Omelia alla Santa Messa di Ordinazione Diaconale di sette agostiniani scalzi

Tivoli, Basilica Cattedrale di San Lorenzo Martire, Mercoledì 8 dicembre 2021

Carissimi fratelli e sorelle,

in questa Solennità dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria, il Signore dona la grazia a sette nostri fratelli dell’Ordine degli Agostiniani Scalzi, di essere ammessi dalla Chiesa, tramite il mio ministero episcopale, all’Ordine del diaconato.

Abbiamo sentito i loro nomi, nomi che ci dicono la distanza dalla nostra terra rispetto a quella dove loro sono nati e che immediatamente ci richiamano le loro radici, le loro famiglie, le loro comunità di origine dove hanno iniziato grazie al Battesimo la vita di fede che a un tratto ha incontrato la comunità degli Agostiniani Scalzi e che ora riceve una svolta importante con il conferimento del primo grado dell’ordine sacro: il diaconato! A tutti loro va il mio e nostro saluto così come salutiamo e ricordiamo nella preghiera le loro famiglie e le loro comunità, i sacerdoti e i religiosi che hanno inciso sulla loro vita e li hanno condotti fin qui.

Questi nostri fratelli diventano diaconi – ossia “servi” di Dio e dei fratelli – nella Solennità dell’Immacolata. E proprio da questa solennità, cari ordinandi, vorrei partire per lasciarvi alcuni spunti di riflessione per il vostro futuro.

Nella liturgia della Parola che la Chiesa ci fa ascoltare oggi ci sono come due nodi: il primo che riguarda Adamo ed Eva; il secondo che riguarda Maria.

Adamo ed Eva, posti da Dio nel paradiso terrestre, rivestiti di una veste di luce e di grazia che perdono, però, nel momento in cui usando la loro libertà si lasciano sedurre dal serpente, si lasciano sedurre dal male, e così si ritrovano “nudi”, rivestiti solo della loro pelle, della loro storia contagiata dal male anche se la loro vera veste, la loro autentica pelle è quella del bene, della grazia, della possibilità di vivere riconciliati con Dio e con il creato.

Dall’altra parte il Vangelo ci presenta Maria. Una creatura che sta dalla nostra parte ma che per dono di Dio ci precede. Preservata dal peccato può diventare la Madre di Dio e donare al mondo Colui che ci viene a salvare dal peccato e dalla morte e restituirci a quella vocazione originaria che Dio da sempre ha pensato per l’uomo: essere santo e immacolato camminando davanti a Lui nella carità.

È proprio questo il disegno di Dio: nonostante l’uomo sia stato colpito dal peccato, abbia ceduto e ceda a satana, al male … tuttavia Dio ha posto in lui la nostalgia di ciò che era alle origini, la nostalgia di uscire dal peccato che lo umilia, la nostalgia di una vita eterna e senza fine.

E Dio pur di salvare il suo progetto iniziale distrutto dalla colpa dell’uomo entra tramite Maria nella nostra storia. Non maledice Eva ma il serpente che se non poniamo attenzione è sempre pronto a colpirci. Lo condanna a strisciare per terra ma attenzione perché sarà sempre pronto a morderci il calcagno, a colpirci alle spalle. Tuttavia egli non può essere il nostro futuro, non può starci davanti, è incapace di darci felicità. Lotterà per sempre con l’uomo e l’uomo a volte si lascerà tentare ma in Maria Immacolata noi abbiamo un modello da imitare. Lei è Colei che schiaccia il serpente, donando Cristo al mondo, dicendo il suo “Eccomi” permette all’uomo di rispondere ancora a quel desiderio di bene che alberga sempre nel proprio cuore. Quella nostalgia del Padre e della vita di grazia e bellezza che c’è sempre in lui, in noi, perché posta in lui, in noi, da Dio creatore e Padre.

La Solennità dell’Immacolata ci fa dunque guardare a Maria non come a qualcosa di magico che ci protegge dal male ma come a un modello da imitare nel dire continuamente “sì” alla vita di grazia che Dio, nel suo amore misericordioso e infinito, vuole ridarci e ci ridà per sempre in Cristo.

Ma Maria è tutto questo per noi perché ha detto all’angelo che le annunciava il nuovo progetto di Dio sull’umanità, “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quanto hai detto!”.

È l’eccomi che dobbiamo ripetere tutti e che soprattutto voi che state per essere ordinati diaconi avete detto e dovrete ripetere ogni giorno della vita. Eccomi che non vuol dire desiderare di fare la volontà di Dio solo a parole ma con i fatti. Proprio come Maria! Che dopo aver detto il suo eccomi corre in fretta verso l’anziana cugina Elisabetta, si muove non a rilento ma in fretta nella carità. Che accetta con coraggio la sfida di essere la Madre del Signore quando era già promessa sposa di Giuseppe … Eccomi che vuol dire servizio non a parole ma con i fatti, con la concretezza di una vita apostolica che non vi auguro comoda: la vita del seguace di Cristo non è mai comoda, le pantofole non fanno per noi … ma vi auguro scomoda, ruvida, e tuttavia fedele a Dio guardando a Colei che non ha mai smesso di indossare la veste della grazia.

Anche voi tra poco verrete rivestiti con la dalmatica: è il grembiule del servizio a Dio e ai fratelli per condurli alla fonte della Grazia non con discorsi dotti, non con prediche importanti ma con la testimonianza della vita che diviene servizio dei fratelli affinché giungano a scoprire e indossare sempre più intensamente la veste della grazia, la veste del battesimo, quella veste lucente e pura “del bene che si contrappone al male” quel bene di cui in fondo tutti abbiamo nostalgia.

I vostri voti di povertà, castità, obbedienza e umiltà potranno esservi di grande aiuto. Soprattutto quello dell’umiltà – tipico di voi agostiniani scalzi – l’umiltà che è l’atteggiamento di Maria che come terra fertile si è lasciata riempire di Spirito Santo e ha così potuto dire il suo Eccomi e generare al mondo l’autore della vita, Cristo morto e risorto per noi.

In questo giorno vorrei poi chiedervi, riempiti dalla grazia del sacramento dell’ordine e guardando all’Immacolata, di divenire servi come Lei vivendo alcune vicinanze. Quelle vicinanze che il Papa spesso raccomanda anche ai preti e ai Vescovi.

  • Innanzitutto la vicinanza a Dio. Una vicinanza che vi siete già impegnati a vivere con la professione religiosa. Ma che si deve rafforzare con il diaconato e un giorno, a Dio piacendo, con il presbiterato. La vicinanza a Dio fatta di preghiera intensa, di fedeltà alla Liturgia delle Ore, alla meditazione personale e alla ruminazione della Parola di Dio, la partecipazione quotidiana all’Eucaristia.
  • Poi la vicinanza al Vescovo della Chiesa locale nella quale siete o sarete a servizio. È tanto necessario oggi più che mai camminare insieme e scambiarci i doni spirituali che ciascuno possiede. Con i Vescovi della Diocesi nelle quali sarete non sentitevi mai estranei, siate loro vicini per servire il popolo a loro affidato, per scambiare anche i doni materiali che ciascuno possiede vivendo una autentica ed esemplare povertà e castità.
  • La vicinanza ai vostri superiori e ai vostri confratelli. Sia religiosi che appartenenti al presbiterio nel quale da oggi entrate a far parte. Siate a loro servizio, pronti ad obbedire ai superiori e pronti a sostenere con la vostra obbedienza, castità, povertà ed obbedienza l’obbedienza, la castità, la povertà dei vostri confratelli diaconi e un domani presbiteri sia interni all’ordine che appartenenti al presbiterio diocesano nel quale sarete inseriti. Non parlate mai male di nessuno di loro, non criticatevi, anche se avete culture diverse, ricordatevi sempre che siamo accumunati tutti dalla chiamata che Dio per dono e mistero ci ha rivolto e che oggi la Chiesa riconosce.
  • E infine la vicinanza al popolo. Soprattutto la vicinanza fatta di servizio umile ai più poveri, ai più bisognosi, a quanti hanno perso la speranza, a quanti caso mai hanno sbagliato e pensano che il loro errore non sia più degno di essere graziato dalla misericordia di Dio. Tra poco vi verrà consegnato il Vangelo che dovrete annunciare. Non annunciatelo dall’alto dei pulpiti ma partendo dai piedi. Sì, come Gesù, che ha annunciato il suo mistero di amore donato, nella notte in cui veniva tradito, ponendosi ai piedi dei suoi discepoli per lavarglieli in quella lavanda che è stata profezia del dono di sé sulla croce da cui è sgorgata la vita risorta e la possibilità per tutti noi di rivestirci nuovamente della veste dell’Immacolatezza che oggi contempliamo in Maria.

E infine un ultimo pensiero. Oggi, giorno della vostra ordinazione diaconale, si chiude anche l’anno di San Giuseppe. Giuseppe che ha preso con sé Maria sua sposa e che ha custodito il Redentore. La sua obbedienza, il suo silenzio operoso, il suo coraggio vi siano di costante riferimento per saper prendere anche voi Maria nella vostra vita e con Lei e come Lei generare Cristo al mondo con il vostro servizio, con l’annuncio della gioia del Vangelo, battezzando tutti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina