Omelia alla Santa Messa in Suffragio di Papa Francesco – Tivoli 24.04.2025

Tivoli, Cattedrale di San Lorenzo Martire, Giovedì 24 aprile 2025

Fratelli e sorelle carissimi,

stiamo vivendo l’Ottava di Pasqua che, certamente saprete, prolunga come se fosse un unico giorno, il Giorno che ha fatto il Signore, il giorno glorioso della sua Resurrezione, quel giorno che è alla base della nostra fede e di tutto il nostro essere ed agire cristiano.

In questa Ottava affidiamo a Dio ricco di misericordia l’anima eletta di Papa Francesco che nel giorno di Pasqua, per l’ultima volta, ha impartito la sua Benedizione apostolica Urbi et Orbi, cioè a Roma e al mondo intero e poi ha desiderato salutare passando tra la gente in Piazza San Pietro il popolo santo di Dio, quelle pecore che sentiva affidate alle sue cure e delle quali ha portato e ha esortato noi Vescovi e sacerdoti a portare il profumo, quell’odore che si può assumere soltanto stando in mezzo a loro, creando con loro, con tutte – vicine e apparentemente lontane –, legami di prossimità, di amicizia, di empatia per poter presentare a loro come Dio sia ricco di misericordia e così suscitare il desiderio della conversione e dell’adesione della fede a Lui.

Lunedì mattina tutti siamo rimasti così stupiti per la repentina morte di Papa Francesco che fino alla fine non si è risparmiato ma ha amato mostrando a tutti la bontà e la misericordia di Dio che a volte era anche correzione, forse non sempre ben accolta e compresa, ma sempre mossa dall’amore.

Di Papa Francesco si è detto molto in questi giorni e non desidero ripetermi. Lascio parlare il Vangelo di questo giovedì tra l’Ottava di Pasqua.

Gesù era apparso a Simone e ai due di Emmaus e in quello stesso giorno, il giorno della resurrezione che si estende per l’intera storia, Gesù si manifesta a tutti i discepoli – gli Undici, i due di Emmaus e altri ancora – riuniti a Gerusalemme. Eppure i suoi fanno ancora fatica a credere ai loro occhi e lo scambiano per un fantasma: sono sconvolti, pieni di paura. Perché? Gesù gli aveva augurato anche la pace. A coloro che lo avevano tradito, che non avevano compreso le sue parole, che non riuscivano ad aprirsi alla novità …, anziché inquietarsi con loro dice: “Pace a voi!”.

Gesù mostra loro le mani e i piedi trafitti dai chiodi e li invita a toccarlo. Lo stupore e la gioia assalgono i discepoli ma faticano ancora a credere. Perché?

Perché hanno bisogno di vederlo vivo non solo nell’anima ma anche nel corpo, così come lo avevano incontrato negli anni in cui avevano vissuto con Lui. E così Gesù si fa dare da mangiare del pesce arrostito e lo mangia davanti a loro perché comprendano che è vivo non solo nell’anima ma anche nel corpo e a Tommaso, in un altro brano di Vangelo, farà mettere le mani nelle sue piaghe. Non basterà solo far vedere le sue piaghe ma gliele farà toccare.

Vedere Gesù vivo nell’anima e nel corpo!

Anima e corpo: le due dimensioni della persona e alle quali mi piace ricordare come Papa Francesco si sia dedicato ad esse con grande generosità, per tutta la vita, per tutta la sua missione attenta alle esigenze dell’anima e anche del corpo di tutti coloro che ha avuto la grazia di incontrare.

Probabilmente Francesco, fin da giovane prete, si sarà domandato come fare per far sentire la prossimità del risorto al popolo, come fare per aiutare a credere, a dire di sì a Cristo. E ha compreso quello che poi tanto spesso ricordava citando quanto San Francesco, da cui aveva preso il nome il 13 marzo 2013, diceva ai suoi frati: “Predicate con i fatti e poi se occorre con le parole”.

Il Magistero di Francesco è stato infatti un magistero fatto anche di parole ma soprattutto di fatti. Di vicinanza ai poveri, ai migranti, ai carcerati, ai malati … ai non nati che ha difeso ad oltranza, ai nuovi poveri: le famiglie in difficoltà, i giovani, gli anziani, coloro che difficilmente noi comunità cristiana sappiamo ascoltare … Un ministero fatto di una vicinanza concreta. Una vicinanza non di una Chiesa ricca che dà qualcosa ai poveri ma di una Chiesa povera per i poveri. Nella quale più che dare cose – anche se la carità di Papa Francesco è stata amplissima – il Papa ha saputo dare vicinanza, empatia, ascolto mettendosi sullo stesso piano del povero e del peccatore per scoprire insieme la potenza del Risorto, per incontrare tramite l’altro, in un cammino fatto insieme, il Risorto, il Signore della vita e della storia.

Mi ha molto colpito come tante persone, le più diverse, in questi giorni mi hanno espresso i loro sentimenti di vicinanza e di cordoglio per la morte del Papa. E diversi di loro mi hanno raccontato come sono stati attratti alla fede e alla Chiesa, dalla quale si sentivano lontani, perché hanno visto un Papa che faceva la carità, che andava a lavare i piedi ai carcerati, che mangiava con i poveri, che viveva come una persona normale, umile, “uno di loro …” che ha compiuto gesti semplici con i quali ha mostrato la sua cura per le anime ma anche per i corpi, ossia le due dimensioni dell’uomo. Quelle dimensioni che il Risorto è venuto a redimere e portare per sempre con sé destinandole all’eternità.

Sì, Papa Francesco, ha vissuto questa duplice attenzione. La duplice attenzione raccomandataci dal Vangelo delle Beatitudini e dal Vangelo di Matteo 25, il giudizio universale.

Due dimensioni che comprendono tutti e tutto l’uomo che il Risorto desidera raggiungere come ha raggiunto affinché l’uomo si converta e viva.

Gesù, conclude le sue parole nel Vangelo di stasera, dicendo “Di questo voi siete testimoni”. Testimoni della gioia della resurrezione che è il centro del Vangelo, una gioia che Papa Francesco ha vissuto da profondo credente esortando anche tutti noi a vivere.

Per questa testimonianza di prossimità all’uomo, di annuncio del Vangelo non dall’alto di un pulpito ma camminando sulla strada accanto all’altro e per le tante altre cose che ci lascia come eredità spirituale Papa Francesco, diciamo grazie a Dio per avercelo dato e preghiamo perché ora questo servo buono e fedele del Signore sia accolto là dove l’incontro con il Dio Trino, il Dio comunione è perfetto ed eterno.

Chiediamo che il Dio ricco di misericordia perdoni eventuali tracce di umana fragilità che potessero essere rimaste in lui.

E preghiamo perché i suoi insegnamenti, il suo stile buono e amico dell’uomo e della storia, la sua passione per la pace e per la testimonianza della gioia del Vangelo rimangano per noi una eredità preziosa da non seppellire ma da vivere e, ora che il suo cammino terreno si è fermato, scoprire attentamente facendo tesoro anche di tutte le sue esortazioni al rispetto per il creato, per i fratelli tutti, affinché dalla fede nel risorto nasca per ciascuno la speranza, quella speranza che è stata stella polare nel cammino di vita di Jorge Maria Bergoglio e della quale ora può godere per sempre.

A Maria Santissima, Salus populi romani, presso la cui immagine riposeranno le spoglie mortali del nostro Papa in attesa dell’ultimo giorno, affidiamo il suo figlio venuto dall’Argentina per essere eletto Vescovo di Roma e Sommo Pontefice della Chiesa Universale e con Lei, fin d’ora, invochiamo lo Spirito Santo affinché indichi ai Cardinali che dovranno scegliere il successore di Papa Francesco un Pastore saggio, prudente e fedele che possa continuare l’opera dell’annuncio del Risorto ai giorni nostri. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina