Omelia alla Santa Messa in onore di sant’Agapito martire

Palestrina, Piazza Regina Margherita, Sabato 17 agosto 2024

Signor Sindaco, illustri autorità, cari sacerdoti, diaconi, consacrate e consacrati, fratelli e sorelle tutti nel Signore!

Con la celebrazione di stasera e quella di domani mattina che presiederà in Cattedrale, alle 11,00, il Cardinale Enrico Feroci, concludiamo le celebrazioni del 1750° anniversario del martirio del nostro Sant’Agapito. Di questo giovane prenestino che, di nobile famiglia, ricevette il dono della fede e a quindici anni affrontò coraggiosamente le prove per la fede e il martirio non cedendo davanti alle lusinghe di Aureliano e il Prefetto Antioco che mostrandogli lo splendore del tempio della Dea Fortuna lo invitavano ad abbandonare la fede in Cristo di cui il potere dell’epoca aveva paura, per aderire alla religione di Stato che nei cristiani vedeva un pericolo per i propri interessi.

Nel Vangelo, Gesù, aveva già invitato fin dai tempi dell’invio in missione dei suoi primi discepoli a “guardarsi dagli uomini perché – abbiamo ascoltato poc’anzi – vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia”.

È la storia di sempre. I cristiani di ieri come quelli di oggi devono guardarsi dagli uomini. Intendiamoci: gli uomini possono essere buoni, sono stati creati a immagine e somiglianza di Dio e quindi sono buoni. Ma tanto più dimenticano o abbandonano il riferimento a Dio che li ha creati e amati da sempre, tanto più permettono che l’immagine di Dio che portano in essi si deformi, permettono che emerga il male che alberga nei cuori senza Dio, nei cuori dove Dio è dato come qualcosa di scontato, dove Dio non è creduto o è considerato solo una tradizione ma che non chiede coinvolgimento del cuore e della vita.

Se ci pensiamo, lo vediamo anche oggi.

Chi vuol essere e vivere da cristiano spesso è sottoposto al martirio. Non forse un martirio cruento (anche se in alcune regioni del mondo i cristiani anche oggi corrono questo rischio) ma spesso gli uomini contemporanei vivendo sempre più come se Dio non esistesse sono pronti a consegnare i cristiani ai tribunali e a flagellarli. Ripeto non in modo cruento ma caso mai con l’indifferenza verso tutto ciò che loro propongono, con la satira irrispettosa verso i loro costumi, con il desiderio di imporre una cultura che li escluda, che escluda loro ed il loro pensiero sulle grandi questioni della vita – da promuovere, rispettare e difendere dal suo concepimento alla sua morte naturale –. Sulle grandi questioni della famiglia – formata da un uomo e una donna legati stabilmente e aperti al dono della vita –; sulle grandi questioni del rispetto di tutti gli uomini e le religioni; dell’economia che non può permettere che i ricchi siano sempre più ricchi a scapito dei poveri sempre più poveri.

Ed ancora come non pensare a quegli uomini che desiderano la guerra, che anche oggi investono in armi per far valere la loro forza, pensando di mantenere così degli equilibri che prima o poi, come stiamo vedendo anche ai giorni nostri, stanno saltando se non sono già saltati?

Il cuore dell’uomo, quando non mette Dio al suo centro ascoltando la Sua Parola ed obbedendo ad essa, è così: un cuore egoista, interessato soltanto a perseguire i diritti individuali escludendo il bene comune. È un cuore che in nome di una falsa libertà e nel cercare i diritti individuali ad ogni costo accetta pure la teoria che gli uomini e le donne e perfino i bambini decidano di definire e modificare il loro genere naturale di maschi o femmine. È un cuore che assume un concetto di libertà irrispettoso della libertà altrui ed indifferente verso il conseguimento del bene comune. È un cuore soltanto assetato di potere e di denaro e per il potere ed il denaro si comporta tralasciando i valori alti della vita, i valori del Vangelo che Gesù ha praticato ed insegnato.

In un mondo dove il nostro egoismo ci ha condotto alla guerra, dove gli uomini – cosa quasi incredibile se ne avessimo parlato soltanto dieci/venti anni fa – la guerra è tornata di casa anche vicino a noi: in Europa, nella Terra di Gesù, e in tanti altri luoghi del mondo tanto che il Papa da tempo denuncia una terza guerra mondiale a pezzi ma dove i pezzi si stanno lentamente congiungendo, noi cristiani siamo chiamati a constatare dove il cuore dell’uomo senza Dio può giungere.

Davanti a tanto male occorre però non lasciarci trascinare nella logica dell’occhio per occhio e del dente per dente – e allargherei il concetto a tutti i tipi di conflitto che incontriamo nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità civili e parrocchiali … – ma guardandoci dagli uomini che desiderano attirarci nella rete dell’egoismo e dell’odio vicendevole, come Agapito, resistiamo e contrapponiamoci con una forte testimonianza di fede.

Sì, cari amici e fratelli, se desideriamo che le guerre, gli egoismi, gli attentati alla vita, le filosofie che ci propongono un mondo distante anni luce da quello pensato da Dio per il nostro bene e la nostra felicità, dobbiamo opporci con la forza dell’amore e del perdono che non permettono a chi desidera andare oltre di perseverare nel proprio errore.

Agapito, sappiamo, vuol dire “amato”.

Ha potuto vincere la brama di potere umano, anche se apparentemente sconfitto, perché si è lasciato amare dall’amore perfetto: lo Spirito Santo. “E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi” …

E pieno di questo amore ha amato, ha perdonato, ha messo fine anche a costo della propria vita, alla catena di odio che si era riversata su di lui.

Cari amici, nel contesto sociale e culturale, politico ed economico nel quale viviamo, impariamo da Agapito ad amare, a perseverare nell’amare anche se gli uomini continuano, in tante forme, a consegnarci ai tribunali e a volerci flagellare … a volerci azzittire, a tollerare le nostre feste purché non siano scomode per chi vivendo senza ascoltare la Parola di Dio desidera poi continuare a vivere sfruttando l’altro, combattendolo, continuando – in semplici parole – a fare i propri affari …

Soltanto così, mettendo la parola fine a tante catene di odio con il nostro martirio e con la forza del perdono gli uomini che vorrebbero consegnarci ai loro tribunali potranno avere una occasione per ripensare a quanto stanno facendo o hanno fatto, aprirsi all’amore che il cristiano testimonia, e convertirsi e salvarsi.

Cari amici, se le tante iniziative che abbiamo svolto in questo Anno di Sant’Agapito che ci ha condotto alle porte dell’Anno Santo del 2025 che ci vedrà – come cristiani – pellegrini di speranza, ossia testimoni che camminano con speranza verso la Speranza eterna seminando amore e perdono, accettando il martirio come forma di testimonianza cristiana, un martirio che certamente non tace, che denuncia tutti i tradimenti alla Verità che è Cristo ma nello stesso tempo accoglie e perdona anche i propri persecutori attraendoli con l’amore che ci è suggerito dallo Spirito Santo, allora questo Anno di Sant’Agapito sarà servito e servirà a rendere più amabile e più bella la nostra povera umanità.

Che il Risorto che ora celebriamo sull’altare non permetta mai che ci separiamo da Lui che non vuole separarsi da noi e ci doni la forza ed il coraggio della testimonianza che fu dei primi martiri come Agapito e di tanti altri antichi e nuovi martiri, conosciuti o meno conosciuti che hanno cambiato e continuano a cambiare la nostra povera storia. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina