Subiaco, Basilica di Sant’Andrea Apostolo, Venerdì 21 gennaio 2022
Signora Sindaco, cari sacerdoti, fratelli e sorelle di Cerreto Laziale, amici tutti che tramite la diretta streaming partecipate a queste esequie con la preghiera dai luoghi dove vi trovate. Penso, in particolare al Vescovo, ai famigliari, ai parenti e amici di Don Timothy, ai suoi confratelli della Diocesi di Mbeya in Tanzania.
Ha duramente colpito tutti la notizia della morte di Don Timothy e soprattutto la repentinità con la quale la sua giovane vita ha incontrato la morte a causa di una malattia comparsa improvvisamente pochi mesi fa, progressivamente diagnosticata come una leucemia che speravamo – purtroppo invano – potesse essere curata presso l’Ospedale Umberto I di Roma, fino a quando lunedì mattina la dottoressa che lo aveva in cura mi ha telefonato con grande dolore poiché ormai si era affezionata a Don Timoteo – uomo buono e mite – per comunicarmi che anche il nuovo tentativo di cure che aveva iniziato non aveva portato giovamento e non rimaneva altro che trovare per lui un Hospice dove accompagnarlo nell’ultimo tratto di strada senza che dovesse troppo soffrire.
Lunedì, così, grazie alla immediata disponibilità dell’Italian Hospital Group di Guidonia è arrivato qui nel territorio della nostra Diocesi dove anche io speravo di poterlo non soltanto sentire al telefono ma andarlo a visitare per non farlo sentire solo. La terribile pandemia da Covid che stiamo attraversando, però, non ha permesso nemmeno questo. Soltanto il Cappellano della struttura, Don Marco Savaresi, che ringrazio, ha potuto salutarlo all’arrivo. Ma martedì mattina una ulteriore notizia: Don Marco mi telefonava per dirmi di non andare perché Don Timothy era stato trovato “positivo” al Covid e nessuno poteva più entrare mentre Don Marco è anche ora in quarantena preventiva.
Ebbene, vi confido che tutto questo mi ha molto turbato. La morte è infatti un evento che sempre ci turba perché spezza legami di affetto, di amicizia, di collaborazione. La morte di un giovane di 46 anni turba ancora di più. Ma poi ci si è aggiunta la solitudine. Certamente ognuno muore da solo, sicuramente so che gli infermieri che si sono presi cura di lui sono stati generosissimi. Ma mi ha recato molto dolore sapere che Don Timothy, giovane prete buono e mite, apprezzato da tutti coloro che lo hanno incontrato, è morto solo.
Ho pensato subito a Gesù.
E a quel Suo grido disperato sulla croce che ho voluto proporre a tutti nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato. Quel grido così umano che probabilmente sarà stato anche il grido di Don Timothy così come di tanti che in questi anni stanno morendo soli negli ospedali e in più, per Don Timothy, lontano dalla sua terra, dai suoi cari, dalla sua Parrocchia di Cerreto …: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.
Domanda legittima, domanda umana, domanda comprensibile. Così comprensibile che anche Gesù, il Dio che si è voluto incarnare, ha elevato al Padre.
Domanda alla quale, però, il Padre ha risposto risuscitandolo da morte!
Domanda che ha trovato risposta una volta per sempre in quel mattino di Pasqua che per noi tutti è diventato motivo di vita e di speranza, la ragione della nostra vita e anche del nostro morire e che il Vangelo anche oggi ci propone: “Il primo giorno della settimana” inizio di una nuova settimana dopo la prima creazione corrotta dal peccato e dalla morte, le donne andarono al sepolcro di Gesù per completare i riti della sepoltura. “Entrate nel sepolcro videro un giovane, seduto sulla destra, vestito di una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: ‘Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto. Non è qui!’”.
È risorto!
Ha vinto la morte e ha assicurato che a tutti coloro che avrebbero creduto in lui sarebbe spettata la stessa sorte.
È risorto!
È il mistero della nostra fede!
È stata per tutta la vita la fede di Don Timothy ed è la verità per la quale ha dato la vita fin da quando nella sua Diocesi di Mbeya, il 5 luglio 2007, nella Parrocchia di Kisa, fu ordinato sacerdote. La verità che ha annunciato con la mitezza ed il sorriso nei 15 anni del suo ministero obbediente a quel comando di cui ci ha detto l’Apostolo Pietro nella seconda lettura. “Dio lo ha risuscitato – Gesù – al terzo giorno e volle che si manifestasse non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio … e chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome”.
Don Timothy questo ha fatto. Ha creduto nel Risorto. Lungo la sua vita lo ha incontrato nella lettura attenta della Parola di Dio, nella preghiera, nei sacramenti. Si è fidato e affidato a quel Dio della vita e della misericordia che ha incontrato tramite la testimonianza dei suoi cari, dei suoi sacerdoti, della sua Chiesa di Tanzania. Quindi ha annunciato il Risorto con la sua vita ed ora, preghiamo affinché ogni eventuale traccia di peccato gli sia tolta e possa partecipare alla pienezza della Risurrezione, possa sedere al banchetto della vita eterna e ricevere il premio della pienezza eterna della vita promesso ai servi buoni e fedeli del Vangelo.
Quel Vangelo che ha annunciato lasciando la sua casa e venendo qui, nella nostra terra. Dapprima a Palestrina dopo soltanto un anno dalla sua ordinazione, quale prete studente nella Facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università Gregoriana dal 2008 al 2013 e poi – dal 2014 al 2016 presso la Facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino in Roma prestando anche servizio pastorale quale Vicario parrocchiale a Palestrina, Carchitti e Capranica Prenestina. A Palestrina fu apprezzato divenendo anche Segretario del Consiglio Presbiterale Diocesano. Nel 2015 – prima dunque dalla unione delle diocesi – mi chiese però di essere accolto a Tivoli. Comprendendo bene i motivi che portava lo feci molto volentieri perché l’ho sempre considerato un prete buono e sincero. Lo inviai così nella Parrocchia di Santa Maria Assunta in Cerreto Laziale dapprima come collaboratore e poi dall’8 dicembre 2016 fino ad oggi come Amministratore Parrocchiale e punto di riferimento per altri sacerdoti studenti provenienti dalla sua Diocesi sia a Tivoli che a Palestrina.
Era un prete stimato dai confratelli che lo elessero anche a Tivoli quale rappresentante della V Vicaria nel Consiglio Pastorale diocesano. Ed è stato stimato anche in Tanzania dove il 15 novembre 2018 era già stato nominato Direttore del Dipartimento Gioventù della Conferenza Episcopale. Nella sua umiltà, dietro mia richiesta, in accordo con il suo Vescovo accettò di rimanere ancora a Cerreto, tra la sua gente, in Convenzione pastorale. Convenzione che sarebbe cessata nel 2024.
Ora lo affidiamo al Dio della vita e della misericordia e con Giobbe ripetiamo quanto ci avrebbe detto Don Timothy: “Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro”.
Mentre dunque preghiamo per la salvezza eterna della sua anima eletta chiediamo a Don Timothy, pensandolo già nel mistero di comunione e di amore perfetto di Dio in attesa della risurrezione dei corpi, di pregare per noi. Per la nostra Chiesa di Tivoli e di Palestrina, per la sua Parrocchia di Cerreto Laziale, per la sua Diocesi di Mbeya, perché non manchino mai vocazioni sacerdotali sante di cui abbiamo tanto bisogno! Vocazioni che vadano all’essenziale e che non si fermino davanti alle piccole difficoltà della vita. Vocazioni coraggiose come coraggioso è stato Don Timothy ad affrontare la malattia – di cui era consapevole – e la morte. Vocazioni che sappiano relativizzare le nostre piccole beghe per guardare con sguardo ampio e ricco di fede a Dio e ai fratelli.
Don Timothy è morto ieri quando a Cerreto si festeggiava il Santo Patrono: San Sebastiano. Anche lui giovane testimone di Cristo. Ti chiediamo, caro Don Timothy di pregare anche per i giovani affinché nonostante i tempi in cui viviamo abbiano la forza di prendere in mano la loro vita e come te donarla al Signore sicuri che con Lui nulla va perduto ma tutto è guadagnato e ritrovato abbondantemente qui e per l’eternità.
Maria, la Madonna delle Grazie, tanto venerata nella Tua Cerreto ti presenti al Padre con l’amore di Madre affinché ti sia concessa la pace eterna. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina