Omelia alle Esequie di Mons. Vito Cinti

Palestrina, Cattedrale di Sant’Agapito Martire, Giovedì 31 dicembre 2020

Carissimi confratelli nel sacerdozio, parenti, amici e conoscenti di Mons. Vito Cinti.

Ancora nell’Ottava di Natale, in un giorno della settimana che segue il Natale di Nostro Signore Gesù Cristo e che prolunga questa grande Solennità dal 25 dicembre al 1° gennaio di ogni anno come se fosse un unico grande giorno, siamo riuniti intorno all’altare per affidare alla Divina Misericordia l’anima di un servo buono e fedele del Vangelo: Mons. Vito Cinti che tutti abbiamo conosciuto, stimato e al quale abbiamo voluto sinceramente bene.

Don Vito era un autentico prete prenestino!

Nato a San Vito Romano novantadue anni fa, fu ordinato sacerdote il 25 luglio 1953 e da quel giorno non ha mai smesso di servire Cristo e la Chiesa, questa sua Chiesa in particolare, con amore, fedeltà e generosità.

Rischierei di dimenticare qualche incarico da lui ricoperto a servizio della Diocesi se pretendessi di elencarli tutti. Solo per ricordarne alcuni penso a quelli di Vice Rettore e poi Rettore del Seminario diocesano dove ha amato i suoi seminaristi con tutto se stesso. Ricordo come uno di loro, ora anziano sacerdote, mi ha raccontato che per lui e per la sua santificazione Don Vito aveva più volte dormito per terra per fare penitenza affinché questo giovane in cui poneva speranza – e con il senno di poi si può dire che l’aveva ben riposta – crescesse secondo la volontà di Dio e senza lasciarsi distrarre dalle cose del mondo …

Fu poi Canonico Penitenziere della Cattedrale, Assistente Diocesano dei Giovani uomini di A.C., Direttore dell’Ufficio Amministrativo diocesano, Parroco della Cattedrale, Vicario Generale della Diocesi e per un certo periodo anche Amministratore Diocesano della medesima. Tanto ha dato come Animatore Spirituale del Movimento dei Cursillos di Cristianità e Direttore dell’Ufficio Pellegrinaggi della Diocesi … e tutto questo con zelo e fedeltà, umiltà e dedizione grandi. Con grande attenzione al prossimo fino alla fine.

Nel marzo scorso, allo scoppiare della pandemia, si era trasferito a Cave presso la famiglia della sua fedele e bravissima badante – la Sig.ra Piera e il marito Nando Sapochetti – che anche a nome dei parenti di Mons. Vito desidero qui profondamente ringraziare per la dedizione generosa con la quale hanno servito fino alla fine questa “colonna” del Clero prenestino. Lì, Don Vito, ha vissuto i suoi ultimi mesi fino a quando anche lui ha contratto il Covid. Negativizzato speravamo tutti che anche questa volta ce la facesse ma invece martedì per altri motivi legati all’età ha terminato la sua corsa. Una corsa dove pochissimi giorni prima del ricovero in ospedale era stata confortata non soltanto dalla comunione eucaristica quotidiana che gli portavano Don Loris e Don Fabrizio ma anche dal sacramento dell’Unzione degli infermi. E anche lì, ammalato, quando erano gli altri che si dovevano occupare di lui, mi è stato raccontato che era lui ad occuparsi di loro, ad interessarsi se i giovani sacerdoti che lo visitavano quotidianamente avessero pronto o meno il pranzo … se avessero o meno di che vivere …

Mons. Vito Cinti: una vita, oserei dire per riassumerla in poche parole, da vero prete e tutta per i preti oltre che per il popolo di Dio con il quale ha intessuto lunghi rapporti di amicizia, di quella relazione bella che ha trasmesso il dono dell’amore di Dio che lui aveva imparato nella sua famiglia e che ha trasmesso, aiutato anche dalla sorella Tilde che ha vissuto fino alla morte con lui, ai tanti che ha incontrato con un sorriso semplice quanto disarmante.

Ora vorrei leggere quanto stiamo vivendo alla luce della Parola di Dio che abbiamo appena ascoltato e che è quella di oggi 31 dicembre.

Il Vangelo proclamato è lo stesso che è stato letto alla Messa del Giorno di Natale.

Un Vangelo che ci ricorda, così come il Mistero del Natale ci rammenta, che tutto parte da Dio. “In principio era il Verbo”. Ossia come noi non siamo frutto del caso, non proveniamo dal nulla, che nostro pastore non è la morte, ma che veniamo da Colui il cui amore è da sempre e per sempre. E che nel buio della notte del Natale del Suo Figlio ha squarciato il silenzio con il suo vagito, le tenebre con la luce degli angeli che hanno annunciato agli uomini la Gloria di Dio e la pace in terra che il “Dio con noi” è venuto a portare agli uomini perché li ama!

Di questo amore che c’è in Dio, tra Padre e Figlio, e che è diffusivo, anche Mons. Vito è stato fatto oggetto. L’amore entrato nella nostra storia 2020 anni fa a Betlemme ha toccato, tocca e toccherà tutti coloro che sono sulla terra e ha chiesto a Mons. Vito come chiede a ciascuno di noi di accoglierlo.

La risposta di Don Vito – ora possiamo dirlo – è stata piena e generosa. Sì Don Vito ha accolto la Parola che si è fatta carne, si è aperto ad essa, ha messo davanti a Lei le sue fragilità che certo non sono mancate, ma ha permesso che il Verbo fattosi carne per gli uomini e per la loro salvezza, entrasse nel suo cuore. Con il Battesimo e poi con l’ordinazione sacerdotale è divenuto figlio di Dio e ha avuto piena consapevolezza di esserlo. Di essere un uomo colmato della luce e della vita che Gesù ha portato ai figli di Adamo riversando su chi lo accoglie “grazia su grazia” ossia quel sovrappiù di vita che l’uomo in nessun modo può ottenere da sé: la vita eterna!

La generazione a figli di Dio, alla vita che non finisce, non viene da carne né da sangue umani, ma da Dio: è un dono dall’alto, indeducibile. Un potere di generazione che viene al Figlio dal suo essere dal Padre e che essendo puro amore si diffonde e giunge a noi.

Il Figlio che in questi giorni stiamo celebrando e che tante volte Mons. Vito ha celebrato e annunciato con la sua predicazione ma anche e specialmente con i fatti noti e meno noti … proprio perché nascosto nel Padre ha potuto rivelare al mondo l’abbraccio del Padre. Quell’abbraccio che ci ha generati e che ci permette di essere aperti al futuro.

Sì il Natale è proprio questa festa. La festa di Dio che si è fatto uomo per riportare l’uomo a Dio. Di Dio che pur rimanendo Dio svuotò se stesso della sua divinità per condividere con noi tutto: fragilità, croci, anche la morte, ma per poi riportarci in quell’abbraccio con Dio, con Colui che è la nostra origine e la nostra possibilità di futuro, di inizio di una cosa nuova che in ogni presente germoglia. Che martedì è germogliata anche per il nostro caro Don Vito.

Preghiamo per lui, cari amici. Preghiamo per la sua anziana sorella Maria, per i suoi nipoti, per il nostro presbiterio, per i tanti che Don Vito ha amato e servito. Preghiamo perché dopo aver reso testimonianza alla luce egli possa essere ora introdotto pienamente in quella luce che non abbandona mai l’uomo, nemmeno nel buio della morte!

A Don Vito – sicuri che, anche per le nostre preghiere di suffragio, ora è con il suo e nostro Dio – chiediamo di intercedere in quella comunione dei santi nei quali crediamo, per questa nostra Chiesa diocesana e in particolare per i giovani affinché trovino il coraggio di dire sì alla chiamata del Signore, qualunque essa sia: al sacerdozio, alla vita consacrata, alla famiglia cristiana … a vivere appieno il battesimo a servizio di Dio e del prossimo. E così trovino quella serenità e felicità interiore che abbiamo potuto leggere fino alla fine sul volto umile e buono del nostro Mons. Cinti. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina