Tivoli, Basilica Cattedrale di San Lorenzo Martire, Lunedì 6 gennaio 2025
Carissimi fratelli e sorelle,
celebriamo questa Solennità dell’Epifania, ossia della manifestazione di Gesù ai rappresentanti dei popoli pagani, quando abbiamo ancora negli occhi e nei cuori la bella celebrazione diocesana di domenica 29 dicembre con la quale abbiamo aperto l’Anno Santo 2025 che ha per tema “pellegrini di speranza” o meglio “pellegrini nella speranza”.
E vorrei leggere quanto la liturgia di oggi ci propone ancora in questo quadro giubilare.
Oggi il Vangelo ci presenta ancora Gesù, il Verbo che si è fatto carne, il Dio che si è fatto pellegrino verso l’uomo per redimerlo dal peccato e dalla morte e ricondurlo con sé nel pellegrinaggio verso l’Eterno, verso Dio Uno e Trino da cui proviene. E nello stesso tempo ci propone un altro triplice pellegrinaggio, un pellegrinaggio fatto di ricerca, di ricerca, direi, di quello che è il bersaglio dell’esistenza, Colui che all’esistenza dà significato e speranza: il Re dei re. È il pellegrinaggio dei Magi, di questi astrologi sapienti, gente che guardava il cosmo e che vedono una stella bella, attraente, luminosissima ma che non conoscevano. E dalla scoperta di questa bellezza si sentono attratti per conoscerla meglio e si mettono in viaggio, si mettono in pellegrinaggio.
I Magi si mettono a seguire la bellezza e grazie alla bellezza, dopo un lungo pellegrinaggio, arrivano a scoprire il Signore.
I Magi hanno intravisto la stella che sarà apparsa in certi momenti più lucente e in altri meno, proprio come avviene con i fenomeni cosmici che a volte si vedono meglio e a volte peggio. Si mettono così in movimento per vederla meglio. È una cosa bella nel Cielo e si mettono in movimento per vederla meglio. Iniziano così a sintonizzare i loro passi secondo lo splendore della stella, iniziano a camminare secondo il cielo. Diventano pellegrini che pieni di speranza camminano guardando al Cielo, ossia a tutti i segni di speranza che trovano nel mondo per giungere alla meta.
I Magi camminano tenendo puntato lo sguardo verso il Cielo, camminano a testa in alto. Viceversa, se ricordate, il serpente che aveva tentato Adamo ed Eva, il serpente che rappresenta il tentatore, Satana, camminava strisciando con il ventre per terra. Camminava sul ventre, luogo simbolo delle passioni umane, luogo simbolo della terra. I Magi invece no, camminano secondo il Cielo, secondo le cose alte e belle che intravedono e che cercano di vedere in pienezza.
Questo sentiero conduce il loro pellegrinaggio a Gerusalemme dove scoprono la stella. Ma scoprono anche che la stella non basta, la bellezza non basta. Ciò che l’uomo può vedere nel pellegrinaggio della sua vita pur bello e luminoso che sia è solo un magnifico inizio. Quel che trovano presso il popolo di Dio sono le Scritture e in esse le profezie.
E così sui passi di quanti hanno cercato prima di loro il senso, il centro dell’esistenza, quello che dà speranza e provoca movimento, provoca un cammino di ricerca, continuano a peregrinare. La meta ormai è più chiara perché Dio ha parlato loro, ha dato loro delle indicazioni.
I Magi, chiamati per mezzo di quello che potevano capire, ora incontrano la storia di Dio con il suo popolo e attingono anche da questo tesoro che Dio ha posto sul loro cammino. E così continuando il loro pellegrinaggio fidandosi delle promesse di Dio, delle opere che Dio ha compiuto con gli uomini e le donne di Israele, fidandosi delle profezie e delle Scritture giungono ad un luogo che tutte indicavano: la culla dove giace il Bambino Gesù. Lungo il loro cammino trovano vari indicatori, come delle frecce che indicano il medesimo punto di arrivo: partono dalla bellezza del cosmo e della natura, dalla bellezza delle Scritture e poi il loro cuore sente una grandissima gioia. La stella si ferma su una casa e in quella casa c’è Maria con il Bambino Gesù. Scoprono Colui che è la fonte della gioia profonda, che è il senso della vita, che dà luce e significato alla loro vita che come per tutti è stata un lungo pellegrinaggio sicuramente bello ma anche faticoso e, perché no, anche pieno di pericoli – pensiamo al rischio di essersi incontrati con Erode che preoccupato soltanto di difendere il suo potere, l’unica speranza che gli rimaneva … , cerca di eliminare Colui che è fonte di gioia e quindi di speranza per tutti coloro che lo cercano e ai quali Lui si fa trovare –.
Al termine del loro cammino i Magi trovano finalmente chi ha dato loro la forza di camminare, trovano Colui che è la loro e anche nostra unica speranza.
Questa speranza appare loro come un bimbo e come si fa con tutti i bambini anche con il Bambino Gesù occorre baciarlo e adorarlo. È un dono che essi ricevono al termine del loro cercare e allora a Lui occorre dare tutto perché Lui dà tutto se stesso, tutto rivela, tutto illumina. È una vita nuova che chi la trova è costretto a cambiare vita, ad abbandonare la vita vecchia non più sostenibile e percorribile con Lui, con Colui che si rivela.
E così i Magi trovato il centro della loro speranza: Gesù Cristo, aprono i loro scrigni e danno a Lui tutto ciò che possiedono, le loro ricchezze, l’oro che rappresenta ciò che erano le loro false sicurezze su cui poggiavano le loro speranze. Trovato Lui tutto ciò che possedevano e così dovrebbe essere anche per noi: trovato Lui, tutto ciò che possediamo diventa relativo. Ancora, i Magi offrono al Bambino, l’incenso ossia il loro onore, il loro ruolo e così dovremmo fare noi e poi la mirra: questo unguento che serviva per ungere i morti, trovata la meta della nostra speranza, Cristo che salva dal peccato e dalla morte, non serve più la mirra, non serve più il profumo per usarlo quale tecnica per profumare le nostre morti e cercare di salvarci sempre da soli. No ormai si è trovato Cristo, la nostra unica e vera speranza, che ci salva dalla morte e anche dalle varie esperienze di morte che facciamo nella vita. Doniamogli pure, dunque, la mirra che servirà per la sua morte e sepoltura che realizzerà le promesse di salvezza.
Possessi, ruoli, strategie sono cose piccole se si trova il Re che è fonte di grandissima gioia, che è la meta della nostra speranza!
Il Vangelo termina dicendo che i Magi, avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. Pellegrini nella speranza di trovare la fonte della gioia e della vita, dopo averla incontrata ed adorata, non sentirono più la necessità di tornare a camminare per una vecchia strada ma per un’altra strada, la strada della gioia e della speranza e fecero così ritorno ai loro paesi.
Vi confesso che mi sarebbe molto piaciuto vederli ripartire per i loro paesi. Vedere come i loro visi tesi, rivolti verso l’alto, in ricerca … dopo aver trovato Colui che è la nostra speranza si fossero distesi e a loro volta fossero divenuti testimoni della gioia e della speranza realizzata nell’incontro con il Figlio di Dio. Incontro realizzato grazie al seguire le cose belle, le profezie, le Scritture.
E noi?
Noi come camminiamo?
La vita umana è un cammino, è un pellegrinaggio.
Ma abbiamo una meta o siamo turisti più che pellegrini, turisti che vagano da un luogo all’altro ma senza mai trovare ciò che è essenziale nella vita?
Stasera vorrei che ci domandassimo: abbiamo una meta? Verso quale meta dirigiamo la nostra vita? Come ne troviamo la strada? “La vita è come un viaggio nel mare della storia – scriveva Papa Benedetto XVI nell’Enciclica Spe Salvi (49) –, spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta. Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza. Certo, – continuava il Papa Benedetto – Gesù Cristo è la luce per antonomasia, il sole sorto sopra tutte le tenebre della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicine – di persone che donano luce traendola dalla sua luce ed offrono così orientamento per la nostra traversata”.
Pensando ai Magi penso allora a come dopo aver scoperto la meta del loro cammino di speranza siano ripartiti divenendo luce di speranza per quanti li hanno potuti vedere ed incontrare. Penso poi a Maria, la vera stella di speranza, che con il suo “sì” aprì a Dio stesso la porta del nostro mondo; lei che diventò la vivente Arca dell’Alleanza, in cui Dio si fece carne, divenne uno di noi, piantò la sua tenta in mezzo a noi.
Cari amici, anche noi diventiamo sempre più come i Magi: ricercatori di speranza tramite il guardare alle persone, alle stelle che, a partire da Maria, Dio ha messo e mette sul nostro cammino. Continuiamo a cercare scrutando ogni giorno le Scritture, con la preghiera. E anche noi, ogni giorno, come i Magi ripartiamo da Colui che si fa incontrare e che adoriamo perché riconosciamo quale fonte della nostra gioia e della nostra speranza divenendo per chi ci incontra fonte di gioia, di speranza, stelle piccole – se volete – ma capaci di indicare con i fatti e con le parole la grande stella: Gesù nostra unica e vera speranza. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina