Tivoli, Cattedrale di San Lorenzo Martire, Sabato 25 gennaio 2025
Domenica della Parola
Con questa celebrazione diamo inizio alla Domenica della Parola di Dio che Papa Francesco ha voluto per aiutare tutti a ricordarci che alla base della nostra fede c’è l’ascolto della Parola, una Parola grazie alla quale Dio si rivela a noi e che tutti siamo chiamati ad accogliere, ascoltare, rispondere obbedendo ad essa e annunciarla affinché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.
Se non si conosce Cristo non possiamo dirci cristiani e l’ignoranza delle Scritture – insegna San Girolamo – è ignoranza di Cristo!
È dunque bello che in questa sera Augusto Orlandi, della comunità parrocchiale di Arcinazzo Romano e in cammino verso il diaconato permanente, venga istituito nel ministero del Lettorato ossia riceva la Parola, la accolga sottoponendosi ad essa trovandovi tutto l’amore ed il rispetto per la libertà dell’uomo che Dio ha per noi, e poi si impegni a diffonderla come per sua natura si diffonde ogni dono d’amore. L’amore infatti è diffusivo e tanto più l’amore di Dio chiede di essere diffuso, di essere annunciato con la vita oltre che con le parole.
La Parola di Dio che stasera Augusto riceve dalla Chiesa ma che idealmente desideriamo ricevere tutti noi qui presenti – perché ogni volta che ascoltiamo la Parola noi la riceviamo – è innanzitutto un gesto di amore di Dio per lui così come per noi è l’ascolto della Parola che siamo chiamati a fare tutte le domeniche durante la Messa o nella preghiera personale, o quando leggiamo la Bibbia in comunità, con i ragazzi del catechismo, con i giovani, con altre famiglie …
Davanti a questo gesto di amore di un Dio che tramite la sua Parola si comunica a noi non possiamo rimanere indifferenti.
Vedete, molte volte terminata la Messa, non ricordiamo la Parola di Dio che ci è stata proclamata. Eppure se mi presentano una persona, non succede sempre questo. Forse non crediamo abbastanza che in quella Parola che certo deve essere proclamata bene, scandendo bene la punteggiatura, ecc. sia viva una persona che si vuole comunicare a noi.
Oppure che la nostra conoscenza di quella Persona rimane un po’ superficiale. Se mi presentano una persona soltanto una volta non posso certo farmi un’idea precisa di lei ma se inizio a frequentarla, ad ascoltarla con frequenza, allora non avrò una mezza impressione di quella persona ma entrerò sempre più nel suo pensiero, in ciò che è e che fa, in ciò che prova per me e diverrà sempre più coinvolgente per la mia vita. Ebbene, così è la Parola di Dio che mi svela progressivamente Dio, più la frequenterò più conoscerò l’amore di Dio per me e per i miei fratelli. E tale Parola sarà capace di convertirmi tanto più quanto più la lascerò entrare in me.
In questa domenica il Vangelo ci propone i primi quattro versetti del Vangelo di Luca e il racconto della liturgia alla sinagoga di Nazareth dove Cristo legge e commenta un brano di Isaia.
L’evangelista Luca parla del “raccontare gli avvenimenti” e il brano si conclude con Cristo che dice: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.
Raccontare quel che è avvenuto e scoprire quel che si sta compiendo è il nesso vitale tra Parola e vita.
Sì c’è un nesso vitale tra la vita reale e la Parola di Dio.
Nelle Scritture c’è depositata la storia e secondo Cristo quel che è stato detto secoli prima da Isaia serve a scoprire cosa sta accadendo “oggi”.
Nel ricevere la Parola per divenirne annunciatore, caro Augusto, è importantissimo comprendere questo così come è importante per tutti noi chiamati ad essere, pur con carismi diversi, in ambiti di vita e di lavoro diversi, annunciatori della medesima Parola. Dobbiamo cioè evitare di ascoltare (e predicare) una collezione di idee, di valori, di astrazioni, per arrivare solo a ragionamenti e speculazioni distaccate dalla vita. Quante volte sentiamo belle prediche ma che non incidono perché rimangono teorie, spiegazioni astratte e a volte anche poco convinte di idee che non toccano la vita.
No, l’uomo, cari amici, non viene salvato da una idea, ma da una persona: Cristo, che non ha trasmesso concetti, ma si è incarnato. Non si è limitato a capire ma si è venuto a farsi crocifiggere per noi.
C’è differenza tra sapere che cosa è una malattia e avere quella malattia o ragionare sulla paternità e trovarsi invece un figlio tra le braccia.
Ebbene, Cristo, alla Sinagoga dopo aver proclamato la Scrittura tratta dal Libro del Profeta Isaia non dice: “Quel che abbiamo ascoltato oggi è un valore importante” ma: “Oggi si è compiuto quel che avete ascoltato”!
Molti, infatti, teoricamente sanno cosa andrebbe fatto, ma non sanno farlo. Ci sono persone che hanno studiato tanta teologia ma rimangono analfabeti affettivi, privi di misericordia.
Conoscere le Scritture significherà allora scoprire la mia esistenza in esse e ritrovare le Scritture nelle pieghe della mia vita.
Se un’omelia o un insegnamento non dice in sostanza “Oggi sta accedendo ciò che avete ascoltato” ma rimanda a valori astratti anche se giusti e legittimi, non sarà vita e nemmeno liturgia. Sarà caso mai una bella lezione di teoria ma servirà tanto come imparare a nuotare stando seduti in salotto.
La Parola di Dio va certamente capita ma va innanzitutto accolta. Un conto è capire che la tal persona è povera, un altro conto è se accogli quella persona povera. La differenza è grande e la persona povera certamente la capisce.
Caro Augusto, accogli dunque la Parola per trasmetterla, cari amici accogliamo tutti la Parola in questa domenica per trasmetterla ma con fatti di vita e non con concetti. La Parola di Dio ci è data per trovare chi noi siamo tenendo puntati gli occhi su Gesù che si vuole rivelare a noi per farci trovare il filo di noi stessi, del nostro passato e del nostro presente. Chiediamo per te, caro Augusto di essere capace di questo e comprendendo il segreto del tuo oggi, ascoltando la Parola, tu sappia aiutare tanti a scoprire il segreto del loro oggi. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina