Palestrina, Basilica Cattedrale di Sant’Agapito Martire, Mercoledì 24 agosto 2022
Il Vangelo che abbiamo appena ascoltato si colloca subito dopo che Giovanni Battista ha riconosciuto in Gesù il Messia, l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (Gv 1,29). Il giorno dopo, avendolo ascoltato, due dei suoi discepoli seguono il Messia e rimangono con Lui (Gv 1,35-39). Uno dei due, Andrea, incontra suo fratello, Simone, e lo conduce da Gesù (Gv 1,40-42). L’indomani Gesù stesso chiama Filippo (v.43), il quale infine trova ed invita Natanaele (v.45), che la tradizione ha identificato con Bartolomeo (chiamato BarTalmai ossia il figlio di Talmai, del valoroso … Natanaele – sarebbe il suo nome personale – che vuol dire dono di Dio) Bartolomeo di cui oggi con tutta la Chiesa celebriamo la festa.
L’inizio del Vangelo di Giovanni, dunque, è tutta una trasmissione, un contagio, di persona in persona. La Parola, il Verbo, si è fatto carne e attraverso la testimonianza di ciascuno, continua a farsi carne in tanti, in una catena ininterrotta che giunge fino a noi.
Questa trasmissione, questo contagio, tramite la Chiesa e la testimonianza della propria famiglia, di religiosi e sacerdoti – desidero qui ricordare il suo papà e Fra Cristoforo Amanzi in particolare –, di comunità e fraternità, di tanti cristiani e cristiane è giunta anche al nostro Andrea Strano che dopo aver conosciuto il Signore ha aderito a Lui, poi ha sentito la chiamata del Signore, l’ha verificata nel Seminario di Anagni e stasera accoglie dalla Chiesa il dono che Dio gli concede: quello dell’ordinazione diaconale in vista del presbiterato.
È bello pensare che dietro a ogni vocazione, dall’epoca di Gesù ad oggi c’è sempre un incontro. Un incontro innanzitutto con Lui che si rivela nella sua Parola e con degli strumenti umani – noi, tu stesso caro Andrea – che non possono tenere il grande dono scoperto per loro, non possono essere egoisti ma proprio perché incontrando Gesù incontrano l’amore desiderano farlo incontrare, per le vie che Lui propone a ciascuno, agli altri, nessuno escluso!
Tra poco, appena ordinato diacono, cioè servo di Dio, della sua Parola e dei fratelli che si attendono da te questo servizio ti consegnerò il Vangelo di Cristo, caro Andrea, affinché divenutone l’annunziatore tramite l’imposizione delle mie mani e la preghiera di ordinazione, credendo sempre in ciò che proclamerai, tu possa insegnare ciò che hai appreso nella fede vivendo innanzitutto ciò che insegnerai.
Vivendo ciò che insegni!
Natanaele, Bartolomeo che dir si voglia, aveva studiato le Scritture. Le conosceva bene e sapeva che doveva venire il Messia. Ma inizialmente fatica a credere che Colui che altri hanno incontrato e lo invitano ad andare ad incontrare sia proprio il Messia atteso: “può – infatti – il Messia provenire da un villaggio, Nazaret, tanto lontano dalla Città Santa, da Gerusalemme?”. Può essere un uomo comune, ordinario, come appare Gesù?
Bartolomeo era così attaccato alle sue idee, ai suoi studi, che faticava a riconoscere Gesù che è sempre sorpresa, meraviglia. Caro Andrea se in questo giorno posso darti un consiglio: sii sempre aperto allo Spirito Santo, non bloccarti mai sulle idee che hai già di Gesù. Certo occorre aver studiato, conosciuto e conoscere le Scritture, il Magistero della Chiesa, le sue leggi e precetti … ma sii sempre un uomo aperto all’azione dello Spirito, mai legato alle tue idee o a quelle di qualcun altro, ma soltanto a quelle del Dio di Gesù Cristo e della sua Chiesa che parla attraverso la voce del Papa e dei Vescovi in comunione con lui, che parla ascoltando il grido dei poveri che da oggi dovrai servire con maggior zelo, con le attenzioni che già riservi per gli altri ma che dovrai rafforzare. Oggi – lo sai bene – non ricevi un grado in più. Certo, vieni conformato a Cristo. Ma a Cristo servo e anche quando, a Dio piacendo diventerai prete, rimarrai sempre conformato a Cristo servo e per servire occorre chinarsi, chinarsi davanti a tutti per lavare loro i piedi, per dare la vita come ha fatto Cristo per ciascuno di noi. Divenire diacono non è accedere a un ufficio di comando ma ad un ufficio di servizio affinché tramite te, il tuo ministero, il tuo insegnamento umile e aperto allo Spirito, tu possa far incontrare con il Risorto tanti che pure oggi – anche se a volte non sembra – in realtà cercano affannosamente Cristo, il senso da dare alla loro vita!
Davanti all’annuncio di Filippo: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù il figlio di Giuseppe, di Nazaret” … Natanaele nicchia, inizialmente è scettico. Cede soltanto quando Gesù gli rivela di averlo visto già prima, quando era sotto l’albero di fichi: Egli è Dio, ci scruta e ci conosce; a Lui sono note tutte le nostre vie (cfr Sal 139/138, 1-3). Quando Gesù riconosce che Natanaele è un Israelita in cui non c’è falsità, che cerca di conoscere e vivere secondo la Scrittura senza dolo. Ossia senza cercare di buttare esche per fare abboccare altri con la menzogna, per intrappolarli per loro disegni di potere caso mai mascherati da desideri di far progredire altri – sempre altri … mai se stessi … – nella via della santità ma in realtà per impadronirsi dei loro cuori e delle loro vite. Natanaele si convince che è il Messia atteso Colui che gli sta davanti perché ha saputo cogliere le sue buone intenzioni nello studio della Scrittura. Lo aveva visto – dice Gesù a Natanaele – quando era sotto il fico … il fico nel giudaismo è l’albero della conoscenza della felicità e della sventura, simboleggia l’albero della conoscenza con il suo dolce frutto. Ebbene Gesù lo ha visto mentre si applicava con impegno sincero allo studio della Scrittura, che lo ha preparato all’incontro con Colui che essa ci rivela.
Sentendosi conosciuto in profondità, a quel punto anche Natanaele riconosce in Gesù quel Messia che attendeva.
Ma Gesù rilancia: “Non stupirti tanto per questa mia conoscenza di te – pare dirgli come dice a te oggi, caro Andrea – ma preparati perché ben altri saranno i segni con i quali dimostrerò la mia divinità”. E Gesù cita il sogno di Giacobbe a Betel: “Una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco, gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa” (Gn 28,12). E Giacobbe svegliatosi dice: “Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del Cielo” (Gn 28,17). Gesù a cui ti poni in totale servizio per tutta la vita, caro Andrea, è in effetti la scala di Giacobbe, il ponte che collega il Cielo e la terra. Nel giorno dell’Annunciazione e nella notte di Natale, ha percorso quella scala dal cielo fin quaggiù sulla terra; nel giorno dell’Ascensione l’ha ripercorsa a ritroso affinché tutti gli uomini possano riconoscerlo e seguirlo, andargli dietro su questa terra per raggiungere con Lui il Cielo.
Dio si è fatto uomo affinché tutti gli uomini siano divinizzati. Ciascuno è chiamato ad andare a vedere dove dimora il Signore e lì rimanere (Gv 1,39). La croce è la porta del Cielo: è la dimora definitiva dove Dio e l’uomo possono incontrarsi. Sulla croce Dio dona tutto se stesso, la propria carne, la propria vita. E là l’uomo può entrare ed essere, fin da oggi, con Lui in paradiso (Lc 23,43).
Caro Andrea è questo quanto hai incontrato, quanto credi e quanto da oggi in poi da diacono e con spirito autenticamente diaconale, di servizio, dovrai annunciare a quanti incontrerai. Un annuncio che non sia rigido, che non abbia mai il tono della crociata ma che sia ricco di misericordia e di attenzione alle persone che incontrerai ricordandoti sempre che anche tu sei e sarai sempre finché sarai su questa terra, in cammino verso il Cielo.
Questo tesoro che ti viene affidato oggi dalla Chiesa ossia di far risplendere la conoscenza della gloria di Dio che troviamo sul volto di Cristo tu sai bene, però, che lo custodiamo e lo portiamo come in vasi di creta. Sì noi siamo stati chiamati a un ministero bellissimo: innanzitutto con il battesimo e poi, in maniera specifica oggi per te con il primo grado del sacramento dell’ordine. Ma dobbiamo sempre avere la consapevolezza che siamo vasi di creta, fragili, che devono portare Cristo in un mondo dove pare prevalgano i vasi di ferro di manzoniana memoria. Per essere all’altezza del servizio che oggi ti impegni a compiere accogli allora quanto la Chiesa ti chiede: la preghiera fedele e quotidiana della Liturgia delle Ore, il costante contatto con il Corpo e Sangue di Cristo sull’altare, la preghiera e la meditazione quotidiana della Parola, il servizio amorevole verso i tanti che incontrerai nel ministero e che dovrai servire come se tu servissi lo stesso Cristo in loro. Spogliati sempre più di te stesso, delle tue cocciutaggini, e rivestiti ogni giorno di più di Lui, vivi l’obbedienza al Vescovo e cerca sempre di essere con lui – oggi io, domani un altro … – trasparente e sincero. Il Vescovo non serve – lo sai bene – per ordinare “liberi professionisti del sacro” ma per ordinare un collegio di diaconi e presbiteri che uniti a lui condividano responsabilmente la guida pastorale della comunità tutta che ci è affidata. Oggi la tentazione di “mettersi in proprio” purtroppo c’è. … Sono ormai diacono, sono ormai prete e allora adesso faccio io … No, facciamo insieme e facciamo insieme con il santo popolo di Dio che dobbiamo servire ma sapendo che il primo servizio è il suo ascolto non per abbassare la meta che proporremo ma per proporla gradualmente cercando di comprendere da dove questo popolo parte, dove si trova, che aria respira nella cultura in cui è immerso e progressivamente portarlo sempre più su per quella scala che vuol far giungere tutti alla Gerusalemme del Cielo.
Infine un ultimo pensiero.
La tradizione dice che San Bartolomeo fu apostolo delle Indie e fu martirizzato scuoiato vivo. Per Cristo, potremmo semplificare così, diede la pelle! Caro Andrea, nella vita di ministro ordinato che inizi dai la pelle anche tu per il Vangelo e per i fratelli a partire dai più piccoli e poveri. Dare la pelle significa indossare il grembiule del servizio e portarlo per tutta la vita, 24 ore su 24, anche quando non si è riconosciuti, ringraziati, quando si può umanamente rimanere delusi perché all’amore servizievole che darai non sempre troverai corrispondenza. Dai la pelle affinché un giorno tu sia rivestito di gloria da quel Dio che è Padre di riconciliazione e pace che attende ogni suo servo dopo il lavoro dei campi per mettersi al loro servizio. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina