Palestrina, Cattedrale di Sant’Agapito, Sabato 2 novembre 2019
I Schema
Carissimi fratelli e sorelle,
ieri la liturgia della Chiesa ci ha invitato a celebrare la Festa di Tutti i Santi, ci ha invitato a guardare a quanti – conosciuti o meno conosciuti, santi del calendario ufficiale della Chiesa o “della porta accanto” … – sono entrati nella Gerusalemme del Cielo, in Paradiso. Oggi, invece, siamo chiamati a pregare per i defunti: per tutti i fedeli defunti, per i nostri cari defunti e per coloro per i quali nessuno prega; in particolare preghiamo questa mattina per i Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati e le consacrate e tutti i fedeli defunti della nostra Diocesi Prenestina. E celebriamo questa liturgia non scollegandola a quella di ieri. Celebrare i santi e pregare pensando ai morti possiamo vederle come due facce dell’unica medaglia. In questi due giorni, infatti, la Chiesa non fa altro che proporci di celebrare il mistero della Vita eterna in Dio e il mistero della morte nella fede: Gesù Cristo, “il primo nato tra quelli che sono morti” (Col 1,18), risuscitato dal Padre in risposta al suo modo di vivere l’amore fino all’estremo, Gesù Cristo che con la sua passione, morte e risurrezione trascina i morti nel fiume di vita della comunione dei Santi.
Sì, anche noi, che moriamo in Cristo un giorno saremo con Dio per sempre!
Per le preghiere che oggi eleviamo a Dio per le anime dei nostri cari defunti, per quel mistero di comunione che esiste tra noi e i santi del Cielo, coloro cioè che sono già nella gloria di Dio, i peccati dei nostri fratelli defunti sono perdonati e avranno così accesso a contemplare senza veli il Volto di amore del Padre!
E anche per noi, che dovremo passare per la strettoia della morte, la festa di ieri e quella di oggi ci invitano a non avere paura della morte perché Gesù l’ha vinta per sempre e noi siamo destinati a questa vita!
Il Vangelo che la liturgia di oggi ci fa ascoltare nella prima delle tre Messe che oggi ogni sacerdote può celebrare per i fedeli defunti, la risurrezione è la promessa che Gesù fa agli uomini, a coloro che il Padre gli ha dato, cioè noi e i defunti che ci hanno preceduto nel passare per la porta della morte. In questo modo Gesù aiuta innanzitutto noi a vincere la paura della morte e a vincere la paura della morte anche per le persone care che ci hanno preceduto e per le quali stamani preghiamo.
Purtroppo non ci pensiamo mai abbastanza. Un giorno moriremo e saremo sottoposti a un giudizio. Ciascuno di noi sarà davanti a Dio per rendere conto delle nostre azioni, dove nulla di nascosto rimarrà (cfr Ap 20,12). Tuttavia non dobbiamo vedere con paura questo momento perché Gesù nel Vangelo ci ha detto e ci dice: “Colui che viene a me, non lo respingerò, non lo perderò!”.
Il cristiano è colui che va a Gesù ogni giorno anche se questo suo andare è a ritmo alterno: facciamo un passo avanti e spesso due indietro … è un movimento pieno di cadute dove ci allontaniamo da Gesù e poi torniamo, ci ribelliamo e poi ci convertiamo rialzandoci da terra e riprendendo a camminare dietro a Gesù. Ebbene il Signore, anche se siamo così, non ci respinge ma – e dobbiamo dirlo con forza a coloro che non sperano più che Qualcuno al di fuori di loro possa salvarli e innanzitutto a noi stessi e a noi stessi pensando ai nostri defunti – il Signore, dicevo, non ci respinge ma ci promette che ci risusciterà nell’ultimo giorno!
Sì, se la commemorazione di tutti i fedeli defunti ci invita a guardare ai nostri defunti, a pregare per loro, e a pensare anche alla nostra morte, deve consolarci oggi il fatto che Gesù ci abbraccerà tutti, dopo la morte, nel Suo amore, ci donerà come dona anche grazie alle nostre preghiere per loro che oggi innalziamo, ci donerà e dona ai nostri defunti la remissione dei peccati e la vita eterna. E tutto questo Gesù lo fa perché ha aderito profondamente alla volontà del Padre: “Questa è infatti la volontà del Padre mio, che chiunque crede nel Figlio abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.
Ma domandiamoci per un momento: cosa significa credere in Gesù? Aderire a Lui?
In altre parole: come fare per vivere in modo autentico questa fede?
Dobbiamo credere all’amore! Vivere cioè di quell’amore che Gesù ha vissuto in modo pieno, compiuto, perfetto. Ed è proprio in virtù di questo suo comportamento che andando liberamente verso la morte, ha potuto lasciare ai suoi discepoli di ogni tempo “il comandamento nuovo”: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati!” (Gv 13,34).
Solo l’amore, cari amici, è in grado di combattere la morte fino a vincerla. San Giovanni nella sua Prima lettera ha scritto: “Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte” (1Gv 3,14).
Sì, cari fratelli e sorelle, se non amiamo rimaniamo nella morte, rimaniamo sua preda … se invece amiamo mostriamo di essere morti a noi stessi, ai nostri egoismi, ai nostri modi di pensare e vedere e vivere la vita come se Dio e i fratelli per cui ha dato il suo Figlio non esistessero, mostriamo di essere morti a noi stessi e vivi in Cristo, vivi della vita di Dio seminata in noi.
E ancora: dopo l’esperienza della narrazione del Volto di Dio dataci da Gesù durante la sua vita, noi scopriamo che dove c’è e ci sarà una esperienza di amore umano autentico là sarà presente l’amore di Dio in noi. Quando l’amore diventa realtà tra gli uomini, allora Dio è e sarà presente e agirà massimamente. E proprio nell’esperienza dell’amore – anche se spesso non ne siamo consapevoli – noi verremo associati alla Pasqua di Cristo e parteciperemo a quella energia di amore di Cristo – la sua Pasqua – che ha vinto e vince la morte!
Comprendiamo dunque che questa è la nostra grande speranza! Lo è per i credenti ma anche per chi non ha avuto la grazia di poter avvicinarsi alla fede, di chi non crede!
Certamente vinceremo la morte quando il Risorto ci chiamerà, nell’ultimo giorno, alla vita eterna in anima e corpo; ma già da ora possiamo prepararci per tale evento, vivendo quell’amore che già oggi ci fa partecipare alla vittoria dell’amore sulla morte. Amare per vincere con Cristo-amore assoluto, il mistero della morte! Amare anche a nome di quanti non sono più tra noi e non sono caso mai riusciti ad amare sempre … Ecco l’esercizio che per noi che ci ritroviamo oggi intorno all’altare dovrebbe essere un esercizio continuo, un esercizio che certamente si traduce anche in preghiera per i nostri defunti – anche pregare per gli altri è espressione profonda di amore – ma anche in opere di amore per loro e anche per noi che un giorno come loro moriremo e ci presenteremo al giudizio di Dio.
Cari amici, in questo giorno riscopriamo quale è il nucleo dell’annuncio cristiano! Ossia riscopriamo come esso sia l’amore e come l’amore vince la morte. Che sia questa la buona notizia, il Vangelo, che oggi pensando alla morte, che alla fine tutto cesserà e ci rimarrà soltanto l’amore di Dio che ci accoglierà tra le sue braccia misericordiose, che ci impegniamo a vivere qui ed ora nell’amore. Il Dio cristiano è amore! E lo possiamo affermare perché è stato raccontato da Gesù con la sua vita donata, con un amore più forte della morte che ci ha donato tramite la sua risurrezione e trascinandoci dietro a Lui nella sua vita umana – che è passata per la morte – ma per giungere al Padre affinché anche noi camminiamo verso il Padre senza sosta fino a quando giungeremo alla vita eterna, quella vita nella quale oggi preghiamo e ci impegniamo a vivere nell’amore poiché vi giungiamo non soltanto noi ma anche i nostri defunti che sappiamo essere uno con noi grazie al mistero che ci unisce e che chiamiamo comunione dei santi, unità profonda tra noi Chiesa peregrinante nel tempo e nella storia, Chiesa trionfante e Chiesa purgante che attende cioè il nostro suffragio, il nostro amore fattivo tra noi e per loro, affinché tutti giungano all’incontro con Colui che ci attende e non ci respinge: Cristo nostra Vita e Risurrezione. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina