Omelia alla Santa Messa di Ordinazione Diaconale di Samuele Orlandi

Subiaco, Basilica di Sant’Andrea Apostolo, Sabato 14 settembre 2019

Carissimi fratelli e sorelle,

la nostra Chiesa vive stasera un momento di grazia speciale. Dopo un lungo cammino di preparazione presso il Seminario Regionale di Anagni, il nostro Samuele Orlandi, della Parrocchia di Santa Maria Regina della Pace e San Benedetto in Agosta, diventa diacono ossia riceve il primo grado del sacramento dell’ordine in attesa che, a Dio piacendo, possa poi presto essere ordinato presbitero.

È per noi un momento speciale di grazia perché ben sappiamo quanto la nostra Chiesa di Tivoli, come quella sorella di Palestrina, abbia urgente necessità di sante vocazioni sacerdotali e, questa celebrazione, deve divenire stimolo per tutti affinché non cessi mai la preghiera insistente, che bussa senza mai stancarsi al Cuore di Dio perché susciti e sostenga nella perseveranza nel Suo santo servizio numerose e sante vocazioni anche se viviamo in un mondo dove scegliere “per sempre” è difficile, dove le scelte spesso si rimandano a data da destinarsi perché non si ha sufficiente fiducia in quel Dio dal cuore grande e misericordioso di cui ci hanno parlato le letture della Messa di questa domenica. Un Dio che è il primo a venirci incontro, che è l’unico punto di verità assoluta sul quale poter confidare, sul quale porre con fiducia la nostra vita.

Sì, vorrei qui rivolgermi in modo particolare ai giovani: non abbiate paura a fidarvi di Dio e se vi chiama alla sua sequela per la via del sacerdozio, a dirgli di sì! Non guardate troppo a voi stessi, alle vostre capacità umane nel poterlo seguire o meno … noi – chi più, chi meno – siamo sempre dei figli prodighi. Solo Lui, sì soltanto Lui è fedele a noi! È un Dio fedele a chi chiama ad essere suo figlio per qualsiasi strada Lui indichi al suo cuore, è fedele anche quando come il primo figlio della parabola del Padre Misericordioso ascoltata nel Vangelo noi ce ne andiamo da casa e poi con nostalgia torniamo, è fedele anche quando – come il secondo figlio – rimaniamo fuori di casa, indispettiti perché Lui è misericordioso e fedele verso tutti, anche verso coloro che se ne erano andati e poi tornano a Lui, anche verso coloro che noi giudichiamo lontani, altri da noi, fuori dal suo popolo soltanto perché forse non hanno conosciuto Dio e perché – ogni tanto domandiamocelo – dopo averlo conosciuto si sono allontanati a causa di atteggiamenti di poca accoglienza, poco amore, poca comprensione ricevuti dalla Chiesa o da alcuni uomini e donne di Chiesa.

Probabilmente anche a te, caro Samuele, che stasera divenendo diacono accogli la vita celibataria come dono da vivere per sempre in una totale donazione al Signore e al Suo popolo e ti consacri per sempre al servizio di Dio anche per testimoniare al mondo il primato assoluto di Dio per il quale vale la pena vivere e morire, in questi giorni ti sarai posto la domanda che anche io – vi faccio una confidenza – mi sono posto con un certo timore prima di diventare diacono, poi prete e anche prima di diventare Vescovo: “Ma ce la farò?”, “Riuscirò ad essere fedele a quanto prometterò? A quanto Dio e la Chiesa mi chiederanno di fare?”, “Che ne sarà del mio futuro?” … E ho sempre trovato e ti auguro di trovare una sola risposta: se guardo a me: non so. Non trovo in me una fedeltà a Dio a tutta prova, spesso mi perderò come la pecora, come la moneta che ha perduto la donna del Vangelo, come il figlio minore cercherò tante volte di trovare la libertà lontano da Dio … ma una cosa sicura, vera la so e man mano passano gli anni mi è sempre più chiara: Dio è un Padre sempre fedele! Un Padre che mi verrà a cercare se mi perderò, che uscirà incontro a me per riaccogliermi ogni volta che verrò meno ai miei impegni, che uscirà incontro a me quando ritenendomi migliore degli altri apparentemente lontani me ne starò instizzito, lontano da Lui perché mi sembrerà che usi più misericordia per quelli che considero di “fuori casa” che per me che mi ritengo “di casa, un cosiddetto vicino” … Sì, caro Samuele e cari amici, non esitate a scegliere e a vivere puntando tutto di voi stessi su Dio: noi non sempre siamo perseveranti e fedeli, Lui invece sì! Stamane la Chiesa ha celebrato la Festa dell’esaltazione della Santa Croce invitandoci ad alzare lo sguardo verso di essa e su Cristo che dalla croce ci mostra come Dio ci ami. Sì, Dio ha scelto di amarci donando se stesso, in Cristo, per noi, sulla croce e dalla croce permettendo a tutti quelli che crederanno in Lui di giungere per sempre nella pienezza di vita e di eternità che Cristo ci ha acquistato con la sua Risurrezione. Di fronte a questo amore, davanti a un Dio che ci ama così non dobbiamo esitare a donarci tutti e totalmente a Lui.

E questo discorso vale per i giovani chiamati al sacerdozio ma anche a chi deve decidersi per il matrimonio, per la vita consacrata, missionaria, per i giovani che desiderano dedicare tutto se stessi a Dio e ai fratelli anche vivendo laicamente la propria vita.

In un mondo dove pare che la figura paterna sia indebolita e dove i sociologi, gli psicologi ma un po’ tutti – non dico niente di nuovo … – diciamo che la carenza della capacità di scelta dipende dalla mancanza delle figure paterne: che per tutti sia chiaro che noi un padre lo abbiamo, tutti abbiamo quel Padre che si chiama Dio, il Dio di Gesù Cristo che si vuol far conoscere tramite la preghiera, la lettura assidua della Sua Parola letta nella Chiesa e con la Chiesa, i sacramenti, la direzione spirituale, la vita fraterna, si vuol far conoscere nel povero che chiunque esso sia dobbiamo amare, accogliere, integrare vedendo in Lui l’immagine di Dio da onorare e servire. E quindi tutti lasciandoci amare e servire dall’amore di questo Padre possiamo vivere nella libertà vera e metterci a servizio Suo e dei fratelli qualsiasi sia il ministero che siamo chiamati a svolgere: sia quello di pastori della Chiesa che quello di padri o madri di famiglia.

Tornando a te, caro Samuele, e pensando anche al tuo carattere un po’ timido, schivo, e adesso qui in mezzo a questa Basilica per dire il tuo eccomi per sempre, mi pare sentire ripetere dal tuo cuore, in questo momento, le parole poc’anzi ascoltate che San Paolo rivolgeva al discepolo Timoteo: “Rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me”. La lettura poi continua con tratti autobiografici di Paolo che forse non sono esattamente i tuoi: Paolo dice di sé che era un bestemmiatore, un persecutore, un violento … ma poi continua con parole che possono essere ancora applicate a te: “Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna”.

Sei chiamato, dunque, nonostante la tua pochezza come siamo tutti noi chiamati per amore e misteriosamente da Lui, per “metterti al suo servizio” e per “essere di esempio”.

Mi fermo ancora un attimo su questi due atteggiamenti, su questi due modi di essere che contribuiranno a configurarti per sempre a Cristo-servo.

“Metterti al suo servizio”. Noi pensiamo sempre che metterci a servizio di qualcuno ci tolga la libertà. Ricordati sempre che chi si mette a servizio dei suoi fratelli in umanità perché a servizio di Dio non perde la sua libertà, la sua dignità, non perde nulla ma guadagna tutto. Perché da stasera ti metti totalmente a servizio di un Dio che viene a cercare il figlio prodigo, di quel Dio che mentre il figlio gli cammina incontro, Dio Padre gli corre incontro … che mentre il figlio inizia a fargli il discorso per chiedergli perdono, per dargli i motivi nobili del suo ritorno … – in realtà è tornato perché aveva fame … – non lo lascia nemmeno terminare, lo abbraccia, lo fa rivestire, gli fa mettere i calzari ai piedi e l’anello al dito: gli ridà pienamente la dignità perduta! Ti metti a servizio di un Dio che è sempre in ricerca di chi si perde: la pecora, la moneta, il figlio maggiore per il quale pure esce di casa per pregarlo di rientrare ed unirsi alla festa …

Ti metti a servizio di un Dio la cui verità è l’amore, l’amore che giunge oltre la morte, e la verità non rende schiavi ma liberi!

E poi: “sii di esempio”.

Vivi sempre, caro Samuele, il tuo servizio sentendoti un amato, un “misericordiato” dalla magnanimità di Dio e per questo, poiché reso libero dal peccato e dalla morte, sii sempre gioioso, sereno come chi sta tra le braccia di chi lo ama gratuitamente e fortemente, capace di trascinare per attrazione tanti altri dietro a Cristo quali discepoli-missionari della Sua misericordia perché attraverso il tuo servizio di annuncio del Vangelo sentano quanto è bella, dolce, confortante la Sua Parola. Una Parola che va vissuta più che predicata. Tra poco quando ti consegnerò il Vangelo ti dirò: “vivi ciò che insegni!”. Sì non predicare con grandi discorsi intellettuali e belli – se riuscirai tutti te ne saremo grati – ma innanzitutto vivi ciò che insegni e proclami, sii di esempio perché hai ricevuto molto in bontà e misericordia da Dio!

In questo vivere per Dio e per i fratelli mi piace infine richiamare il più grande servizio che potrai rendere loro: quello della preghiera!

Tra poco ti impegnerai davanti a tutti a custodire e alimentare lo spirito di orazione e ad adempiere fedelmente l’impegno della Liturgia delle Ore per la Chiesa e per il mondo intero. Nella prima lettura abbiamo ascoltato come Mosè abbia pregato ed interceduto presso Dio per la salvezza del popolo di Israele che lungo il cammino verso la terra promessa si era dimenticata di Dio sostituendolo con il vitello d’oro. Quanti oggi hanno sostituito e sostituiscono Dio – che pure cercano anche se inconsapevolmente nel loro cuore – con gli idoli, con il loro io, con il potere, il successo, l’apparire, ecc. Tra i tuoi servizi ci sia sempre al primo posto quello della preghiera. Io sono convinto che ce la metterai tutta per attrarre a Cristo altri uomini e donne che da te si attendono solo il suo annuncio. Che percorrerai tutte le strade possibili per farlo, a partire dal parlare quel linguaggio universalmente comprensibile che è quello della carità. Ma a volte ti accorgerai che non basterà.

Rimani pertanto fedele alla preghiera quotidiana. Sii uomo di preghiera. La preghiera che riesce a piegare anche i cuori più duri perché chiede a Dio e Dio è sempre fedele al suo amore per l’uomo anche quando l’uomo non lo meriterebbe.

Caro Samuele, mentre ti auguro con affetto paterno tutto questo per te e per il tuo ministero, desidero affidarti a Maria, la Madre di Gesù e Regina della Pace, rimasta fedele, in piedi sotto la croce del Suo Figlio. E con Lei a San Benedetto maestro di preghiera e di laboriosità per far giungere a tutti inculturandolo nella vita di chi incontrerai, la gioia del Vangelo! Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina