Omelia all’Azione Liturgica del Venerdì Santo

Tivoli, Basilica Cattedrale di San Lorenzo Martire, Venerdì 10 aprile 2020

Cari amici, tra poco verrà svelata ai nostri occhi la santa croce su cui fu appeso Cristo, Salvatore del mondo.

Davanti ad essa ci inginocchieremo in adorazione.

Adoreremo, cioè respireremo “bocca a bocca” con quel mistero di morte e di gloria di Gesù che ci è appena stato narrato nel Vangelo della passione secondo Giovanni e che la liturgia oggi ci ha proposto affinché anche la nostra morte, tutto ciò che c’è di caduco e morto in noi, il nostro peccato … vengano assunti dalla Sua morte e portati alla gloria, alla Sua gloria eterna e immortale, alla gloria della Risurrezione.

In questi giorni sentiamo spesso parlare di ventilazioni, di intubamenti per riportare in vita chi fatica a respirare, ad ossigenarsi per vivere. Ebbene tra poco adorando la croce gloriosa di Cristo permettiamo che la Sua gloria diventi il nostro respiro, che essa trasformi veramente la nostra caducità, il nostro peccato, la nostra morte corporale in vita, in vita di grazia, in vita eterna, in Amore eterno!

Tutto il Vangelo della Passione secondo Giovanni che abbiamo ascoltato è un mostrare già in controluce la gloria che attende il Cristo che muore ma non per “finire” ma per portare a compimento tutte le promesse di salvezza di Dio all’uomo, per corrispondere a tutte le attese dell’uomo che – ieri come oggi e come sempre – soffre, spera, sperimenta il suo fallimento e la sua finitudine, muore.

Gesù in tutta la vicenda della passione secondo l’evangelista Giovanni ci pare superiore agli eventi. Si lascia catturare, portare da un tribunale all’altro, tradire, rinnegare … e tace, sta in silenzio, con poche parole e poche difese dice solo che Lui è Dio: “Sono io!” fin dalla prima rivelazione a Mosè il nome di Dio era proprio questo: “Io sono”.

Dice a Pietro “rimetti la spada nel fodero” come a dire non rispondere all’odio con l’odio ma ama, accetta le percosse ingiuste.

Si proclama re di un regno che non è di questo mondo, e che non sottostà ad alcuna autorità umana.

Ci dona ciò che ha di più caro: sua Madre e ci chiede di prendere sua Madre nella nostra casa lasciandocela come preziosa accompagnatrice della nostra vita terrena.

Ci dice la sua sete. Sete di Amore, sete del nostro amore a Lui che dobbiamo ora dissetare nei fratelli più deboli, poveri, bisognosi.

Quindi dice l’ultima parola: “tutto è compiuto”. Non “è finito” ma compiuto!

Tutto è ricapitolato, tutto ciò che c’era di umano l’ho assunto, compreso il peccato – anche se non ho peccato – e la morte.

Dal costato trafitto escono quali ultimi doni all’umanità, sangue e acqua, anima e divinità donati al mondo intero, segni dei sacramenti del Battesimo e dell’Eucaristia che ci permetteranno d’ora in poi di entrare, tramite il suo costato aperto in una novità eterna di vita.

Sì, inizia una novità per Gesù e per chi da allora in poi crederà in Lui.

Una novità sottolineata dal Vangelo di Giovanni.

Il suo corpo avvolto di teli e aromi viene preparato per la sepoltura e viene deposto con un seguito di pochi intimi, frettolosamente – come tanti defunti di questi nostri giorni di pandemia – in un sepolcro nuovo!

Nuovo come nuova è stata la sua morte: dono di sé per amore e non conseguenza o incidente della vita. Morte nuova perché consapevole, perché morte di un uomo-Dio sovranamente libero perché totalmente affidato a quella novità che è Dio stesso.

Da qui in tutto il Vangelo inizierà una serie di novità, di profumo, di primavera.

I teli sono bianchi, impregnati di profumo, il sepolcro è nuovo, collocato in mezzo a un giardino …

Il giardino … come non pensare qui al giardino dell’Eden, al paradiso terrestre perduto dal peccato dell’uomo e che ora, grazie alla novità di Cristo è restituito come possibilità concreta, realissima, per gli uomini?

Gesù muore e come chicco marcito e morto viene posto nella terra e così nasce una creazione nuova. E nel giardino nuovo la croce da palo freddo, diventa albero di vita, il sepolcro stanza nuziale tra Dio e l’umanità che in Cristo si riabbracciano per sempre assicurandoci che anche noi, sì tutti noi, una volta addormentati nella morte saremo risvegliati dallo Sposo, da Cristo per ricevere un corpo per la vita eterna.

Cari fratelli e sorelle, accogliamo questo dono di amore che Cristo, vero uomo e vero Dio, dona a noi. Apriamogli il cuore, la mente, la vita. Lasciamo che con il suo Amore entri nel nostro peccato e nella nostra morte e con Lui prepariamoci a risorgere per sempre. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina