Palestrina, Monastero Santa Maria degli Angeli, Mercoledì 1° settembre 2021
Signor Sindaco, cari sacerdoti, carissime Sorelle Clarisse, fratelli e sorelle nel Signore!
Viviamo oggi un momento che oserei definire “storico” per questa città e Chiesa diocesana di Palestrina. Affidiamo nella preghiera allo Sposo che ha cercato per tutta la vita e che ieri mattina è venuto a chiamarla per sempre: Madre Assunta Parente. La nostra cara Madre Abbadessa di questa comunità claustrale, punto di riferimento sicuro non soltanto per le sue consorelle che le sono state vicine con tanto affetto fino alla fine: la Madre Vicaria, Suor Bernardetta; Suor Colomba, Suor Antonella, l’aspirante Miriam e la loro aiutante: Francesca. Ma per l’intera nostra città e Diocesi.
Mi resi conto di quanto fosse importante per Palestrina Madre Assunta fin da prima di quel 17 agosto 2017 che diede inizio al mio ministero episcopale tra voi quale Amministratore Apostolico. L’11 agosto, infatti, festa di Santa Chiara non potei rifiutarmi ad accogliere l’invito fermo e nella stesso tempo materno di Madre Assunta affinché venissi qui a celebrare la Festa della Santa Madre Chiara d’Assisi e a fermarmi in una serata che ricordo piacevolissima con la comunità monastica con la quale è stato bello stare insieme, a cena nel giardino scoprendo così delle donne in attesa dello Sposo divino non tristi ma piene di gioia, non sfiduciate anche se il numero di vocazioni era – come purtroppo è anche oggi – scarso, ma piene di fiducia nella Provvidenza di Dio. Donne amiche tra loro perché profondamente amiche di Dio che Madre Assunta ha insegnato a tanti a pregare, a confidare, ad amare fino al termine della sua lunga esistenza.
In quella sera – confermato poi in questi anni di ulteriore conoscenza – conobbi una donna che come Chiara d’Assisi che con l’Eucaristia scacciò i Saraceni che volevano entrare e distruggere la sua Città, conosceva la nostra Città, i suoi abitanti, i suoi preti e riuscì subito a comprendere anche me. Le mie paure di quel momento infondendomi il coraggio che solo le donne forti della Scrittura sanno infondere a chi incontrano. E che come Chiara era disposta a tutto pur di salvare questa terra da ogni avversità.
Madre Assunta – al secolo Grazia – Parente era nata a Barletta il 24 dicembre 1934 ma entrando tra le Clarisse di Palestrina nel 1948 potremmo dire che era a pieno titolo prenestina. Questa divenne infatti la sua Città e la sua Chiesa diocesana. Vi era giunta giovanissima come educanda poiché dopo il bombardamento dell’antico Monastero di Santa Maria degli Angeli, nel 1944, durante il quale persero la vita anche ben 11 Monache, a causa della devastazione del Monastero non era ancora stata ripristinata la clausura.
Madre Assunta era oggi una delle poche prenestine che ricordava la vita nel Monastero semidistrutto e come poi, grazie al Vescovo dell’epoca, le Monache poterono riparare qui in questo edificio di proprietà del Seminario Vescovile.
Dopo tre anni di vita monastica venne ammessa alla vestizione anche se giovanissima. Fu eletta Abadessa per la prima volta nel 1974 e poi riconfermata per tantissime volte. Fu anche Presidente della federazione Santa Giacinta Marescotti delle Clarisse del Lazio per un sessennio.
Negli anni difficili del dopoguerra tra le Clarisse e i prenestini e tra i prenestini e le Clarisse accomunati dai disastri e dai lutti provocati dalla guerra si consolidò anche grazie a Madre Assunta un rapporto vivissimo e intensissimo. Quanta preghiera vicendevole, quanta carità che partiva dal Monastero, che qui tornava da parte di altri prenestini ed ancora ripartiva per tanti poveri. Quante spose chiesero qui la realizzazione dei loro corredi nuziali e quante famiglie dal giorno delle nozze furono accompagnate non soltanto dalle statuette di cera di Maria Bambina preparate dalle Monache quale segno augurale per il dono della vita, ma dalle preghiere delle nostre Monache e dai loro saggi consigli, in particolare dai saggi consigli di Madre Assunta alla quale non si poteva dire di no alle richieste a volte anche esigenti perché venivano da un cuore pieno di fiducia in Dio.
Lunedì mattina quando ho ricevuto la notizia dell’entrata in agonia di Madre Assunta mi trovavo in una chiesa sopra Subiaco, a Livata. Lì mi ha colpito una statua in bronzo di una cerva collocata da poco ai piedi del Tabernacolo. Una cerva con uno sguardo anelante verso Dio. Mi è subito tornato alla mente lo sguardo di Madre Assunta, uno sguardo che vorrei avere anche io, che auguro a tutti voi e che reincrociai in occasione del nostro ultimo incontro, l’11 agosto scorso, in un’altra festa di Santa Chiara. Terminata la Messa le Monache vollero insistentemente che mi recassi nella cella di Madre Assunta ormai allettata. Vi confido il mio timore. Timore di infettarla in questo tempo dove non sappiamo se siamo positivi o negativi al covid … timore – lo confesso – di essere infettato anche io … timore di disturbarla se stava dormendo – era già un cert’ora … – Ed invece la trovai come sempre vigile e con uno sguardo sereno e gioioso. Davanti al suo letto una piccola finestra aperta dalla quale ammirava un paesaggio meraviglioso, quella creazione sulla quale Frate Francesco ha desiderato morire presso la Porziuncola e che entrava nella stanza di Madre Assunta quasi riempiendola.
Era consapevole delle sue condizioni di salute, del suo stato ormai terminale ma come sempre serena e gioiosa. Mi ha chiesto della Diocesi, di me, di come fosse andata la celebrazione poi, nonostante le avessi ricordato che poteva essere pericoloso, mi ha preso la mano e mi ha voluto baciare l’anello ricordandomi che non poteva accadere nulla perché stava baciando la Chiesa che aveva amato tutta la vita. Mi fece anche una promessa che ieri mi ricordava al telefono Suor Bernardetta dicendomi come la Madre è stata obbediente al Vescovo fino alla fine. Mi disse infatti che sarei dovuto tornare dopo pochi giorni perché ormai era al termine di questa vita. Ed io per sdrammatizzare le dissi: “che non le venga in mente, Madre, di morire prima di Sant’Agapito perché non ho tempo di farle il funerale …”. Ha obbedito. Pare quasi abbia voluto attendere la fine dell’ottavario per iniziare il suo declino finale e così, nell’ultimo giorno di agosto, agosto che a Palestrina vuol dire Sant’Agapito, è spirata in pace.
Ora questa vergine saggia e prudente è entrata alla festa di nozze con il suo Sposo. Quello Sposo che ha riempito fin dal giorno del suo battesimo il suo cuore di Spirito Santo, di quell’olio che se non ci è dato e che se non accogliamo continuamente cercandolo, rischia di far sì che le lampade della nostra esistenza si spengano prima del suo arrivo. Sì, il Signore ha acceso la sua lampada, la lampada della fede, e Madre Maria Assunta l’ha mantenuta viva per tanti anni con l’olio della preghiera e della carità. Quell’olio della donna apparentemente separata dal mondo ma che ha saputo guardare il mondo con uno sguardo luminoso, lo sguardo della vergine che anche se di notte si addormenta – la fragilità è di tutti ed è stata certamente anche di Madre Assunta e per questo celebriamo per lei questa Eucaristia di suffragio – è attento al mondo, opera con la preghiera e la effettiva carità per il mondo.
Nella seconda lettera di Santa Chiara ad Agnese di Praga si legge: “Memore del tuo proposito, come un’altra Rachele, tieni sempre davanti agli occhi il punto di partenza. I risultati raggiunti, conservali; ciò che fai, fallo bene; non arrestarti; ma anzi, con corso veloce e passo leggero, con piede sicuro, che neppure alla polvere permette di ritardarne l’andare, avanza confidente e lieta nella via della beatitudine che ti sei assicurata”.
Ecco, mi piace pensare che Madre Assunta abbia vissuto proprio così: con gli occhi sempre luminosi perché sempre rivolti, fino alla fine, al punto di partenza. Camminando, anzi correndo, sempre, verso la porta del suo Sposo che ieri mattina l’ha chiamata alla festa di nozze e dopo aver vissuto anche tra le prove “nella perfetta letizia” francescana ora è entrata a questa festa, a questo banchetto eterno dove la morte è stata eliminata per sempre, al quale ha anelato come la cerva assetata guarda ed anela alla fonte d’acqua per dissetarsi e ha terminato la sua corsa con quella lampada piena di quel combustibile che è ogni cosa che deve far ardere anche in tutti noi la presenza di Dio nel cuore, che è lo Spirito Santo ricevuto nel Battesimo; che è il tempo dedicato alla preghiera – e quanto ne ha dedicato Madre Maria Assunta … –; che è il tempo dedicato all’ascolto della Sua Parola; che è il tempo “sprecato” per amare i fratelli, nei fatti e non solo a parole. Ed ora con quell’olio che è luce negli occhi, ardore nel cuore, sapienza nella mente, Madre Assunta dopo aver vissuto una vita che anche se provata – in questi ultimi anni soprattutto dalla malattia – non è stata luogo di pianto e di stridore di denti, bensì una vita di intimità e calore; di gioia, di pace, di una lampada accesa tanto più preziosa e gradita, quanto più fitta è la tenebra, è entrata alla festa nuziale. Sì, ora tale lampada, passata per il buio della morte, poiché è stata alimentata dalla preghiera e dalla carità donate a Madre Assunta dallo Spirito del Risorto e da lei mantenuta accesa, ora, anche grazie alle nostre preghiere di suffragio tale sua lampada risplende, rompe il buoi mortale e non ha nemmeno più necessità di mantenere viva la sua fiamma perché immersa nella luce perfetta, nell’intimità divina perfetta cercata e finalmente trovata, nella luce e nella festa nuziale dello Sposo con la sua sposa: Madre Assunta per la quale ormai sua lampada è l’Agnello immolato ma risorto per noi.
Al termine della Messa, secondo quanto prescritto dal rito delle esequie, benedirò con l’acqua battesimale la salma di Madre Assunta per ricordare che battezzata e consacrata a Cristo la sua anima è immortale e poi la incenserò per dire la dignità del suo corpo che è stato tempio dello Spirito Santo, con il quale ha amato il vero Sposo: Cristo e che per questo un giorno anch’esso destinato a risorgere. In quel momento ho chiesto che si canti una antifona liturgica che in genere viene cantata quando si pone il velo sul capo di colei che si consacra per sempre al Signore, che si nasconde in Lui così come, nella clausura e nella preghiera, si è nascosta e donata per tutta la sua lunga esistenza Madre Maria Assunta. Canteremo il “Veni Sponsa Christi”. Una magnifica antifona che dice così: “Vieni sposa di Cristo, ed accetta la corona, che per te il Signore, ha preparato per l’eternità”. È quanto siamo certi, nella fede, che il Risorto sta dicendo alla nostra Madre Maria Assunta che con le parole di Santa Chiara ad Ermentrude (moglie di Carlo il Calvo) ha accolto l’invito a rimanere “fedele fino alla morte a Colui, al quale si è legata per sempre. E certamente sarà da Lui coronata con la corona della vita”. Con le parole di Chiara ancora vorrei dire a Madre Assunta – sicuro che ci sente – e a tutti noi: “Il tempo della fatica quaggiù è breve, ma la ricompensa è eterna” Ora goditi questa eternità beata e se puoi intercedi per noi che ancora stiamo camminando in attesa dell’incontro con lo Sposo, intercedi per noi spesso abbagliati dagli splendori del mondo che passa come ombra, che ci lasciamo prendere dalle vuote immagini di questo mondo ingannatore; che ascoltiamo i sibili dell’inferno senza la forza di spezzare le sue tentazioni. Che il Tuo andare verso l’eterno, cara Madre Assunta, faccia desiderare anche a noi: preti, suore, battezzati … di dare il primato a Dio nella nostra vita, di non fermarci mai in una ricerca intensa e perenne del Suo volto e – se puoi – ricordati delle Tue consorelle, dei Tuoi famigliari, del Tuo Vescovo e dei suoi preti, dei nostri seminaristi … e tramite Maria Immacolata di cui sei stata devotissima figlia, mandaci una bella cascata di sante e perseveranti vocazioni di cui tanto abbiamo bisogno.
Madre Maria Assunta, come Francesco, umile e povera in terra, ora, entra ricca in Paradiso! Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina