Genazzano, Santuario Madonna del Buon Consiglio, Giovedì 25 aprile 2019
Carissimi fratelli e sorelle,
quest’anno celebriamo la Festa della “Venuta” dell’immagine della Madonna del Buon Consiglio in un clima prettamente pasquale.
Siamo infatti nella settimana cosiddetta “in Albis” ossia dove i neobattezzati nella notte di Pasqua erano invitati a continuare a portare le vesti bianche ricevute nella Veglia Pasquale quale segno della loro nuova dignità di figli di Dio. Siamo – possiamo dire – ancora nel giorno di Pasqua che la liturgia, come per il Natale, fa prolungare con la medesima solennità per un’intera settimana.
Anche le letture che ci sono state proclamate sono quelle di questo giorno pasquale.
Nella prima lettura abbiamo ascoltato il bellissimo discorso di Pietro tenuto successivamente al miracolo che lui e Giovanni, alla porta Bella del Tempio, dopo la risurrezione di Gesù, avevano compiuto guarendo uno storpio. Tutti li guardavano dunque con stupore e meraviglia. E Pietro spiega che quello storpio è stato guarito grazie al potere conferito loro da Gesù, da Colui che Pietro definisce “l’autore della vita” e che i giudei non avevano accolto, avevano consegnato e rinnegato – lui, il Santo – davanti a Pilato preferendo chiedere la grazia per Barabba. Ma che Dio ha risuscitato!
Pertanto Pietro invita chi lo ascolta – e questa sera noi tutti che con il nostro peccato, i nostri egoismi, le nostre fragilità nelle quali spesso ci ostiniamo a rimanere per comodità – contribuiamo anche oggi a crocifiggere il Santo e il giusto, l’autore della vita, a convertirci affinché siano cancellati i nostri peccati.
E per convertirci in attesa del ritorno glorioso del Signore risorto occorre innanzitutto saperlo ascoltare. Citando Mosè Pietro disse: “Il Signore vostro Dio farà sorgere per voi, dai vostri fratelli, un profeta come me; voi lo ascolterete in tutto quello che egli vi dirà. E avverrà: chiunque non ascolterà quel profeta, sarà estirpato di mezzo al popolo. E Pietro continua – E tutti i profeti, a cominciare da Samuele e da quanti parlarono in seguito, annunciarono anch’essi questi giorni”. I giorni in cui Dio, cari fratelli, in Cristo, stabilì per sempre un’alleanza con noi e morendo e risorgendo ha concesso innanzitutto al popolo eletto e poi a tutti noi che con il battesimo ha costituito suo popolo, il popolo di Dio, la benedizione, ossia la possibilità di vivere eternamente con Lui, essere sciolti dal peccato e dal vincolo della morte, e amati da Dio fino all’inverosimile, allontanarci dalle nostre iniquità.
Occorre dunque ascoltare Gesù e questa sera vogliamo farlo con Maria e come Maria. Lei rappresenta l’amore preferenziale che Dio ha avuto e ha verso i poveri, rappresenta tutti coloro che sono destinatari del dono di Dio, della sua Pasqua; ma rappresenta anche Colei che ha saputo ascoltare, accogliere in modo eccezionale la Parola di Dio, l’amore di Dio che si è fatto carne nel suo grembo verginale.
Maria è tipo, modello, della Chiesa e del suo messaggio evangelico.
Tornando al momento della morte di Gesù nel Vangelo di Giovanni Maria ci è presentata come Colei che insieme ad altre donne e il discepolo che Gesù amava stavano ai piedi della croce. A Lei Gesù disse: “Donna, ecco tuo figlio!” poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. Il discepolo Giovanni che rappresenta tutti noi, che rappresenta la Chiesa, viene affidato da Gesù a Maria e così Maria diviene in quel momento anche Madre della Chiesa e dei discepoli di Cristo. Di più, i Padri della Chiesa, nella donna che nell’Apocalisse fugge nel deserto perché insidiata da un enorme drago rosso, hanno visto Maria ma anche la Chiesa e i cristiani di tutti i tempi perseguitati e afflitti ma anche salvati dai suoi nemici.
Noi dunque dobbiamo guardare a Maria non tanto come unica per elezione e missione – che sicuramente ha avuto – ma anche come immagine paradigmatica per tutta la Chiesa e per tutti i fedeli. Per ciascuno di noi con il suo “sì” alla volontà di Dio fino ai piedi della croce, Ella è modello da non abbandonare e al quale sempre guardare. È – Maria – l’ascoltatrice esemplare della Parola di Dio, colei che ha sempre serbato tutto quello che aveva udito, visto, sentito … e ha continuato per tutta la sua esistenza a meditarlo nel suo cuore.
Se per ottenere la benedizione che viene dalla Pasqua di Cristo occorre ascoltare tutto quello che Lui ci dirà e ci dice; e davanti all’amore che ci ha detto con la sua passione, morte e risurrezione non possiamo che convertirci e ottenere salvezza, da Maria, tipo, modello della Chiesa e di ogni cristiano, dobbiamo imparare ad ascoltare e accogliere la Parola di Dio, quella Parola che si riassume nella Pasqua, che ha il centro di tutto nel mistero del Risorto per noi e per tutti coloro che lo vorranno accogliere.
Con la sua vita Maria diventa Madre del Buon Consiglio. E mi piace leggere il consiglio che ci dà stasera che è quello di ascoltare la parola di Dio, meditare su di essa nel proprio cuore e metterla in pratica nella propria vita.
Da Maria, per accogliere e comprendere il Mistero della Pasqua e quindi essere salvati, impariamo l’obbedienza, l’umiltà, la sua disponibilità, la sua carità. Impariamo la fedeltà, l’umiltà e l’obbedienza fino ai piedi della croce dove ha condiviso con il Figlio ma anche con noi il pellegrinaggio della fede e anche la notte della fede. Soltanto così otterremo salvezza, potremo beneficiare del Mistero della Pasqua che ci assicura perdono e salvezza eterna.
Maria ci mostra dunque quali sono le virtù per saper ascoltare: l’obbedienza, l’umiltà e la disponibilità alla volontà di Dio. Virtù che oggi molti non stimano desiderando soltanto l’autonomia, l’emancipazione, l’autorealizzazione. Essere umili e obbedienti per loro significa essere stupidi, non sapersi difendere e non imporsi. Tutto ciò mostra come siamo ancora tanto lontani dal Vangelo.
Maria ci dice che se desideriamo accogliere la Pasqua dobbiamo imparare l’umiltà, l’obbedienza, la disponibilità a Dio.
Nel Magnificat ha cantato come Gesù vuole l’umiltà: “Ha disperso – infatti – i superbi nei pensieri del loro cuore”. Anche per Cristo l’umiltà è stata l’atteggiamento fondamentale: “Pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce” soltanto questa obbedienza fino alla morte era via alla risurrezione e all’esaltazione (cfr Fil 2,6-11).
E ancora, nel Magnificat, Maria ci dice che la forza di Dio è la forza che sceglie ciò che è ignobile, disprezzato, debole nel mondo per confondere i forti. Dio è colui che chiama all’esistenza le cose che non esistono (cfr Rm 4,17) e dimostra ancora la sua forza quando si fa così accondiscendente a noi, vicino a noi, che assume persino la morte.
Ebbene, noi stasera desideriamo porci con Maria in atteggiamento umile, obbediente, per accogliere l’amore del Risorto che è per noi, ascoltare con il cuore tutto questo Amore immenso per poi viverlo personalmente ma anche comunitariamente, concretizzandolo testimoniando nel mondo – a partire dal piccolo mondo nel quale viviamo – la Pace che il Risorto augura a tutti noi e realizza offrendosi al Padre per noi.
Con Maria e come Maria – immagine della Chiesa – rinnoviamo il nostro desiderio di accogliere l’invito a portare l’Amore del Cristo fino ai confini della terra!
Cari amici permettetemi infine un ultimo pensiero.
Per la prima volta come Vescovo di Tivoli e di Palestrina vengo oggi qui in questo Santuario tanto caro a tutti voi e a molti fedeli di Albania ma anche di tutto il mondo.
Mentre a Maria Madre del Buon Consiglio affido il mio servizio in questa Diocesi unita a quella di Tivoli, non so se vi riuscirò ma vi confido che mi piacerebbe tanto che questo santuario diventasse punto di riferimento per tanti, casa di ascolto costante della Parola del Risorto e di esercizio di testimonianza concreta della carità. Impegniamoci insieme – io lo farò per primo – affinché in molti, soprattutto giovani e famiglie, vengano sempre più spesso qui per fare l’esperienza dell’incontro con il Risorto presente nella sua Parola, nell’Eucaristia, nel sacramento della Misericordia – la Confessione – e nella fraternità, nell’accoglienza reciproca che Gesù ci ha affidato mentre moriva sulla croce. Che qui si faccia esperienza di gioia pasquale sempre!
Impegniamoci, in questo momento un po’ triste della storia, a rilanciare questo luogo santo, bellissimo, e a noi tanto caro affinché da qui tanti possano ascoltare il confortante saluto del Risorto: “Pace a voi!”, e dopo aver condiviso il pane della Parola e dell’Eucaristia possano ripartire predicando a tutti i popoli – con la vita più che con le parole – la conversione e il perdono dei peccati poiché testimoni di un incontro, l’incontro con il Risorto che cambia la vita di chi lo ascolta, di chi si fa consigliare da Lui e dalla Madre sua e, come Maria, mette in pratica la Sua parola. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina