Tivoli, Chiesa di Santa Maria Maggiore, Martedì 15 agosto 2023
Signor Sindaco, illustri autorità, fratelli e sorelle nel Signore!
Celebriamo la Solennità dell’Assunzione di Maria al Cielo in anima e corpo.
Celebriamo Maria che essendo stata la Madre di Dio, avendolo generato e seguito fino alla croce non poteva, quale primizia, essere compartecipe in anima e corpo della Resurrezione del Figlio.
Ma celebriamo anche una grande festa di speranza per noi.
Maria è infatti colei che – prima creatura – accede al Paradiso dove tutti noi siamo destinati.
Penso a questa Solennità come alla festa di una capo-cordata in una salita di gruppo, in montagna, che per prima ha raggiunto la meta divenendo segno di speranza per tutti noi che un giorno seguendo le sue orme raggiungeremo la stessa meta.
Ma quali sono le caratteristiche di questa donna, Maria, che è modello di come deve essere la Chiesa, cioè noi, per raggiungere il Cielo?
Il Libro dell’Apocalisse ce l’ha descritta:
è rivestita di sole ossia non è il sole (che è Dio) ma si lascia illuminare e scaldare da Lui, dal suo amore, dalla sua parola. Maria diviene immagine della Chiesa che è illuminata dal sole che è Cristo e deve rifletterlo nel mondo.
Ha la luna sotto i suoi piedi. La luna è segno del tempo, di come il tempo si conta sulla terra (una volta i calendari se ricordate si chiamavano lunari). Ebbene Maria se pur rivestita del sole di Dio, di quella che chiameremmo Grazia Santificante, tiene i piedi in terra. Sì, è rivolta tutta verso il Cielo ma non dimentica la terra.
Sul suo capo una corona di dodici stelle. La corona vuol dire la vittoria. Questa donna, come la Chiesa-popolo di Dio che rappresenta è vittoriosa. Ha nel cielo la sua vera dimensione, è proiettata verso il Cielo, verso il mondo di Dio. Maria è la donna-popolo legata dal vincolo nunziale dell’alleanza con Dio, ammantata dalla gloria di Dio, rivestita della preziosità di Dio perché Dio le dà non soltanto il massimo della creazione ma se stesso, è “vestita di sole”. Essere incoronata di stelle significa essere destinata al Cielo anche se ha i piedi in terra.
E questa donna sta per partorire, genera un figlio e in questo momento di fragilità, di debolezza, è assalita da un enorme drago rosso con sette teste – segno di grande vitalità – sulle teste dieci corna, rosso ossia colorato di un colore satanico. Che con la sua coda trascina giù dal cielo un terzo delle stelle ossia vuole riportare la dimensione del cielo sulla terra, vuol convincere l’uomo che il cielo non esiste ma ciò che conta è la dimensione terrena.
Ma in quel momento la donna partorisce un Figlio maschio e quel bambino è subito portato in Cielo, sul suo trono da dove vincerà il male, satana, il peccato.
Ebbene, Maria, colei che ha partecipato a questa lotta generando Cristo al mondo non può non essere anche lei destinata al Cielo con il Figlio.
È dunque immagine di ciò che siamo chiamati ad essere e che in virtù del Battesimo siamo tutti noi.
Come Maria rivestiti di sole, cittadini del Cielo ma che camminano nel tempo, nella storia, destinati all’eternità, vittoriosi con Cristo sul peccato e sulla morte anche noi siamo chiamati a generare Cristo al mondo con la nostra testimonianza cristiana mentre camminiamo verso il Cielo combattendo contro il male ed il peccato sapendo però che Cristo è già risorto e vittorioso sul male e sulla morte, che Maria ha già raggiunto il Cielo in anima e corpo e anche noi un giorno saremo con Lei e con tutti i santi e le sante, con tutta la Chiesa, con tutto il popolo che si è lasciato rivestire di Cristo e ha vissuto sulla terra, ha camminato nella storia da una parte combattendo la lotta contro il male ed il peccato, non permettendo che la vita sia soltanto vissuta in maniera orizzontale come se le stelle del Cielo fossero trascinate sulla terra, ma guardando a quel bambino, il Figlio di Dio che ha già raggiunto il luogo da cui regna vittorioso e risorto sul peccato e sulla morte.
Cari fratelli e sorelle, domandiamoci: la nostra vita cristiana è un cammino verso l’Alto? È un cammino con Maria verso le vette del Cielo? Oppure è un cammino soltanto orizzontale, piatto, senza la prospettiva del Cielo?
La Solennità odierna ci chiede questo: di guardare al Cielo e ci fa sperare, che con Maria e insieme a Maria, sui suoi passi fatti di ascolto della Parola, di obbedienza alla volontà di Dio, di attenzione agli altri, un giorno anche noi saremo con Lei.
Vorrei però sottolineare un altro aspetto di questa Solennità che mi viene suggerito dal Vangelo.
Nel Vangelo Maria ci viene presentata subito dopo aver ricevuto l’annuncio dall’Arcangelo Gabriele che sarebbe stata la Madre di Dio. E Lei “si alzò e andò in fretta”.
Maria va in fretta verso l’Alto “si alzò” e verso l’altro “Elisabetta”.
Cari fratelli questo andare verso l’Alto e verso l’altro completa la riflessione che abbiamo fatto fin qui.
Certo con Maria dobbiamo andare verso Dio, verso l’Alto ma ciò comporta inscindibilmente andare anche verso l’altro, come Maria andò verso l’anziana cugina Elisabetta, rimasta incinta e probabilmente bisognosa di aiuto. Un duplice aiuto: l’aiuto dell’incontro con Dio che Maria portava nel grembo e l’aiuto materiale di chi è nel bisogno.
Per andare dunque verso il Cielo dobbiamo con Maria protenderci oltre che verso l’Alto anche verso l’altro nella carità.
Ed è necessaria la “Fretta”. Maria si alzò e andò in fretta!
Non certo la fretta che non mi fa pensare alle cose del cielo né ai fratelli che accanto a me chiedono il mio aiuto, la mia attenzione, il mio ascolto, che gli porti Gesù in cui credo e spero ma la fretta buona quella, appunto, che mi fa pensare al Cielo e ai fratelli e mi spinge a camminare come Maria, attratti dall’amore di Dio, senza troppi se e senza troppi ma …
A volte, cari amici, la fretta che ci muove non è quella buona ma quella che ci spinge ad andar dietro a tante cose futili e inutili, o soltanto ai miei interessi, alle mie cose … ai miei divertimenti, alla ricerca dei miei piaceri che svaniscono presto nel nulla.
Con Maria camminiamo verso la meta del Paradiso in fretta.
E con Maria cantiamo il Magnificat per le grandi cose che Dio sa operare in noi se lo lasciamo agire. Cantiamo il Magnificat perché se siamo umili, ossia aperti a Lui, Lui ci innalza, ossia ci porta a sé, ci porta al Cielo dove oggi insieme guardiamo, dove oggi desideriamo puntare il nostro sguardo, dove oggi ci proponiamo, ancora una volta, che sia la nostra meta.
Maria ci guidi, l’Assunta sia per noi come un’ancora già lanciata sulla riva del Cielo alla quale noi, come una barca agganciata alla corda dell’ancora, piano piano raggiungiamo la riva sorretti dalla grazia e dall’aiuto di Dio che con Maria ci attende in Paradiso per celebrare in eterno la Pasqua. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina