Tivoli, chiesa di Santa Maria Maggiore
Signor Sindaco, illustri autorità civili e militari, cari sacerdoti, fratelli e sorelle nel Signore!
Mentre ci apprestiamo a salutare l’anno 2021 e a dare il benvenuto al 2022, come ogni anno celebriamo in questo giorno la Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e per volontà di San Paolo VI, dal 1967, la Giornata Mondiale della Pace.
Stasera il Vangelo ci porta ancora una volta insieme ai pastori davanti al Bambino avvolto di luce annunciato nel buio della notte di Natale dall’Angelo del Signore. Ci porta ancora a Betlemme dove Dio è nato per noi. Il Vangelo annota come dopo otto giorni dalla nascita, così come usavano gli ebrei, gli fu imposto il nome di Gesù che significa “Dio salva”!
Una salvezza che è per chi la accoglie benedizione, “volto del Signore” che si volge all’uomo per concedergli misericordia e pace!
Quella pace che Gesù è venuto a realizzare in pienezza e che gli uomini sono invitati ad accogliere e diffondere proprio come i pastori che dopo aver visto Gesù, Maria e Giuseppe là dove l’angelo aveva indicato – nella stalla umile di Betlemme – non esitano ad andare a diffondere la pace e la gioia che Lui sa infondere nei cuori e tutto ciò che di quel Bambino era stato detto loro ossia che è nato Colui che partecipa della gloria del Cielo e nello stesso tempo, incarnandosi, dona la pace agli uomini che Egli ama. Dona la pace a noi, anche oggi, a noi che viviamo in questa epoca della storia.
Ricevere la pace di Dio che in Cristo si manifesta a noi significa condividerla, costruirla insieme con i fratelli e le sorelle in umanità!
Per questa Giornata Mondiale della Pace, Papa Francesco, ha indirizzato a tutti un Messaggio che si intitola “Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura”.
Certamente la pace è un dono ma occorre che tutti ci impegniamo insieme a condividere questo dono. Papa Francesco dice che c’è una “architettura” della pace dove intervengono le diverse istituzioni della società, e c’è un “artigianato” della pace che coinvolge ciascuno di noi in prima persona e che quindi tutti dobbiamo impegnarci per costruire un mondo più pacifico a partire dal proprio cuore e dalle relazioni in famiglia, nella società e con l’ambiente, fino ai rapporti tra i popoli e fra gli Stati.
E’ un impegno urgente e che si fa ancora più cogente in questa epoca segnata dalla pandemia con tutti i suoi risvolti negativi che non sto ad elencare ma che ben conosciamo o almeno intravediamo.
In questo contesto il Papa ci propone tre vie per la costruzione di una pace duratura.
Innanzitutto il dialogo tra le generazioni, poi l’educazione e quindi il lavoro.
Il dialogo tra le generazioni quale base per la realizzazione di progetti condivisi.
Un dialogo che si basi sulla fiducia reciproca, sulla capacità di ascoltarsi, confrontarsi, accordarsi e camminare insieme.
Durante questi quasi due anni di pandemia abbiamo visto come coloro che soffrono maggiormente siano i giovani e gli anziani. Entrambi rischiano di rimanere soli, isolati e questo a lungo andare sarebbe disastroso per l’umanità. Lo sviluppo tecnologico di questi anni ha infatti diviso anziani e giovani. I giovani si sono come fatti assorbire da un mondo virtuale e gli anziani sono rimasti come emarginati. Se desideriamo costruire la pace dobbiamo impegnarci affinchè giovani e anziani sappiano ritessere relazioni vere tra loro. Una generazione ha necessità dell’altra e viceversa. I giovani hanno bisogno – e cercano ed ascoltano volentieri – gli anziani, le loro storie di vita, la loro saggezza, la loro fede. Gli anziani, a loro volta, necessitano dell’affetto, del sostegno, della creatività e del dinamismo dei giovani. Soltanto in un incontro fecondo tra generazioni potrà nascere e svilupparsi una politica sana, che – scrive il Papa – “non si accontenta di amministrare l’esistente ‘con rattoppi o soluzioni veloci’ ma che si offre come forma eminente di amore per l’altro, nella ricerca di progetti condivisi e sostenibili”. Nelle difficoltà occorre frequentare il passato per affrontare il futuro, imparare dal passato a non commettere certi errori e guardare al futuro con speranza, sognando e sapendo suscitare sogni nei giovani. Al termine di un anno mi domando: siamo stati capaci di far sognare i giovani? Che mondo offriamo loro perché non si chiudano in sé, perché non vivano nella disillusione e non smettano di sognare? Gli anziani possono aiutare i giovani in questo: li abbiamo interpellati, li abbiamo resi protagonisti di questa trasmissione della loro esperienza, saggezza, fede? Forse occorrerà impegnarci maggiormente tutti e insieme nel favorire questo incontro tra generazioni che deve essere costante e sarà sicuramente fecondo.
Ma per costruire la pace Papa Francesco ci indica anche un altro percorso. Quello del considerare l’istruzione e l’educazione come motori della pace.
Occorre sicuramente investire maggiori risorse sull’istruzione e sull’educazione. Non permettere di accedere ad una retta ed ampia istruzione ai nostri giovani, investendo ancora troppo a livello di governi sugli armamenti più che sull’istruzione e l’educazione ossia la capacità di tirar fuori dai giovani il potenziale di bene che c’è in loro, significa mettere in seria crisi la pace e favorire l’egemonia del pensiero unico che potrebbe portare lontano non soltanto da Dio ma anche gli uni dagli altri, dalla libertà di pensiero critico che ciascuno è chiamato grazie all’istruzione e alla educazione a crearsi ed esprimere, pur nel rispetto delle opinioni, della cultura e del credo altrui.
Personalmente quando sento che le scuole non hanno mezzi per essere messe a norma, quando constato che ancora a causa della pandemia si è costretti a una istruzione data a molti a distanza, quando viene a mancare il rapporto con gli educatori e gli educatori dell’uomo: famiglia, istituzioni, scuola, chiesa non dialogano più tra loro e non agiscono in rete per lo sviluppo integrale dell’uomo, mi pongo serie domande. Quando penso che c’è chi propone di abolire le prove di esame scritta alla maturità – non prendetela come una posizione politica perché non lo è e non vuole esserlo assolutamente… – mi domando: ma che futuro stiamo preparando? E mi chiedo se non si stia camminando in controtendenza rispetto a un mondo dove tutti erano informati per progredire ed invece non si desideri per caso che in pochi siano informati ed educati affinchè pochissimi potenti abbiano in mano le sorti dell’umanità compromettendo la pace?
Ed infine, il Papa, propone per costruire la pace di promuovere e assicurare il lavoro che essendo espressione di sé e dei propri doni, nonché impegno, fatica, collaborazione con gli altri, diviene luogo dove si impara a dare il nostro contributo per un mondo più vivibile e bello.
La pandemia ha ancora maggiormente messo in ginocchio un mondo del lavoro che era già prima ampiamente sofferente. Molti sono i precari, molti lo saranno, la sicurezza sul lavoro è sempre più scarsa perché tutti tendono a risparmiare per ottenere maggiori guadagni senza rispettare la dignità delle persone. Tanti lavorano senza contratto, senza protezioni sociali, senza rispetto per la loro dignità. Da tanto tempo – quando ero ragazzo pensavo che fosse fantascienza… – si pensava che il progresso tecnologico sarebbe giunto a sostituire il lavoro umano. Ora ci siamo pressochè arrivati ma attenti perché come avverte Papa Francesco nella Laudato sii “Così facendo l’umanità danneggerebbe se stessa. Il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale”. Cari amici, uomini e donne delle istituzioni anche cittadine uniamo idee, sforzi, per creare le condizioni e inventare soluzioni affinchè ogni essere umano in età lavorativa abbia la possibilità, con il proprio lavoro, di contribuire alla vita della famiglia e della società. Sosteniamo e aiutiamo insieme la libertà di iniziative imprenditoriali e facciamo crescere una rinnovata responsabilità sociale perché il profitto non sia l’unico criterio-guida della vita.
Qualcuno potrebbe dire: ma che discorso ha fatto il Vescovo? Che razza di omelia è questa?
Non è altro che riprendere alcuni concetti della Dottrina sociale della Chiesa e in questa Giornata Mondiale della Pace riproporveli affinchè insieme ci impegniamo ad applicarli per il bene dell’uomo, per il bene comune!
Se qualcuno avesse delle proposte concrete da offrirmi sarò ben contento di collaborare con lui, la Chiesa sarà ben contenta di sedersi a un tavolo per incrementare ciò che già fa per la promozione umana e della pace, per promuovere ulteriormente anche nella nostra Diocesi il dialogo tra generazioni, l’istruzione e l’educazione, possibilità di lavoro per tutti. Soltanto camminando insieme, come i pastori verso il luogo dove è nato il Signore, potremo scoprirlo e portarlo a tutti come il Dio che salva, il principe della pace che ci offre questo dono e ci chiede collaborazione nel far sì che la pace, quella vera, anche oggi regni su tutta la terra.
E se qualcosina di questo siamo riusciti a farlo nell’anno che termina ringraziamo il Signore e se forse potremo fare qualcosa di più in futuro ringraziamo Dio perché a partire tra poche ore ci darà ancora del tempo per allargare la Sua benedizione sugli uomini e le donne, i giovani e gli anziani, i soli e le famiglie che ci vivono accanto. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina