San Vittorino Romano, Santuario di Nostra Signora di Fatima, Sabato 29 aprile 2023
Carissimi fratelli e sorelle,
la nostra Chiesa stasera vive un momento di grazia. In questa 60ª Giornata Mondiale di preghiera per le Vocazioni, durante la liturgia della IV domenica di Pasqua – detta del Buon Pastore –, essa riceve in dono dal Signore due nuovi sacerdoti: Natale Santonocito e Andrea Strano.
Li riceve la Chiesa di Tivoli e di Palestrina ma è tutta la Chiesa che riceve questo dono poiché il prete, pur essendo incardinato in una Chiesa locale, è prete per tutti, in tutte le situazioni e in tutti i luoghi dove la provvidenza di Dio ed il discernimento del proprio Vescovo lo invierà a svolgere il suo ministero.
Un ministero sempre a servizio di ogni uomo e di ogni vocazione, un ministero che non si esercita mai da soli ma sempre insieme alla comunità che Natale e Andrea saranno chiamati a servire.
Il Vangelo che abbiamo ascoltato mi aiuta a presentarvi l’immagine e la missione del prete che la Chiesa e il sottoscritto ci attendiamo di vedere continuamente in voi, cari amici che state per essere ordinati. Non solo oggi ma, in crescendo, fino al termine della vostra esistenza che da stasera diventa integralmente esistenza presbiterale. Integralmente: 24 ore su 24, in ogni cosa che farete, in ogni vostro pensiero, in ogni vostra parola. Guai se ci fosse una vita presbiterale che poi, in alcuni momenti, si sdoppia su vie diverse quasi come si vivesse in maniera schizofrenica!
Nel Vangelo, dunque, Gesù si presenta utilizzando due immagini: la porta dell’ovile e quella del Buon Pastore.
La porta dell’ovile.
L’ovile è un luogo chiuso dove le pecore sono ammassate, a volte in cerca di aria, sono rinchiuse. Ovile potrebbe essere il nostro cuore dove spesso sono rinchiusi vari desideri, pensieri, idee, convinzioni frutto di imposizioni di ladri e briganti che sono entrati abusivamente nell’ovile, che vi sono entrati non per la porta ma per finestre, scavalcando muri, o rompendo steccati. Che si sono presentati a noi, forse anche in buona fede, come “buoni pastori” senza esserlo e ci hanno propinato le loro convinzioni fino a farci confondere tra quale è la volontà di Gesù Buon Pastore che desidera unicamente la nostra vera libertà, quella libertà che si ottiene soltanto sottoponendoci a Lui che è il solo e perfetto uomo libero! e la loro volontà apparentemente liberante ma in realtà spesso schiavizzante perché volontà di uomini.
Gesù è la porta che attende di essere aperta dal guardiano dell’ovile. Quel guardiano che è il cuore dell’uomo. Affinché Lui, l’estremamente libero, il Risorto da morte che il Padre ha liberato dalla massima schiavitù che l’uomo possa patire: quella della morte e che, per la sua passione morte e risurrezione, può liberare ogni uomo dal peccato, possa entrare nell’ovile. Entrare e liberare con la luce e la forza dello Spirito l’uomo schiavo dei pensieri inculcatigli dalla cultura nella quale è cresciuto fin dalla propria infanzia, nella quale crescendo si è sempre più immerso lasciandosi a volte sopraffare. Una cultura che tanto spesso vorrebbe ora farlo vivere come se Dio non esistesse e nella quale il Risorto vuole entrare per liberarlo dalle sue false convinzioni, per fargli fare un esodo veramente pasquale, per condurlo dalla schiavitù del peccato e della morte, dalla schiavitù di una vita infelice a una vita libera, che si svolge su pascoli meravigliosi, guidandolo nel cammino della vita fino alla mensa celeste.
Insieme alla immagine della porta la liturgia di oggi ci presenta anche quella di Cristo Buon Pastore.
Porta e pastore possiamo anche identificarli pensando che ai tempi di Gesù i pastori avevano l’usanza di dormire sulla porta del loro ovile.
E il Buon Pastore è chiamato a distinguersi dai cattivi pastori. Cattivi pastori erano i re, i dominatori del popolo che lo sfruttavano per il proprio interesse personale o di gruppo, che sfruttavano le loro pecore – i loro sudditi –, ne usavano la lana, il latte, la carne solo per arricchirsi e non per condurle verso la libertà.
Il Buon Pastore è invece colui che favorisce il pascolo del gregge, si mette alla sua guida per far camminare le sue pecore, delle quali conosce il nome, la storia, le fragilità e le potenzialità di ciascuna, senza far loro mancare nulla, senza far mancare loro gli aiuti necessari per il cammino di liberazione dalle strette dell’ovile, guidandole per il giusto cammino, rimanendo vicino anche nella valle oscura che spesso l’uomo deve attraversare prima di giungere alla mensa celeste per lui preparata, prima di ricevere l’unzione con l’olio, prima di ricevere il calice dell’ebbrezza buona, prima di giungere alla casa del Signore per sempre.
Porta e Pastore.
È ciò che siete chiamati ad essere da stasera in poi voi, carissimi Andrea e Natale: porta e pastore.
Pensando innanzitutto a Gesù che è per voi porta e pastore.
È impossibile che una persona giunga a divenire presbitero se non ha fatto l’esperienza dell’amore di Colui che è perfettamente porta e pastore: Gesù.
Forse tramite altri uomini configurati a Cristo Buon Pastore Lui è entrato con la potenza del suo Spirito, con la forza della sua Pasqua, nei vostri cuori che aprendo la porta gli hanno permesso di conquistarvi, di togliervi tante false idee su Dio, tanti preconcetti, di liberarvi da tante vostre idee – forse anche apparentemente buone – alle quali eravate quasi scrupolosamente affezionati per affascinarvi con la Sua presenza, con la Sua Misericordia infinita, con la Sua pazienza, con il suo metodo di misurare le nostre esistenze non pretendendo da noi risultati frutti di sforzi inimmaginabili ma soltanto che ci abbandoniamo totalmente a Lui che, nel vostro caso particolare, vi è venuto a chiamare alla sua sequela per la via del sacerdozio ministeriale. Un abbandono che significa concretamente ascolto assiduo della sua Parola, richiesta di perdono tramite la pratica del sacramento della confessione, preghiera intensa, celebrazione dell’Eucaristia quotidiana, affidamento obbediente ed umile alla Chiesa nella persona del Vescovo, studio della teologia e delle altre discipline pastorali per un ministero adatto a servire l’uomo d’oggi non più incolto ma intelligente e che desidera da noi le ragioni della fede, le ragioni del credere …, ed ancora la capacità di leggere i segni concreti dell’amore di Dio per voi e della sua chiamata nei tanti incontri, nelle persone che vi sono state e vi saranno accanto. È grazie a questo intreccio di ascolto di Dio e di ascolto della voce del Vescovo, dei vostri formatori e del santo popolo di Dio che avete potuto avvertire e rispondere alla chiamata. La vostra vocazione non è un qualcosa di isolato e che riguarda soltanto voi, ma è la faccia di un poliedro dove tutte le vocazioni collaborano a far scoprire, aderire, sostenere la vocazione dell’altro.
Con questa esperienza di amore che Gesù Buon Pastore vi ha concesso entrando nella vostra vita con il suo Spirito e bruciando le scorie che vi impedivano di seguirlo, con gioia ora uscite dall’ovile per essere voi, configurati a Lui grazie al sacramento che stasera ricevete, immagini vive di Cristo Porta e Buon Pastore per il gregge che vi viene affidato e che dovrete pascere non pensando a voi stessi, mettendo da parte le vostre idee e convinzioni personali ma pensando unicamente al bene di chi incontrerete e che dovrete nutrire di Parola di Dio, di preghiera – insegnando a pregare ma anche pregando intensamente per il popolo a voi affidato –, che dovrete nutrire con i sacramenti del Battesimo, della Riconciliazione, dell’Eucaristia, dell’Unzione. Che dovrete guidare non spadroneggiando con i vostri personali punti di vista sulle persone ma innanzitutto ascoltandole, proponendo loro la vita di fede non con uno spirito da crociata o con durezza ma con misericordia, pazienza, rispetto per le loro scelte anche se fossero alla fine diverse da quelle che voi avete loro proposto.
Che dovrete guidare con la carità. Certamente verso di loro ma anche con la testimonianza della carità verso i più poveri e bisognosi. Sappiate sempre che la testimonianza è la predica più efficace che potrete fare.
Siate Pastori creativi: che, insieme al presbiterio unito sotto la guida del Vescovo, si impegnino non a coltivare i loro piccoli interessi ma gli interessi della Chiesa. Pastori che si sforzino di trovare tutti i modi possibili per bussare al cuore dell’uomo di oggi, a quei guardiani nell’ovile che non vogliono aprire al Risorto. E, se fosse necessario, date la vita per chi non apre affinché come Gesù che ci ha arricchiti con la sua povertà anche loro diventino ricchi di fede, di gioia, di libertà, di vita grazie al vostro farvi loro servi per amore! E che possano così giungere alla mensa celeste, a vivere la gioia dell’adesione perfetta a Cristo.
Cari Andrea e Natale è quanto vi auguro stasera.
Ora aprite, ancora una volta, la porta del vostro cuore a Cristo che bussa, che entra in voi con il suo Spirito per configurarvi per sempre a Lui Buon Pastore. E uscite per bussare a vostra volta, in suo nome, alla porta di tanti cuori e condurli con pazienza e amore, insieme alle vostre comunità di cui non diventate capi ma servi, ai pascoli eterni del Cielo e alla gioia di vivere già qui sapendo che la nostra Patria è nei cieli. Vivendo non per questo in maniera disimpegnata nel mondo ma impegnatissima perché un giorno tutti possiamo presentarci al Signore non a mani vuote ma ricche di bene e di amore. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina