Omelia alla Santa Messa nel XII anniversario della morte di S.E. Mons. Pietro Garlato, Vescovo emerito di Tivoli

Tivoli, Cattedrale di San Lorenzo Martire, Martedì 29 aprile 2025

Cari fratelli e sorelle,

come ormai da dodici anni a questa parte, il 29 aprile ci troviamo per suffragare l’anima del Vescovo emerito Mons. Pietro Garlato che dopo 17 anni di episcopato vissuti dapprima a Palestrina e poi, dal 1991 al 2003 a Tivoli, spirò qui, dove era rimasto ad abitare come Vescovo emerito, presso il Medicus, dove era ricoverato, il 29 aprile 2013, solennità di Santa Caterina da Siena, Patrona d’Italia.

Negli anni passati più volte mi sono fermato a riflettere con voi in questa occasione sul Vangelo di questo giorno di festa.

Stasera vorrei riflettere sulla prima lettura che è assai appropriata innanzitutto per dirci chi era Santa Caterina. Abbiamo ascoltato nella prima lettera di Giovanni: “Vi scrivo queste cose perché non pecchiate …”. Santa Caterina come San Giovanni scrisse molte lettere a uomini di Chiesa e al Papa che, come forse ricorderete, convinse a tornare a Roma dopo la cattività Avignonese. Scrisse ai preti perché rispondessero alla loro chiamata con maggiore coerenza con il Vangelo, perché evitassero di provocare disordini, perché evitassero di ricercare piaceri, l’attaccamento al denaro … insomma voleva che tutti fossero maggiormente coerenti con la vocazione cristiana. Se volessimo riassumere tutto il suo apostolato, un apostolato di una giovane donna semplice, ma mistica, che imparò a leggere e scrivere chiedendolo come dono al Signore, che sapeva la dottrina anche se non aveva fatto studi speciali … potremmo riassumerlo con le parole di San Giovanni in questo modo: “Vi scrivo perché non pecchiate”.

In lei era forte la convinzione che Cristo ci ha salvati con il suo Sangue, che abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto, vittima di espiazione per i nostri peccati. E che “il Sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato”. Caterina aveva infatti una grandissima devozione per il sangue di Cristo, ne parlava molto spesso usando le parole: “fuoco e sangue”. Fuoco dell’amore alludendo al sangue di Cristo che ci ricopre lavandoci una moltitudine di peccati e per unirci nella carità divina che riversa su tutti perché tutti viviamo nell’amore, nella reciproca carità e nella dedizione vicendevole.

Caterina, come Giovanni, ha esortato tutti a camminare nella luce: “Se camminiamo nella luce, come egli è nella luce siamo in comunione gli uni con gli altri”.

Caterina ha camminato nella luce, era una perfetta cristiana, ma nonostante la sua vita sia stata impeccabile, la vita di una mistica tutta immersa nella preghiera, nonostante questo non si è mai sentita separata dai peccatori ma si è sentita profondamente unita a loro.

Camminare nella luce da farisei in realtà è un camminare nelle tenebre. In altre parole: Caterina viveva lei per prima ed invitava tutti a camminare senza commettere peccato, nella giustizia, senza separarsi da Cristo. Sicura che chi cammina seguendo Cristo radicalmente non può separarsi dagli altri, non può separarsi dai peccatori ma si unisce più profondamente con loro, li ascolta e cerca di riconciliarli tra di loro qualora avessero recato del male agli altri e con Dio. In fondo Caterina, come tutte le anime purissime e belle, si sentiva perdonata, misericordiata da Dio e così viveva vicinissima ai peccatori, dandoci l’esempio della carità di Cristo.

Sempre nella prima lettura della Messa di stasera San Giovanni insiste: “Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Noi dobbiamo sapere che siamo peccatori e vivere però cercando di non cadere nel peccato, dobbiamo cercare di essere peccatori che non peccano riconoscendo che possiamo evitare il peccato soltanto con l’aiuto di Dio, con l’amore di Cristo. E così viviamo nell’amore grazie alla nostra consapevolezza di essere peccatori, di vivere tutti in una condizione di peccato che ci accomuna a tutto il mondo ma che è stata redenta dal sangue di Cristo.

Santa Caterina aveva compreso benissimo tutto questo. Sapeva di essere una peccatrice perdonata, anche se non aveva commesso errori visibili, e proprio per questo, sentendosi accolta dalla misericordia di Dio e purificata dal sangue di Cristo, si è messa vicino ai peccatori e con umiltà si è data da fare, ha lavorato per portare pace alle loro anime e riconciliazione tra di loro e con Dio.

Pensando ora al Vescovo Pietro Garlato mi piace vedere anche in lui, come in fondo in ogni Vescovo o pastore di anime dei tratti di Santa Caterina.

Il Pastore di anime deve sicuramente essere consapevole dei suoi limiti, dei suoi peccati, ma nello stesso tempo sapere che il sangue di Cristo lo ha lavato dai peccati, lo ha redento e per questo deve trovare la forza di esortare, correggere, indicare la via giusta per seguire Cristo.

Vedete, questo compito non è facile. Spesso il pastore di anime non si comporta da pastore. Non lo fa quando preferisce tacere davanti all’ingiustizia, quando preferisce dire di sì a tutti per raccogliere da tutti il consenso umano, quando non offre chiare direttive, quando non vigila e non richiama a seguire la verità di Cristo e del Vangelo. Ma questo è deleterio, è rovinoso per la Chiesa!

Caterina insegna a tutti i cristiani e specialmente a chi è pastore di anime la necessità di vivere lontani dal peccato e sicuri che il sangue di Cristo ci purifica e ci rende idonei per stare vicino ai peccatori e aiutarli con la parola e l’esempio a convertirsi, a vivere da cristiani.

L’opera del Vescovo Pietro sicuramente si è svolta in questa linea. Probabilmente per questo avrà dovuto sopportare difficoltà, indifferenza ai suoi richiami a seguire Cristo, ostilità, l’ostilità di chi in nome di Cristo invita a ravvedersi dai propri peccati, dai propri pensieri e costumi contrari al Vangelo e alla morale cristiana. Ma questo è stato il servizio di amore che ha saputo dare alla Chiesa, alla Chiesa che ha amato e servito e per il cui servizio stasera chiediamo al Signore che se ancora fosse rimasta in lui qualche traccia di umana fragilità lo perdoni e lo accolga nel suo Regno.

Cari fratelli e sorelle, in questi giorni alla televisione, sui giornali, sui social in generale vediamo che si fa il toto-Papa … Prima di concludere queste mie parole vorrei invitarvi a evitare e invece a pregare lo Spirito Santo perché doni alla nostra Chiesa un Papa, successore dell’Apostolo Pietro, che con misericordia stia vicino ai peccatori ma anche li richiami, ci richiami a seguire Cristo che è via, verità e vita. Proprio come ha fatto Caterina che ha richiamato anche il Papa … e come nel suo piccolo e con il suo stile ha fatto il Vescovo Pietro Garlato al quale dobbiamo essere grati per il servizio alla verità che egli ha compiuto nella nostra Chiesa. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina