Tivoli, Chiesa di Santa Maria Maggiore, Martedì 31 dicembre 2019
Signor Sindaco, illustri autorità, cari fratelli e sorelle nel Signore!
Eccoci qui, ancora una volta, a concludere insieme un anno che il Signore ci ha dato di vivere, un segmento di tempo – 365 giorni – che non riusciremmo a comprendere se non nell’insieme. Al frammento, infatti, appartiene un senso parziale e non ha l’armonia e l’incanto dell’insieme. Quell’armonia e quell’incanto che il segmento, il frammento, può ricevere soltanto quando è letto nel contesto di quella “pienezza del tempo” che è Dio stesso che entra nella storia facendosi carne nel figlio di Maria per donare ai nostri cuori il suo Spirito, renderci figli adottivi del Padre e permetterci di vivere non più da schiavi ma da figli, eredi per grazia della libertà vera che ha il nostro Padre che è nei cieli, quel Padre che possiamo chiamare confidenzialmente “Abba!”, babbino mio!
Quel senso che Dio ha dato e dà al nostro vivere incarnandosi, facendosi egli stesso frammento, piccolo bambino con una sua storia personale e famigliare per entrare così nella nostra storia per ridare a tutti piena dignità di figli e trasformare il tempo dell’uomo in tempo visitato e benedetto da Dio. Luogo di incontro, spazio fecondo di relazione tra Dio e l’uomo e quindi – se lo desideriamo – anche tra noi tutte sue creature, sì creature di Dio fatte a sua immagine e somiglianza.
In questa sera facciamo dunque un bilancio consuntivo della nostra vita e ringraziamo Dio per i giorni che ci ha dato di vivere e nello stesso tempo ci fermiamo prima del momento festivo che tra poco invaderà di luce e gioia le nostre strade e case per un bilancio preventivo per l’anno che verrà.
Ci domandiamo: che senso hanno avuto i giorni vissuti? Con quale senso vogliamo vivere quelli che ci rimarranno e che cominceremo all’insegna del 2020 tra poche ore?
Se vivremo come se la nostra vita fosse un frammento, un segmento o, ancor peggio, ogni giorno, ora, istante fosse un frammento a sé stante rischieremmo che prevalgano su di noi il non senso, l’egoismo, il piacere immediato ma che non dà felicità, il desiderio di affermazione di noi stessi sugli altri e anche sulla terra che ci è stata data da custodire anche per quanti verranno dopo di noi. Se invece comprenderemo che ogni istante che viviamo è in un progetto pieno di senso allora tutto sarà armonico e teso verso una speranza anche se nell’immediato dovremo affrontare difficoltà.
Occorre dunque che i nostri piccoli “oggi” siano compresi nel grande “oggi” di Gesù.
In questi giorni di Natale lo abbiamo ripetuto con l’evangelista Luca più volte: “Oggi … è nato per voi un salvatore che è Cristo Signore”. E questo “Oggi” per l’evangelista Luca è il tempo di Gesù, la novità di Dio nello scorrere dei giorni.
A Cafarnao, nella Sinagoga dove Gesù presenterà la sua missione di evangelizzatore dei poveri, Gesù dirà: “Oggi si è compiuta questa scrittura che voi avete ascoltato” (Lc 4,21), a Zaccheo il pubblicano dirà: “Oggi per questa casa è venuta la salvezza” (Lc 19,9) e ancora, sulla croce, morente, dirà a uno dei malfattori “Oggi con me sarai nel paradiso” (Lc 23,43).
Ma tutti questi “oggi” esigono di essere letti insieme in un’ottica di fede adulta. Una fede che Maria ci insegna ad avere.
Nel Vangelo ci viene presentata dopo che i pastori sono andati a Betlemme per obbedire al comando dell’angelo: “Oggi è nato per voi un Salvatore che è Cristo Signore” e dopo averlo incontrato ripartirono per dire a tutti lo stupore e la meraviglia provata davanti a quel bambino presentato come Gesù, il Dio che salva, il Messia atteso che è venuto nel mondo.
E Maria ci viene presentata come colei che ci mostra la strada per vivere ogni giorno in una fede adulta ossia facendo sintesi di tutti quegli oggi di Dio che, se ci pensiamo, anche noi viviamo, sperimentiamo, ma dei quali vivendo tutto come segmento, in fretta, vivendo come se la vita fosse fatta di tante tessere di un mosaico scomposto, dimentichiamo che hanno un senso e diventano anche indicatori per un cammino fatto di ascolto, memoria, speranza e quindi solidarietà e fraternità: pace!
Maria ci viene presentata come colei che “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Meditare in greco si traduce syn-ballo che vuol dire “tenere insieme”. E mentre l’uomo non riesce senza Dio a guardare le cose nell’insieme, guarda le cose come frammenti con sguardo cioè “dia-bolico” ossia divisivo, Maria invece è capace di guardare le cose che accadono sotto i suoi occhi, nella sua vita con sguardo “syn-bolico”, guarda le cose con la sapienza del cuore dando credito al Signore e con un “sì” ripetuto quotidianamente al Signore sa vedere eventi che superano le sue capacità, che sarebbero difficili da tenere insieme, da vera discepola del Signore, lasciandosi coinvolgere fino in fondo nel cammino di Dio, permettendo a ciò che capita nella vita e alla Parola di Dio di crescere insieme nel cuore, gli uni di fronte agli altri, in un dialogo proficuo che porta alla certezza che tutto ha un senso, che tutto è grazia e quindi che ogni attimo che viviamo illuminato dalla Parola di quel Dio che si è fatto uomo per noi per renderci come Lui, acquista un senso e ci fa dire che tutto è grazia.
Se non abbiamo sempre vissuto così in questo 2019 che sta per finire chiediamo allora a Dio perdono e proponiamoci per il 2020 di saper mettere insieme meglio le cose che facciamo e la Parola di Dio che continuamente ci chiama a fare di essa il perno delle nostre scelte, delle nostre parole e azioni affinché tutta la nostra vita, come quella di Maria, sia capace di generare lungo il tempo Cristo, affinché Dio anche tramite noi possa continuamente incarnarsi nel nostro mondo e così l’uomo possa continuamente divinizzarsi.
Se vivremo così i nostri giorni allora diventeremo veri artigiani di pace.
Pace che si costruisce proprio – ce lo ricorda Papa Francesco nel Messaggio per questa 53esima Giornata Mondiale della Pace – ascoltando la memoria di chi caso mai non ha potuto vivere giorni di pace e trasmette alle nuove generazioni il ricordo di quel grande desiderio di pace che si manifestava anche in piccolissimi atti di solidarietà tra persone quando intorno erano solo ingiustizie, guerre, divisioni, odio …, proponendoci e compiendo gesti di solidarietà e di fraternità, ma che possono essere veri e portare frutto soltanto se li metteremo continuamente a confronto con il Vangelo scoprendo che soltanto con ripetuti sì ai suoi valori noi costruiremo la pace vera.
Pace che significa attenzione all’altro, attenzione e rispetto per la terra, impegno ad ogni livello per il bene comune senza doppi fini e interessi, capacità di perdonare e andare avanti ricordandoci che Dio incarnandosi non si è arreso davanti all’indifferenza degli uomini al suo amore, ma li ha amati, ci ama continuamente perché non si è fermato e non si ferma rinchiudendoci in ciò che abbiamo potuto dire o fare, ma perché ci considera per le promesse che portiamo in noi. E ridandoci fiducia ci perdona fino a settanta volte sette – cioè sempre – per ricominciare con noi un cammino pieno di speranza affinché l’uomo possa riuscire a costruire la pace, un mondo di pace, rettitudine e giustizia sociale nel rispetto di tutto ciò che Dio ha creato e ci ha posto tra le mani.
In questa sera la Chiesa, con le parole scritte dal Papa nel suo Messaggio, desidera rinnovare davanti a tutti il suo impegno sincero a partecipare pienamente alla ricerca di un ordine giusto, continuando a servire il bene comune e a nutrire la speranza della pace, attraverso la trasmissione di valori cristiani, l’insegnamento morale e le opere sociali e di educazione. A tutti, però, desidera chiedere di aprire il proprio oggi a Dio creatore e Padre, chiede di trovare il senso vero delle cose che facciamo, affinché ascoltando, facendo memoria dei semi del Verbo presenti nel cuore di ogni uomo e donna di buona volontà, tutto sia tenuto insieme e insieme possiamo progredire nel cammino difficile ma possibile della pace. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina