Omelia alla Veglia Pasquale 2024

Tivoli, Cattedrale di San Lorenzo Martire, Sabato 30 marzo 2024

“Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui … Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: ‘Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”.

Carissimi fratelli e sorelle. È risorto, non è qui!

È l’annuncio della Pasqua che stasera, in questa liturgia, vogliamo accogliere come vero e bello per noi.

Per noi che, come le donne che si recarono al sepolcro al levare del sole, spesso camminiamo più con la morte nel cuore, più schiavi delle nostre preoccupazioni, più presi da ansia e timore piuttosto che con la fede e la speranza di un mondo nuovo che Gesù, con la sua risurrezione, ha inaugurato per noi.

Il Vangelo di Marco, in quegli otto versetti che ci sono stati proclamati, al termine di una lunga sequenza di brani biblici che ci mostrano come tutta la storia della salvezza era orientata alla Pasqua di Cristo, ci illumina sul mistero che stiamo celebrando e che è alla base della nostra fede, che è il fulcro della nostra fede: il Mistero della Pasqua di passione, morte e risurrezione del Signore nel quale, con il Battesimo, siamo stati inseriti, che ci appartiene: basta che ce ne accorgiamo.

Ma torniamo, per ordine, al Vangelo.

Tre donne, già presenti durante la Passione di Gesù, vanno ora al sepolcro per ungere il corpo del loro Maestro poiché la sera del Venerdì Santo non avevano avuto il tempo per completare i riti della sepoltura.

Vanno di primo mattino, nel primo giorno dopo il sabato, mentre il sole si sta levando. L’evangelista Marco pare insistere su questo nuovo inizio che contrasta con l’atteggiamento delle donne. Loro hanno ancora la morte nel cuore, il ricordo di un passato finito in modo crudele, su una croce, un passato che pesa come la pietra posta sul sepolcro e che non sanno come faranno a togliere.

Giungono al sepolcro, al luogo del ricordo, e sono portate ad alzare lo sguardo. Non “vedono” soltanto ma “alzano lo sguardo”. Come a dire che rinasce la speranza, che si apre dinanzi a loro un nuovo orizzonte.

Vedono infatti la pietra, che recava loro preoccupazione, che era già stata fatta rotolare via ed entrate nel sepolcro vedono un giovane che ci ricorda quel giovane che l’evangelista Marco, nella narrazione della passione, aveva fatto notare come rivestito di bianco ma che era fuggito pieno di paura per la nudità della morte, abbandonando il lenzuolo che lo ricopriva. Un giovane che l’Evangelista Marco ora presenta con una veste bianca, una veste simbolo della gloria, seduto ossia è nell’atto di regnare, sulla destra della tomba ossia mentre è in atto di compiere un’azione benedicente e vivificante. In altre parole, le donne vedono che nella tomba di Gesù, Dio sta già regnando, come da lì promana la vita. Ed è quanto da quel luogo, che era luogo di morte, viene ora annunciato da questo giovane espressione di una nuova vita riconquistata, una nuova dignità riconquistata, la dignità che Gesù risorto concede ai battezzati che non devono più temere nulla perché con il battesimo sono rivestiti, in quanto figli di Dio, della sua stessa dignità e gloria e con Colui che è stato risuscitato sono destinati alla vita eterna e a vivere con la possibilità concreta – se accolta – di camminare nella vita lontani dal peccato.

Ebbene, questo giovane annuncia alle donne: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui … Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: ‘Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”.

Il Risorto precede i suoi in Galilea. I suoi che lo avevano seguito proprio partendo dalla Galilea per giungere con Lui fino a Gerusalemme. Là dove lo avevano tradito, abbandonato, dove tutto pareva finito malamente.

Gesù risorto avrebbe dovuto castigare i suoi e invece li invita – tramite le donne – a ritornare in Galilea, come a dire: con la mia passione, morte e risurrezione tutto ricomincia da capo. Siete perdonati, siete destinati all’eternità, tornate da dove siete partiti in comunione, con entusiasmo, con fiducia e ricominciate con la certezza che Io sono risorto e sono per sempre con voi, ricominciate senza aver paura!

Cari amici, stasera accogliamo anche noi l’invito del Risorto ad andare in Galilea, ossia a tornare al luogo del nostro primo incontro con il Signore. Torniamo a pensare agli inizi della nostra fede che spesso è vacillante come era vacillante quella dei suoi discepoli ma che Gesù non abbandona, permette loro di ricominciare e Lui “li precede” cioè non smette di guidarli, non li abbandona, non ci abbandona.

Gesù ci fa comprendere che è dunque possibile ricominciare sempre. Ecco la bellezza della Pasqua. C’è sempre una vita nuova che Dio è capace di far ripartire in noi nonostante tutti i nostri fallimenti.

Se guardiamo al nostro cuore ciascuno vedrà in esso qualche maceria. Ebbene, Gesù Risorto è capace di farci ripartire nonostante tutto. Dio ci ha preceduto sulla via del fallimento e della morte e ci precede nel ricominciare, nel risorgere, in una storia nuova che Lui è capace di far ri-nascere e dove ci mette in grado di vivere con la speranza che le cose nuove possono accadere.

Andare in Galilea vuol dire percorrere dunque vie nuove. Certo occorre ricordare le origini della nostra fede ma la Pasqua vuole anche spingerci a cominciare un modo nuovo di credere e di testimoniare la fede. La Pasqua vuole stimolarci ad una fede che non sia basata sul “si è sempre fatto così”, che non sia ancorata solo a tradizioni del passato ma che sia viva, che ci rimetta in strada, là dove si incontrano gli uomini e le donne del nostro tempo e si annuncia loro il risorto non più con metodi, stili e linguaggi del passato ma stando loro vicini, ascoltandoli, entrando in relazione empatica con loro, per dire a loro con creatività, seguendo vie nuove quella che è la verità fondamentale di sempre: “Cristo è risorto e anche tu risorgerai!”.

Cari amici, l’annuncio della Pasqua ci fa credere che Gesù non è un personaggio del passato ma che Egli è vivo ed è qui in mezzo a noi!

Cammina ogni giorno con noi, nelle situazioni che stiamo attraversando, nelle prove, nei sogni che abbiamo. Il Risorto vuole aprire vie nuove proprio come aprì un giorno nuovo risorgendo, come rotolò via il masso che chiudeva il sepolcro. Quando tutto sembrava perduto, Lui creò una cosa nuova, una vita nuova. Ed è quanto prospetta anche per noi.

E quale potrebbe essere questa via nuova, questo modo nuovo di vivere la fede non più in maniera convenzionale e segnata dal “si è sempre fatto così”?

Andare in Galilea che significa andare anche nel luogo più distante da Gerusalemme, significa andare ai confini e ricominciare da lì la missione di chi vuole seguire Gesù. Cominciare ad annunciare che Cristo è morto e risorto per noi ai più lontani, agli esclusi, ai fragili, ai poveri, per iniziare ad instaurare un mondo nuovo nel quale nessuno è ultimo, nessuno è escluso.

Cari amici, il Risorto chiede a noi stasera di andare in Galilea, nella vita di tutti i giorni. Lì troveremo nelle varie situazioni che incontreremo la sua presenza. Lì Lui sarà con noi, anzi ci precederà, a sarà con noi perché lo annunciamo in ogni situazione della vita come il già presente in tutti i cuori e che è soltanto da scoprire, da ri-scoprire nella quotidianità perché la sua vita immortale è già piantata nel cuore di ogni uomo e donna.

Cari amici in questa notte, se portiamo nei nostri cuori dei pesi e delle angosce, andiamo in Galilea, lasciamoci raggiungere da Colui che è morto e risorto per noi e ci precede ed accompagna e continuiamo a camminare con la certezza della sua vicinanza amorosa e testimoniamolo non ergendoci sugli altri ma sentendo la gioia della sua compagnia, sentendo la gioia che ci dà l’esperienza ed il sapere che con Lui la vita sempre può ricominciare. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina