Tivoli, Chiesa di Santa Maria Maggiore, Giovedì 31 dicembre 2020
Signor Sindaco, illustri autorità, sacerdoti, diaconi, religiose, fratelli e sorelle nel Signore!
Siamo giunti al termine dell’anno 2020. E anche stasera, come ogni anno, ci siamo riuniti per cantare il Te Deum, per ringraziare Dio per i benefici ricevuti durante l’anno che tra poche ore saluteremo.
Stasera, però, ci risulta difficile ringraziare – è inutile nascondercelo … –.
Pur avendo ricevuto tanti doni, a partire da quello della vita, è stato tuttavia un anno difficilissimo a causa della pandemia che ci ha colpiti con ricadute pesanti, tante morti, ammalati, la povertà crescente e che crescerà ancora creando anche nella nostra città e Diocesi nuovi disoccupati e nuovi soli, ancora nuovi poveri … Molte attività economiche hanno chiuso o chiuderanno presto i battenti. Tanti nostri anziani se ne sono andati senza un saluto e una carezza da parte di chi li amava e di coloro che amavano. La politica sanitaria nazionale si è mostrata fragile, tanti operatori sanitari si sono trovati in prima linea per combattere il virus che ci ha allontanati tra noi senza i necessari mezzi per affrontare l’emergenza. È stato l’anno dove abbiamo dovuto addirittura chiudere le celebrazioni ai fedeli, sopprimere tradizioni religiose a noi tanto care. Anche la scuola – dove i ragazzi e i giovani hanno diritto ad andare per ricevere una giusta educazione e istruzione – è stata colpita duramente. In tutto questo scenario la politica nazionale che certamente si è trovata di fronte a una situazione inedita e difficilissima da gestire non ha smesso tuttavia di proporre scontri tipici di una “politica litigiosa” che non pare avere a cuore il bene comune e i media hanno fatto di tutto questo come cassa di risonanza spesso non affidabile. Anche a livello europeo e mondiale abbiamo assistito a giochi di potere e di interessi economici che ci superano, egoismi di parte che non miglioreranno certo le sorti dell’umanità che, come disse Papa Francesco il 27 marzo scorso, in una Piazza San Pietro deserta e piovosa, in un contesto che a livello di immagine riassume bene l’anno che sta per terminare: “Siamo tutti sulla stessa barca!”.
Come luce fioca, il 27 dicembre, sono arrivate anche in Italia le prime fiale del vaccino anti-covid che tuttavia non sappiamo quali effetti avrà e che auspichiamo – come ha detto il Papa durante il discorso alla benedizione Urbi et Orbi del giorno di Natale – giunga a tutti mettendo le leggi dell’amore e della salute dell’umanità al di sopra delle leggi del mercato e dei brevetti di invenzione, promuovendo la cooperazione e non la concorrenza tra gli Stati, le imprese e gli organismi internazionali, affinché i vaccini siano per tutti, specialmente per i più vulnerabili e bisognosi di tutte le regioni del Pianeta! Vincendo così il virus ben più pericoloso del Covid-19 che è l’individualismo radicale e l’indifferenza alla sofferenza di altri fratelli e sorelle.
In questo contesto cantiamo ugualmente il Te Deum di ringraziamento di fine anno!
Sì, cari fratelli e sorelle. Cantiamo il Te Deum perché sulla barca scossa tra le onde della tempesta, sappiamo che il Signore è con noi e non ci abbandona!
La celebrazione del Natale che dalla sera del 24 dicembre stiamo vivendo come fosse un unico giorno di festa ci dice proprio questo!
Questa sera e domani celebriamo la Solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Contempliamo Colei che ha permesso a Dio di farsi creatura per ricreare tutto quello che aveva creato ma che a causa del peccato l’uomo rischiava di perdere per sempre.
Sì, stasera noi ringraziamo Dio perché anche nel buio della morte, della prova, della croce, Lui grazie alla Sua incarnazione nel seno di Maria è venuto per essere il Dio con noi per sempre, in ogni situazione! È venuto per essere il Dio che salva – Gesù vuol dire proprio “Dio salva” – e come Maria si affidò alla Parola che fattasi carne Lei generò per salvare per sempre la nostra carne fragile, così anche noi, da Maria Madre di Dio, siamo chiamati a rinnovare la nostra fede nel suo Figlio che è venuto per adottarci come figli, per donarci il suo stesso Spirito per cui possiamo gridare a Dio “Abba! Padre!”, che in quanto figli ci permette di divenire “eredi” della stessa divinità del Figlio di Maria, eredi dell’eternità!
Sì, cari fratelli e amici, grazie alla Madre di Dio che ha generato al mondo l’autore della vita noi possiamo anche oggi, anche stasera e nei giorni a venire e che Dio vorrà concederci, confidare nella benedizione del Signore e nella Sua custodia.
Lo abbiamo invocato nel Salmo e sappiamo che ogni invocazione nel Libro dei Salmi è qualcosa di già ottenuto: “Dio abbia pietà di noi e ci benedica!”.
E se Gesù è nato da Maria per divenire per tutti compagnia sicura, eterna, affidabile; compagnia che mai ci abbandona e mai ci abbandonerà nemmeno nel buio della morte che Lui stesso ha attraversato, anche noi, allora dobbiamo come una madre verso il suo figlio, custodire, aver cura degli altri e della nostra intera umanità.
Come ogni anno il Papa in questo giorno e per tutto il primo giorno dell’anno ci invita a celebrare la Giornata Mondiale della Pace. Per questa occasione ha scritto un Messaggio intitolato: “Non c’è pace senza cultura della cura”.
In questo contesto storico e sociale esso è un Messaggio quanto mai opportuno per ricordare a tutti che cultura della cura è “impegno comune, solidale e partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti” e “disposizione ad interessarsi, a prestare attenzione, alla compassione, alla riconciliazione e alla guarigione, al rispetto mutuo e all’accoglienza reciproca”. È un Messaggio che ricorda a tutti che la cultura della cura è via privilegiata per la costruzione della pace, per “debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi spesso prevalente”.
Cari fratelli e sorelle. Celebriamo Maria Santissima quale Madre di Dio.
Sappiamo bene quale è il desiderio di ogni madre: vedere uniti i propri figli.
E ringraziamo Maria che con il suo “sì” ha generato quel Figlio che se accolto come Lei lo accolse, ci riunisce tutti sotto il segno della Sua benedizione, offrendo a tutti la salvezza.
Impariamo e sperimentiamo la cultura della cura!
In questi mesi la Chiesa non si è tirata indietro nel curare chi soffre. Tanti sacerdoti, consacrate e fedeli laici di buona volontà hanno dato la vita per salvare il prossimo. Altri, anche nella nostra Diocesi, hanno condiviso con generosità ciò che avevano e ciò che ciascuno di noi poteva e può dare al prossimo per prendersi cura di lui: dall’aiuto materiale, a quello dell’ascolto, a quello ancor più importante e primario dell’aiuto spirituale e della preghiera. Se le file dei poveri davanti alle nostre Caritas si sono allungate all’inverosimile, la Chiesa non ha ritratto la mano e aiutata non da moltissimi ma almeno da alcuni benefattori, volontari, dall’utilizzo dell’8 per mille, ecc. ha potuto sovvenire alle necessità di tanti.
Mentre ringrazio profondamente quanti hanno contribuito a stendere il braccio della misericordia e della generosità di Dio, chiediamo per il nuovo anno che possiamo continuare a sentire accanto a noi, qualunque cosa accada, il Figlio di Maria e con Lui impegnarci per la cura delle persone e dell’umanità.
Insieme, ad ogni livello, assumiamoci come ringraziamento a Dio non a parole ma con i fatti, l’impegno di promuovere la cultura della cura verso il creato e verso le persone – tutte le persone – che lo abitano proteggendo, come Maria ha protetto Gesù, come ogni madre protegge i propri figli, la dignità e il bene di tutti. Interessiamoci, come una madre si interessa di tutti i suoi figli, dei nostri fratelli e sorelle in umanità. Guardando come i pastori a Gesù, Giuseppe e Maria, e imparando dal loro rapporto amoroso, diveniamo testimoni concreti della compassione, della riconciliazione, della guarigione, del rispetto mutuo e dell’accoglienza reciproca per un futuro più cristiano e quindi più bello e buono! Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina