Omelia alla Santa Messa in occasione dell’arrivo della Madonna di Quintiliolo

Tivoli, Basilica Cattedrale di San Lorenzo Martire, Domenica 5 maggio 2024

Signor Sindaco, illustri autorità, carissimi fratelli e sorelle!

La nostra comunità cittadina si ritrova stamane per celebrare insieme questa Santa Messa in occasione dell’arrivo in Cattedrale dell’immagine tanto amata della Madonna di Quintiliolo.

Viene tra noi la Madre!

E mentre viene tra noi la sua icona per ricordarci che la Madonna ci è vicina, noi siamo riuniti qui per ascoltare la Parola del suo Figlio e ricevere nell’Eucaristia il sacramento del corpo e del sangue di Gesù che Lei ha generato e che stamane, in modo particolare, ci rivolge un invito importantissimo, un invito che è centrale per la vita cristiana ma anche per l’oggi della storia: «Rimanete nel mio amore – ci dice Gesù. Vi do un comandamento: “Che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”. E se osserverete questo comandamento, la mia gioia sarà in voi e la vostra gioia sarà piena!»

È molto bello quello che ci dice il Signore.

E ha una valenza particolare specialmente oggi, in un mondo triste e bisognoso di gioia e di speranza. In un mondo dilaniato da tante guerre, dove la pace mondiale è fortemente compromessa, dove l’egoismo prevale sull’amore tra i popoli, nelle famiglie, nelle comunità civili e anche in quelle parrocchiali, dove viviamo in un clima così surriscaldato dall’odio dove basta un nulla per offenderci, attaccarci, dove per il denaro siamo disposti a rompere amicizie, legami familiari, dove ci insultiamo con tanta facilità sui social appena manifestiamo un pensiero discordante da quello altrui, dove l’offesa, la calunnia diventano, ahimè, stile di vita …

Sì, abbiamo necessità di sentirci dire, davanti alla Madre comune, “Rimanete nel mio amore”, “Amatevi gli uni gli altri”.

Non è sempre facile, nemmeno tra fratelli, volersi bene. Ma se siamo davanti alla Madre è più difficile rifiutare l’invito.

E l’invito stamane ci viene da Gesù.

Gesù che già domenica scorsa ci esortava a “rimanere in Lui” come i tralci, che per portare frutto, devono rimanere attaccati alla vite e lasciare che la linfa vitale scorra dal tronco al tralcio affinché il tralcio produca grappoli buoni e non venga reciso dalla vite perché improduttivo.

E oggi Gesù ci spiega cosa intende con quell’invito a rimanere in Lui. Perché occorre rimanere in Lui? E lo spiega così. Ci dice innanzitutto di rimanere in Lui, come Lui rimane nell’amore del Padre. Un amore che ha ricevuto dal Padre e che Lui, uno con il Padre, ma fattosi uomo, morto e risorto per noi, usa verso di noi.

Un amore nel quale per rimanervi innestati occorre che osserviamo i comandamenti, proprio come Gesù che ha osservato i comandamenti del Padre.

Un amore che ci considera “amici” – quello di Gesù per noi – … ma potremmo chiederci: che amicizia è, che amore è se è subordinato all’osservanza di un comandamento?

È l’amore che si sperimenta in tutte le amicizie e le storie di amore che non sono mai simmetriche.

Nelle amicizie e nell’amore c’è sempre uno che dà prima dell’altro, che si manifesta, che dona attenzioni all’altro … e l’altro se vuole entrare nel rapporto di amicizia, nel rapporto di amore deve accettare di essere amato, di corrispondere all’amore imparando il linguaggio, il modo di amare e di essere dell’altro. Questo capita nelle amicizie, nell’amore umano e ancor più con Gesù.

Gesù ci ha scelti come destinatari dell’amore che c’è tra Lui e il Padre. Ha obbedito al Padre fino a dare la sua vita per dimostrarci l’amore di Dio. Una vita donata incarnandosi, tutta spesa per compiere fatti e segni di amore per l’uomo, fino a donarsi sulla croce per noi per poi risorgere, riprendere di nuovo la vita, ascendere al Cielo e non abbandonarci donandoci lo Spirito Santo – amore perfetto sussistente tra il Padre e il Figlio e donato alla Chiesa e a tutti coloro che lo vorranno accogliere – un amore puro, infinito, che muove chi lo accoglie ad amare i fratelli.

Per accogliere questo amore che Gesù ha scelto di donarci chiamandoci ad essere suoi partner anche se impari, ci chiede solo una condizione: quella di osservare un comandamento nuovo ossia che ci lasciamo amare da Lui e, pieni di amore, diffondiamo amore; pieni della gioia che viene dal sentirci amati da qualcuno che non è un essere umano ma è Gesù – vero uomo e vero Dio –, Gesù che è uno con il Padre, noi amiamo, noi diffondiamo nel mondo la sua gioia!

E come ci si apre a questo amore che è dono di Dio?

Maria, la prima discepola del Signore, ci insegna come obbedire – Lei che ha obbedito perfettamente – al comando di Dio.

Ci si apre innanzitutto ascoltando la Parola di Dio, quella Parola dove Dio si rivela, si fa conoscere, ci fa conoscere il Suo grande amore per noi.

Stamane siamo tutti qui per onorare l’immagine della Madre, la perfetta ascoltatrice della Parola, la perfetta obbediente alla Parola di Dio, il perfetto modello di come si obbedisce alla Parola che si riassume in un unico comandamento: “Ama Dio con tutte le forze, con tutta la mente, con tutto te stesso e il prossimo come te stesso”. Domando dunque a voi e a me per primo: ma noi ascoltiamo la Parola di Dio? Quanto tempo dedichiamo alla sua lettura, al suo approfondimento, sia da soli che in comunità, nelle nostre parrocchie?

Se non c’è ascolto, in ogni amicizia si potrebbe rischiare di pensare di essere amici ma senza in realtà esserlo. Un po’ come i bambini quando dicono che hanno la fidanzatina e alla domanda: “ma lei lo sa?”, rispondono candidamente “no”.

Ascolto della Parola di Dio, dunque.

Un ascolto che avviene nella preghiera.

Preghiera che è relazione con Dio.

Maria viveva di questa relazione fatta di silenzio, ascolto, messa in pratica di quanto Dio le diceva.

Noi preghiamo?

Che qualità di preghiera abbiamo?

A volte pensiamo che basti venire in chiesa, alle processioni, ai riti e crediamo di aver pregato.

Ma se non c’è relazione profonda, da cuore a cuore con Dio che ci viene incontro in Gesù, che preghiera è la nostra?

C’è poi un altro modo di sperimentare l’amicizia di Gesù, di Colui che ci chiama “amici” e non “servi”: quella di relazionarci con Lui nei sacramenti che ha lasciato alla sua Chiesa: l’Eucaristia, innanzitutto, dove si dona a noi con il suo Corpo e il suo Sangue. Dove si fonde in un tutt’uno con noi per renderci come Lui e permetterci di camminare nel mondo con Lui e come Lui. E con l’Eucaristia e gli altri sacramenti sottolineerei la Confessione: là dove io mi apro nell’amicizia a Gesù, gli apro il mio cuore fragile e Lui mi fa dono dello Spirito Santo per perdonarmi i peccati e darmi la possibilità di ricominciare una vita nuova.

Insieme all’ascolto della Parola occorre poi obbedire ad essa, cioè metterla in pratica. Maria ha corrisposto all’amore di Dio per Lei non a parole ma con i fatti. Accettando di divenire la Madre di Dio con tutte le conseguenze che la porteranno fin sotto la Croce del suo Figlio morente per noi.

Cari amici, solo a queste condizioni si entra nell’amicizia con Gesù. E come in ogni amicizia quando si scopre di essere sulla medesima lunghezza d’onda, quando si scopre che nonostante le nostre deficienze l’altro ci ama, si prova gioia. La gioia che provò Maria e che prova ognuno di noi, se pur in grado diverso, quando obbedisce a Dio e si apre nell’amore ai fratelli, in particolare ai più piccoli, ai più bisognosi, ai poveri. Inizia cioè a vivere amando perché amato ben sapendo che alla fine della vita saremo giudicati proprio su come avremo amato oppure no.

Stamane, dunque, ringraziamo il Signore per l’amore che ci dona continuamente.

Davanti alla Madre impegniamoci ad accoglierlo per amministracelo vicendevolmente.

Che tutti possiamo sperimentare la gioia che viene dall’accogliere l’amore e vivere nell’amore, nella capacità di perdonare, di gettare ponti di pace e di dialogo piuttosto che alzare muri di guerra, divisione, odio, non amore per la vita di ciascuno.

Ringraziamo Dio perché come cristiani ci ha scelti quali destinatari del Suo amore e anche oggi ci costituisce e ci manda per portare frutto e affinché il nostro frutto – ossia la gioia e le opere di bene che faremo e diffonderemo – rimangano quali mattoni per costruire la civiltà dell’amore e del perdono.

E infine, sicuri della Sua promessa, la promessa che qualunque cosa chiederemo al Padre nel nome di Gesù Lui ce la concederà, chiediamo che l’amore e la gioia di amarci veramente si diffonda per le nostre strade, nelle nostre città, nel mondo intero! Maria, Vergine di Quintiliolo e nostra amata Madre, ci aiuti a corrispondere alla vocazione che scegliendoci uno ad uno, Gesù ci affida affinché secondo un progetto che Lui ha per ciascuno di noi si possa diffondere il Regno di Dio.

E ricordiamoci sempre che saremo giudicati sull’amore! Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina