Palestrina, Cattedrale di Sant’Agapito Martire, Venerdì 19 giugno 2020
Solennità del Sacro Cuore di Gesù
Carissimo Luigi,
in questa Solennità del Sacro Cuore di Gesù, che per volontà di San Giovanni Paolo II è Giornata Mondiale di preghiera per la santificazione sacerdotale, ancora una volta nel giro di pochi giorni il Signore mi concede la grazia di ordinare un prete. Dopo Don Samuele Orlandi e Don Franco Ferro, infatti, stasera tocca a te e di inserirti così – anche se a numero chiuso … – nel nostro presbiterio delle Diocesi di Tivoli e di Palestrina affinché anche tu contribuisca con la tua vita e il tuo esempio a renderlo più santo e quindi sempre più credibile e gioioso, capace di contagiare della gioia del Vangelo con la predicazione ma soprattutto con i fatti e l’esemplarità di vita il nostro mondo che è stanco di virus letali – e non mi riferisco tanto al coronavirus – bensì ai virus dell’egoismo, del peccato, del continuare a vivere nell’indifferenza da Dio salvo rivolgersi a Lui nel momento del bisogno … mentre invece ha tanta necessità di quella gioia che stasera vediamo sul tuo volto.
Gioia che per te deriva certamente perché in questo momento senti sicuramente una profonda gratitudine spirituale verso Dio e verso la Chiesa che ti chiamano e ti mandano come prete nel mondo permettendoti di rispondere a una chiamata che hai sentito e senti da tanti anni e alla quale hai continuato a rispondere positivamente anche quando hai dovuto attendere questo giorno affidandoti a Dio imparando così ancor più a conoscerlo. Una gratitudine spirituale – quella che senti – che come scriveva un teologo cattolico che so essere a te tanto caro – Henri Nouwen – nel suo libro “Vivere nello Spirito”, è “vera” “quando abbraccia tutto il nostro passato, gli eventi buoni come quelli cattivi, i momenti gioiosi come quelli tristi”, quei momenti che non ti sono mancati e che come a ogni prete e come ad ogni persona cristiana che voglia vivere autenticamente alla sequela del Signore mai mancheranno ma che ci aiutano, come ti hanno sicuramente aiutato, se accompagnati da una costante preghiera, ossia da un costante quanto necessario e quotidiano feeling con Dio, “A far entrare – ed è ancora quella che cito una frase di Nouwen che troviamo in un’altra sua opera: “La via del cuore” – nel nostro cuore il dolore e la sofferenza di tutti, tutti i loro conflitti e le loro angosce, tutti i loro tormenti e le loro guerre, tutta la fame, la solitudine e la miseria, non per una qualche nostra grande capacità psicologica o emotiva, ma perché il cuore di Dio è diventato una cosa sola con il nostro”.
Sì, il Cuore di Dio che oggi dopo le grandi Solennità della Trinità e della Pentecoste, celebriamo e nella cui Solennità diventi prete, ti sia costante riferimento affinché tu, come ogni prete, possa continuamente gustare ciò che il Cuore di Gesù sente e prova, affinché tu possa continuamente sentire come Lui e con Lui … provare ciò che prova Lui e con Lui …
Ma come è questo Cuore e come deve essere il tuo cuore? E, più in generale, il cuore del prete?
Il Cuore di Gesù – lo abbiamo ascoltato nel Vangelo – è quello di un piccolo, colmo di lode e gratitudine per il Padre. Un cuore contento, lieto non per i propri successi o per la propria forza, ma semplicemente perché si sente amato dal Padre. Gesù nella sua signoria è come un bimbo innamorato del papà, che vive questa relazione di amore nella quale è racchiuso ogni tesoro e ogni gioia. Il Cuore di Gesù è il Cuore di un Figlio profondamente amato e che per questo ama, e cioè è mite e umile.
Mitezza e umiltà sono le caratteristiche principali dell’amore. L’amore è infatti mitezza: dolcezza che non giudica e che non condanna mai, che si compiace del bene e copre, sopporta, allontana il male … non per connivenza o ignavia, non per collusione o omertà … ma perché la carità, l’amore, tutto spera, tutto sopporta … l’amore è così. Caso mai vede anche i difetti dell’amato: quanti ne vede e ne vedrà Dio di noi e anche di te, caro Luigi, che da oggi diventando prete – e ti auguro di diventare un prete santo! – tuttavia non sei e non sarai esentato dal peccato, dalla fragilità … ma proprio perché nonostante te Dio continuerà ad amarti, tu ama! E ama con cuore umile!
Spesso, mi spiace dirlo – lo dico per me così non offendo nessuno … – noi preti siamo poco umili.
Certo vale per tutti ciò che dico ma soprattutto per noi che quando assumiamo un atteggiamento clericale è perché dimentichiamo di essere amati gratuitamente e non per nostri meriti da Gesù e così cediamo alla tentazione del dominio, dell’affermazione di noi sui nostri fedeli laici e anche sui confratelli … Cediamo alla pretesa di rispetto, di riconoscimento di ruolo, a volte anche di ricompense umane di vario tipo.
L’amore umile, invece, è quello fatto di servizio attento a non fare mai ombra, ma a promuovere l’altro. Il confratello, i fedeli laici, gli uomini come le donne, gli anziani come i giovani … senza sfruttare nessuno, senza pretendere nulla da lui in cambio.
Ecco, caro Don Luigi, in questo momento e da oggi in poi per sempre vorrei tanto che tu sentissi come sia grande quanto ti viene donato sacramentalmente stasera: l’amore di Gesù che è morto e risorto per te, perché tu, a tua volta, risponda a questo Amore con l’amore, facendo tuoi i sentimenti del Cuore di Gesù che Lui stesso nel Vangelo di stasera ci fa conoscere: la mitezza e l’umiltà.
Sintonizzandoti con un Amore così sarà per te sicuramente l’esperienza più bella, il dono dei doni, lo Spirito Santo di cui farai costantemente esperienza!
Un’esperienza che non potrai tenere per te proprio perché esperienza di amore. Scrive sempre il teologo Nouwen che hai studiato mentre ti preparavi al sacerdozio: “Ogni volta che la vita mi chiedeva di fare un altro passo in avanti in un territorio spirituale sconosciuto, sentivo una forte spinta interiore di dirlo agli altri – forse per un bisogno di compagnia, ma forse anche perché sono consapevole che la mia vocazione più profonda è di testimoniare la grazia che Dio mi ha fatto di poterlo intravedere fin da questa vita” (H. Nouwen, Al di là dello specchio).
Caro Luigi è questo quanto ti augura il tuo Vescovo stasera.
E con me sono sicuro che ti augurano questo tutti coloro che ti vogliono bene. Il presbiterio qui rappresentato e che ti accoglie fraternamente. Sentilo sempre come la tua famiglia dalla quale, nonostante le sue fragilità, non separarti mai!
Ti augurano questo tutti coloro che presenti o lontani ma che partecipano a questa celebrazione trasmessa in diretta streaming ti sono vicini in questo momento. Penso in particolare alla tua famiglia e alla tua cara mamma che non è qui perché a giorni dovrà essere operata e che saluto con affetto. A tuo fratello Gianluca – che invece è qui – insieme al tuo zio Antonio che fu tuo padrino di battesimo e di cresima. Penso alla comunità parrocchiale di San Giuseppe in Catenanuova, in Diocesi di Nicosia, nella quale sei cresciuto fino a quando, nel 2013 giungesti qui a Palestrina. A loro e in particolare al loro Parroco – Don Nicola – e al Parroco emerito – Don Natalino – che pieno di gratitudine nei giorni scorsi mi ha telefonato per rendersi presente in questo giorno, giunga il mio grazie e la richiesta di continuare ad accompagnarti con la preghiera nel ministero che ti attende.
Ti augurano questa capacità di evangelizzare l’Amore con uno stile nuovo, in uscita, adatto ai tempi che viviamo dove occorrerà sempre più non attendere che i fedeli vengano, che i poveri vengano … ma dovremo andarli a cercare e a cercare insieme come famiglie, come gruppi di persone che si amano; anche la Comunità parrocchiale di Cristo Re in Brescia dove hai trascorso un periodo fruttuoso di esperienza pastorale, le Suore Immacolatine di Roma dove hai insegnato religione cattolica, e le comunità cristiane di San Vito Romano, Labico, Gesù Redentore dove tutti ti hanno apprezzato e benvoluto.
Caro don Luigi, come il popolo di cui ci è stato narrato nella prima lettura, sentiti amato da Dio. Il popolo che Dio ha amato, scelto, tratto dalla terra di schiavitù per portarlo alla libertà che consiste nel servire soltanto l’Unico che non ci rende schiavi ma vuole che la nostra vita sia piena, bella e gioiosa, si è legato a quel povero popolo infedele, ha scelto quel piccolo popolo non per particolari meriti ma per puro amore e così stasera capita a te! Tu riconosci sempre questo amore disinteressato che Dio nutre per te e per tutti e che non ha secondi fini, non ha altri motivi se non se stesso. Dio vive perché ama! Dio è Dio perché è amore! A te e a noi solo il riconoscere che Lui è il Dio fedele, che mantiene l’alleanza e la bontà per mille generazioni con coloro che lo amano e osservano i suoi comandamenti. E fa perire solo coloro che usando male la loro libertà si sottraggono ostinatamente e consapevolmente al Suo amore fedele, paziente, misericordioso, sempre pronto a venirci in aiuto ogni volta che lo invochiamo!
Vivendo gli atteggiamenti dell’umiltà e della mitezza poniti anche tu sotto il giogo di Gesù. Quel giogo che chi lo accetta sarà sempre aiutato a sostenere le sofferenze e le fatiche della vita perché se vissute con Gesù che è sotto il medesimo giogo diverranno leggere. Sant’Agostino dice: “Dove c’è amore non c’è pena, non c’è fatica; e se c’è fatica, questa è amata”, quindi diventa leggera.
Accogli dunque l’amore di Dio.
I liturgisti fanno osservare che nel rito dell’Ordinazione l’ordinando non fa nulla se non dire le sue intenzioni pubblicamente. Dopodiché rimane passivo per tutto il rito perché chi agisce, tramite il ministero del Vescovo, è l’amore di Dio, il suo Santo Spirito. Come agì su Maria, la madre di Gesù.
Bastò il suo “sì”, il suo “eccomi” all’arcangelo Gabriele, e poi fece tutto lo Spirito Santo!
Accogli dunque questo Amore passivamente. Ma, nello stesso tempo, anche attivamente!
Accolto l’Amore che nel suo grembo si incarnò, Maria generò Gesù al mondo, dapprima, ancora incinta, si lasciò muovere da Lui verso l’anziana cugina Elisabetta. Poi dopo averlo generato al mondo lo mostrò ai pastori e ai Magi, lo accompagnò in Egitto per proteggerlo, a Cana dove compì il suo primo segno miracoloso profetizzando quell’Ora che si compì sulla croce e anche lì, ai piedi della croce, Maria fu presente continuando a generare Cristo al mondo accogliendo l’invito di Gesù: “Donna ecco il tuo figlio”. E poi, dopo la risurrezione, fu ancora presente nel giorno di Pentecoste quando lo Spirito generò la Chiesa che ancora oggi continua la sua missione e stasera la prosegue anche attraverso il dono del sacerdozio ministeriale che ti fa.
Come Maria sii dunque anche tu non solo passivo nel ricevere l’Amore ma anche attivissimo nel generarlo lasciandoti condurre dallo Spirito che è bravissimo non nel seguire i nostri progetti ma a gettare per aria tutti i nostri tavoli per creare qualcosa di bello e di nuovo.
Un prete che non genera sarà sempre uno scontento, un prete che non genera ascoltando le persone, amandole come è stato sempre riempito di amore lui, che non si lascia guidare dallo Spirito Santo che è Amore, sarà spesso tentato di riempire la sua sterilità di cuore con altri amori umani, effimeri, di ostacolo al suo essere per Dio e per tutti affinché nell’amore tutti si sentano generati, scoprano di essere amati dal Cuore di Gesù e insieme, amandosi in ogni comunità cristiana e in tutta la Chiesa, come autentici fratelli, diffondano l’amore divino e umano di Gesù in tutto il mondo.
È quanto il tuo Vescovo e tutti noi insieme ti auguriamo stasera e per questo, mentre procediamo ad ordinarti presbitero, ti assicuriamo la nostra costante preghiera. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina