Tivoli, Basilica Cattedrale di San Lorenzo Martire, Giovedì 6 gennaio 2022
Carissimi fratelli e sorelle,
celebriamo la Solennità dell’Epifania – ossia della manifestazione di Nostro Signore Gesù Cristo a tutti i popoli –. Nei giorni scorsi abbiamo celebrato il suo Natale, poi la sua manifestazione al popolo eletto, ai semplici e un po’ rozzi pastori di Israele. Oggi egli amplia il cerchio di coloro ai quali desidera manifestarsi, farsi conoscere. Nel cerchio inserisce i Magi, questi misteriosi personaggi venuti dall’Oriente. Dei pagani ai quali Dio, in Cristo, desidera giungere come al popolo che si era scelto per entrare nel mondo e nella storia per compiere le profezie di Israele.
Israele che, abbiamo sentito nella prima lettura, era stato in esilio, lontano da Gerusalemme, la città ove si trova il Tempio dell’incontro tra Dio e l’uomo e l’uomo e Dio. Israele che era stato deportato in Babilonia ed ora torna nella sua terra. A questo popolo che come tutti i popoli che ripartono dopo un periodo di prova e dispersione tenta di recuperare la propria posizione civile e religiosa, rafforzare la propria identità chiudendosi alla novità, al diverso, allo straniero poiché ha paura del sincretismo culturale e religioso, ossia che la propria religiosità sia messa sullo stesso piano delle altre, Isaia pare dare coraggio. Non avere paura: Gerusalemme rivestiti di luce, poiché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla su di te. La tenebra, la nebbia fitta avvolge i popoli ma su di te risplende il Signore, la Sua gloria appare su di te!
È la gloria, la pace, la vita, la giustizia, la luce che Dio facendosi bambino per noi, entrando nella nostra storia porta a Israele. È la realizzazione della promessa di Dio che non abbandona l’uomo, che non abbandona il suo popolo ma in Cristo viene per riportarlo alle sorgenti della salvezza, là dove l’uomo e i popoli non conoscevano peccato, divisione, male. E Isaia aggiunge: “Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere”. Come a dire: non avere paura se altri verranno a te per cercare e trovare ciò che tu sai essere il tuo Dio la cui gloria ora che sei tornato in patria brilla su di te, perché il Dio di Israele è il Dio di tutti e per tutti! Per cui lasciati invadere da uno stuolo di cammelli, dai dromedari di Madian e di Efa, lascia che tutti vengano a te da Saba portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore.
Una profezia che si realizzerà con la venuta e la manifestazione di Gesù nel mondo.
Egli si farà conoscere dal popolo eletto in cui nasce ma anche dai cosiddetti “pagani” rappresentanti dai Magi che giungono a Lui non attraverso l’osservanza e la conoscenza della Legge del Signore ma attraverso i loro studi, attraverso la scienza, attraverso calcoli astrologici e matematici umani.
Come a dire: il Dio che è nato per noi e che abbiamo adorato nella Notte di Natale è per tutti! E tutti, chi per una strada, chi per un’altra, possono giungere a Lui. C’è chi vi giunge attraverso l’ascolto della Parola di Dio, attraverso la Chiesa, altri attraverso esperienze di vita o attraverso la scienza o con la ragione che va insieme alla fede e con essa divengono le ali per volare verso la verità.
Con il giungere dei Magi dall’Oriente oggi comprendiamo che il Dio di Gesù Cristo, il Dio con noi e per noi, desidera essere con tutti e per tutti purché lo accogliamo e riconoscendolo tale lo adoriamo ossia ci mettiamo al suo servizio per poi tornare nei luoghi da cui proveniamo per portarvi la gioia grandissima che ha invaso il cuore al vedere la stella, a vedere la luce dopo il buio, al vedere Colui che tutti cerchiamo perché ci ha creati e ha posto nel nostro cuore una grande nostalgia di Lui.
La Solennità odierna ci dice dunque che il Dio di Gesù Cristo è per tutti: per i giusti e gli ingiusti, per gli osservanti della Legge di Mosè come per quelli che erano definiti i pagani. È per quanti appartengono al popolo di Israele e per noi che siamo giunti alla fede, siamo cristiani – almeno lo spero – non per tradizione ma perché in Cristo abbiamo incontrato Colui che rivela pienamente l’uomo all’uomo, gli rende nota la sua altissima dignità e vocazione, ci fa sperimentare la grandissima gioia dell’essere perdonati, amati, non abbandonati da Dio!
La Solennità odierna ci mette dunque in guardia. Attenzione, perché a volte anche noi che ci riteniamo cristiani pensiamo che Dio sia soltanto per noi e non apriamo questa possibilità di amore e misericordia agli altri, ai diversi da noi, a quelli che ci paiono peccatori, ai non frequentanti …
L’Epifania ci dice di essere comunità che certamente sa riconoscere in Gesù il proprio tutto, che lo adora – sperando che lo faccia veramente – donando non oro, incenso e mirra ma ciò che essi rappresentano ossia Cristo morto e risorto per noi alla cui offerta al Padre nello Spirito il cristiano che ha fede si unisce ponendosi a servizio dei fratelli come ha fatto il suo Maestro e Signore. Comunità che prova una grande gioia nello stare davanti al Dio cercato – speriamo … – e trovato! Ma che nello stesso tempo non trattiene per sé questa gioia grandissima che è l’amore di Dio che si fa incontrare, bensì lo porta a tutti tornando alle proprie terre pagane, nei luoghi e nei rapporti con quanti ancora non conoscono Gesù testimoniandolo con i fatti più che con le parole. E nello stesso tempo accetta che anche coloro che credono diversamente possano giungere a Dio, al Dio di Gesù Cristo per altre strade, grazie a quei “semi del Verbo” che Dio ha posto nel cuore di ciascuno, anche di chi vive apparentemente lontano da Dio, da chi finge di non credere o vive una vita dissoluta, peccaminosa, corrotta, in una cultura che dice di prescindere da Dio anche se in realtà nessuno può prescindere da Lui, nessuno può dirsi indifferente o lontano da Dio.
Quante volte anche chi ci sembra lontano, di altre religioni, addirittura a parole si professa non credente ci dice: “prega per me!”. È segno del desiderio di Dio di giungere al cuore di tutti, suscitare in ciascuno la fede adorante – ossia che si pone in ascolto di Lui e della sua Parola – per provare quella profondissima gioia che chiunque cerca Dio può trovare – sia che vi giunga per una via che per un’altra – solo e soltanto in Lui.
Occorre avere, però, una unica attenzione.
Sui cammini che conducono a Dio c’è sempre qualche Erode. Qualcuno che pensa che il potere sia soltanto suo e non di Dio, che vuole chiudere in false sicurezze il suo popolo e non si apre al nuovo, non è accogliente, è lui stesso prigioniero delle sue regole e certezze umane … Se si vuole giungere a Gesù, adorarlo e accoglierlo …, se si vuole che anche altri vi possano arrivare per strade diverse dalle nostre, se si desidera portarlo a tutti … occorre non passare da Erode. Evitare chi non sa amare e al posto di Dio ha messo soltanto il proprio “Io”.
È questo il messaggio dell’Epifania. E mi piace leggerlo nel contesto di cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia e della Chiesa universale che stiamo compiendo.
Insieme al Papa anche io nella nostra Diocesi di Tivoli e di Palestrina ho invitato tutti a mettersi in ascolto di tutti. Perché? Forse perché si desidera cambiare la dottrina? Forse perché si desidera cambiare le verità della fede? No, non sarebbe possibile!
Bensì perché tutti, insieme, vicini e lontani, giudei e pagani – avrebbe detto San Paolo ai suoi tempi –, credenti e non credenti, cristiani e uomini delle altre religioni, sappiamo non chiuderci in noi stessi per rafforzare la nostra identità escludendo gli altri come faceva Israele dopo l’esilio a Babilonia, ma ci mettiamo in cammino insieme – Sinodo vuol dire proprio camminare insieme – perché possiamo giungere alla meta, a trovare ciò che tutti cerchiamo: l’unico Dio di cui l’uomo anche se inconsapevole ha necessità. Il Dio di Gesù Cristo che è amore pieno, misericordia assoluta, pace e gioia. Che si è manifestato a tutti e per tutti e nel cuore di tutti desidera risplendere.
Cari amici, a ciascuno di voi chiedo di entrare nelle varie iniziative che le parrocchie, la Chiesa diocesana, stanno facendo e faranno per imparare a camminare insieme tra noi e con tutti, anche se diversi, per giungere a quella profondissima gioia che tutti cerchiamo specialmente in questa epoca storica. A quella gioia che auguro a tutti e che se noi, in qualche modo abbiamo già cercato, trovato e adorato; siamo chiamati non per proselitismo ma per attrazione a condividere con ogni creatura senza escludere nessuno poiché come ci ha ricordato San Paolo: “Le genti in Cristo sono chiamate a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo”.
Nessuna chiusura, allora, specialmente nelle nostre parrocchie a chi è apparentemente lontano, nessuna chiusura tra parrocchia e parrocchia, la Chiesa è fatta per la missione, per camminare insieme – ossia fare passi in avanti – e non per autoconservarsi. E la missione sarà tanto più efficace quanto più cammineremo insieme tra noi e con tutti coloro che desiderano trovare la gioia profondissima che a Betlemme splende per tutti. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina