata, rinnovare quella chiamata. Senza quest’aria non potremmo essere buoni consacrati. Ma, saremmo forse buone persone, cristiani, cattolici che lavorano in tante opere della Chiesa, ma la consacrazione tu devi rinnovarla continuamente lì, nella preghiera, in un incontro con il Signore”.
Care consacrate, cari consacrati, una consacrata abbastanza famosa … Madre Teresa di Calcutta, insisteva con le sue suore e con chi gli chiedeva consigli nel dire che non importa quali e quanti siano gli impegni e i problemi, lo spazio della preghiera va sempre trovato! Indaffarata tutto il giorno, la Madre non permetteva mai a nessuno che gli togliessero le sue due ore di preghiera davanti al Santissimo Sacramento.
So che su di voi, cari consacrati e care consacrate noi possiamo contare. Noi tutti guardiamo a voi come a delle luci nel buio di questo nostro tempo, siateci di esempio con la vostra offerta della vita totalmente al Signore sull’esempio dei martiri; con l’esempio della vostra dedizione ai fratelli e alle sorelle in necessità nei vari campi del vivere umano, consumandovi per loro come Cristo si è donato per noi; con l’esempio della vostra preghiera, del vostro quotidiano incontro con il Padre e con il suo Figlio che aiuterà voi a rinnovare il vostro primo eccomi e aiuterà tutti noi a seguire il vostro esempio, a donarci anche noi, consacrati grazie al battesimo, a Dio e ai fratelli e a rendere vivo ogni giorno l’incontro tra Lui e noi e tra noi e Lui tramite la preghiera. La preghiera che è stata l’anima dei martiri, che è la vostra anima e che deve divenire ogni giorno di più anima di ogni battezzato.
Che il Dio che viene incontro al suo popolo nel tempio che è la Chiesa ci spinga, al termine di questa celebrazione, fuori dal tempio, per le strade del mondo per essere lumi accesi, che ardono e scaldano il buio e il freddo della nostra povera umanità e donano ad essa la vera speranza. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina