Omelia alla Santa Messa in onore della Madonna di Loreto

Palestrina, Parrocchia di Sant’Antonio Abate, Domenica 10 dicembre 2023

Cari fratelli e sorelle,

domenica scorsa abbiamo iniziato il periodo di Avvento. Periodo di allenamento per vivere ogni giorno la preparazione alla venuta, alla fine dei tempi, nella gloria, del Signore che verrà a giudicare i vivi e i morti.

E periodo nel quale, annualmente, ci prepariamo a celebrare la prima venuta del Messia nella storia nel suo Natale.

Dio, creatore e Padre, dopo aver creato l’uomo e la donna, dopo averli dotati del grande dono della libertà, dovette infatti assistere al loro cattivo uso della libertà, alla loro caduta nel peccato che significa volersi sostituire a Dio. Ma davanti al loro peccato che li condusse fuori dal giardino dell’Eden, ponendoli in un clima di odio vicendevole che culminerà con l’omicidio di Abele da parte del suo fratello Caino – inizio e simbolo di tutte le vicende peccaminose dell’umanità segnata dal peccato originale – davanti al peccato dell’umanità rappresentata da Adamo ed Eva – dicevo – Dio non si rassegnò. E, amante fedele e compassionevole della sua creatura, mandò il suo Figlio, Gesù, per salvare l’uomo dal peccato e dalla morte.

Avvento dunque è tempo di attesa della celebrazione di questo grande evento.

In questo tempo di attesa della venuta del Messia, il Profeta Isaia invitò il popolo – oggi quel popolo siamo noi che attendiamo la seconda venuta del Messia – a preparagli la via, a creare le condizioni perché Egli possa salvarci, eliminando tutti gli ostacoli, le asperità che come su un terreno dove deve essere tracciata una strada possono esserci. Occorre sbancare la terra là dove ce ne è troppa, ripianare le buche e gli avvallamenti là dove la terra manca affinché la strada tra Dio e noi, e tra noi e Lui sia diritta e percorribile. E questo lo si fa con l’ascolto della Parola di Dio che chiama a conversione, con l’accostarci ai sacramenti – canali della Grazia –, con la carità.

In questo periodo di attesa la liturgia dell’Avvento ci propone due figure a cui guardare: quella di Giovanni Battista e quella di Maria che oggi, nella vostra parrocchia, celebriamo con il titolo di Madonna di Loreto uniti ai tanti che in questo giorno ricordano come nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 1296 giunse sul colle Probo, vicino ad Ancona, – secondo la leggenda trasportata dagli angeli – una parte della Santa Casa di Nazareth dopo che Nazareth nel 1291 era stata invasa e occupata dai Turchi.

Mi fermo anche io, dunque, stamane, con voi, a guardare a queste figure che ci dicono come prepararci alla venuta del Messia, come attendere la celebrazione memoriale della prima venuta e come attendere la seconda ed ultima venuta.

Nel Vangelo di stamane il Battista ci dice che per accogliere Gesù occorre divenire umili. Come Giovanni Battista davanti a Gesù che venne a farsi battezzare da lui al Giordano, occorre fare un passo indietro nel nostro cuore rispetto al nostro desiderio di emergere, di primeggiare.

Noi siamo chiamati ad accogliere Gesù innanzitutto perché la salvezza che porta sia capace di convertire i nostri cuori induriti, pieni di asperità e lacune come le strade da appianare perché siano collegati due poli. Ma per annunciare Colui che viene, è venuto e tornerà nella gloria alla fine dei tempi, occorre fare come il Battista un passo indietro nel nostro cuore rispetto al desiderio di emergere e di primeggiare quando annunciamo il Vangelo, con il rischio di portare gli altri dove vogliamo noi e non dove vuole Dio.

Nell’attesa dobbiamo impegnarci nel farci trovare pronti per Dio che viene a visitarci accogliendo l’invito della predicazione del Battista alla penitenza e alla conversione. Farci trovare pronti non con un aggiustamento di facciata, ma attraverso un profondo cambiamento del cuore. È necessario un esodo profondo da noi stessi, così come la gente che accorreva dal Battista “Usciva verso di lui da tutta la regione della Giudea …”. Occorre fare deserto intorno a noi per riconoscere nel silenzio il nostro peccato e dar senso al rito di purificazione battesimale proposto dal Battista.

Giovanni ci viene inoltre descritto vestito di peli di cammello e una cintura di pelle intorno ai fianchi, e che mangiava cavallette e miele selvatico … vestiva come il profeta Elia che era il profeta che secondo le Scritture sarebbe dovuto venire per preparare la venuta del Messia. Giovanni mangiava poi cavallette e miele selvatico perché il banchetto nuziale si consumerà solo quando verrà lo Sposo dell’umanità, Gesù! Il Messia!

Il Battista allora, in questo Avvento, ci dice: preparatevi, fate penitenza, convertitevi, cambiate il cuore per accogliere uno più grande di lui e anche di tutti noi, a cui il Battista non può neppure toccare i sandali. Il sandalo, infatti, è simbolo nella Bibbia del riscatto, della redenzione. Il Messia che viene è lui e solo lui il riscattatore, il redentore di Israele, del popolo di Dio. Perché solo Lui è e sarà quel “più forte” capace di combattere e vincere il maligno, il vero nemico dell’umanità che la tiene immersa nel peccato mentre Gesù la immergerà nello Spirito Santo, lo Spirito dell’amore.

Con il Battista guardiamo a Maria.

A Loreto sono conservate le mura della Casa di Nazareth. La casa dove Maria nacque Immacolata, dove crebbe, dove pregò, iniziò a leggere la Scrittura e dove ricevette da parte dell’Arcangelo Gabriele l’annuncio: rallegrati, gioisci, il Signore è con te! Diventerai la Madre di Dio. La Casa di Nazareth è il luogo del suo turbamento e del suo affidamento fiducioso alla volontà di Dio: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo ciò che tu hai detto”. E il Verbo si incarnò!

Sì, se Giovanni aveva annunciato la prima venuta del Messia. Guardando a Maria di Loreto, alla Casa di Nazareth noi pensiamo che lì, in un luogo preciso della storia, della geografia, Dio si è fatto carne per stare insieme a noi e per essere il Dio con noi e per noi! Lì – come disse Sant’Atanasio – “Il Figlio di Dio si è fatto uomo per farci Dio”.

E tutto questo si è potuto realizzare grazie a Maria che per attendere il Signore ci insegna ad ascoltare: ascoltare la Parola di Dio che ci viene sempre incontro affinché lo accogliamo, e nella fede, nell’umiltà, nell’obbedienza, permettiamo alla Parola di farsi carne anche in noi.

Il nostro mondo ha bisogno di incontrare Dio.

Nel buio delle nostre mancanze di senso, di odii, di guerre, di odii e lotte all’interno delle nostre famiglie, di eliminazioni del dono della vita, nel buio di questo tempo dove tutto è cosificato – anche le donne e gli uomini … – abbiamo bisogno di essere visitati da Dio che già ci ha visitati e che prima della sua ultima venuta vuole farsi accogliere da noi come fece Maria, nell’obbedienza della fede. Affinché come Maria e con Maria lo generiamo al mondo, lo testimoniamo, lo portiamo a tutti.

Maria a Nazareth ha accolto la proposta di Dio che voleva entrare nell’umanità. E appena ha detto sì si è mossa, è uscita, è andata mossa dalla carità verso la cugina Elisabetta che ha riconosciuto Colui che Lei portava nel suo grembo.

Nazareth ci insegna dunque ad avere gli atteggiamenti di Maria per accogliere Gesù.

Ma ci insegna anche a vivere con Gesù e per Gesù. Pensare alla Santa Casa di Loreto significa anche pensare alla vita della Famiglia di Nazareth. Una famiglia dove regnava il silenzio, l’amore e l’accoglienza reciproca, la gioia di vedere un figlio non “proprio” crescere in età, sapienza e grazia … Nazareth ci insegna cioè a saper evangelizzare senza trattenere nulla per sé. Maria e Giuseppe sono la famiglia del Nazareno, gli danno vita, lo custodiscono, ma sanno che non è loro e lo avranno guardato come deve guardare ogni genitore i suoi figli: senza pensare che siano cose loro, figli ai quali dare il meglio di sé come esempi, come educazione ma poi lasciandoli liberi di percorrere le loro strade.

Cari amici, in questa domenica impariamo dunque ad attendere il Dio che viene, a dichiararci umili come fecero il Battista e Maria, ad accoglierlo per portarlo agli altri accogliendo l’invito di Isaia: “Consolate, consolate!”.

Quanto bisogno c’è di consolazione in questo povero mondo: guardando all’amore della Santa Casa di Nazareth, la Casa di Loreto, impariamo ad amare e a costruire amore nelle nostre famiglie, nelle nostre relazioni, e vivendo nell’amore impariamo ad attendere Colui che è amore per eccellenza: Gesù, unico redentore dell’uomo e della storia. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina