Omelia alle Esequie del Can. Don Antonio Fiasco

Palestrina, Cattedrale di Sant’Agapito Martire, Martedì 13 aprile 2021
(At 10,34-43; Mt 25,31-46)

Carissimi fratelli e sorelle,

abbiamo tanto sperato e pregato affinché Dio restituisse alla sua comunità di Labico, alla nostra Chiesa diocesana, all’affetto dei suoi cari, il nostro Don Antonio Fiasco che, colpito dal covid, nel tardo pomeriggio di venerdì scorso, nell’Ottava di Pasqua – ossia nei giorni che seguono la Pasqua e che la liturgia della Chiesa ci fa celebrare come un unico grande giorno di festa – ha terminato la sua esistenza chiamato ad entrare per sempre nella luce del Risorto.

Sì, abbiamo sperato e pregato, perché umanamente parlando, non solo a Don Antonio volevamo tutti molto bene. Ma anche perché era ancora relativamente giovane e la nostra Chiesa avrebbe avuto ancora tanta necessità del suo servizio sacerdotale.

Davanti a questa morte, personalmente, ho pianto perché non pensavo che sarebbe accaduta. Pensavo, speravo, pregavo … ma i piani del Signore non sono i nostri … e insieme: famiglia presbiterale, parrocchiani, familiari, parenti, amici e conoscenti di Don Antonio, pieghiamo il capo davanti alla volontà di Dio che come Don Antonio ci ha insegnato anche in questi giorni accogliamo con spirito docile e obbediente. Il 18 marzo, a un mio messaggino nel quale gli chiedevo come andasse lo stato della sua salute, mi rispondeva: “Sono nelle mani di Dio … come un figlio … senza pretese”.

E in fondo, la vita di Don Antonio è stata tutta così: vissuta nella fiducia in Dio e senza pretese.

Nato da Mauro e Alessandra Stecca l’8 febbraio 1954 a Castel San Pietro Romano, in una famiglia molto religiosa, nella sua Castel San Pietro fu ordinato sacerdote il 5 agosto 1978 da S.E. Mons. Renato Spallanzani dopo essere stato alunno del Pontificio Collegio Leoniano di Anagni dove completò gli studi teologici.

Di carattere chiuso, in realtà il suo cuore era buono e capace di molti fatti di Vangelo. Fatti di Vangelo, profumati di quella Risurrezione in cui credeva e che ha testimoniato per tutta la vita, nelle varie parrocchie in cui fino al 1° ottobre 1984 fu Vicario parrocchiale. E che continuò a testimoniare quando dal 1° ottobre 1984, per circa 23 anni, fu amatissimo Parroco di Santa Margherita in Olevano Romano. E poi, fino al giorno della sua morte, dal 7 giugno del 2008 a Sant’Andrea Apostolo in Labico.

Don Antonio era un prete che non appariva ma come tanti altri suoi coetanei formatisi al Seminario di Anagni, sotto una patina di autentica semplicità nascondeva buone doti anche intellettive. Dal 1° ottobre 1980 al 30 settembre 1985 aveva insegnato Teologia Pastorale al Seminario di Anagni e fu Docente presso la Scuola Teologica per Laici della Diocesi di Palestrina. Interessato ai problemi ecumenici, con la Pastorale sociale e del lavoro regionale anche recentemente aveva fatto partire un importante progetto riguardante l’occupazione giovanile. Uomo accogliente, aperto all’altro, pensava pochissimo a lui che a volte appariva quasi trasandato, perché era tutto per Dio e per il prossimo.

Fedele agli esercizi spirituali annuali, alla preghiera, alla formazione permanente del Clero, alla lettura spirituale, amava stare fraternamente con i suoi confratelli pur se apparentemente riservato e come se stesse un passo indietro. Anche il Giovedì Santo quando gli assicurai che lo avrei portato nel cuore alla Santa Messa del Crisma dove Vescovo e presbiterio esprimono massimamente la loro comunione, non mancò di scrivermi: “Grazie … sono unito”. Come non mancava di parlare sempre bene dei confratelli. L’ultimo commento lo fece riguardo a un Confratello la cui presenza lo convinse a farsi ricoverare in Ospedale quando giunsero i primi sintomi del covid. Mi ha scritto di lui: “È encomiabile … vero fratello”.

Per questo suo senso di fraternità e di fedeltà ai doveri sacerdotali che svolgeva con spirito di abnegazione, dal 2010 era membro del Consiglio Presbiterale Diocesano, fu Vicario Foraneo della Vicaria di Palestrina, Membro del Consiglio diocesano per gli Affari Economici e da ultimo – io stesso apprezzandolo tanto – il 21 novembre 2019 lo annoverai nel collegio dei Consultori della Diocesi e il 22 febbraio del 2020 lo nominai anche Canonico della Basilica Cattedrale di Sant’Agapito Martire in Palestrina. Un incarico che in realtà accettò più per obbedienza che per convinzione perché – mi diceva – non ci si vedeva con la mantellina rossa … ma comprese che era soltanto perché volevo additare al Clero un bravo prete a cui guardare.

Questo pomeriggio noi lo affidiamo alla misericordia di Dio chiedendogli di dare a Lui il premio della pienezza eterna della Vita promesso ai servi buoni e fedeli del Vangelo. Chiedendogli di farlo sedere alla sua destra per la tanta carità che senza clamore ha fatto a molti, e per la testimonianza che ha dato al Risorto fino al termine della sua vita.

Quando uno muore, il Vangelo che abbiamo ascoltato ce lo ricorda, tutto svanisce come pula al vento e così anche le nostre azioni e relazioni se non sono state secondo Dio, subito si dileguano.

Ma cosa è secondo Dio?

Il Vangelo è chiarissimo: dare da mangiare agli affamati e da bere agli assetati; ascoltare cioè i bisogni del prossimo, anziché essere concentrati sui propri; servire i fratelli, invece di farsi servire. Accogliere gli stranieri e vestire gli ignudi: essere fianchi ampi che ospitano e generano vita, e non figure imponenti che fanno ombra e tarpano le ali; mani premurose che coprono e accarezzano, e non pugni chiusi che colpiscono e feriscono. Visitare i carcerati e gli ammalati: essere sguardo che custodisce e perdona, non giudizio che espone e condanna; ginocchia che si inchinano e servono, non cervice dura e rigida che non si volta. Proprio per questo Dio si è fatto uomo: egli si è presentato affamato e assetato, straniero e nudo, catturato e messo a morte, affinché potessimo accoglierlo e amarlo.

Don Antonio ce l’ha messa tutta. E lui, pauroso di carattere nonostante tutte le belle qualità che aveva, ha accolto anche la croce morendo di covid, con un casco in testa, senza ossigeno nei polmoni … Ci pensavo in questi giorni. Appena arrivato tra voi a Palestrina quale Amministratore Apostolico, dopo pochi mesi Don Antonio cadde e si ruppe una spalla. Lo andai a trovare in Ospedale ed era atterrito per il piccolo intervento che avrebbe dovuto subire. Qualche anno fa fu ricoverato per problemi alle gambe. E anche lì la paura lo avvolse. Pensare alla sua ultima malattia, quella che lo ha portato alla morte: solo, in un ospedale lontano dai propri affetti, mi ha messo tristezza nel cuore – ve lo confido –. In me rimane la domanda: come avrà vissuto? Da quanto ho saputo ha avuto grande energia per reagire, ha chiesto e ricevuto i sacramenti, si è avviato verso la Casa del Padre con consapevolezza e serenità, ringraziando sempre tutti coloro che gli hanno mostrato di volergli bene.

Anche per questo configurarsi a Cristo fino alla morte sofferta e in solitudine noi siamo certi che ora, mentre lo presentiamo nella preghiera davanti a Dio insieme alle sue opere, Gesù gli dirà “Vieni. Benedetto dal Padre mio …”. “Siedi alla mia destra” poiché – ci direbbe Gesù in un altro passo del Vangelo – “Chi viene a me, io non lo respingerò!”.

E anche tu, caro Don Antonio, come ogni cristiano, anche se a volte sei caduto ma poi ti sei rialzato per riprendere il tuo cammino di sequela nel sacerdozio ministeriale che ha contrassegnato tanta parte della tua vita, sappi – continua Gesù – che oggi non ti respingo ma abbracciandoti ti dono il mio amore eterno, ti rendo partecipe di quella risurrezione in cui hai creduto e che come gli Apostoli hai annunciato. Ora vieni con me, siedi alla mia destra e ricevi il premio promesso a chi ama i fratelli e così passa dalla morte alla vita!

Noi, caro Don Antonio, nella fede nel Risorto che hai insegnato, testimoniato, trasmesso, celebrato … continuiamo a camminare. Umanamente ci mancherà il tuo sorriso sornione e la tua amicizia. Continua ad esserci vicino ora che sei con il Risorto per sempre. Sii vicino alle tue sorelle Rosaria e Angela, a tuo fratello Giuseppe, ai tuoi nipoti, ai tuoi parenti, amici e conoscenti. Sii vicino ai tuoi collaboratori e parrocchiani di Labico, di Olevano e ai tanti che ti hanno voluto bene. Sii vicino anche a chi caso mai non ha capito che il tuo cuore li amava in Cristo e nella fedeltà alla Verità che annunciavi e qualche volta, proprio come capitò a Gesù, ti hanno tradito.

E sii vicino a noi, al tuo Vescovo e al tuo presbiterio. Se puoi, caro Don Antonio, chiedi per noi al Signore di avere più fede nella sua Pasqua, di essere Suoi testimoni credibili e che ci mandi qualche vocazione sacerdotale capace di prendere il tuo posto. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina