Omelia alla Santa Messa per la Giornata Diocesana del Malato

San Vittorino Romano, Santuario di Nostra Signora di Fatima, Domenica 14 maggio 2023

Carissimi fratelli e sorelle!

Ci ritroviamo oggi, nella casa della Madre, in questo Santuario dedicato alla Madonna di Fatima, per celebrare a livello diocesano la Giornata del Malato che in tutta la Chiesa ha avuto luogo l’11 febbraio scorso ma che noi abbiamo posticipato ad oggi sperando nel bel tempo …

Saluto pertanto di cuore innanzitutto i malati, gli anziani, i soli che oggi sono qui ed anche quelli che non sono riusciti ad essere presenti ma che ricordiamo nella preghiera e nell’affetto.

Con i malati desidero porgere un caro e grato saluto a tutti voi che li accompagnate:  a partire dai loro famigliari, i sacerdoti – parroci, vicari parrocchiali e in special modo i Cappellani delle strutture sanitarie –, i diaconi, i medici e gli operatori sanitari, le associazioni che si occupano di essere vicini ai malati a partire dall’UNITALSI, le Misericordie, l’Associazione Medici Cattolici, le nostre Caritas, e tutti coloro che pur non menzionati so essere vicini ai fratelli che necessitano di vicinanza e assistenza!

Questa Giornata vorrei tanto che servisse per una riflessione comune – malati e popolo di Dio – sulla sofferenza e sulla necessità di vivere quell’invito che il Buon Samaritano rivolse al proprietario della locanda dove alloggiò a sue spese l’uomo percosso sulla strada e che ha dato il titolo al Messaggio che il Santo Padre ha indirizzati alla Chiesa l’11 febbraio scorso: “Abbi cura di lui!”.

Il Vangelo che in questa VI Domenica di Pasqua ci è stato proclamato può aiutarci a comprendere cosa ci è chiesto.

È il prosieguo del Vangelo di domenica scorsa. Sono parole di Gesù – quelle che abbiamo ascoltato – che si collocano dopo l’Ultima Cena, nel momento in cui i discepoli comprendendo che il loro Maestro sta per lasciarli non da vincitore ma da perdente, da uomo della sofferenza e della croce, della passione e della morte, provano paura, Gesù li esorta a che il loro cuore non sia turbato.

Questo invito è anche per noi oggi.

È per chi soffre la malattia. La malattia che fa parte dell’esperienza umana. Tutti lo sappiamo ma fatichiamo ad accettarla. Fa parte dell’esperienza umana ma – scrive il Papa – può diventare disumana se è vissuta nell’isolamento e nell’abbandono, se non è accompagnata dalla cura e dalla compassione dei fratelli. Può divenire una atrocità per la condizione di solitudine ed abbandono nella quale spesso chi è malato viene a trovarsi in una società dove si fatica ad accettare la malattia, l’avanzare dell’età, la fragilità o perché si è come scartati dalla società che premia soltanto chi produce, chi rende, chi è attivo. O perché chi è malato, anziano, fragile per paura di essere di peso agli altri si chiude nell’isolamento e soffre fisicamente ma anche psicologicamente e quando si soffre in solitudine spesso la malattia si sente in maniera più pesante e si è tentati anche di perdere la fede, di interrompere il rapporto con Dio.

Gesù, anche oggi, invita a non permettere che il nostro cuore sia turbato.

E Lui, il Risorto, ci assicura la sua vicinanza. Tornato al Padre ci manda l’amore che sussiste tra Lui e il Padre, ci manda – dice il Vangelo – lo Spirito di verità, il Paraclito perché rimanga con noi sempre.

Paraclito che vuol dire Avvocato difensore, consigliere che ci sta vicino.

Ai tempi di Gesù il Paraclito era un Avvocato che si potevano permettere in pochi poiché assai costoso. Ed era un Avvocato che non si sostituiva nei processi all’imputato come avviene oggi dove paghiamo un avvocato per difenderci, va in tribunale al posto nostro e noi dobbiamo rispondere al minimo essenziale. No: il Paraclito era un Avvocato che andava in tribunale con l’imputato e gli stava vicino. Non parlava lui, doveva parlare l’imputato ma lui gli stava vicino per suggerirgli cosa dire, per aiutarlo a decidersi su cosa dire oppure no.

Ebbene, chi ama Gesù, e per amarlo osserva i suoi comandamenti, è amato da Gesù. Non rimarrà orfano ma riceverà accanto a sé il Paraclito, lo Spirito Santo.

Ecco, cari amici ammalati, la prima cosa che vorrei dire a voi oggi è: non sentitevi mai soli. Se amate il Signore Lui non vi lascerà soli. Lui vi sarà accanto per difendervi e sostenervi!

Ma questa promessa di vicinanza Gesù la rivolge a tutti. E stasera la rivolge anche a chi vi è accanto ogni giorno, a chi vi assiste, a noi!

Ci invita ad amarlo, ad osservare i suoi comandamenti e ci assicura che Lui pregherà il Padre e ci darà un altro Paraclito.

Quindi lo Spirito Santo è dato a tutti come Avvocato difensore, consigliere in ogni situazione della vita.

Tuttavia non è un dono di qualcosa di magico, che fa le cose al nostro posto … Egli non si sostituisce a noi. Lo Spirito Santo chiede ai nostri cuori accoglienza, ci consiglia, ci illumina il cammino ma ci lascia anche sempre liberi, anche liberi di dirgli di no. Dunque allo Spirito Santo non dobbiamo semplicemente delegare le decisioni della vita. È presenza d’amore ma ci chiede di rimanere in costante dialogo con Lui che ci insegna la verità e la via su cui camminare sia se ci troviamo nello stato di sofferenza e quindi bisognosi di chi ci sostenga e accompagni, sia che ci troviamo nella possibilità di darci da fare per chi è solo, anziano, ammalato per coloro a cui Gesù dice a noi – apparentemente sani – “Abbi cura di lui!”.

Ammalati e apparentemente sani, siamo tutti chiamati dal Vangelo ad osservare i comandamenti e sappiamo che il primo di essi è l’amore a Dio e l’amore ai fratelli. Insieme, dunque, dobbiamo accogliere il Paraclito e insieme, quale comunità sinodale dove nessuno dà soltanto e nessuno riceve soltanto ma dove tutti possono dare tutto e tutti possono ricevere, darci da fare per sostenerci vicendevolmente, come in una cordata, dove insieme ci sosteniamo nel cammino della vita verso l’eternità.

Quante volte pensando di andare a visitare un ammalato per portargli sollievo, compagnia, i sacramenti, ho ricevuto tantissimo in esempio, offerta delle proprie sofferenze per il bene della Chiesa, le vocazioni, per la mia vocazione … e quante altre, invece, caso mai in momenti di solitudine, di sofferenza – se non del corpo dello spirito … – grazie alla prossimità di tanti ho sentito il soffio dello Spirito vicino a me!

Ecco, cari amici, la Giornata di oggi vorrei servisse a questo: a sentire vicino a noi – malati o sani, non importa – la presenza dello Spirito Santo Paraclito e con il cuore aperto, disponibile, in ascolto come quello di Maria, lo accogliessimo in noi e lo lasciassimo parlare, ascoltassimo come ci ama tanto, per poi assumere la decisione di amare a nostra volta.

San Giovanni, nella sua prima Lettera, ci ricorda: “Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo!” (1Gv 4,19).

Guidati dallo Spirito Santo, dunque, senza alcun turbamento, sentendoci tutti parte di quella compagnia affidabile che è la Chiesa, la comunità dei battezzati che hanno ricevuto in dono lo Spirito Santo Paraclito, camminiamo solidali e uniti tra noi prendendoci cura gli uni degli altri. La compassione vicendevole che scaturirà dal sentirci amati e quindi dalla capacità di patire con l’altro ci farà sentire comunità di fratelli e sorelle che camminano insieme ed insieme guariscono dalla malattia peggiore di tutte: quella dell’essere lasciati soli con il nostro destino, abbandonati, come scartati, non ascoltati e consolati.

Maria aiuti tutti noi ad aprirci all’azione dello Spirito come ha fatto Lei. E ci aiuti a metterci a servizio gli uni degli altri perché amati. Interceda presso il Padre per gli ammalati, per i loro famigliari, per il personale medico, infermieristico, volontario che assiste con generosità e spesso con pochi mezzi e pochi riconoscimenti quanti sono ammalati. E ci veda tutti impegnati grazie alla vicinanza del Paraclito a promuovere una società più attenta alle esigenze del malato e dell’anziano, dove la sanità sia pubblica e di qualità, garantita a tutti senza particolari raccomandazioni. Dove poiché sufficientemente tutelati, non manchino gli operatori sanitari competenti e disponibili a servire gli ammalati.

A Maria, salute degli infermi, affidiamo queste nostre intenzioni, gli ammalati e coloro che anche oggi desiderano rinnovare il loro impegno a prendersi cura di loro. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina