Palestrina, Cattedrale di Sant’Agapito Martire, Venerdì 21 gennaio 2022
Carissimi fratelli e sorelle,
ci troviamo ancora insieme – nonostante questo periodo difficile che stiamo attraversando a causa della pandemia – per pregare per l’unità dei cristiani.
Quest’anno la nostra Veglia si celebra nella Cattedrale della Diocesi di Palestrina che dal 19 febbraio 2019 Papa Francesco ha unito nella persona del Vescovo a quella di Tivoli.
Saluto con fraterno affetto nel Signore i fratelli di altre confessioni cristiane qui presenti: in particolare il Pastore Luca Baratto, delle Chiese Evangeliche d’Italia; Padre Joan Florea della comunità Ortodossa Rumena e tutti gli altri ministri di culto e fedeli.
Le parole evangeliche che sono state scelte per questo Ottavario e per la Veglia di stasera sono quelle che in questo tempo abbiamo ascoltato nelle nostre comunità celebrando l’Epifania, la manifestazione ai popoli di Gesù. Dopo essersi manifestato ai poveri e rozzi pastori di Betlemme nella notte di Natale, ossia dopo essersi manifestato al popolo di Israele che attendeva luce su di esso, ora il Dio con noi si manifesta a dei Magi venuti dall’Oriente: simbolo dei tanti popoli pagani che da Cristo sono stati chiamati attraverso una stella che li ha guidati all’incontro con Lui.
I Magi cercavano gioia, luce, incontro con una presenza che desse senso alla loro vita. Seguirono le scritture, fecero calcoli matematici, mostrarono fin da allora come scienza e fede possono dialogare tra loro e condurci progressivamente alla verità, in oriente videro sorgere una stella e quella stella amica li condusse a Gesù, il Messia che doveva venire e che si fece incontrare con la forma di un piccolo bambino, affinché fosse accolto da tutti, affinché tutti potessero ricevere da Lui quella gioia che dà spesso vedere un bambino in braccio a sua madre. Si fece incontrare come un piccolo bambino ma che riconobbero tutti così come desideriamo riconoscere insieme noi, pur se lungo i secoli ci siamo allontanati tra noi, come il Messia che doveva venire.
I Magi videro la stella in oriente, la videro sulla povera stalla di Betlemme. Quella stalla che rappresenta la nostra povera umanità nella quale Dio vuole entrare per illuminarla, per farsi incontrare e per farci sentire quella profondissima gioia che provarono i Magi davanti al Re cercato e finalmente trovato.
Trovatolo lo onorarono con i loro doni che sono i doni che desideriamo anche noi offrirgli: oro, incenso e mirra. L’oro che riconosce la regalità di Gesù, il Figlio di Dio! L’incenso che si offre a Dio! La mirra: segno profetico offerto a un Dio che ha accolto la natura umana per morire come noi ma per poi risorgere immortale!
In Oriente i Magi videro sorgere la sua stella, là dove lungo i secoli i cristiani si sono divisi non tenendo fede a quella scoperta comune che fu loro rivelata. In Oriente. dove spesso i cristiani hanno subito e subiscono persecuzioni a causa del Re-Messia nato, morto e risorto per noi e che fin dall’inizio del Suo apparire, Erode ed i potenti di ieri e di oggi che non accettano l’invito alla comunione, al perdono, all’unità, alla pace che Gesù è venuto a portare all’uomo e all’umanità intera, si sentono da Lui infastiditi.
Incontrato Gesù i Magi lo onorarono con i loro doni e inginocchiatisi davanti a Lui lo adorarono! Ossia esercitando la libertà lo riconobbero e scelsero come Dio creatore e salvatore trovando in Lui quella pace che il cuore cerca – come direbbe Sant’Agostino – nel profondo, quel cuore che è inquieto finché non trova Lui. Adorarono – ossia respirarono bocca a bocca – il Suo amore che è indescrivibile tanto è grande e profondo. L’amore si prova, si sente, si dona … e ogni descrizione è sempre riduttiva e parziale. In Gesù trovarono amore pieno e profondo, amore che cambia e converte e che non lascia isolati ma spinge verso i fratelli. Quell’amore che chiama amore! Quell’amore che chiediamo anche per noi stasera, che chiediamo per le nostre Chiese e per tutta l’umanità affinché amore sentito e amore praticato diventino un tutt’uno e si superino le divisioni che ancora permangono tra le nostre Chiese, tra noi, e impediscono così agli altri di vedere ciò che crediamo di aver visto, onorato, adorato!
Vorrei infine fermarmi su un ultimo particolare ascoltato nel Vangelo.
Incontrato e riconosciuto Gesù come Messia i Magi “presero un’altra strada e ritornarono al loro paese”. Presero un’altra strada. Ossia non passarono da Erode che si era raccomandato di passare da lui qualora avessero trovato il Messia, da lui che avendo sentito che doveva nascere il Messia, per paura di perdere la sua autorità, il suo potere umano, ordinò di uccidere tutti i bambini da due anni in giù.
I Magi cambiarono strada. Ossia non si prestarono ai giochi di potere di Erode.
Credo che anche questo fatto abbia qualcosa da insegnarci.
In fondo in tutti noi c’è un po’ di Erode … Da tanti anni preghiamo per l’unità tra i cristiani in questa settimana ma fatichiamo a fare passi significativi verso la piena unità. Nessuno di noi in fondo in fondo vuole perdere il suo “io”, qualcosa delle proprie tradizioni, della propria teologia, del proprio modo di credere e vivere la fede.
Per carità: unità non vuol dire uniformità! Anche Papa Francesco quando parla dell’ecumenismo utilizza la figura geometrica del poliedro. Ma – e stasera lo confessiamo davanti al Messia che si è rivelato a tutte le genti – fatichiamo a convertirci, a tornare per un’altra strada che è quella dell’unità piena … siamo ancora un po’ tentati da quell’Erode che vive nei nostri cuori e che in fondo ci fa ancora avere paura degli altri, di come noi, fratelli e sorelle in Cristo, riconosciamo, adoriamo, celebriamo, onoriamo l’unico Dio di Gesù Cristo.
Chiediamo allora stasera di essere rafforzati nell’amore vicendevole. Amati dall’Unico Dio che in Cristo si è manifestato a noi per illuminare i nostri cuori, respiriamo il Suo Amore e con i fatti torniamo alla nostra quotidianità per testimoniare ai tanti che cercano e attendono l’Amore ricevuto e che diviene – una volta ricevuto – diffusivo, sì: non possiamo tenerlo per noi!
E chiediamo di evitare di passare da Erode preferendo rimetterci per strada piuttosto che nel suo palazzo rassicurante pur di camminare uniti, senza paure vicendevoli poiché tutti amati da Colui che si è fatto uomo per noi e per la nostra salvezza nascendo da Maria.
Domandiamo infine, anche se la nostra è preghiera ecumenica e non interreligiosa, che anche tra le religioni e tra i potenti della terra che per vari motivi nella terra d’Oriente, dove i Magi hanno visto sorgere la stella, continuano a rimanere divisi e a perseguitarsi e perseguitare possa sorgere la stella della pace.
Quella stella che dà significato, sostiene e incoraggia anche nel cammino della storia della quale tutti – anche a causa della pandemia che stiamo attraversando, della povertà sempre più diffusa, dei grandi fenomeni migratori, dei cambiamenti climatici che ci chiedono di collaborare per salvare la nostra madre terra – abbiamo necessità per avere un riferimento splendente e sicuro nel cammino della vita. Quella stella che ha un nome solo: Gesù Cristo, il Figlio unigenito di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli e per opera dello Spirito Santo incarnato nel seno della Vergine Maria. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina