Omelia alla Santa Messa per i Vescovi, Sacerdoti e Diaconi defunti della Diocesi di Palestrina

Palestrina, Cattedrale di Sant’Agapito Martire, Sabato 4 novembre 2023

Carissimi fratelli e sorelle,

nell’ottavario dei defunti stamane celebriamo la Santa Messa in suffragio dei Vescovi, sacerdoti e diaconi defunti della Chiesa Prenestina.

Mentre pensiamo a loro – tanti – che insieme ai defunti che servirono in vita come pastori sono davanti al Figlio dell’uomo, occorre pensare che noi saremo i prossimi, anche noi saremo chiamati a comparire di fronte al Figlio dell’uomo per il giudizio.

Un giudizio che sarà di separazione: gli uni saranno posti alla destra e gli altri alla sinistra; i benedetti, accolti nel regno dei cieli, per la vita eterna; i maledetti, gettati nel fuoco, per il supplizio eterno.

In effetti quando una persona muore, tutto di lei svanisce, come pula che il vento disperde: solo ciò che vale rimane e perdura. È, in fondo, quanto accade anche nella vita. Non ci accorgiamo quanto delle nostre azioni e relazioni subito si dilegua? Ciò che non è secondo Dio, brucia come paglia e non rimane nulla.

Ma cosa è secondo Dio?

Il Vangelo è chiarissimo: dare da mangiare agli affamati e da bere agli assetati: ascoltare cioè i bisogni del prossimo, anziché essere concentrati sui propri; servire i fratelli, invece di farsi servire. Accogliere gli stranieri e vestire gli ignudi: essere capaci di grandi abbracci che accolgono e ridanno vita, fiducia, speranza e non figure imponenti che fanno ombra e tarpano le ali. Essere mani premurose che coprono e accarezzano, e non pugni chiusi che colpiscono e feriscono. Visitare i carcerati e gli ammalati: essere sguardo che custodisce e perdona, non giudizio che espone e condanna; ginocchia che si chinano e servono e non cervice dura e rigida che non si volta. Proprio per questo Dio si è fatto uomo: egli si è presentato affamato e assetato, straniero e nudo, catturato e messo a morte, affinché potessimo accoglierlo ed amarlo.

Pensando stamane ai nostri Vescovi, sacerdoti, diaconi ed anche a tutti i nostri fedeli defunti certamente possiamo ricordare come nella loro vita hanno amato i piccoli, i poveri e i bisognosi nei quali a Gesù piace nascondersi. Credo che se scrivessimo la vita di tutti loro troveremmo tanto ma tanto bene compiuto e conosciuto ma anche tanto bene compiuto nel segreto, con discrezione e riservatezza verso i tanti piccoli e poveri nei quali Gesù ama nascondersi.

E nello stesso tempo, probabilmente, troveremo delle mancanze, delle fragilità.

La nostra preghiera di suffragio, stamane, è dunque perché il Signore perdoni le loro colpe e li ammetta quanto prima alla destra di quel Padre che li ha amati, li ha chiamati e ha mandato il Suo Figlio per redimerli, per dare loro la vita eterna, affinché nessuno vada perduto.

Questa preghiera sia di stimolo anche per noi, ancora in cammino in questa vita, affinché tramite la carità, l’attenzione, l’ascolto verso quanti ci rendono presente Gesù e che sono affidati al nostro servizio pastorale o semplicemente sono fratelli e sorelle da amare, si sentano e siano realmente amati e serviti da noi affinché un giorno con i nostri fratelli defunti ci possiamo sentire dire: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo”.

È la preghiera che ora proseguendo la celebrazione eucaristica eleviamo a Dio mentre si ripresenta realmente sull’altare il Mistero della Pasqua, il Mistero della Redenzione. Mentre tra poco ci ciberemo del corpo e sangue del Signore affinché divenendo uno con Lui possiamo essere sempre più suoi autentici discepoli-missionari ed un giorno ritrovarci con Lui, faccia a faccia, nella splendida luce del suo Regno, per sempre. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina