Palestrina, Basilica Cattedrale di Sant’Agapito Martire, Mercoledì 2 luglio 2025
Carissimi fratelli e sorelle,
il Vangelo che abbiamo ascoltato in questo giorno tradizionalmente dedicato alla memoria della Madonna delle Grazie, mi pare sia di grande aiuto per meditare su quanto sta per accadere: Fratel Angie Tirelli Fernandez, dell’Associazione pubblica di diritto diocesano «Famiglia Apostolica per la Chiesa “Madre del Buon Pastore”», viene ordinato diacono.
La Chiesa, dopo un adeguato discernimento, ha riconosciuto idoneo Fratel Angie per porsi per sempre, con tutta la totalità del suo essere, al servizio di Cristo e del popolo santo di Dio quale diacono al quale verrà consegnato il Vangelo per il servizio dell’annuncio della Parola che salva e rende felice l’uomo. Che a contatto con l’altare sarà chiamato a conformare sempre più la sua vita a Cristo che si è fatto nostro servo lavandoci i piedi nella notte in cui veniva tradito, amandoci fino alla fine, fino alla morte infamante sulla croce dalla quale ha chiesto al Padre di perdonare i suoi uccisori, ignari di quanto stavano facendo. Sarà chiamato a conformarsi sempre più al Mistero di Cristo; mistero di passione, morte e risurrezione.
A pregare ogni giorno per il popolo di Dio attraverso la Liturgia delle ore e a spendersi nella carità verso tutti. La carità che è il linguaggio universalmente comprensibile per dire a ciascuno che Dio lo ama, che Dio la serve, che Dio vuole dare significato alla sua esistenza.
Per il discernimento compiuto mi sia permesso ringraziare la Famiglia Apostolica per la Chiesa “Madre del Buon Pastore”, le istituzioni teologiche dove Fratel Angie ha studiato la teologia, il Seminario diocesano, le parrocchie dei Santi Martiri Prenestini e della Sacra Famiglia, la comunità diocesana del diaconato entro la quale Fratel Angie si è trovato come a casa facendosi ben volere da tutti e divenendo per tutti un fratello.
Caro Fratel Angie, cari amici, il Vangelo delle Nozze di Cana è il Vangelo che ci narra di una festa di nozze che sta fallendo. In essa viene a mancare il vino. Il vino che a una festa dà colore, dà sapore, dà allegria. Sembra, la festa di Cana, una fotografia della nostra povera umanità. Dove l’uomo è fragile, labile, fatica a vivere, manca spesso di speranza. Come ricordava il Papa durante l’Udienza Generale di Mercoledì 25 giugno, l’umanità sperimenta “Una malattia molto diffusa …” che “è la fatica di vivere: la realtà – sono sempre parole di Papa Leone – ci sembra troppo complessa, pesante, difficile da affrontare. E allora ci spegniamo, ci addormentiamo, nell’illusione che al risveglio le cose saranno diverse … A volte poi ci sentiamo bloccati dal giudizio di coloro che pretendono di mettere etichette sugli altri …”.
Ma proprio in questa condizione, in questa umanità rappresentata dal matrimonio senza il vino della festa, Cristo può iniziare i suoi segni.
Le Nozze di Cana ci rimandano a un altro matrimonio, il primo della creazione, quello tra Adamo ed Eva che dopo un inizio splendido diventano amare per il peccato, per aver escluso Dio dal rapporto del loro amore, aver ceduto alla tentazione di sostituire “io” a “Dio”.
È la storia dell’uomo e dell’umanità che pensa di essere felice cercandosi da sé un vino che poi continua a finire, generazione dopo generazione, illusione dopo illusione, moda dopo moda.
Questa catena di condanna finisce quando compare una Donna – Maria – che legge la situazione e interviene dicendo ai servi ciò che dice anche a te stasera, caro Fratel Angie: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela!”.
Maria vede la povertà dell’umanità, affronta la realtà e lo fa dichiarando: “Non hanno più vino!” e ricorrendo a Gesù, come a dire anche a te, caro Fratel Angie, che solo insieme a Gesù possiamo affrontare bene la realtà che va inquadrata e alla quale sperando in Colui che tutto può, ridare ad essa sapore, gioia, speranza.
Caro Angie, lasciati sempre guidare nel servizio che oggi la Chiesa ti affida, dalla sapienza di Maria che sa guardare la realtà e se da una parte non fa sconti: “Non hanno più vino!”, dall’altra ci insegna a confidare in Gesù e dice anche a te come disse ai servi delle nozze di Cana: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela!”.
Certamente molti – e a questo devi prepararti – prima di ammettere che non hanno più vino, che sono disperati, che sono senza gioia … le provano tutte. Ma tu mettiti al loro servizio totale, ventiquattro ore su ventiquattro, mettendoti pienamente a servizio di Colui che sa trasformare l’acqua in vino, che sa salvare la festa e ridare gioia e speranza all’umanità.
Caro Fratel Angie oggi la parola “Qualsiasi cosa vi dica fatela!” è rivolta a te come fu rivolta ai servi che non ebbero compiti speciali se non quelli di riempire di acqua le giare che poi Cristo e solo Lui fu capace di trasformare in vino. Dopo quei servi c’è stata la Chiesa ed in essa dal giorno della Pentecoste tanti altri cristiani che per tante generazioni, fino ad oggi, hanno provato e provano a fare quello che Cristo dice loro e hanno così visto l’acqua diventare vino, la disperazione dell’umanità trovare senso e speranza, mostrando che la nostra povera natura umana può essere trasfigurata nella vita dei figli di Dio.
Certamente, è Cristo che cambia l’acqua in vino. È Lui l’artefice dei segni, è Lui che ci riempie di senso e di misericordia, di gioia e di speranza. Ma è molto bello, nel Vangelo delle Nozze di Cana, constatare come per compiere il segno dell’acqua trasformata in vino, Gesù chiede l’aiuto dei servi. Chiede il nostro aiuto, chiede stasera il tuo aiuto!
Immagino ogni tanto lo stupore che avranno provato quei servi nel vedere che l’acqua che avevano versato nelle anfore man mano la portavano verso il banchetto si trasformava in vino tra le loro mani. Le mani impotenti degli uomini che possono operare i segni di Cristo. Così come tu potrai annunciare il Vangelo, battezzare, distribuire la Santa Comunione, assistere e benedire i matrimoni e, a Dio piacendo, un giorno prete, potrai trasformare il pane e il vino nel corpo e nel sangue del Signore.
Ma per fare questo occorre ricordare sempre le due affermazioni di Maria e ricordarle innanzitutto per noi, per te, caro Angie: noi non abbiamo vino e vale la pena fare quello che Cristo ci dice.
Che la tua vita da oggi in poi da diacono sia sempre riempita da questa duplice consapevolezza: noi non abbiamo vino e per trovare la gioia e il senso della vita vale la pena fare quello che Cristo ci dice.
E che questo sia anche il tuo impegno nell’evangelizzazione: far comprendere a tutti, sostenuto dallo Spirito Santo, che noi non abbiamo vino e che vale la pena, è conveniente, fare quello che Cristo ci dice.
Che il tuo impegno sia accompagnato da una vita credibile, trasparente, leggibile da tutti. Una vita senza compromessi e custodita dal celibato ossia da una esistenza tutta gettata in Dio senza timore. Il celibato che è un carisma continuamente da riconoscere, custodire ed educare – come ha ricordato il Papa parlando ai seminaristi del Triveneto – ma che chiede di buttarsi in Dio senza timore, con una sconfinata fiducia nel Signore che stasera ti chiama al suo servizio per sempre, rinunciando alla pretesa di bastare a te stesso o di potercela fare da solo. “Gettati in Dio senza timore. Non si tirerà indietro per farti cadere. Gettati tranquillo, egli ti accoglierà e ti guarirà” (Sant’Agostino, Conf. VIII, 27).
Caro Angie, sostenuto dalla Parola di Dio e dai Sacramenti, dalla preghiera quotidiana, attingi sempre da essi nuova linfa per la tua vita spirituale e anche per l’impegno pastorale affinché mettendoti a servizio di quanto il Signore nel tuo cuore e attraverso la Chiesa ti dirà tu possa contribuire nel portare la Sua gioia e la Sua felicità a tutti coloro che incontrerai sul tuo cammino, possa tu avere sempre il coraggio di raccontare agli altri che è un bene per te aver incontrato Gesù che salva la nostra vita e ci dona la forza e la gioia di comunicare il Vangelo a tutti.
Maria, Madre della Grazia, che ha indicato ai servi il suo Figlio Gesù che ha generato e che invita ad ascoltarlo ti protegga e sostenga sempre con il suo esempio di serva e discepola del Signore e la sua potente intercessione. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina