Omelia alla Veglia per le Vocazioni 2022

Palestrina, Parrocchia della Sacra Famiglia, Sabato 7 maggio 2022

Cari amici e amiche,

innanzitutto grazie per aver risposto al mio invito ad essere qui, insieme, per pregare perché il Signore aiuti ciascuno di noi a rispondere alla propria chiamata, alla propria vocazione e a far comprendere ad ognuno la propria chiamata.

C’è chi sarà chiamato ad essere marito, moglie, padre o madre, prete, diacono permanente, suora, frate, missionario, a porre la propria vita celibe a servizio completo di Dio e dei fratelli. Queste sono soltanto alcune delle chiamate. Ma potremmo continuare: c’è chi è o sarà chiamato ad un lavoro particolare nella Chiesa e nel mondo, o a vivere con alcune persone o altre … L’importante è che ciascuno scopra quel qualcosa che non può sradicare dalla sua esistenza, dal suo essere, la missione particolare che come cristiano il Signore gli affida per essere pienamente se stesso, per essere felice e così poter condividere la sua gioia con gli altri e testimoniare l’amore del Signore. Ebbene: vi ringrazio perché siete qui a pregare perché ciascuno scopra e viva questa sua dimensione, quella missione che ciascuno di noi è: è per Dio e per gli altri, per tutti gli altri, non solo per alcuni, ma per tutti!

E sono certo che la nostra preghiera fatta con fede sarà esaudita ricordando che Gesù stesso ci ha detto: dove due o più sono uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro e a chi chiederà sarà dato, chi cercherà troverà e quando busseremo ci sarà aperto!

Domandiamo dunque questa sera che ciascuno di noi, aiutato da buoni sacerdoti, dai catechisti, dai genitori, dalla comunità cristiana di appartenenza, dalla Chiesa intera sappia ascoltare la Parola di Dio, sappia porsi in ascolto di Dio e delle necessità del mondo ed individui la “sua propria e personale chiamata” per partecipare ad una grande missione che è partita da Gesù quando ha detto ai suoi e a noi: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”. Un proclamare che non sarà mai soltanto un predicare – anche –, ma soprattutto un guardare, ascoltare gli altri, fare ponti tra noi e loro per far loro scoprire in questa nostra “epoca cambiata”, in questa nostra Europa sempre meno cristiana, secolarizzata e ora anche sotto la minaccia della guerra, Colui che è amore perfetto, perdono, misericordia infinita che si dona.

“Fare la storia” è il titolo che si è dato a questa Veglia e alla Giornata delle Vocazioni che ci apprestiamo a celebrare.

La nostra vocazione, infatti, non è irrilevante. Ogni cosa che facciamo, ogni scelta di vita che compiamo, non è irrilevante. “Fa la storia!”.

Non pensiamo che la storia sia scritta e fatta solo dai grandi personaggi. No! La storia la fa ciascuno di noi e la si può fare in un modo o nell’altro a seconda che facciamo una scelta piuttosto che un’altra. La vita ci pone continuamente davanti a dei bivi davanti ai quali siamo chiamati se desideriamo la nostra felicità e quella altrui a fare delle scelte.

Mi spiace essere autoreferenziale. Probabilmente le cose che vi sto per confidare, in altro modo le potrebbe raccontare ciascuno di voi. Io vi racconto come ho fatto e sto facendo la storia. La storia che è la mia ma che in questo momento è per voi, è per voi fedeli di Tivoli e di Palestrina.

Sono nato in una famiglia non molto praticante. Una sera – era un 13 giugno – avrò avuto 9 anni … sapevo che c’era una processione in una parrocchia non vicinissima a casa mia. Decisi di andarvi – era alle 9 di sera … –. Arrivato fui invitato a fare il chierichetto e portare la croce. Verso le 23 mio padre mi venne a cercare e mi riportò a casa. Da allora posso dire che ho sempre sentito una certa attrazione per la liturgia, la vita in parrocchia. Decisi in maniera originale di andare a servire la Messa ogni sera. Poi l’adolescenza. Altre passioni, piccoli amori, mi piaceva dipingere e alla domenica mio padre mi iscrisse ad una accademia locale di pittura. Mi mancava però la parrocchia: scelsi di lasciare e fui felice di impegnarmi in parrocchia con la catechesi, l’animazione della liturgia … Andai ad abitare a Teramo. Mi diplomai geometra e appena arrivato a casa dall’esame di maturità trovai una proposta di lavoro. Comunicai che entravo in Seminario a Reggio Emilia – la mia città – per farmi prete … Grande dolore dei miei genitori ma partii. La mia storia era quella. Era quella che mi indicava il Signore, che sentivo profondamente nel cuore, che non avevo nemmeno bisogno che qualcuno mi dicesse cosa fare o non fare: era la mia storia e trovai subito la felicità. Passarono gli anni di Seminario e diventai prete. La mia storia ora si costruiva con l’obbedienza alla Chiesa che dopo un anno gioioso quale Assistente dei giovani di AC mi chiedeva di andare alla CEI, a Roma … Lì piansi. La nostra storia è fatta anche di pianto. Forse il primo perché ogni storia per essere fruttifica deve passare per la croce, per il pianto per giungere alla gioia personale e per diffondere la gioia. A Roma trovai il modo di continuare a vivere da prete in maniera diversissima da come pensavo ma bella: il lavoro d’ufficio a fianco di un Vescovo poi Cardinale, e tutto il tempo libero in una parrocchia. Poi il passaggio al Vicariato dove sono stato responsabile della pastorale giovanile e ho avuto la grande fortuna di conoscere dei Santi: Giovanni Paolo II, Madre Teresa … di organizzare la Giornata Mondiale della Gioventù del 2000. Di guidare esperienze di missione ai giovani, di avvicinarne alcuni alla fede, altri a scoprire e vivere la propria vocazione, alcuni sono diventati sacerdoti … altri bravi sposi o spose cristiani, professionisti, altri si sono posti a servizio della Chiesa con totalità. Poi nel 2008 la chiamata all’episcopato prima a Tivoli e dal 2017 qui a Palestrina: quanti incontri, quante situazioni affrontate, quante gioie e quante lacrime che ogni giorno si incrociano con le vostre gioie e le vostre lacrime e con Dio, nonostante la vita non sia facile sento che sto facendo la storia. Non perché il mio nome rimarrà su qualche lapide, il mio ritratto in qualche chiesa … ma sto aiutando, come posso, altri ad essere cristiani.

Sant’Agostino dice: “ Dio che ti ha creato senza di te, non ti salverà – non ti darà la vita piena – senza di te!”

Cari amici, io sono stato fortunato. Alla fine anche se non ho mai fatto il parroco come pensavo di fare quando sono diventato prete ho potuto e posso amare da pastore di anime. Non tutti, però, riescono a fare nella vita quello che vorrebbero.

Il giovane ricco che se ne va triste perché aveva molti beni, esiste ancora …

Oppure uno vorrebbe fare qualcosa ma non può. Vorrebbe fare un lavoro per cui ha studiato e si deve rassegnare ad altro … Il Papa però ci ha detto di non smettere mai di sognare, di puntare in alto, di coltivare i nostri sogni, di non seppellire mai definitivamente una vocazione se la sentiamo.

E tutti cerchiamo di fare la storia sapendo che tutti ne siamo protagonisti. Siamo protagonisti della nostra storia e di quella del mondo. E saremo tanto più felici quanto più nel mondo punteremo alla misura alta della vita cristiana ordinaria, alla santità!

Che non è il vivere da santini con la testa piegata ma vivere la gioia del Vangelo là dove il Signore ci ha posto, ci pone e ci porrà affinché grazie ai nostri sì davanti ai bivi della vita, i nostri sì a Dio e ai fratelli, la storia prenda una direzione giusta piuttosto che una sbagliata … Pensiamo ai nostri governanti: in questo momento una loro decisione in un verso o nell’altro può segnare la storia o sotto l’arcobaleno della pace o sotto le nubi oscure della guerra. E così è nella vita di tutti e di ciascuno ogni giorno.

La storia. La storia della nostra città, della nostra nazione, del mondo, della Chiesa, della nostra parrocchia, diocesi, ecc. non la fanno gli altri ma ciascuno di noi.

Che Dio ci aiuti a scoprire e a vivere il nostro modo di fare la storia. La nostra storia e quella comune. E ci doni la perseveranza nel vivere ogni nostro modo particolare di fare la storia. Maria che con il suo “eccomi” ha generato Cristo al mondo e ha fatto la storia alla grande, interceda per noi. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina