Omelia alla Santa Messa per l’Ammissione agli ordini di Emanuele Bianchini

Cave, Parrocchia di San Carlo Borromeo, Sabato 31 agosto 2024

Carissimi fratelli e sorelle,

questa sera, come abbiamo detto all’inizio della celebrazione, ci troviamo insieme perché un figlio di questa comunità parrocchiale e della nostra Diocesi, il caro Emanuele Bianchini, chiederà di essere ammesso ufficialmente tra i candidati a ricevere un giorno, che speriamo non troppo lontano, gli ordini sacri del diaconato e del presbiterato.

Già da alcuni anni Emanuele  fa parte della comunità del Seminario di Anagni – e qui permettetemi che ringrazi i Superiori del Seminario per quanto stanno facendo per lui – e sono alcuni anni che guidato da loro ed aiutato dalla comunità dei suoi compagni di cammino, dai parroci delle Parrocchie di origine o presso cui ha svolto e svolge le attività pastorali, dal popolo di Dio, dalla sua famiglia, ha riflettuto sul passo che compie stasera, quasi fosse – quello odierno – un fidanzamento ufficiale in vista del matrimonio. Un impegno pubblico, davanti a Dio e alla Chiesa, per portare a termine il cammino di formazione umana, spirituale e teologica verso il diaconato ed il presbiterato.

Quando si è trattato di scegliere la data per questa celebrazione, con Emanuele, non abbiamo tanto pensato a quali letture sarebbero state proclamate nella presente liturgia domenicale per evitare di essere noi a far parlare la Parola di Dio piuttosto che sia lei, la Parola, a illuminare questo momento. Avremmo potuto scegliere infatti altri brani biblici ma abbiamo preferito lasciare che la liturgia della Chiesa ci offrisse la Parola di questa domenica.

Come ci invita a fare la seconda lettura accogliamo dunque con docilità la Parola che è stata piantata in noi e può portarci alla salvezza. In particolare tu, caro Emanuele, accogli stasera la Parola che ti è rivolta, che è stata piantata in te grazie a quella trasmissione della fede che è partita dai tuoi genitori – a cominciare dalla tua cara mamma che stasera è certamente con noi dal Cielo –, dalla tua comunità parrocchiale, dal nostro Seminario. Una Parola di verità che se la accogliamo con cuore aperto e sincero ci fa certamente scoprire i nostri limiti, chiamiamoli pure come si deve: i nostri peccati, ma per farci aprire al dono di amore che Dio ci vuole continuamente elargire e che per te si va sempre più delineandosi prendendo il nome di vocazione al presbiterato.

Per farci aprire al dono di amore che Dio vuole continuamente concederci, nel Vangelo Gesù ci dà un insegnamento prendendo spunto dalla questione sollevata da scribi e farisei: la necessità di lavarsi le mani per evitare di prendere cibo con mani impure.

Una norma che aveva anche finalità igieniche ben comprensibili. Pensiamo a quanto si è insistito su questa norma durante i giorni della pandemia … Pensiamo a come trasgredendo – soprattutto in passato – questa norma si sono diffuse epidemie e malattie.

Tuttavia, la malattia fisica, è solo una immagine del vero male degli uomini: che è quello dell’anima e non del corpo. E c’è differenza, cari amici, tra la malattia e il male.

La malattia è la naturale corruzione della materia. Il male è invece lo sfigurarsi del bel volto umano. Il peccato – questo è il nome che dobbiamo dare al male – deturpa la nostra somiglianza con Dio: la limpidezza è oscurata, la luce degli occhi è spenta.

Ora, ci ricorda il Vangelo, per difenderci dalle impurità che conducono al male non basta nessuna osservanza esteriore, nessun rito. Intendiamoci: nella vita cristiana ed ancor più di chi si prepara a diventare prete e del sacerdote ci sono riti quotidiani che si ripetono: la Santa Messa, l’Adorazione Eucaristica, la meditazione quotidiana, la liturgia delle Ore, il santo Rosario … ma non bastano se non stiamo attenti a quanto ci dice Gesù per metterci in guardia. Ossia che le impurità, i peccati provengono dal cuore e soltanto lavorando sull’interno di noi si può combattere tale impurità, si può combattere il male, il peccato che ci impedisce di correre spediti nella sequela del Signore.

Intendiamoci, desidero spiegarmi meglio: la Messa quotidiana, la preghiera della Chiesa, la meditazione … servono. Eccome servono! Servono anche nei momenti in cui ci pare di sentire meno quanto Dio ci ami, nei momenti in cui ci sentiamo stanchi o aridi. Ci servono per continuare a camminare. Ma ciò che conta maggiormente è lavorare all’interno del nostro cuore per discernere, identificare e chiamare per nome i peccati che albergano in esso e così aderire cordialmente al Signore che ci ama e ci chiama. Che ti ama profondamente, caro Emanuele, e ti chiama per la via del discepolato e della sequela verso il sacerdozio ministeriale, verso un ministero che ti renderà ministro di Dio, servo del popolo che Lui, tramite il Vescovo, ti vorrà affidare perché tu lo ami e lo guidi come immagine fedele del Buon Pastore ai pascoli eterni della vita.

Spesso per i chiamati il rischio del cosiddetto clericalismo è forte.

Ci accontentiamo di una osservanza esteriore della Parola e non ci accorgiamo del male che c’è in noi e intorno a noi. Osserviamo i comandamenti ma non la loro essenza. Osserviamo i “prenotanda”, le norme dei libri liturgici ma non la loro sostanza. Parliamo di amore verso i poveri, predichiamo il servizio ma poi siamo i primi a non amare o a limitarci all’essenziale che ci è imposto dalle situazioni ma senza quel supplemento d’anima che nasce dal cuore dell’uomo che apertosi alla Misericordia di Dio gli risponde con tutto se stesso.

E quando queste situazioni si ripetono, si prolungano … le lasciamo correre … ci addormentiamo! E quando finalmente ci svegliamo corriamo il rischio che il male abbia già messo radici profonde in noi e non riusciamo più a sradicare tale pianta cattiva nel nostro cuore.

Caro Emanuele, ti prepari a diventare sacerdote. Ricordati sempre che non c’è nulla fuori dall’uomo che ti possa rendere impuro. Fin d’ora e poi nel ministero, certamente con la prudenza che viene dall’essere profondamente in comunione con Dio e in ascolto della sua Parola, dall’essere sorretto dalla grazia dei sacramenti – in particolare l’Eucaristia e la Confessione – non aver mai paura di nessuna situazione, di incontrare tutti, di ascoltare tutti. Non aver mai paura delle situazioni anche se difficili. Siamo in un mondo dove spesso curiamo molto l’esteriorità. E entriamo in empatia soltanto con quelli che ci piacciono, che pensano come noi, che sono già convinti …

Non avere paura ma fatti tutto a tutti pur di guadagnare ad ogni costo qualcuno a Cristo.

Gesù, nel Vangelo, elenca alcuni propositi di male che possono nascere dal cuore dell’uomo: la stoltezza, che è appunto l’intelligenza cieca e i sensi ottusi. La stupidità della mente, ossia non saper distinguere tra bene e male, relativismo che serve solo a nascondere le impurità del cuore. Sordità dell’affettività: non sentire più il dolore del male, una anestesia che fa sopportare una esistenza grigia e a volte squallida.

Lontano dal cuore che osserva esteriormente la Parola ma senza aprirsi realmente ad essa per lasciarla lavorare nel tuo intimo, continua dunque ad aprirti e vivi la sapienza del Vangelo che è sete di bontà, di bellezza, di giustizia; lotta senza tregua con il peccato, benevolenza incondizionata verso il peccatore, conversione permanente di se stessi.

Se vivrai così, se ti lascerai aiutare a vivere così, ti preparerai ad essere e sarai sicuramente un buon pastore. Se tutti – pastori e gregge – vivremo così, se ci lasceremo aiutare a vivere così, saremo autentici cristiani e bravi sacerdoti, diaconi, sposi, padri e madri di famiglia, consacrati o consacrate, fedeli laici impegnati, ecc.

È quanto stasera, caro Emanuele, auguro di cuore a te di saper vivere per essere sempre un seminarista e un domani un diacono e un prete non esteticamente perfetto ma interiormente vero, aperto all’amore di Dio e sempre capace di rispondere a questo amore con la lode e con la vita. Questi segni presenti in te, a me e ai tuoi formatori, sono già parsi abbastanza evidenti. Continua! La Chiesa, che stasera tramite il Vescovo, accoglie il tuo desiderio di camminare più speditamente verso il diaconato e il presbiterato prega per te e con te, ed ora implora per questo tuo cammino la benedizione del Signore. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina