Omelia alla Santa Messa di saluto a Don Jean De Dieu Penga Mato e di benvenuto al nuovo Amministratore Parrocchiale di Canterano, Rocca Canterano e Rocca di Mezzo Don Mwape Jery Kabondo Keta

Canterano, Domenica 28 luglio 2024

Signori Sindaci, illustri autorità, cari fratelli e sorelle!

Sapete già il motivo per il quale sono tra voi a celebrare oggi l’Eucaristia.

Salutiamo, infatti, Don Jean De Dieu Penga Mato che, allo scadere della sua Convenzione aperta presso la Conferenza Episcopale Italiana tra il suo Vescovo e la nostra Diocesi per il servizio pastorale, cessa dal suo incarico di Amministratore Parrocchiale dell’Unità delle Rocche e diamo il benvenuto al nuovo Amministratore Parrocchiale, Don Mwape Jery Kabondo Kateta della Diocesi di Kilwa-Kasenga che dal 1° agosto assumerà le funzioni di Parroco per Canterano, Rocca Canterano e Rocca di Mezzo.

Vorrei innanzitutto ringraziare Don Jean per il ministero svolto tra voi in questi anni con generosità e puntualità. Avrei desiderato che si fermasse tra noi, caso mai incardinandosi, ma il suo Vescovo lo rivuole in Diocesi, ed è anche giusto. Potrà così portare là tutto ciò che ha appreso qui in Italia nello studio e nei vari servizi pastorali svolti certamente in un contesto molto diverso dal suo. Caro Don Jean: per tutto grazie!

Circa il vostro nuovo pastore posso solo condividere che è nato a Dubie, nella Repubblica Democratica del Congo il 30 marzo 1965. È sacerdote dal 4 agosto 1996. È stato Vicario parrocchiale in alcune comunità della sua Diocesi, poi Padre Spirituale del Seminario Maggiore San Paolo e del Propedeutico di Kolwezi. Quindi Rettore del medesimo Seminario fino al 2004. È stato collaboratore parrocchiale presso la Parrocchia di Santa Maria del Presepe a Nocera Inferiore mentre in Italia conseguiva dapprima la Licenza e poi il Dottorato in Missionologia.

Nel 2014 è tornato nella sua Diocesi dove è stato Rettore dell’Università Tecnologica Katumba Mwanke di Kasenga e Vicario Parrocchiale. Quindi, dal 2016 al 2021 ancora Padre Spirituale del Seminario Maggiore Interdiocesano di Lubumbashi. Ha un curriculum da Vescovo ma ne abbiamo avuti già altri che da qui sono partiti per esercitare l’episcopato nella loro terra … speriamo che lui resti tra noi …

Vorrei ora, però, alla luce della Parola di Dio che la liturgia oggi ci propone proporvi alcune semplici considerazioni circa la figura del pastore che viene tra voi e di quanto una comunità cristiana – in questo caso tre piccole comunità che invito a camminare sempre più insieme – è chiamata ad essere oggi.

Nel Vangelo, in un contesto pasquale, verso Gesù va incontro una grande folla. Una folla che lo segue. E Gesù, pur ben sapendo ciò che sta per fare, provoca Filippo chiedendogli: “Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”.

Filippo non sa ben rispondere se non calcolare che per sfamare quella folla occorrerebbero ben più di 200 denari di pane …

Ma Gesù non vuole che si calcoli, non vuole strategie per sfamare. Vuole la disponibilità di quel poco che si ha e che si è. Disponibilità a Lui affinché con la potenza della sua Pasqua, dal poco che si ha e che si è possa sfamare tanta gente.

Andrea, fratello di Simon Pietro, gli presenta dunque un ragazzo. Il ragazzo è figura di chi ha poco, di chi non ha voce in capitolo nelle cose dei grandi. In più in greco la parola ragazzo è diminutivo della parola “servo”. Un ragazzo che mette a servizio quel poco che ha: 5 pani d’orzo e due pesci. Da notare che il pane d’orzo era quello dei poveri e non quello buono, di grano, che veniva riservato per le offerte al Tempio.

Gesù prende quei pani e i due pesci, rende grazie, li diede e i discepoli poterono sfamare con i pani moltiplicati tutta la folla. Tanto che addirittura ne avanzò.

Caro Don Jerry anche tu sei come il pane d’orzo, un pane povero come siamo tutti noi. Cari fedeli non pretendete mai dal sacerdote che sia un pane di prima categoria. Ma da oggi ti metti a servizio di questa comunità e se ti lascerai riempire dalla Pasqua del Signore, dallo Spirito che è dono del Risorto, se con la tua vita sarai “rendimento di grazie”, ossia Eucaristia che con Cristo e come Cristo si saprà offrire al Padre nello Spirito per la salvezza dei fratelli, allora anche il tuo poco potrà sfamare tanti.

Certo, questa è una piccola comunità. Insieme, specialmente durante l’inverno, sono numericamente pochi. Ma anche qui molti hanno fame. Ormai la cultura odierna ha invaso e invade tutte le case per cui anche qui, nonostante l’attaccamento alle tradizioni religiose popolari, la fede fatica ad attecchire e ad essere vissuta. Tu, povero pane, pane d’orzo, quale servo autentico del Signore offriti con Cristo al Padre e non lesinare mai di ascoltare, accogliere, essere vicino alla tua gente che necessita di essere sfamata non tanto di pane ma di quel pane che è la Parola di Dio, l’Eucaristia, gli altri sacramenti. Ha necessità di catechesi, di vivere una fede non personale, retaggio di una cultura dove tutti erano cristiani e quindi ci si poteva accontentare di andare a Messa alla domenica per dirci cristiani. Ma ha necessità di vita comunitaria, di relazioni amicali nel nome di Cristo affinché Lo si possa incontrare e celebrare per poi viverlo testimoniando l’amore che Lui ci dà.

Prete così, cerca sempre di servire questa comunità senza mai farla separare dall’unico pane spezzato che è l’Eucaristia che è piena e vera quando viene celebrata in unione con tutta la Chiesa ed il Vescovo.

Fai di tutto affinché i tuoi fedeli vivano la vita diocesana. La catechesi, gli orientamenti pastorali, i momenti di incontro sinodale a livello diocesano, le celebrazioni … che tutti sappiano della loro esistenza e insieme le pratichino! Rocca Canterano, Rocca di Mezzo, Canterano – come del resto ogni comunità all’interno della nostra Diocesi di Tivoli e di Palestrina – non possono rimanere una realtà a sé stante. Ma insieme, nell’unica Chiesa diocesana, devono partecipare all’unica missione profetica che è quella di dare il proprio pane d’orzo affinché, fecondati dallo Spirito frutto della Pasqua, tutti annunciamo insieme le grandi opere di Dio.

Mi rivolgo così a voi, carissimi fratelli e sorelle.

Non solo il prete ma anche voi, ciascuno di voi è pane d’orzo che deve mettersi a servizio di Gesù per sfamare con il proprio impegno, con la propria testimonianza, con il proprio spezzarsi per gli altri coloro che nella comunità, nelle vostre famiglie, nei luoghi di studio e di lavoro, giovani o anziani che siano, hanno bisogno di quel pane che sfama la fame e la sete di senso e verità che ha l’uomo, che rimane nell’uomo al di là dei propri calcoli umani, delle mete che raggiunge ma che, alla fine, non portano nulla di bello e duraturo nella vita.

Utilizzando le parole che San Paolo scrisse ai cristiani di Efeso e che abbiamo ascoltato nella seconda lettura anche io vorrei “esortarvi a comportarvi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto”. Che avete ricevuto con il Battesimo, la Cresima e l’Eucaristia e che dovete coltivare, approfondire, mai dare per scontata. Che dovete vivere con umiltà, ossia lasciando che lo Spirito Santo scenda su di voi come la pioggia scende sull’humus – la terra, da cui deriva la parola umiltà – riconoscendo che la fede non è una proprietà riservata ad alcuni o imprescindibilmente legata alle tradizioni, al “si è sempre fatto così” che a lungo andare rende arida la fede e non più attraente per le giovani generazioni e non coinvolge la vita. Vivete con dolcezza e magnanimità, ossia grandezza d’animo, generosità nobile in mezzo agli altri sopportandovi a vicenda nell’amore. Siate un solo corpo e un solo spirito e tendete a un’unica speranza: la speranza cristiana che è stare sempre e vivere sempre con il Signore.

In questo modo, pastore e popolo, popolo e pastore saranno significativi e contribuiranno a sfamare quella folla di cui anche noi siamo parte e nella quale siamo chiamati a porre il nostro povero pane – cioè le nostre povere esistenze – a lasciarci sfamare da Cristo che ci chiede di coinvolgerci nello sfamare gli altri.

È quanto auspico per Don Jerry e per questa sua nuova comunità. Che tutti vivendo la propria chiamata cristiana che deriva dal Battesimo, dalla Cresima e dall’Eucaristia, diventiamo pane per il mondo che cerca la verità e la salvezza dal peccato e dalla morte eterna. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina