Omelia alla Santa Messa presso il cimitero di Tivoli

Tivoli, Cimitero, Lunedì 1° novembre 2021

Carissimi fratelli e sorelle,

in questo giorno di Tutti i Santi ci troviamo a celebrare la Santa Messa nel nostro cimitero. Siamo qui per pregare per tutti i defunti che in esso riposano in attesa della Risurrezione; che riposano in altri cimiteri dove forse oggi avremmo desiderato essere per compiere un gesto di cristiana pietà sulla tomba di chi abbiamo conosciuto, amato, dai quali abbiamo ricevuto amore, esempi di vita credibile ma non possiamo per la distanza fisica o per gli impegni che ci tengono lontani dalle tombe dei nostri cari che anche domani, con tutta la Chiesa, ricorderemo al Signore facendo memoria in particolare anche di coloro per i quali nessuno prega più affinché, anche per le nostre preghiere, la Misericordia divina li raggiunga, li purifichi e doni loro quanto prima il dono della visione beata di Dio in attesa di risorgere nell’ultimo giorno anche con i corpi.

Celebrare i Santi in un cimitero ci aiuta a comprendere come la santità non è una sorta di eroicità appartenente a una corte di figure eccezionali, oggetto di venerazione e di difficile o improbabile imitazione. No, guardando a queste tombe, ai nostri defunti di cui abbiamo conosciuto i pregi ma anche i difetti possiamo dire che la santità non è innanzitutto una definizione di ordine morale ma la santità definisce l’essere di Dio e l’essere dell’uomo con il quale Dio intesse il suo rapporto di amore.

E allora a noi piace oggi pensare a come tutti coloro che sono sepolti nei nostri cimiteri sono stati amati da Dio e molti, molti di più di quanti pensiamo o che ricordiamo nei nostri calendari sono coloro che hanno permesso a Dio di creare una relazione profonda, vera, bella con loro. Sono coloro che come blocchi di marmo sono stati così scalpellati dalla vita e dalla misericordia di Dio che ora sono divenuti sculture splendide il cui solo ricordo ci fa desiderare il Cielo dove sono ora – lo preghiamo – le loro anime.

Nella prima lettura ci sono stati presentati i Santi tramite due scene.

Innanzitutto c’è una prima scena nella quale davanti alla minaccia di devastazione della terra, Dio ordina di porre il suo “sigillo sulla fronte dei suoi servitori”. Porre il sigillo significa essere proprietà di chi mi ha segnato, di chi mi considera sua proprietà. Ebbene i segnati sono di Dio, appartengono a Lui e da Lui sono salvati.

Anche durante l’Esodo dall’Egitto, ricorderete, gli Israeliti furono salvati perché il sigillo di Dio fu posto sulla porta.

Dio, dunque, prima della devastazione della terra pone un segno di appartenenza ai suoi fedeli. Che sono 144.000 ossia un numero che dice tutta la pienezza del popolo di Dio.

I Santi, cari amici, siamo dunque noi quando accettiamo Dio e il suo amore nella nostra vita e gli permettiamo di segnarci, di sigillarci per lui con la Sua Misericordia. E sono anche i nostri cari defunti che Dio ha sigillato con il suo Amore infinito! E che qui in terra hanno accolto come possiamo accogliere anche noi oggi il Suo Amore che Dio offre a tutti!

Nella prima lettura c’è poi una seconda scena ambientata in Cielo dove Giovanni vede “una moltitudine immensa che nessuno poteva contare”. Probabilmente si tratta dello stesso popolo ma nella sua incommensurabile entità escatologica, ossia lo stesso popolo che ha raggiunto dopo la morte la dimensione definitiva e non appartengono più a una particolare cultura, classe, lingua … né abitano dentro confini costruiti dalle mani degli uomini o delle culture o delle religioni … Essi appartengono ormai soltanto al mistero di Dio, che è mistero insondabile. Sono i tanti poveri, afflitti, miti, puri di cuore, costruttori di pace e di giustizia che sono vissuti sotto ogni cielo. E per questo celebriamo la Solennità dei Santi recandoci nei nostri cimiteri perché per i cristiani chi muore per amore, chi muore avendo amato, entra nel grande Regno del Dio santo, inaccessibile, con l’Agnello che ci ha redenti e con la moltitudine immensa che nessuno poteva contare.

È la moltitudine nella quale preghiamo e speriamo e siamo fiduciosi che per la Misericordia di Dio siano anche i nostri cari defunti.

Per accedere al Regno, a questa beatitudine non occorre infatti nessuna condizione particolare, non conta la ricchezza, il potere, l’intelligenza, lo sforzo di pensare alla religione come a una serie di opere, di pratiche da compiere. Ma per accedere la Regno occorre mettere al primo posto con l’atteggiamento dei poveri che nulla hanno da pretendere, l’amore di Dio e la Sua sapienza.

Una sapienza che non è quella degli uomini ma che è quella di Gesù che capovolge i nostri criteri e per la quale i poveri, gli afflitti, i miti, i perseguitati non sono dei perdenti ma proprio perché nel mondo fa irruzione la logica di Dio essi anche se poveri e apparentemente perdenti sulla terra, diventano ricchi nel Cielo, divengono beati e così tutti, anche noi, soprattutto chi si sente stanco, afflitto, povero … deve sapere – e la Festa di oggi ce lo ricorda – che Dio ci ama e proprio perché Lui è la nostra unica vera speranza, un giorno saremo con Lui per sempre.

La festa di oggi che chiama tutti alla santità e ci fa credere e sperare che anche i nostri defunti sono stati chiamati – chi prima chi dopo, chi all’inizio della loro vita chi forse all’ultimo istante … – a quella santità alla quale siamo chiamati tutti qui in terra consapevoli che tutto è grazia e che il mondo con le sue astuzie e i suoi miti è destinato a perire, mentre l’unica cosa che rimane è l’amore dei santi: di coloro che ci hanno preceduto e di coloro che ci accompagnano insegnandoci a guardare la realtà con altri occhi, persuasi e persuadendoci che la pace non scaturisce dall’inganno, ma dalla certezza che il progetto di Dio viaggia sui sentieri dei miti e dei pacificatori, dei perseguitati e dei giusti.

Cari amici, ancora in cammino in questo mondo che ha bisogno di testimoni più che di maestri, impegniamoci a rispondere all’amore di Dio con vite credibili, ispirate ed orientate ai valori che scaturiscono dal Vangelo che si riassume nell’ama Dio e ama il tuo prossimo! Affinché un giorno possiamo ritrovarci con tutti coloro che hanno tentato di vivere così. Che forse non sempre ci sono riusciti e noi oggi per questo preghiamo per loro affinché siano purificati da ogni traccia di umana fragilità sapendo però che loro pregano per noi e in quel mistero che noi chiamiamo “comunione dei santi” ci accompagnano nel cammino della vita fino a quando saremo uno in Dio. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina