Tivoli, Basilica Cattedrale di San Lorenzo Martire, Domenica 3 maggio 2020
Cari fratelli ed amici,
a porte chiuse, con questa Santa Messa, accogliamo nel cuore della nostra Città, nella nostra Cattedrale, come avviene da secoli nella prima domenica di maggio, l’Icona della Beata Vergine delle Grazie di Quintiliolo.
A causa della pandemia non l’abbiamo potuta accogliere insieme, tra i canti e le preghiere del suo popolo di Tivoli che tanto la ama e che quest’anno l’ha attesa, la accoglie, la venera e la prega con ancor maggior fervore anche se ciascuno dalla propria abitazione accontentandosi di essere qui con il proprio cuore per ripeterle insieme a tutti gli abitanti della Città e Diocesi di Tivoli, della Diocesi di Palestrina con la quale ormai camminiamo insieme, con tutti gli italiani, con l’umanità intera in questo momento così provata: “Vergine di Quintiliolo, prega per noi il Signor! Soccorri questo popolo fidente nel tuo amor!”.
Accogliamo l’Icona di Maria in questa IV domenica del tempo Pasquale, Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni, e vogliamo ringraziare Maria per aver generato al mondo Gesù che nel Vangelo odierno si presenta come la porta dell’ovile dove il gregge può entrare e sentirsi al sicuro e, da quella medesima porta che è Lui, può uscire qualora entrando in un ovile sbagliato sentisse aria di morte, di pericolo, di peccato.
Sì, senza il Figlio di Maria, Gesù, morto e risorto per noi, che ci ha assicurato che con la parola “morte” la vita non finisce e che dopo ogni nostro peccato, dopo ogni nostra caduta potremo risorgere se ricorreremo a Lui per ascoltare la sua Parola e metterla in pratica come ha fatto la Madre sua, saremmo ancora – come ci ha ricordato l’apostolo Pietro nella seconda lettura – “erranti come pecore”.
Erranti come Pietro e Giovanni prima di entrare dentro il sepolcro – la mattina di Pasqua – e vedere la memoria viva di una spazio di morte lasciato vuoto dal Risorto; erranti come Tommaso prima di entrare nelle ferite dischiuse del Crocifisso-Risorto; erranti come i due discepoli di Emmaus, prima di entrare nella frattura del pane spezzato e riconoscere il Signore Gesù in quel compagno di viaggio del loro allontanarsi da Gerusalemme per tornare nel loro mondo senza speranza: Emmaus …
Come loro anche noi, senza Cristo Risorto, rimarremmo – come spesso rimaniamo quando non ci convertiamo a Lui, quando ci ostiniamo a non attraversare quella porta che è Lui sia in entrata che in uscita –, privati nel vivere in quella comunione di amore che Lui ci assicura “erranti come pecore” che ora, però, grazie al Battesimo che abbiamo ricevuto, grazie alla forza della Pasqua ossia della vita divina che non muore più e che ci è stata comunicata con i sacramenti che fanno il cristiano – Battesimo, Cresima, Eucaristia – ci è stata concessa perché siamo “stati ricondotti al pastore e custode” delle nostre anime.
Quel Pastore bello che ci chiede di entrare per Lui che è la porta per entrare nella comunione perfetta ed eterna con Dio creatore e Padre, quella porta che per il peccato di Adamo si era chiusa e che Gesù con la sua Pasqua ci riapre.
Entrare per quella Porta che è Cristo e che vuol dire desiderare la comunione con la sorgente piena della vita, con Colui che dà significato alla nostra vita da quando nasciamo a quando moriamo, con Colui con il quale rimanere uniti vuol dire non perdere la serenità interiore nemmeno nei momenti difficili della vita, nemmeno nella sofferenza – anche se è grande –, nemmeno nel buio della morte.
Pensando alla nostra vita, al nostro passato, però: quante porte sbagliate abbiamo attraversato e ancora attraversiamo?
Spesso, infatti, preferiamo più che passare per Cristo, passare per la porta del nostro egoismo, del nostro tornaconto personale, del nostro voler vincere sugli altri con i principi della nostra ragionevolezza limitata. Spesso preferiamo le porte della ricchezza, del potere … Ce ne accorgiamo oggi più che mai. Quante volte a Cristo abbiamo preferito attraversare porte di morte, di apparente libertà ma che ci hanno resi schiavi di noi stessi: di una economia, ad esempio, dove i ricchi erano e sono sempre più ricchi e i poveri ora più che mai sono sempre più poveri. Che ha spinto molte persone a un lavoro senza contratto regolare, facendo un po’ da sé …, ed ora sono prive di tutto. Porte che hanno indotto i nostri governanti troppo spesso a tagliare in maniera sconsiderata i fondi comuni destinati alla sanità, alla cura dei malati e degli anziani e così sono proprio loro – i custodi preziosi della nostra memoria, le nostre radici, coloro che ci hanno trasmesso la vita e la fede – i primi che davanti a un virus invisibile se ne sono andati soli, senza nemmeno un ultimo saluto di chi gli voleva bene. Quanto spesso a Cristo abbiamo preferito porte di libertà da quegli affetti che sono i nostri famigliari – certamente pieni di difetti come siamo tutti – ma con i quali ci lega amore. E credendo che amore sia soltanto un sentimento che si prova quando tutto va bene e poi può pur morire, abbiamo tradito famiglie, figli, e siamo rimasti una società di isolati ed infelici perché non ha saputo – come Cristo e con Cristo – perseverare nell’amore che è anche donazione, morte a se stessi, sacrificio, fedeltà … Quante volte l’uomo ha preferito attraversare la porta di luoghi di fatua felicità per consumare sostanze stupefacenti, alcool, per giocare d’azzardo e rimanendo soltanto con nulla in mano o addirittura incontrando la morte rimanendo senza speranza … Abbiamo preferito sfruttare la terra fino ad indebolirla così tanto che ora essa stessa si rivolta a noi.
Ebbene Gesù ci ripete oggi: “Io sono la porta delle pecore … se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo”. Sì, Gesù non è un ladro della nostra felicità, obbedire a Lui è trovare la vera libertà e la vera felicità! Non è venuto per ucciderci ma per salvarci dalla morte. Non è venuto per distruggere noi sue creature ma per dare a noi possibilità di vita nuova ed eterna!
Passiamo pertanto attraverso di Lui e con Lui – se ci accorgessimo caso mai proprio oggi che seguendo pastori che sono ladri e briganti, che si sono proposti a noi come guide ma si sono dimostrate pericolose facendoci entrare in ovili ristretti, dove si sente vicina l’ora della macellazione … – guidate da Gesù, il Pastore che ci libera dagli ovili ristretti dell’infelicità e della morte, andiamo verso pascoli nuovi dove la ricchezza la si trova facendoci poveri e non accumulando beni solo per noi stessi ma condividendo ciò che abbiamo e siamo con gli altri; andiamo verso i pascoli grandi della vita che si ottiene soltanto donandola e non trattenendola e conservandola egoisticamente per noi.
Entriamo ed usciamo da quella Porta che è Cristo. E nello stesso tempo apriamogli anche la porta del nostro cuore, proprio come ha fatto Maria, affinché Lui entri in noi e tramite noi esca verso i tanti che hanno bisogno di incontrare questo Pastore bello dell’umanità.
Questa IV Domenica di Pasqua, dicevo, coincide anche con la Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni. Tutte le vocazioni, ossia preghiamo perché ciascuno scopra come entrare per la Porta che è Cristo, stare con Lui e nello stesso tempo uscire per quella Porta che è Lui e con Lui per portare l’Amore incontrato a tutti.
Preghiamo perché il Risorto entri per la porta del nostro cuore spesso tanto piccolo e gretto e ci porti al largo, fuori dai nostri ristretti confini esistenziali per portare a tutti il Suo amore, il Suo Perdono, la Sua vita!
In questi mesi di quarantena e di morte quanti – anche giovani – sono rientrati in contatto con se stessi e so per certo che hanno avvertito come nel buio di questo tempo Dio sia ancora vicino, che Lui risorto e vivo, amore che sempre perdona, sia ancora l’unico riferimento sicuro della vita, che il suo Vangelo sia orientamento sicuro per essere nella gioia e nella felicità anche in un mondo oscuro. Molti hanno espresso il desiderio dei sacramenti. Spero non per avere qualcosa che ora non possono avere ma per fare l’esperienza – che per ora possiamo fare anche con il desiderio – dell’Amore che salva, che si comunica a noi come si è comunicato a Maria. Molti si sono collegati in intensi momenti di preghiera con la Parola di Dio tramite i moderni social media … E so che molti si stanno domandando: ma a cosa serve la mia vita? Cosa voglio farne di essa?
Oggi vorrei dire a tutti di fare come la Madonna: ascoltate cosa la Parola di Dio che avete sicuramente più tempo di leggere, dice al vostro cuore e fate della vostra vita un capolavoro! Non abbiate paura a dire come Maria il vostro eccomi qualunque sia il progetto che sentite vostro nel profondo del cuore. In questi giorni molti giovani – anche lontani dalla Chiesa – mi hanno stupito per sensibilità, generosità nel servire gli altri, cercare di rendere significativa la loro vita per sé e per il prossimo. Continuate a cercare e poi, con generosità, dite il vostro sì, come Maria, alla chiamata che Dio vi rivolge: sia essa alla vita famigliare, al servizio a tempo pieno a Dio e ai fratelli, sia alla vita consacrata maschile e femminile, sia a quella missionaria, diaconale e soprattutto a quella sacerdotale. Il mondo ha bisogno più che mai di santi pastori che a immagine di Gesù unico bello e buon Pastore si dedichino totalmente a fare entrare tramite se stessi gli uomini in contatto con Dio e a farli uscire dagli spazi di morte e peccato – anche e soprattutto con la predicazione con e senza parole e la celebrazione dei sacramenti che tanto desideriamo in questo tempo di pandemia – per condurli a Cristo e con Lui nel cuore, come Maria, generarlo al mondo intero. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina