Tivoli, Cattedrale di San Lorenzo Martire, Martedì 21 gennaio 2025
Cari confratelli nel sacerdozio, fratelli e sorelle nel Signore!
Da quando nella notte tra il 24 e il 25 settembre scorso Don Lorenzo fu colpito da emorragia cerebrale tutti abbiamo pregato perché, pur sapendo che la sua situazione era complessa, potesse ancora rimanere tra noi.
Avevamo ancora bisogno di lui: aveva solo 63 anni e avrebbe ancora potuto fare molto bene presso l’Ospedale di San Giovanni in Tivoli dove era Cappellano da circa 21 anni e nelle altre realtà che seguiva nel mondo dello sport, della musica e del canto, rimanendo vicino ai suoi connazionali giunti qui in Italia, continuando la sua amicizia con il Villaggio Don Bosco che per lui era come una seconda famiglia.
Purtroppo, umanamente parlando, il 3 gennaio scorso, Don Lorenzo ha terminato la sua corsa terrena ricevendo dal Signore l’ultima chiamata: quella alla vita eterna.
Don Lorenzo aveva sentito altre chiamate: era giunto in Italia tramite l’Opera Don Guanella assai presto, ancora giovane ragazzo aveva sentito la vocazione al servizio degli ultimi e al sacerdozio. Nel 1993 lasciò i Guanelliani e fu accolto nella nostra Diocesi dal compianto Mons. Pietro Garlato che il 9 dicembre 1995 lo ordinò presbitero nella chiesa parrocchiale di San Biagio in Tivoli dove, per due anni, fu Vicario Parrocchiale. Quindi per altri due anni fu chiamato a svolgere il servizio di Vicario Parrocchiale a San Pietro Apostolo in Sambuci e poi a San Vincenzo in Tivoli e successivamente a Sant’Agnese e infine, per un anno, quale Vicario parrocchiale ad Agosta e a Madonna della Pace. Quindi, dal 1° gennaio 2005 fu chiamato a svolgere il suo ministero presso l’Ospedale di Tivoli. Un ministero che gli ha permesso di conoscere tante persone e di stare vicino a tanti ammalati, ai loro parenti, al personale medico e paramedico dell’Ospedale. Fu chiamato ad assistere i volontari dell’ARVAS e poi lo ricordiamo con i gruppi di canto gospel – e non solo – da lui fondati ed animati, come ricordiamo quasi fosse una chiamata nella chiamata la sua passione per lo sport ed il calcio in particolare per cui ha svolto il ministero stando vicino a tanti apparentemente lontani dal Signore.
Ora, davanti all’ultima chiamata che ha ricevuto il 3 gennaio, quella alla vita eterna, noi non possiamo non provare che due reazioni contrastanti.
La prima quella del dolore per la sua dipartita. Un dolore che stamane personalmente e, sono certo, anche a nome di tutti voi che siete qui e anche di quanti hanno voluto bene a Don Lorenzo ma per vari motivi oggi non sono potuti essere con noi, desideriamo condividere con i famigliari di Don Lorenzo.
Fratelli, sorelle, nipoti che hanno desiderato che le esequie del loro caro fossero celebrate oggi per dar modo a tutti loro di essere insieme qui a salutarlo. È molto bello quanto da voi stiamo apprendendo in tema di unità famigliare, di solidarietà nel dolore. Un insegnamento che ci piace pensare che Don Lorenzo voglia lasciare a noi che stiamo perdendo i valori della fraternità e dell’unità famigliare e che stiamo svalutando la morte celebrandola in fretta, spesso furtivamente perché in realtà ci fa paura e perché davanti ad essa non riusciamo a darci una spiegazione.
La seconda reazione è quella invece che ci riempie di fiducia perché Dio non ci abbandona nemmeno nel buio della morte. Egli, amico dell’uomo, è con lui anche in quell’abisso per riempirlo con la Sua luce, la Sua gioia, la Sua consolazione.
Una spiegazione che possiamo trovare davanti alla morte è quella che ci viene dal Vangelo che ho desiderato far proclamare in questa liturgia per porci davanti alla morte di Don Lorenzo, per guardarla in faccia e lasciarci interpellare da essa e trovare nel Risorto in cui Lorenzo ha creduto, al quale ha dato la propria vita, la risposta che ci dà consolazione e speranza.
Il Vangelo ci ha fatto ascoltare questa frase di Gesù: “Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori”.
In altre parole possiamo pensare che coloro che seguono Gesù come Don Lorenzo che ha seguito Gesù siano come dei doni che il Padre fa al Figlio. Doni che il Figlio accoglie e non getta fuori, non gli esclude dal regno di Dio e dal banchetto delle nozze di suo figlio.
Gesù, infatti, è la Parola di Dio discesa dal Cielo, il Verbo che si è fatto carne. È il pane vivo disceso dal Cielo (Gv 6,51) per dare la vita al mondo. Gesù appartiene al mondo divino ed è stato inviato per la vita del mondo. E questa è la volontà del Padre, che non perda nulla di quanto gli ha dato. E Lui obbedisce volentieri. Obbedisce volentieri a risuscitare coloro che il Padre gli ha dato nell’ultimo giorno.
Sì, cari amici, fratelli e sorelle, il volere del Padre è che nessuno si perda e che possa vivere in pienezza con il Padre e con il Figlio quando verrà la pienezza dei tempi, il suo ritorno nell’ultimo giorno.
“Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna: e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,40).
C’è dunque una volontà di bene da parte di Dio che anche se in questa ora siamo nel pianto per l’umano distacco da Don Lorenzo, essa, tuttavia, ci deve riempire di gioia. Gesù infatti ci fa una promessa: ossia che ognuno che conosce il Figlio e crede in lui potrà entrare in questa gioia e vivere in pienezza.
Don Lorenzo ha creduto nel Signore, nonostante le sue fragilità umane per il cui perdono preghiamo, ha creduto, ha sperato nel Signore. E ora ci piace pensare che stia ricevendo in quella dimensione dove non c’è il prima e il dopo ma c’è l’eterno la promessa che Dio ha fatto ai servi buoni e fedeli del Vangelo, a quanti hanno creduto in Lui e per Lui hanno vissuto: la promessa della vita e della gioia eterna.
È dura la morte, fatichiamo tutti ad accettarla per noi e per coloro che ci lasciano caso mai in età ancora giovanile come Don Lorenzo. È un mistero umanamente incomprensibile e questo fatto rivela la grande dignità dell’essere umano. Gesù è venuto a svelare il mistero della morte. Siamo cioè immortali, siamo destinati all’eternità grazie alla Pasqua di Cristo e per questo sentiamo la grande sproporzione tra il nostro desiderio di felicità e ciò che riusciamo a fare ed ottenere in questa vita. Immortali al momento del nostro concepimento, viviamo questa vita per scoprire la nostra autentica dignità, la misura della grandezza della nostra chiamata, il nostro destino immortale. La morte diventa allora passaggio verso un’altra dimensione di questa stessa vita, verso la pienezza che Dio desidera darci e che preghiamo perché Dio conceda anche al nostro Don Lorenzo. Infatti, Dio ci lascia liberi davanti a questa sua volontà e possiamo anche tragicamente rifiutare di essere riempiti dalla sua presenza, tragicamente allontanarci dalla sua beatitudine.
La morte di Don Lorenzo aiuti tutti noi a comprendere che l’eternità è già cominciata e che la morte ci trovi vivi. Che il passaggio della morte, per noi credenti, sia sempre abbandono fiducioso verso la luce del Signore. In questa mattina preghiamo perché se Don Lorenzo in qualche momento avesse dubitato e non si fosse abbandonato fiducioso alla luce del Signore, il Signore attraverso la nostra preghiera di suffragio, accompagni ora il cammino interiore della sua anima affinché, anche per le nostre preghiere, sia perdonata da ogni rigidezza, da ogni fragilità, da ogni colpa, da ogni mancanza nei confronti di Dio che Don Lorenzo fondamentalmente aveva scelto di servire e ha servito nei piccoli, nei soli, nei malati, nei suoi connazionali, nei tanti fedeli che nelle sue molteplici passioni ha potuto incontrare e amare.
Vorrei concludere con una immagine di Don Lorenzo. Ogni anno, nella sera del 14 agosto, la sera che per noi tiburtini è la sera dell’Inchinata, egli, quando giungeva l’Icona del Santissimo Salvatore che andava a raggiungere la Madre per assumerla in Cielo, davanti all’Ospedale, con un ramo di issopo intinto nell’acqua di rose, in segno di amore per il Salvatore andava a lavargli i piedi.
Ora preghiamo affinché sia il Santissimo Salvatore, il Risorto seduto sul suo trono di gloria, colui che noi chiamiamo il Salvatore e Signore “nostro” a lavare i piedi di Don Lorenzo, ad unirlo alla processione dei tanti uomini e donne che Lui, morto e risorto per noi, è venuto e viene a salvare, è venuto e viene a condurre con sé in Cielo, nel mondo di Dio, dove Maria, la Madre di Gesù, per prima è stata assunta in attesa che prima con l’anima e un giorno con il corpo glorioso tutti siamo uno. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina