Tivoli, Basilica Cattedrale di San Lorenzo, Sabato 11 gennaio 2020
Festa del Battesimo di N.S.G.C.
Carissimi fratelli e sorelle,
questa sera la nostra Chiesa si arricchisce di quattro nuovi diaconi permanenti.
Di altri quattro padri di famiglia, uomini sposati, che accettano con il consenso delle proprie mogli di mettersi al servizio di quel lieto annuncio che nel Vangelo appena proclamato abbiamo sentito come voce proveniente dal Cielo su Gesù: “Questi è il Figlio mio, l’amato”!
Ed è proprio di questo Figlio, cari ordinandi, che vi mettete con tutto voi stessi – non a ore, non part-time ma totalmente – a servizio affinché tramite la catechesi, la liturgia e specialmente la carità, Egli possa far sperimentare anche oggi il Suo amore a tutti.
Cari Alessandro, Fabio, Giancarlo e Vincenzo: venite ordinati nella Festa liturgica del Battesimo del Signore che offre a tutti, ma vorrei che offrisse soprattutto a voi, una occasione speciale per ripensare alla nostra identità cristiana e alla nostra missione mentre voi, in particolare, venite ordinati diaconi non per voi stessi, non per essere mezzi laici e mezzi preti, non per essere ponti tra i preti che stanno chiusi in sagrestia e i laici che vivono nel mondo, non per ricoprire un ruolo un po’ più alto di ciascun battezzato nella Chiesa, ma per essere “Servi” di “Cristo servo”.
Il titolo di “servo” lo abbiamo sentito attribuire nella prima lettura ad un personaggio misterioso di cui si parla in quattro canti detti appunto del “servo di YHWH” che troviamo nel Deutero Isaia. Certamente sono canti che alla luce del Nuovo Testamento saranno facilmente attribuibili a Gesù. Ma prima di compiere tale passaggio vorrei soffermarmi con voi su questo titolo: “servo” ben sapendo che diacono vuol dire servo!
Per la nostra mentalità, essere “servo” ha una accezione generalmente negativa. Ma nel linguaggio biblico non è sempre così. Essere “servo” poteva essere anche un titolo onorifico attribuito a una persona con una grande missione da compiere. Non a caso nell’Antico Testamento vengono chiamati “servi” Abramo, Mosè, Davide … tutti coloro ai quali Dio affida una missione importante da compiere.
E se abbiamo ascoltato bene la prima lettura tratta dal primo canto del servo di YHWH anche il servitore di Dio di cui si parla ha una importante missione da compiere ossia quella di portare il diritto di Dio alle nazioni. Diritto che vuol dire “salvezza”, “legge che fa vivere”. È infatti mandato a tutti, proprio come voi stasera, e come ogni cristiano secondo la propria specifica vocazione in virtù del battesimo ricevuto, a ridare la vista ai ciechi, a mettere in libertà i prigionieri … in poche parole a liberare ogni povero dal dolore e dall’abbandono.
È una bella missione, una grande missione! Tuttavia il “servo” di cui ci parla la prima lettura non ha grandi mezzi per espletarla. È un profeta disarmato, senza appoggi umani, rivestito soltanto della fragilità della Parola.
È in fondo la bellezza del ministero ordinato che sbaglierebbe chi lo intendesse o vivesse senza comprendere che nel servizio dell’annuncio di Dio ai poveri si intrecciano la potenza di Dio, il limite umano e il non sapere come reagiranno coloro a cui andremo.
Il “servo di YHWH” tuttavia non rinuncia alla sua missione così come auguro a voi di non rinunciare mai al ministero che stasera la Chiesa vi affida ossia di evangelizzare attraverso l’annuncio e il servizio, di essere servi all’altare e nello stesso tempo per le strade, uniti al Vescovo e con lui e il presbiterio intero mandati a tutti senza trattenere nulla per sé se non quanto strettamente necessario sia in cose che in tempo perché gli uomini di oggi hanno necessità di incontrare annunciatori di Dio ovunque, ad ogni ora e in ogni circostanza. Annunciatori che non rinunciano a vivere la loro chiamata nonostante si rendano conto dei propri limiti e che la gente non sia poi proprio così disponibile a recepire immediatamente quel Dio che caso mai cercano inconsapevolmente ma non trovano perché si chiudono a Lui ancor prima di iniziare un cammino di ricerca; non trovano perché si chiudono davanti a uno stile di annuncio, di proposta cristiana ancora troppo impregnata da un “si è sempre fatto così” umano, ancora troppo impregnata di un clericalismo che ha allontanato e allontana dall’incontro con Cristo, anzi impedisce di avvicinarsi a Lui che tutto era ed è fuorché clericale!
E così la parola del “servo di YHWH” come la vostra, mentre non dovrà mai scendere a compromessi nell’annuncio, mentre non dovrà mai rinunciare alla Verità che è Cristo, non dovrà tuttavia imporsi con la forza, asservirsi ai potenti di turno per motivi di calcolo politico o personale né dovrà pretendere i grandi numeri, l’applauso nelle piazze, la riconoscenza umana che rende superbi e toglie l’unica ricompensa alla quale puntare e che è quella che ci darà il Risorto alla fine dei giorni.
Cari ordinandi diaconi, come il “servo di YHWH” sentitevi mandati sempre ai piccoli e ai poveri, a coloro che stanno per spegnersi nella salute o nella fede, nella speranza, nell’amore famigliare … Non pensatevi soltanto all’interno delle parrocchie come aiutanti dei parroci ma sentitevi da stasera mandati dal Vescovo – forse anche nelle parrocchie ma non solo – a farvi annunciatori a tutti dell’amore. E come il “servo di YHWH” con quanti soffrono, con i più deboli e poveri entrate con loro nelle loro tenebre, nel loro buio, nelle loro esperienze di morte con l’unica arma che ha potere di distruggere il buio, la morte, il dolore: l’amore!
In fondo questo rivestirsi dell’unico scudo che ha Dio per combattere per riscattare i poveri ossia l’amore che porta a farsi loro compagno di strada per condurli alla salvezza è quanto ha fatto Gesù nel giorno del suo Battesimo al Giordano.
Gesù è il vero “servo di YHWH” che per compiere la grande missione che il Padre gli affida: quella di redimere il mondo dal peccato e dalla morte, si mette in fila con i peccatori per ricevere il lavacro con acqua da parte di Giovanni. Giovanni vorrebbe rifiutare questo stile di Gesù ma Gesù risponde: “Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia” e se questa dichiarazione è la prima dichiarazione di Gesù che il Vangelo di Matteo ci riporta vuol dire che è importante.
Gesù, davanti a Giovanni che non lo vorrebbe battezzare perché giustamente lo ritiene più degno di sé, dice di lasciar correre perché questo appartiene alla “giustizia” di Dio, ossia fa parte del disegno salvifico del Padre davanti al quale non intende ritirarsi. Il Battista probabilmente pensava che il regno che veniva a instaurare il Messia sulla terra sarebbe stato qualcosa di potente, quasi di magico per la salvezza dell’uomo. E invece Gesù, il nostro e vostro Maestro e Signore, cari ordinandi diaconi, si propone come il Messia umile che si sottopone al disegno del Padre, si mette in fila con i peccatori e si lascia battezzare da Giovanni.
È un messaggio importante quello che viene dal Vangelo. Noi a volte pensiamo che anche per evangelizzare occorre ricoprire un ruolo, salire su un gradino: il Vescovo comanda più del parroco, il parroco più del diacono, il diacono più dei fedeli … oppure pensiamo di riuscire ad evangelizzare da soli sapendone più degli altri, più del Papa, più del Vescovo, più del parroco, più dei parrocchiani …: nulla, nulla di tutto questo! Questa sarebbe una logica mondana, piena di presunzione e di ricerca dei primi posti. Gesù oppone a questa logica quella del Regno dove è primo colui che serve.
E questa scelta del servizio che voi questa sera abbracciate e che Cristo ha abbracciato fino alle estreme conseguenze: quelle della passione e morte per risorgere poi soltanto successivamente e aprire per tutti la via del Cielo, il Padre l’ha approvata.
Su Gesù che si fa solidale con i piccoli, i peccatori, i poveri e gli ultimi, si aprono i cieli e scende lo Spirito Santo in forma di colomba. Il Dio inaccessibile si rende vicino all’uomo come un volatile che aleggia su di lui proprio come aleggiava sulla prima creazione. Ed ancora si sente una voce: “Questi è il Figlio mio, l’amato”: è la conferma di questa presenza del Padre che accompagnerà il cammino di Gesù sulle strade dell’uomo.
E così su di voi se vivrete il vostro battesimo come diaconi fino in fondo, facendovi amici degli ultimi, solidali con tutti in nome di Gesù e come Lui saprete scendere nella morte e nel buio degli uomini con l’empatia, la solidarietà, la carità che costa tempo, sudore, lacrime, morte a voi stessi, che richiede anche la vostra fedele e quotidiana preghiera per la Chiesa e il mondo intero, allora lo Spirito Santo toccherà i cuori di coloro a cui sarete inviati e loro sperimenteranno vittoria sul peccato e sulla morte perché in tal modo gli avrete fatto incontrare Gesù che ha vinto il peccato entrando nella notte oscura dell’uomo e facendosi solidale con lui per amore.
Un Dio che si fa servo per amore, che muore per l’uomo, è impensabile per la sapienza umana. Eppure questo è il biglietto da visita di Gesù. Che sia anche, cari ordinandi diaconi, il vostro biglietto da visita. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina