Palestrina, Basilica Cattedrale di Sant’Agapito Martire, Mercoledì 18 agosto 2021
“E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato” (Lc 10, 22).
Signor Sindaco, illustri autorità, reverendi Canonici del Capitolo Cattedrale, cari sacerdoti, diaconi, fratelli e sorelle tutti qui presenti!
Le parole con le quali si conclude il Vangelo di stamane è il programma di vita che come fu per il nostro Sant’Agapito ogni cristiano è chiamato a realizzare oggi.
Celebrare come nostro Patrono un Martire lo ritengo un fatto molto impegnativo perché i martiri – quelli di ieri come quelli ancora molto numerosi dei nostri tempi – ci ricordano che il martirio è autenticazione della vita in Cristo e compimento della vita che si è aperta per tutti noi con il battesimo.
In altre parole, se il termine greco “mártyr” significa “testimone” cioè colui che come Agapito confessò la fede in atti e non soltanto semplicemente con le parole, la festa odierna ci richiama tutti a vivere il cristianesimo come martirio.
Certamente il martirio non è facile da vivere.
Noi leggiamo le vite dei martiri, pensiamo al giovane Agapito forte davanti alle varie minacce: crocifissione a testa in giù, leoni, fuoco … ma dobbiamo essere anche realisti: era un giovane di 15 anni e anche se ne avesse avuti di più credo che davanti alla prospettiva del dolore e della morte cruenta, caso mai dopo terribili torture, avrà provato paura come nessuno di noi in una situazione simile non proverebbe terrore o orrore.
Tant’è che sappiamo come il grande Vescovo Ignazio di Antiochia mentre veniva a Roma per essere martirizzato chiedeva ai Romani di pregare perché gli fosse concessa la forza di perseverare sino alla fine.
E sappiamo ancora che nella storia della Chiesa c’è stato il fenomeno dei “lapsi” cioè di coloro che per paura delle sofferenze rinnegarono la fede cristiana e accettarono di venerare gli dei pagani. Una questione quella aperta da loro che fu poi a lungo dibattuta. Ossia fu dibattuto il fatto se poi, dopo essersi pentiti, si potessero o meno riammettere ai sacramenti?
Martirio vuol dire dunque testimoniare la fede accettando anche la sofferenza, le prove che tale testimonianza comporta. E Agapito oggi pare voler chiedere a noi che ci diciamo cristiani nel 2021: ma tu sei disposto a soffrire per Cristo? Sei disposto a morire per Lui? Cosa sei disposto a dare per Gesù che tanto ti ha amato accogliendo la passione e la morte per condurti alla risurrezione?
Il martirio, cari amici, non è un atto autolesionistico di fanatici che amano il dolore. Ma è e deve essere nelle forme e nei modi adatti all’oggi un atto libero di fedeltà al Dio di Gesù Cristo che sia capace di dimostrare come l’amore sia più forte della violenza e del dolore.
Anche Gesù nel momento in cui ha compiuto la sua missione, nel momento della sua Ora, ha avuto paura, ha sudato sangue e ha accettato la prospettiva della croce non per compiacere alla volontà di un Padre insensibile e crudele che lo ha abbandonato, ma per non rinnegare tutta una vita spesa nell’amore per il Padre e per coloro che gli aveva dato. Gesù ha sofferto realmente perché pur essendo Dio è rimasto anche veramente e profondamente uomo e così ha portato all’estremo il suo amore, un amore perfetto, gradito al Padre che lo ha risuscitato e che gli ha reso possibile promettere e mantenere per tutti coloro che vivranno come Lui in un mondo ingiusto, dove il cristiano è e sarà sempre destinato a soccombere a meno che non accetti compromessi antievangelici con lo spirito del mondo, la vita eterna, l’amore pieno e per sempre.
Il martirio non è mai ricerca del dolore e della morte fini a se stesse, ma il desiderio di amare Cristo e l’umanità anche a costo della propria vita. E morendo come Cristo il martire può nutrire la speranza di risorgere come Lui riaffermando che l’ultima parola nella nostra vita non sarà né la sofferenza né il dolore, ma l’amore!
Ma tutto questo cosa può voler dire per noi oggi?
Innanzitutto che la salvezza delle nostre vite, la salvezza del cristiano, di ogni cristiano, passa attraverso l’amore. Non dipende dal denaro, dal potere, dall’avere … ma dalla capacità di amare. Di amare sempre, giorno dopo giorno, con fedeltà e costanza, anche quando è difficile, quando saremo condotti davanti ai tribunali, minacciati per causa di Gesù, anche quando saremo incompresi … Quando moriremo, ciò che rimarrà – e questo vale per tutti, credenti e non credenti – sarà l’amore dato e ricevuto qualunque cosa ci attendiamo dopo la morte: un’altra e definitiva vita, il ritorno al tutto, il nulla …
Valga dunque per tutti: amare e amare sempre!
E poi, per il cristiano, da Cristo e dai Martiri dobbiamo imparare che vale sempre la pena lottare per la propria fede, per i propri ideali. Lottare e anche soffrire qualora occorresse!
Forse a noi non sarà chiesto di versare il sangue per Cristo ma la coerenza con il nostro credo, con il nostro sentire secondo il Vangelo, questo sì!
Viviamo in un mondo dove pare che si voglia minare anche la libertà di esprimere le proprie opinioni sulla famiglia che si può definire tale soltanto se formata da un uomo e una donna e aperta alla vita – altrimenti non è famiglia! –; si vuole impedire ai cristiani di esprimere liberamente la loro fede per cui non dobbiamo esporre i simboli religiosi, non dobbiamo più dire che il Natale è la festa della nascita di Gesù … E anche solo comportarci da cristiani: nell’onestà, nella trasparenza, nella sincerità … provoca spesso il martirio. Forse non cruento ma il martirio nella vita di relazione, nel mondo del lavoro, della scuola, tra gli amici … ci costa l’ostilità degli altri e una “morte simbolica” ma anche questa dolorosa, perché ci mette a parte dalla società, dal così fan tutti, dal tutti la pensano così …
Provate a pensare a una ragazza o a un ragazzo che davanti alla proposta di consumare prima del matrimonio la propria verginità si rifiuta: oggi viene subito deriso e messo da parte … pensate a un giovane che partecipando a una festa si rifiuta di fare uso di sostanze stupefacenti, bevande alcooliche, un linguaggio non idoneo ad un cristiano ma anche a un essere umano dotato di dignità? Viene subito scartato e messo da parte …
Cari amici, oggi, per intercessione di Sant’Agapito chiediamo per noi, per i nostri giovani in particolare, di mantenere fede alle nostre scelte più vere, quelle di fondo, affinché da tale coerenza, dal nostro personale martirio possa nascere la felicità di una vita vissuta coerentemente qui in terra e là dove il nostro amore per Colui che ci ha amati fino alla fine sarà eternamente ricompensato.
Che il Signore ci aiuti sempre a vivere nella fedeltà a Cristo e al Vangelo come hanno fatto i martiri che hanno accettato la sofferenza e la morte dolorosa perché hanno creduto in Colui che con loro ha stabilito, come ha stabilito con noi nel battesimo, una relazione intima, profonda per cui mentre noi soffriamo per Lui dobbiamo sempre credere e sentire che Lui ha sofferto per primo per me, ha sofferto per amore mio, per amore nostro … un amore che nessuno può spegnere perché amore eterno, da sempre e per sempre.
Che il Signore ci doni la grazia di non cercare la sofferenza e la morte fini a se stesse ma Gesù Cristo e che tutto ciò che faremo e anche soffriremo sia sempre motivato dal desiderio credente di essere con Cristo affinché anche la sofferenza e la morte siano un modo bello di vivere la vita dove l’ultima parola sarà soltanto la parola amore! Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina