Omelia alle esequie di don Willians Antonio Alarcon

Palestrina, Cattedrale di Sant’Agapito Martire, Mercoledì 8 giugno 2022

Ieri mattina, quando da un telefono all’altro, ci ha progressivamente raggiunto la notizia dell’improvvisa morte di Don Willians, penso che tutti abbiamo pensato alle ultime parole del Vangelo appena proclamato: “Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”.

Lo abbiamo pensato – forse con un po’ di egoismo – per noi, e lo abbiamo sperato per Don Willians che a soli 60 anni, dopo una vita sacerdotale ricca di esperienze e missioni, ha terminato d’improvviso, senza avvertimenti se non un po’ di affanno che accusava negli ultimi giorni dando la colpa al gran caldo e che alcuni suoi amici avevano notato.

Nato ad Acarigua, in Venezuela, il 20 agosto 1961, dopo essere stato per un anno presso il Seminario Maggiore “Divina Pastora” di Barquisimeto, nell’ottobre 1986 era entrato nell’Istituto degli Apostoli di Gesù Crocifisso proseguendo i suoi studi presso lo Studio Teologico Pugliese di Santa Fara (Bari). Professo perpetuo dal 1989, il 22 agosto 1991 fu ordinato sacerdote a San Giovanni Rotondo. Nel 1994, ottenuto l’indulto di esclaustrazione dall’Istituto “Apostoli di Gesù Crocifisso” venne accolto in prova nella Diocesi di Palestrina dal compianto Mons. Vittorio Tommassetti. Da allora ad oggi la sua vita sacerdotale fu fatta di molte tappe e molteplici servizi: fu Amministratore Parrocchiale della Parrocchia “Gesù Divin Salvatore” a Zagarolo, a Santa Maria de Arce e San Biagio in San Vito Romano, Parroco della Parrocchia dei Santi Protomartiri Prenestini in Palestrina, della Parrocchia di San Pietro Apostolo in Castel San Pietro, Vicario parrocchiale della Parrocchia della Sacra Famiglia e poi di San Giuseppe in San Cesareo e, da ultimo, dal 3 febbraio 2018, era Parroco della Parrocchia dell’Immacolata Concezione in Valvarino.

Sempre disponibile per andare ad aiutare chi lo avesse chiamato, ieri ha incontrato il Figlio dell’uomo.

La sua morte improvvisa ci ha interrogato: sarà stato pronto per quell’incontro? E fa domandare anche a tutti noi: e noi, se la morte giungesse ora, saremmo pronti?

La risposta a questo invito ripetuto da Gesù nel Vangelo non deve intimorirci. Interrogarci sì, spingerci alla conversione continua, sì. Farci continuamente vivere stando alla Sua presenza sì. Ma sappiamo anche quanto siamo fragili, quanto siamo poca cosa … tutti i battezzati, anche noi preti: siamo poca cosa … Siamo servitori di Dio. Ma – ed è qui la novità che ci deve riempire di speranza – servitori di un Dio che si fa servitore dei Suoi servi: “li farà mettere a tavola e passerà a servirli”.

Dall’avvenire il servo fedele non si attende qualcosa ma che venga a lui Qualcuno. Il servo fedele attende che al termine della notte – e la nostra vita è come una notte con ogni tanto qualche sprazzo di luce – sorga lo splendore di un incontro. E di un incontro con un Dio non ladro di vita, ma con un Dio che si fa servo dei suoi servi, che si china davanti all’uomo e lo onora, gli dà la vera Vita!

Noi non possiamo dire se Don Willians sia stato fedele o meno a Dio lungo il suo cammino cristiano e sacerdotale. “Io – riecheggiando le parole di san Paolo – neppure giudico me stesso …” ma sicuramente fin dall’inizio della sua vita cristiana e sacerdotale Don Willians ha ricevuto fiducia da Dio, il padrone gli ha affidato la casa da custodire e noi che lo abbiamo conosciuto, apprezzato e gli abbiamo voluto bene osiamo sperare e credere che abbia trascorso la notte della vita vegliando. Ma la nostra speranza e la nostra serenità in questa ora non deve tanto essere riposta nella sola capacità – pur sempre umana – di Don Willians, ma nel fatto che Dio ha avuto fede in lui, nel fatto che Dio ha fede nell’uomo!

E sicuramente questa fiducia continua di Dio per Willians gli avrà fatto continuamente rispondere alla fiducia di Dio amministrando quanto di più caro Dio gli aveva affidato – a partire dal suo rapporto di amicizia con lui – con tutte le forze, pur fragili, che come uomo ha avuto.

Se il cristiano ma anche e specialmente prete pone il cuore nelle cose, l’incontro alla fine della notte sarà la dolorosa scoperta di aver mortificato la propria vita e quella degli altri e di avere tra le mani soltanto il pianto di una vita sbagliata. Ma se il nostro cuore – come preghiamo e siamo certi che sarà stato per Don Willians – sarà stato presso il cuore di tante persone che si sono rivolte a lui per un consiglio, un aiuto, per ricevere la grazia tramite i sacramenti, per avere un po’ di speranza nei momenti difficili, allora possiamo sperare che Dio stia passando a servirlo ed ora possiamo sicuramente sperare che il suo viaggio sacerdotale stia continuando verso la pienezza della Vita, verso Colui che è Amore infinito, che è Pastore fedele ed eterno che ci metterà a tavola e passerà a servirci.

Il discorso dello “stare pronti” potrebbe spaventarci.

Sappiamo che non sempre riusciamo ad esserlo e anche Don Willians sarà stato come tutti noi: povero e fragile.

Ma ci deve consolare la parola di San Paolo. Ossia che dato che Dio ci ha amato e ci ama in Cristo, nulla potrà mai separarci da Lui: né la tribolazione, né l’angoscia, né la persecuzione, né la fame, la nudità, il pericolo, la spada … In tutte queste cose noi sappiamo che siamo più che vincitori perché non una idea ma una persona: Gesù ci ha amati! E ci ha amati fino a morire e risorgere per noi. Non solo per i giusti ma anche per i peccatori.

Potremmo temere per noi, per Don Willians se non credessimo nella Misericordia di Dio. Una Misericordia pagata da Gesù a caro prezzo, alla quale siamo chiamati a rispondere sempre con generosità di amore, ma che è la Misericordia che viene a noi dal Risorto che ci ripete: “Non abbiate paura! Io ho vinto il mondo!”. Ho patito, sono morto e risorto, ho patito anche io nel Getsemani una misura sconfinata di paura ma per liberare te, caro uomo, da ogni paura ed in particolare dalla paura della morte.

Affidiamo dunque Don Willians alla Divina Misericordia, chiediamo per tutti noi di saper essere servi che attendono con vigilanza il Signore Gesù nella notte della vita affinché quando giungerà quell’incontro sia un incontro con un amico, con l’Amore unico e redentivo che ci passerà a servire e tergerà ogni lacrima dai nostri occhi, ci darà speranza sapendo che è Buono il Signore con chi spera in Lui, con colui che anche senza far troppo chiasso lo cerca e rimane in questa tensione anche mentre vaga – come ci ha ricordato la prima lettura – nella sua miseria ma continua a sperare perché “Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie. Si rinnovano ogni mattina, – perché – grande è la Sua fedeltà”. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina