Omelia alla Veglia Diocesana di Pentecoste 2023

San Vittorino Romano, Santuario di Nostra Signora di Fatima, Sabato 27 maggio 2023

Cari fratelli e sorelle nel Signore!

Dopo aver celebrato la Solennità del Natale – la venuta di Dio nella carne di un bambino – e la Solennità della Pasqua – l’offerta di Gesù quale pane di vita – stasera celebriamo un altro grande dono di Dio a noi uomini: il dono dello Spirito Santo che ci divinizza, ci restituisce quella somiglianza a Dio creatore che l’uomo aveva deturpato con il suo peccato. Una somiglianza che non consiste soltanto nel ricevere lo Spirito Santo, il Paraclito, l’Avvocato difensore che ci consiglia secondo la volontà di Dio nel cammino della vita. Ma una somiglianza che proprio perché deriva dall’essere pieni di Spirito Santo, ossia dell’amore che sussiste tra il Padre e il Figlio, ci rende generativi.

Sì lo Spirito Santo, la terza Persona della Santissima Trinità che stasera invochiamo, che è venuto ad abitare in noi grazie ai sacramenti dell’Iniziazione Cristiana, ci restituisce l’immagine di Dio che l’uomo a causa del peccato aveva deturpato e ci spinge ad essere generativi, creativi!

Dio è Dio, infatti, perché è energia effusiva come la luce, come il profumo, come la Parola. Dio è Dio perché è Padre e Creatore e quindi effusione di vita. E se l’uomo è immagine di Dio anche l’uomo lo è tanto più quanto più diventa a sua volta sorgente di acqua viva, quando è effusivo come la luce, il profumo, la Parola.

Cari fratelli e sorelle, la prima domanda che stasera vorrei porre alla nostra Chiesa, a ciascuno di noi che ne siamo membri è: siamo consapevoli di essere stati riempiti di Spirito Santo? Siamo consapevoli che Egli ci ha divinizzati non per conservare vita – la vita non si accumula – ma per donare vita, per generare vita?

A volte, mi sia consentito, ho l’impressione che siamo i cristiani dell’accumulo: vado a Messa, vado alle preghiere, alle processioni, ma poi penso che la vita cristiana termini lì. No, cari fratelli, se abbiamo ricevuto lo Spirito Santo esso ci è dato per la missione e quindi occorre divenire generativi, creativi … in una parola: capaci di convertirci per generare vita!

E per essere generativi e creativi, ossia missionari nel mondo e nell’ambiente in cui viviamo occorre che lo Spirito Santo che stasera invochiamo, che ci è stato dato e sempre rimane con noi per sostenerci nel cammino di vita cristiana, sia desiderato!

Se l’amore è desiderio, occorre che desideriamo lo Spirito. Che ci accorgiamo che se non ci apriamo alla sua azione la nostra pastorale, la nostra vita cristiana, la Chiesa … rischia – quando va bene – di diventare un’ottima organizzazione ma che non genera nulla.

Oggi soffriamo per la mancanza di vocazioni sacerdotali e di speciale consacrazione nella Chiesa, per la mancanza di vocazioni alla famiglia cristiana, per la fragilità di molte di queste vocazioni. Soffriamo per lo scarso impegno evangelizzatore nelle nostre comunità. Soffriamo per gli scandali della Chiesa, anche della nostra Chiesa … Eppure lo Spirito Santo è stato effuso nella prima Pentecoste; su ciascun battezzato è infuso tramite i sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell’Eucaristia. Allora cosa è che non va?

Forse non percepiamo più la sete dello Spirito … pensando di essere autosufficienti a noi stessi salvo poi sperimentare la nostra fragilità e il nostro peccato, il nostro limite che è tanto più grande quanto più non ci apriamo all’azione dello Spirito.

Gesù, nel Vangelo di stasera, grida: “Se qualcuno ha sete!” ossia per ricevere lo Spirito che esce come fiumi di acqua viva dal suo seno squarciato sulla croce, dalla sua passione, morte e risurrezione, occorre avere sete, desiderare ciò che disseta. Gesù – lo aveva detto alla Samaritana – ha sete di essere desiderato dall’uomo quale vera bevanda che disseta per la vita eterna. È venuto da Dio, sulla terra, proprio per portarci questa bevanda di salvezza che è lo Spirito Santo. Ma per ricevere lo Spirito occorre essere assetati di Lui, di questa Persona divina, occorre essere feriti di amore per cui sempre in cerca dell’Amore che disseta e così, dissetati, possiamo andare a dissetare. A irrigare i terreni aridi, secchi, di una vita senza Spirito Santo, a volte anche una vita apparentemente cristiana ma senza Spirito.

A volte più che permettere nella nostra libertà di lasciarci dissetare dallo Spirito noi per primi cerchiamo delle bevande alternative. Come degli anestetizzanti del desiderio di vita, di gioia, di salvezza: anestetizzanti che possono essere il benessere, il piacere, una fede che pensiamo debba accontentarsi di alcune pratiche religiose, qualche passaggio sotto il campanile, qualche tradizione che diviene più folklore che manifestazione di fede.

Gesù grida! – così ci dice il Vangelo –.

Grida per vincere la nostra sordità, per scuoterci, per ferirci d’amore affinché dalla nostra ferita nasca la necessità di aprirci alla Sua ferita d’amore da cui sgorgano fiumi di acqua viva, i fiumi impetuosi dello Spirito che se desiderati non ci vengono mai negati.

E tutto questo per essere anche noi sorgente che sgorga per dissetare il mondo.

In questo tempo si parla di cammino sinodale.

Ci siamo domandati e continueremo a domandarci “come cambiare le cose che riguardano l’annuncio del Vangelo e la missione della Chiesa in un mondo cambiato”? Con le Chiese in Italia anche noi faremo discernimento, nel prossimo anno, su una tematica che sceglieremo e necessaria per realizzare il “sogno di Chiesa” che è emerso dai primi due anni di ascolto sinodale e per giungere poi a proposte profetiche e creative. Opereremo, guidati dell’icona biblica dei due discepoli di Emmaus, un discernimento comunitario a partire da alcune Linee guida che le Chiese locali che sono in Italia riceveranno nel prossimo mese di luglio – frutto dell’ascolto di questi due primi anni di cammino sinodale – e che si riassumono così: 1) La Missione nello stile della prossimità; 2) I linguaggi, la cultura, la proposta cristiana; 3) La formazione alla fede e alla vita; 4) La corresponsabilità; 5) Le strutture.

In questo tempo si parla poi di rilancio della ministerialità laicale all’interno della Chiesa – anche noi dal prossimo anno inizieremo un cammino per preparare quei laici che nella Chiesa riterremo idonei ad esercitare il ministero del lettorato, dell’accolitato o del catechista affinché tutti siano più capaci di leggere ed ascoltare la Parola, vivere l’Eucaristia, ricevere e trasmettere la fede –.

Si parla ancora di rinnovamento della catechesi – anche noi il prossimo anno, rileggendo e riproponendo la Nota pastorale Cristiani non si nasce ma si diventa – rilanceremo un cammino di vita cristiana dagli zero anni in poi. Un cammino che non sarà soltanto preparazione ai sacramenti del battesimo, della Cresima e dell’Eucaristia ma che poi proseguirà con una pastorale giovanile-mistagogica e giovanile-vocazionale, con un cammino di stile catecumenale per quanti vorranno celebrare il sacramento del matrimonio, per continuare a vivere un cammino di vita cristiana fino al termine dell’esistenza sulla terra.

Tutte cose belle e buone ma se non desideriamo e non ci apriamo al dono dello Spirito Santo tutto rischierà di essere come le ossa inaridite che Ezechiele vide sparse sulla terra: tanti pezzi di cose da pensare, da fare ma senza un’anima unificatrice. Occorre invece comprendere che tutto ciò che verrà proposto e reso operativo dovrà continuamente nascere  e rinascere dallo Spirito e avrà necessità di un continuo ascolto dello Spirito Santo e delle vere esigenze della gente – intendiamoci: non i capricci frutto di una vita cristiana abitudinaria fatta solo di sacramenti da ricevere per essere in pace con se stessi e con la società o per fare una “bella cerimonia” … – ascolto dello Spirito e delle vere esigenze della gente per evitare che la nostra creatività sia senza anima e quindi fallimentare.

“La creatività – diceva Papa Francesco il 16 settembre 2013 parlando al clero romano – è cercare la strada perché il Vangelo sia annunciato. Non è soltanto cambiare le cose, viene dallo Spirito e si fa con la preghiera e si fa parlando con i fedeli, con la gente” e questo perché “Dio è creativo, non è chiuso, e per questo non è mai rigido”. È il Dio delle sorprese, delle meraviglie, ed essergli fedeli consiste proprio nell’essere creativi. Una creatività che è innanzitutto espressione della nostra fedeltà al disegno di Dio, al Suo sogno per l’uomo, che è fedeltà alla missione della Chiesa nel mondo, che è – in una parola – conversione spirituale e pastorale. Ma una fedeltà che deve seguire una regola che sempre Papa Francesco dava nel 2013 parlando al Congresso Internazionale sulla Catechesi: “Per essere fedeli, per essere creativi, bisogna saper cambiare. Saper cambiare. E perché devo cambiare? È per adeguarmi alle circostanze nelle quali devo annunciare il Vangelo”. E – aggiungo io –: non abbassando la proposta per soddisfare i soliti “praticanti in pantofole” ma per adeguarla a quanti desiderando accogliere il Vangelo nelle circostanze attuali della vita desiderando indossare le “scarpe da corsa” per far correre ovunque la gioia del Vangelo fedeli alla Chiesa e al suo Magistero e nel contempo attenti all’uomo, a tutto l’uomo, ad ogni uomo.

Nel giorno di Pentecoste, mentre lo Spirito che anche stasera invochiamo sulla nostra Chiesa, scendeva sugli Apostoli riuniti in preghiera, con loro c’era Maria. La prima ad aver accolto fin dal momento dell’annunciazione lo Spirito Santo. Maria che anche a noi stasera suggerisce l’atteggiamento giusto per ricevere lo Spirito: quello dell’ascolto. Ascolto dello Spirito e ascolto della gente. Ossia l’atteggiamento dell’umiltà. Siamo noi, purtroppo, ad ingabbiare spesso la libertà e la creatività dello Spirito che è in grado di fare sempre nuove tutte le cose.

E perché?

A volte per non esporci, per paura di non essere in grado, perché sappiamo o quanto meno intuiamo che ci scomoda, ci fa togliere le pantofole per mettere le scarpe da corsa … e noi anche se celebriamo i nostri martiri – lo faremo per un anno anche nella nostra Palestrina dal 17 agosto prossimo ricordando il 1750° anniversario del martirio del Patrono Sant’Agapito – tuttavia non desideriamo uscire dalla zona di comfort che ci siamo ritagliati. Infine, perché non si può riempire un bicchiere già pieno: non siamo in grado di ascoltare perché abbiamo già in testa i nostri schemi, le nostre certezze e sicurezze, i nostri piani e progetti. Ma il cambiamento è prima di tutto un atto spirituale, interiore.

Cari amici, come Maria dobbiamo essere gente “svuotata”, “conca” – direbbe San Bernardo – perché possiamo essere riempiti di Spirito Santo e di Parola di Dio letta con la Chiesa e nella Chiesa. Se saremo così tutti potremo accogliere, ciascuno in forma propria e diversa, lo Spirito Santo e insieme, a due a due, in comunità piccole o grandi ma unite dal medesimo Spirito che ci guida potremo anche noi con Gesù gridare al mondo assetato: “Chi ha sete venga a me e beva!” e anche da lui sgorgheranno fiumi di acqua viva per il mondo. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina