Palestrina, Cattedrale di Sant’Agapito Martire, Giovedì 1° aprile 2021
Carissimi fratelli e sorelle,
con questa celebrazione entriamo nel Triduo Pasquale. I tre giorni che vivremo come se fossero uno e durante i quali celebreremo il Mistero della passione, morte e risurrezione di Gesù. Il grande mistero del Suo amore per noi, un amore donato senza riserve affinché le tante tenebre che invadono i cuori degli uomini, le epoche della storia, anche il nostro tempo, siano trascinate da Gesù che muore e risorge per noi nel grande mistero di salvezza che Egli compie, nella luce da cui è venuto e a cui torna per illuminare per sempre la nostra povera e caduca umanità e trascinarci con sé in quella luce alla quale dobbiamo camminare, che ci è donata nel battesimo e che ci attende per sempre.
Il Triduo inizia con dei gesti di amore grande che Gesù compie durante l’ultima cena con i suoi e che sono profezia di quanto avverrà il giorno dopo, nel primo Venerdì Santo della storia, quando fedele alla missione affidatagli dal Padre donerà la vita, il suo corpo, il sangue, l’anima e la divinità per noi affinché ricevendo questo amore nel grande sacramento dell’Eucaristia anche noi diveniamo capaci di vivere il comandamento dell’amore, il “suo” comandamento – direbbe l’evangelista Marco – proprio quello che lo distingue, lo caratterizza e deve distinguere e caratterizzare ogni suo discepolo.
E quali sono questi gesti che Gesù compie nella notte in cui veniva tradito.
Nella notte: cioè quando c’è buio e si consumano i furti, gli omicidi, si fanno le cose al coperto o, viceversa, gli uomini e le donne si accoppiano, si amano, si scambiano gesti di intimità.
Ebbene nella notte, mentre sa che tra i suoi c’è Giuda il traditore, Gesù compie gesti di amore.
Accoglie i suoi alla cena pasquale lavandogli i piedi. Compiendo un gesto riservato agli schiavi e alle schiave di casa e non certo adatto per uomini liberi tant’è che Pietro tenta di sottrarsi a che il suo Maestro lavi i piedi a lui. Ma Gesù compie quel gesto rompendo ogni schema di ragionevolezza umana e di osservanza della legge. Infatti la ragionevolezza umana e l’osservanza della legge diventano una corazza dell’io, se applicate alla religione diventano formule che impediscono di amare. E invece Gesù ama, va oltre, lava i piedi ai suoi. Sì, anche a Giuda il traditore! A Pietro che dopo poche ore lo tradirà nella notte del processo. Ai suoi che non sapranno vegliare con Lui un’ora soltanto … che fuggiranno nel momento della croce …
Poi c’è un altro gesto. Il grande gesto che l’evangelista Giovanni non racconta ma che ci ha narrato l’Apostolo Paolo nella seconda lettura: «nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice dicendo: “Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”». Istituisce l’Eucaristia. Ci dà quel pane e quel vino che sono il suo Corpo e il suo Sangue donati per noi e il cui significato risiede proprio in quell’atto di amore supremo che Gesù manifesta lavando i piedi ai suoi e anche a noi per poi dire a loro e a noi: “Vi ho dato l’esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”.
E ancora un altro gesto: a Giuda porge il boccone. Gesù davanti al tradimento di uno dei suoi discepoli è profondamente turbato ma non smette di amarlo. Il boccone che gli offre è come lanciargli un salvagente mentre la sua libertà lo sta facendo affogare nel mare del peccato, dell’allontanarsi per sempre dalla luce per immergersi nella notte, in quella notte dove non gli rimarrà che togliersi la vita. Intingere il boccone e offrirlo era il gesto tipico dell’ospitalità. Nella cultura orientale era gesto riservato all’ospite importante. Nella Bibbia Booz offre il boccone a Rut che diventerà sua sposa (Rt 2,14). Gesù nonostante il tradimento di Giuda e, allargando il discorso, nonostante i nostri tradimenti, nonostante che viviamo spesso come senza di lui, senza amore verso coloro nei quali Lui si è voluto identificare: i piccoli, i poveri, i fratelli che incontriamo ogni giorno … si offre, si dona, propone sempre il suo amore. Una proposta di amore che culminerà sulla croce là dove tutto sarà compiuto, sarà portato a perfezione, l’Ora per cui Gesù era venuto dal Padre si compie e si sostituirà all’agnello che si consumava nella pasqua ebraica per ricordare come il sangue di quell’animale mite, sparso sugli stipiti delle case degli Israeliti schiavi in Egitto, li avrebbe salvati dall’angelo sterminatore per poi poter partire verso la Terra promessa, la terra dove passare dalla schiavitù al servizio, dalla schiavitù all’uomo al servizio di Dio che libera, salva, ama da sempre e per sempre l’uomo.
Ebbene, cari amici, questa sera noi celebriamo proprio questo amore giunto a compimento e per il mistero della Risurrezione, grazie al dono dello Spirito, si fa presente per sempre nell’Eucaristia che tanto spesso riceviamo, che nelle settimane di lockdown abbiamo reclamato come un diritto ma che spesso poi non viviamo nelle conseguenze che ci domanda: “come ho fatto io, così fate anche voi …”.
Intendiamoci. Non parlo qui soltanto della distrazione e della poca devozione liturgica che spesso abbiamo verso l’Eucaristia che mangiamo tante volte senza confessarci, senza quel rispetto che dovremmo avere verso il Corpo e Sangue di Gesù che entrando in noi desiderano trasformarci in Lui; senza quelle attenzioni che dobbiamo avere anche esteriormente verso il Corpo di Gesù a volte addirittura profanato o venduto per riti satanici che ci avvertono di porre più attenzione, anche nelle nostre Chiese, al dono più grande che esse racchiudono e custodiscono per la nostra adorazione quando non è distribuito per essere mangiato e divenire carne della nostra carne, amore che trasforma il nostro cuore.
Ma parlo qui della capacità di ricevere l’Eucaristia per viverla nella nostra vita offrendo con Gesù e come Gesù tutto l’amore a noi possibile, un amore che deve tendere sempre più ad essere come il Suo verso i fratelli e le sorelle.
Faccio un esempio per spiegarmi meglio. Un esempio di come si deve vivere l’Eucaristia. Un esempio di quelli difficili, tanto per farmi comprendere.
Spesso – prima della pandemia, almeno, spessissimo – venivo e vengo invitato agli incontri preparatori al matrimonio che si fanno nelle parrocchie. Parlo dell’amore tra gli sposi, faccio loro comprendere che la loro scelta di sposarsi in chiesa e di celebrare il matrimonio-sacramento non è una scelta proveniente dalla loro volontà ma ha dietro una chiamata che viene da Dio. Cerco di far comprendere che dietro al loro incontro si è realizzato un progetto che Dio ha avuto da sempre su di loro. E vedo le coppie che si prendono la mano, si commuovono, si guardano … Ma poi arrivo a parlare della libertà e del rispetto che Dio ha sempre verso di essa e che a volte tale libertà può portare – se usata male – a tradire l’altra parte. E lì vedo le reazioni più dure. E no! Se mi tradisce torna da sua madre … Paradossalmente, in un’epoca dove tutto è lecito, se mia moglie o mio marito dovesse tradirmi … torna da sua madre! Guardate, è comprensibile umanamente ma è così che si rompono tante famiglie, e così si rompono amicizie, rapporti tra parenti …
Stasera celebriamo l’istituzione dell’Eucaristia. Gesù che davanti al tradimento continua ad amare e ci dice: “Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri”.
Questa sera, a causa delle norme antipandemiche, non ci sarà la lavanda dei piedi. Forse è meglio … perché così possiamo fermarci un attimo in silenzio prima di proseguire la nostra celebrazione.
Domandiamoci: Gesù mi ha amato nonostante i miei peccati, i miei tradimenti a Lui, le mie fragilità. Mi ha amato fino a donare se stesso per me facendosi servo per amore fino alla croce, si è dato da mangiare e bere a Giuda, a Pietro, ai suoi, a me e a tutti coloro che lo hanno tradito e lo tradiscono.
E io? Io che anche stasera ricevo tanto amore nell’Eucaristia, come considero questo amore? Come lo vivo? E come lo pratico verso chi mi è ostile o mi tradisce?
Pensiamo a coloro da cui ci siamo sentiti o ci sentiamo traditi e idealmente, con il pensiero andiamo in ginocchio davanti a loro per lavargli i piedi, per donare a loro il nostro amore. Tornati a casa poi, affinché la nostra Eucaristia sia vera, iniziamo a ritessere i rapporti con loro, anche con i fatti iniziamo a cambiare atteggiamento nei loro confronti, ricominciamo ad amarli. Forse non sempre ci riusciremo e – nel sacramento della Riconciliazione – chiederemo perdono a Dio e nutriti del pane di vita, del pane dell’Amore di Dio per noi, continuiamo a provare e riprovare ad amare fino al giorno in cui, trascinati dalla luce di Cristo, vivremo per sempre nel Suo amore. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina