Omelia alla Santa Messa in occasione dell’arrivo in Cattedrale della Immagine della Madonna di Quintiliolo

Tivoli, Basilica Cattedrale di San Lorenzo Martire, Domenico 7 maggio 2023

Signor Sindaco, illustri autorità, sacerdoti, diaconi, cari amici!

Il Vangelo che ci è proposto in questa V Domenica del Tempo Pasquale è tratto dal cosiddetto Discorso di addio di Gesù. Gesù ha appena terminato di consumare l’Ultima Cena con i suoi discepoli e sta per affrontare la Passione. Quello che la comunità dei suoi discepoli vive è un momento difficile. E in questo contesto di paura, di tristezza per il distacco dal Maestro, Gesù inizia il suo discorso di addio dicendo: “Non sia turbato il vostro cuore!”.

Ebbene, poiché quando il Vangelo è proclamato nella liturgia, è Parola che Gesù rivolge a noi, stamane a noi tiburtini riuniti nella nostra Cattedrale per la partecipazione alla Santa Messa dopo aver accolto in Città l’Immagine della Madonna di Quintiliolo a tutti tanto cara, dice: “Non sia turbato il vostro cuore!”.

E cosa vuol dire che non deve essere turbato il nostro cuore?

Il turbamento nella lingua greca, la lingua del Vangelo, è come il risultato di uno scossone, è inteso come il risultato di un crollo di tanti punti di appoggio, come il risultato di un forte terremoto che viene a distruggere la solidità della nostra casa minandone le fondamenta.

Lo possiamo capire dalla rassicurazione che Gesù dà ai suoi discepoli e anche a noi stamane quando dice: “Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore”. Il problema che turba il cuore è dunque quello del bisogno di una dimora, di un riparo sicuro.

È in fondo il dramma della vita dell’uomo fin dalla nascita. Nasciamo, usciamo dal grembo della madre e ci troviamo nel vuoto e iniziamo a piangere e per tutta la vita ci portiamo avanti questo problema che ci turba e che possiamo riassumere con alcune domande: “Dove sto andando?”, “Dove mi state portando?”, “Che fine farò?”, “Che ne sarà di me?”.

E questo turbamento è per noi, uomini e donne del XXI secolo, più grande – se ci riflettiamo – rispetto a un recente passato.

In un recente passato la fede in Dio, nel Dio di Gesù Cristo, impregnava fortemente la nostra cultura. Tutti eravamo cristiani, sapevamo cosa volesse dire esserlo e anche chi non lo sapeva del tutto o si diceva non credente viveva ugualmente i valori derivanti dal Vangelo. Valori che venivano insegnati in famiglia, a scuola, che venivano rispettati nel mondo del lavoro, nella società … che si respiravano come si respira l’aria. Intendiamoci: i peccati ci sono sempre stati e sempre ci saranno, dirci cristiani ed esserlo veramente è sempre stato difficile. Tuttavia ci sembrava di avere più chiara la meta verso cui camminavamo. Senza paura si parlava di paradiso, di vita eterna e si metteva in guardia dall’inferno …

Oggi, l’indeterminatezza della meta da raggiungere nella vita si sente fortemente.

Facciamo tante cose, abbiamo tanti impegni, ma spesso non sappiamo perché le stiamo facendo? Dove stiamo andando? Quando ero bambino ricordo che c’era una pubblicità che consigliava di bere un liquore contro il “logorio della vita moderna” … È, questo logorio, il turbamento che vive chi si trova immerso nel caos della vita e vorrebbe una dimora stabile ma non la trova e ha la percezione di essere come un motore di ricerca che gira a vuoto sul nostro computer.

Gesù risponde a questo desiderio di dimora, di casa stabile che può far cessare la nostra inquietudine. Ed è a Lui che dobbiamo ricorrere per superare le nostre ansie e i nostri turbamenti, cari amici! Gesù ci ricorda subito che c’è una casa ed è la “Casa del Padre”, nella quale ci sono molte dimore, molti posti. E per andarci non occorre che facciamo grandi e faticosi viaggi con le nostre povere forze poiché ha già fatto tutto Lui: “Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me”. È Gesù stesso che muore, risorge, va al Padre e con il Padre, attraverso il dono del suo Spirito torna a noi per prenderci e portarci al Padre, per portarci a casa.

E noi, allora, cosa dobbiamo fare?

Avere innanzitutto la certezza che Gesù ci ha aperto la via per la casa del Padre e così noi dobbiamo con fede abbandonarci a Lui, fidarci di Lui giorno per giorno. “Non sia turbato il vostro cuore!”.

Desiderare questa dimora – desiderare è già possedere, insegna Sant’Agostino – e abbandonarci a chi ci permette di entrare e stare fin d’ora in questa dimora grazie allo Spirito che invia su di noi.

È turbato il cuore di chi vive la vita preoccupandosi soltanto di farsi una casa da solo … ovvero è turbato il cuore di chi pensa che tutto il suo futuro dipenda da quanto accumulerà, dai suoi sforzi personali, dal suo gestire tutto e tutti perché tutto vada bene e secondo i suoi disegni. Non è turbato, invece, chi si affida a Dio. Chi si lascia prendere e portare al Padre.

Ciò non vuol dire che il cristiano deve restare ozioso nella vita, con le mani in mano. Assolutamente no, proprio perché crede deve vivere appieno il Vangelo e farsi anche lui strumento affinché tutti percepiscano che la vera pace, la vera serenità la si trova soltanto fidandosi e affidandosi a Dio Creatore e Padre. Nella prima lettura abbiamo ascoltato come nella prima comunità cristiana c’era chi era addetto alla preghiera e alla predicazione e chi all’assistenza agli orfani e alle vedove. Tutti, pur se ciascuno a seconda dei suoi doni, dobbiamo darci da fare in attesa di entrare nella dimora eterna del Cielo. Ma dobbiamo anche imparare a fidarci e ad affidarci a Dio.

Nel Vangelo poi ci viene dato un ulteriore aiuto per andare a questa dimora che ci dà stabilità, protezione sicura, nella quale non dovremo temere nulla perché saremo uno con Dio. Tommaso, detto Didimo – che vuol dire gemello … gemello di ognuno di noi – chiede a Gesù: “Non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via?”.

E Gesù risponde indicando a lui e a tutti noi una strada che è la relazione con il Padre.

Gesù – dice – che conosce la via perché conosce il Padre, e tu Tommaso, tu cristiano … conosci la via perché conosci me. Quando conosciamo Cristo, cari amici, quando abbiamo memoria di Lui, allora conosciamo come è la via per andare al Padre, per fare la sua volontà e stare sereni sia quando le nostre strade sono dritte o piene di curve, in salita o in ripida discesa. L’importante è restare con Lui, costi quel che costi e così raggiungeremo la dimora del Cielo.

Guardando a Maria oggi desideriamo imparare da Lei a vivere con questo stile di abbandono confidente in Dio.

Anche Lei davanti ai progetti misteriosi che Dio le fece conoscere al momento dell’annunciazione disse che il suo cuore era turbato: non conosco uomo … come è possibile che divenga la madre del Signore?

L’Angelo – la manifestazione di Dio – la assicurò. “Non temere!”, “Hai trovato grazia presso Dio” “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’altissimo ti coprirà con la sua ombra”. E fidandosi è divenuta la Madre di Dio e Madre nostra che ci insegna a vincere ogni turbamento fidandoci e affidandoci a Dio.

Da Lei, che oggi, accogliendo in Città, desideriamo accogliere nei nostri cuori, impariamo la vera medicina per vincere la nostra inquietudine, il nostro turbamento. Fidiamoci di Dio, ascoltiamo maggiormente la sua voce e lasciamo che ci conduca alla meta eterna. Smettiamo una volta per tutte di confidare troppo nell’uomo! Nelle settimane scorse mi ha colpito come alcuni di coloro che hanno inventato e sviluppato quella che si chiama intelligenza artificiale abbiano detto fermiamoci. È giusto ricercare, progredire, lavorare … ma non dimentichiamo mai di essere creature di un Dio Creatore e Padre. Affidiamoci, fidiamoci di Lui. Cerchiamo di conoscerlo tramite Gesù che è la via che ci conduce al Padre e conformiamo la nostra vita, le nostre scelte, le nostre parole ed azioni a Lui. Ogni nostro turbamento, così, sarà superato. Troveremo e potremo diffondere la vera pace. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina